di Giovanni Masala
La mancata rappresentazione de I Shardana rappresenta, a nostro avviso, soltanto la punta dell’iceberg di una politica culturale distorta che affonda le sue radici negli anni Cinquanta e Sessanta in Sardegna. Proprio in quel ventennio nell’isola andava sacrificandosi una cultura millenaria sull’altare di un’industrializzazione assolutamente inadatta al tessuto socioculturale isolano. La cultura sarda intesa come segno portatore di una diversità storica, linguistica, letteraria e musicale completamente differente da quella dell’Italia continentale, facevano dell’isola una vera e propria nazione (culturalmente intesa) all’interno dell’Italia. L’operazione economica, soprannominata allora Piano di Rinascita, convogliò nell’isola ingenti somme destinate appunto allo sviluppo dell’isola ma nel contempo significò per la Sardegna la rimozione di tutti quei saperi millenari di cui essa era depositaria: la storia (sarda), la lingua (sarda), la letteratura (sarda), la musica (sarda).
In un momento storico-politico in cui le peculiarità regionali iniziavano timidamente ad assumere carattere distintivo e, politicamente, a divenire “significanti”, si pensò evidentemente, più per ignoranza e incapacità didattica che per effettiva volontà, di operare in Sardegna una sorta di manipolazione semiotica discriminando, soprattutto all’interno della scuola, la lingua e la cultura sarda che purtroppo sfociò in un autentico saccheggio culturale. Ma gli anni Cinquanta sono ancora all’insegna della speranza. Ma nel campo musicale, infatti, sarà ancora Porrino, ben consapevole del rischio che correva la cultura musicale sarda, a sferzare un vero e proprio “colpo da Maestro” quando, proprio nel 1957, anno successivo alla sua nomina di Direