di Giandaniele Castangia (*)
L’Archeologia in Sardegna, e in generale un pò tutto quello che le ruota intorno dal punto di vista culturale, costituiscono un fenomeno curiosamente dinamico e ricco di contenuti emotivi, ben rispecchiato dalle discussioni di questo blog.
Una passione che sinceramente non è riscontrabile spesso nel mondo - credo - contrappone archeologi di professione (con tutte le sfumature del caso ovviamente) ad amanti di questa materia, le cui conoscenze in molti casi - ne sono stato in prima persona testimone varie volte - vanno anche molto al di là di quelle che dovrebbero essere proprie di un professionista del settore.
Questa curiosa e passionale contrapposizione, che talvolta raggiunge clamorosi eccessi anche in occasione di pubblici eventi (convegni, conferenze, etc..), è forse generata da un tipo di polemica che culturalmente molto appartiene a noi Sardi e alla nostra cultura così piena di spigoli rocciosi, ed è un fenomeno estremamente interessante e che potrebbe dar vita ad una felice spinta costruttiva capace di ridare all’archeologia della nostra terra nuove energie vitali, che ha ormai perso da molto tempo con poche eccezioni.
Tuttavia questo non accade, e si è venuto nel corso degli ultimi anni a determinare un rapporto a dir poco conflittuale e in alcuni casi cieco e ricco di incomprensioni da ambo le parti, in cui un’archeologia troppo chiusa ascolta poco il mondo che la circonda, e in cui chi per amore della conoscenza del passato dedica anni della sua vita allo studio di problematiche di natura archeologica pretende di vendere volumi su volumi su studi sui quail spesso non si confronta minimamente con il mondo scientifico. E non intendo il confronto come invito a qualcuno a scrivere in un blog, intendo con questa parola la meditazione profonda sulle critiche che da ogni parte possono venire fatte allo studioso in questione.
La mancanza di confronto non fa bene all’Archeologia e alla storia della Sardegna, anzi quello che sta nascendo ultimamente, e di cui penso la querelle sulla scrittura nuragica sia il più eloquente esempio, è una stortura, una deviazione che dal binario della conoscenza sul passato finisce per cadere in un baratro di polemiche “da bar dello sport” - per usare delle parole abbastanza in voga negli ultimi giorni. Si è finiti per giungere ad un punto in cui qualunque cosa si dica non porterà alcunché di costruttivo, perché si fonda ormai su presupposti dogmatici.
L’Archeologia, e soprattutto quella Preistorica, da un secolo e passa cerca di definirsi come Scienza, cerca di criticarsi al suo interno per raggiungere una certa “scientificità”, che poi coincide con l’uso da parte di una comunità di scienziati di metodologie e strumenti comuni, ai quail si DEVE associare la continua discussione e ridiscussione. Questa ricerca intellettuale all’interno del mondo dell’Archeologia è maturata sino ad oggi e possiede dei suoi strumenti e delle metodologie di indagine ben precisi e condivisi dalla maggior parte degli studiosi.
Uno dei concetti cardine di tutto è il concetto di contesto, e l’importanza che esso riveste all’interno dell’indagine di un archeologo è fondamentale: l’interpretazione di qualsiasi oggetto appartenente al record archeologico di un certo sito o area non può prescindere da TUTTI gli elementi che costituiscono il contesto a cui appartiene - stratigrafia, associazioni, datazioni, etc..
Credo che questo concetto sia la chiave per comprendere la fondamentale distanza che separa oggi la maggior parte degli archeologi sardi dal lavoro di Gigi Sanna. Proprio in virtù del fatto che l’archeologia vuole essere una Scienza - umana e non esatta, ma pur sempre tale - essa non può considerare prioritari dei manufatti di per sé anomali se non addirittura straordinari, questo non avrebbe senso: l’archeologia cerca associazioni, che in quanto riscontrabili in più di una occasione ci permettono di provare che determinati legami esistevano.
Detto ciò, mi sembra che il problema non sia qui stabilire se nella Sardegna del II e del I millennio a.C. esistessero forme di scrittura, ma è la modalità con cui questo viene affermato e discusso, che ha poco in comune con l’Archeologia o con altre scienze che comunque da essa non possono prescindere (es epigrafia): non si valutano debitamente i contesti archeologici di provenienza dei reperti che testimonierebbero una scrittura di tipo nuragico, e si da molto peso a oggetti di provenienza dubbia - che in quanto tale non è propriamente falsa ma perlomeno sospetta.
La scrittura, all’interno di un “sistema” culturale, ha un peso rilevantissimo, come peraltro sa benissimo il professor Sanna. Però questo peso non è sempre il medesimo, e la funzione stessa della scrittura cambia anche all’interno di sistemi culturali molto simili tra loro dal punto di vista sociale, o è la medesima tra sistemi diversi. La scrittura può essere espressione di esigenze soprattutto cultuali, o può essere strumento delle elite di un ciclo di redistribuzione per gestire le eccedenze, o può essere ancora strumento di propaganda di uno stato primitivo. E’ per questo che tenere presente il contesto è fondamentale se si vuole proporre una sintesi di grande portata storica come quella che propone il Dottor Sanna. E il contesto della Sardegna tra II e I millennio è di una tale complessità archeologica che solamente uno studio preciso delle interazioni al suo interno e verso il mondo Mediterraneo può districare, e non basta un esame di singoli reperti - svariati dei quali senza un reale contesto di provenienza - per dar vita ad una sintesi convincente per il mondo archeologico.
Io non sono certo un “archeologo reazionario”, credo che alcuni dei manufatti indagati e pubblicati dal Dr Sanna presentino effettivamente delle lettere, ma la valenza di uno studio che potesse andare più a fondo nella questione viene inevitabilmente a scontrarsi contro l’ostinazione a voler condannare un grande lavoro di ricerca personale ad affondare a causa della zavorra costituita dalle Tavolette di Tzricotu. In proposito volevo fare una ultima annotazione, ricollegandomi al discorso sul metodo archeologico che facevo sopra: chiunque può scrivere pagine e pagine sulle differenze tra i manufatti di epoca altomedioevale e quelli di Tzricotu, ma alla fine dei conti qualunque archeologo sarebbe costretto ad ammettere che c’è una palese - se non disarmante - coincidenza nella stessa sintassi della decorazione! (Intendo ad esempio sul lato dritto all’interno abbiamo _ . _ e sul lato curvo la stessa cosa con le linee però che seguono la curvatura). Non dico che questo automaticamente significhi che quello che il Sanna finora ha studiato fosse una pura invenzione, ma perlomeno credo che chi si definisce studioso/scienziato abbia un dovere di onestà intellettuale nei confronti del mondo scientifico e del suo stesso pubblico, e quindi quello di escludere nel modo più obbiettivo e condivisibile possibile l’ipotesi di avere completamente sbagliato. E se capisse di aver sbagliato ha il dovere di ammetterlo. Questa è Scienza, e per essere un suo “ministro” bisogna assumersi una responsabilità morale fondamentale, senza la quale essa non avrebbe senso in quanto strumento al servizio degli uomini.
Spero che queste parole serviranno - o contribuiranno - a una discussione costruttiva, e spero di non avere offeso nessuno poiché non ne avevo intenzione.
* L'autore è un archeologo di 26 anni che lavora in Sardegna mentre finisce i suoi studi a Roma
Dott.Castangia, poche parole. Se lei è consequenziale a quello che scrive deve fare una semplice cosa. Proprio per questioni di 'onestà' intellettuale. Rispondere punto per punto al mio articolo che Gianfranco posterà, credo, domani. Vediamo se parlerà ancora di zavorra. Mi risponda però! Quanto al resto, dal momento che lei, senza conoscermi bene, inficia il metodo, le risponderò appena potrò! Lei non sa quanto mi preoccupi e sia attento nel rispettare sempre tutte le regole del gioco! D'altronde, senza vantarmi, lo insegno all'Univesità questo metodo. Non lo sa? E 'sbatto fuori'. come si dice, impietosamente chi non lo rispetta (stavolta il metodo ha riguardato, tra l'altro, proprio tutta la documentazione scritta nuragica).
RispondiEliminaPerò siccome ha insistito sul contesto le voglio chiedere subito una cosa: La stele di Nora è in contesto o fuori contesto? Fuori contesto, come si sa. Ha letto il mio saggio sulla stele? Dico che in essa c'è riportato il nome di Sant'Efisio (niente PUMAY dunque). Sa come ci sono arrivato? Non solo con l'epigrafia, non solo con i dati archeologici, non solo con la linguistica, ma rispettando tutto tutto. Compreso il contesto epigrafico dei documenti nuragici per i quali lei sembra ammettere che qualche letteruccia l'abbia vista bene...
Inoltre quel documento di Villanovafranca,scritto in cuneiforme,proveniente da scavi documentati,a cui tutti al solo pronunciare,fischiettando,tirano dritto con il discorso senza sfiorare nemmeno l'argomento.Se si venisse a sapere, come ormai tanti chiedono,dove esso è custodito e se è possibile che esperti lo possano visionare,credo che diverse cose cambierebbero.
RispondiEliminaAndrea Brundu
Che animo Sanna...essere professori vuol dire "sbattere fuori"...ma qua per fortuna non siamo suoi studenti...
RispondiEliminaE la smetta di dannarsi l'anima che tanto le cose non cambiano.
Nessuno scienziato ammetterà mai quel che lei sostiene in tutti i modi fantasiosi che è capace di concepire. Abbia rispetto per le opinioni altrui, non solo per le sue.
Si, si Brundu. Incalzali! Lascia perdere gli anonimi cronici senza arte e con un unica solita parte ostruzionistica. Hai ragione. Poche parole! Il documento nuragico fittile con i carateri ugatitici di cui parliamo da dieci anni, sparito da trenta, chi lo ha? E' stato smarrito o chi lo imbosca? Stiglitz, risponda se sa qualcosa. Oppure dica che non sa nulla; Serra risponda; Usai risponda; Tanda risponda; Santoni risponda!
RispondiEliminaNon ci sono in Sardegna altre tracce di cuneiforme? Il club dei punti e virgola risponda!
E della barchetta di Teti scritta e con il pugnaletto scritto perchè non dite nulla? Avreste dovuto esultare per la notizia di un documento epigrafico nuragico bello bello,chiaro chiaro.Perchè non dite voi o fate dire agli altri (chè epigrafisti ce ne sono in tutto il mondo)di che tipologia sono quelle lettere? E di Perdu Pes dopo mesi e mesi dalla scoperta perchìè non si dice nulla? E di Pitzinnu di Abbasanta? E di Orani 1 e 2? E di Aiga di Abbasanta e di Losa di Abbasanta? Non ve ne frega nulla? Tacete? Eppure c'è la nostra storia lì, quella che ho cominciato a raccontare in questo Blog. Siamo passati dalla preistoria alla storia e nessuno dice nulla?
I vostri colleghi siriani e palestinesi di fronte a tanti documenti avrebbero pianto di commozione; avrebbero riempito le pagine delle riviste scientifiche, specializzate e non, per anni. Avrebbero in un attimo datato la scrittura, messo in moto la macchina della linguistica, comparativa e non. Avete visto come si fa con il coccio protocananaico di Khirbet Qeyafa scoperto pochi mesi fa? I caratteri ugaritici presenti nelle tavolette perchè non li tirate fuori? Dobbiamo raccogliere 250 firme?
Perdu Pes: Perchè dovrebbe essere nuragico?
RispondiEliminaPitzinnu di Abbasanta: Perchè nuragico?
Orani 1 e 2: perchè nuragico?
Aiga di Abbasanta è un falso!
Losa di Abbasanta: Lo vede solo lei, è un taglio naturale della pietra!
"Non ve ne frega nulla?"
Sinceramente mi interessano di più le scritte di Teti e di Orani, ma perchè nuragiche?
Poi, meno male, sig. Sanna che tramite le "sue (e solo sue) iscrizioni di Tzricotu" ha tradotto le tavolette di Glozed... strano però come il C14 non le dia ragione... sembra che siano datate al 500 a.C. ... come la mettiamo?
Allora questa scrittura che lei dice di che periodo è?
Poi come mai non ha tirato in ballo anche altre iscrizioni che lei ha citato...come i ciottoli di Allai?
E di quelli da lei dichiarati SUPER AUTENTICI?
Ma ci pensate? I vostri colleghi siriani e palestinesi di fronte a tanti documenti avrebbero pianto di commozione; avrebbero riempito le pagine delle riviste scientifiche, specializzate e non, per anni.
Invece qui possiamo riempire per anni libri di fantarcheologia!
I nostri colleghi sardi e continentali potranno piangere solo di compassione!
Cordialmente
Mirko Zaru
ecco cos'era! Allora avevo ragione io che è un uccello!
RispondiEliminabisogna però girare le tavolette!
Zaru, te l'ho detto. Non capisci nulla e per quello fai delle domande stupide che altri non fanno. Devo ripetere che tu hai scambiato il 'crepa Gigi Sanna' come se fosse scritto 'Crepa: (firmato) Gigi Sanna? Che ti sei toccato gli zebedei al mio posto? Che hai fatto ridere tanti che ora ti chiamano 'supergiullare'? Ti sei dimenticato che per te le linguelle sono 'multiple? Continui a scrivere, incosciente? Continui ancora con la calunnia di Aiga? Dimmi, dimmi chi ha fatto la scritta? Dimmi quando di preciso? Non sei tu che invochi, anche se non sai che cosa sono, le 'prove scientifiche'. Zaru, Zaru! Non cambierai mai. Cerchi uno spazio che non è per te! Per questo hai il nome che hai!
RispondiEliminaSei vuoi continuare, fa pure, chè così ogni tanto mi rilasso.
Domani c'è un articolo per il tuo padrone: studia già come farci smascellare. Chè, te lo riconosco, in questo sì sei un artista. Insuperabile.
Caro Dr Sanna e tutti,
RispondiEliminavi ringrazio per aver cominciato ad alimentare un pò di discussione dopo il mio post, puntualmente accompagnata da un "rialzo serale della temperatura"!
Aspetto di leggere l'articolo di domani, senza preconcetti in mente. Spero che sia utile a continuare la discussione su tematiche scientifiche, e spero di potervi contribuire. A domani
Giandaniele Castangia
L'epigrafia è argomento tosto per moltissimi. Francamente preferisco restare alla finestra e leggere, cercando di acquisire, giorno dopo giorno, gli strumenti per giudicare almeno se un segno sia da inserire fra i graffi o fra i simboli. Cari Aba e Gigi, la scrittura che analizzate è arrivata ad una svolta epocale: bisogna essere certi di trovarci davanti a quello che potrebbe dare un fondamento alla teoria dei sardi scrittori (seppur in ambito religioso). Dovete continuare a rispondere ai quesiti (capisco che spesso sono polemici ma i lettori si sono ormai fatti un'idea degli anonimi) perché questo blog è diventato assemblea scientifica di valore. Chi scrive è in qualche modo appartenente alla categoria degli studiosi che hanno acquisito competenze per capire quando si produce aria fritta, e non è certo il vostro caso. Credo che il problema di fondo sia ben preciso ed è assimilabile a ciò che accadde con le statue di Monte Prama: non si capirono e si conservarono in attesa di ulteriori ricerche. Fino a qualche lustro fa si era abituati a riferire ai fenici tutto ciò che era tecnologico (o comunque non attribuibile a popolazioni dell'interno) e arrivava prima dei romani. Oggi si è più cauti e iniziano ad arrivare i primi segni di conoscenza e si inizia a mettere a posto qualche tassello (vedi Sant'Imbenia-Alghero e Pani Loriga-Santadi). La scrittura si attribuisce ai fenici perché è, al momento, la strada più facile. A voi continuare a spiegarci come possiamo iniziare ad entrare nel merito senza dire castronerie. Ci vuole pazienza, molta pazienza. Se avete torto il tempo darà ragione a chi vi contesta, ma fino a quel giorno bisogna ascoltare le vostre proposte e valutarle.
RispondiElimina@ Giandaniele
RispondiEliminaIl suo pacato invito al confronto ha ricevuto pacate risposte da chi pacato avrebbe potuto non essere e stizzite da chi non si rassegna alla possibilità della pacatezza nelle discussioni sull'archeologia. Avevo quasi il doppio della sua età oggi, quando di fronte al primo libro di Gigi Sanna e Gianni Atzori su Tzricotu ho avuto pressappoco la sua reazione. Sono lentamente passato al "può essere" e al "perché no", mano a mano che altri passavano dalla dichiarazione di "falso" a quella della "decontestualizzazione" a quella del "ma è altra cosa" a, infine, alla promessa di una analisi chimico-fisica che mai c'è stata.
E allora continuo ad insistere. In Sardegna non esistono epigrafisti che si intendono delle lingue che Sanna rintraccia nelle Tavolette? Si affidino a chi se ne intende, si consultino gli epigrafisti israeliani o di qualunque altra università estera.
Converrà con me che la posta in gioco non è banale: si tratta di certificare o di smentire l'entrata della Sardegna nella storia, prima che ce la portassero fenici, punici, romani. Uno stato appena appena serio (le sovrintendenze sono sue) non può far finta che la questione della scrittura nuragica non interessi ormai decine di migliaia di persone, anch'esse cittadini di questa Repubblica. Si può accontentare di uno studio, interessante ma non epigrafico, di una sola persona?
@zuannefratziscu
RispondiEliminaIo non sto da una parte, non rappresento una fazione. Amo l'Archeologia e la Sardegna (e mi creda, bisogna amarle veramente oggi per voler lavorare come archeologo in sardegna!).
E proprio per questo mi dispiace che le cose vengano affrontate in un certo modo.
In un modo credo irrazionale oltre il limite, e con una faziosità palese contro "gli archeologi ufficiali" che sinceramente non capisco. So - per esperienza personale - che nel direttivo dell'archeologia sarda universitaria e non ci sono personalità al limite della decenza, ma bisogna distinguere credo. Ad esempio che cavolo di interesse dovrebbe avere Alfonso Stiglitz, nella sua posizione, a voler "nascondere" quello che tutti vedono e a contrastare Gigi Sanna?! Agli archeologi quello che viene documentato scientificamente interessa, eccome!
E qualcuno ogni tanto dovrebbe riflettere che sta parlando in molti casi di persone che dedicano la propria vita ad un mestiere che non gli fa guadagnare praticamente nulla e per il quale devono lavorare molto piu di 8 ore al giorno. E queste persone ovviamente vorrebbero qualche motivazione in più rispetto a quella di "non sapere nulla di epigrafia semitica" per avvicinarsi al discorso di Sanna.
Se la scrittura nella Sardegna del Bronzo è esistita, il suo studio merita qualcosa di più di questi - a volte molto infantili - insulti a ripetizione e provocazioni inutili.
Una osservazione: se qualcuno - come ho fatto io - rileva di avere qualche perplessità su UNA delle testimonianze di Sanna, non vuole mica dire che TUTTO quello che lui dice sia da buttare. Bisogna cominciare a distinguere credo, altrimenti non si va da nessuna parte.
Appunto, dott.Castangia. Distinguiamo. Ma sa che lei è il primo che dice questo? Ecco, dica agli altri che distinguano. Li convinca. E lasciamo perdere lo Stiglitz perseguitato che è meglio! E si faccia spiegare che cos'è un falso a priori e perchè lo ha affermato in una ben precisa (ben precisa) circostanza!
RispondiEliminaNel frattempo io sto attendendo una sua gradita risposta sulla tavoletta A1 che contiene le 'tre' scritture. Dica in proposito agli altri se è il caso di distinguere o meno. E di argomentare, scemenze o non scemenze che ci trovino. Ha visto l'andazzo? Ha visto quanto desiderio di confronto? Ma mica da ieri! Dal 2007.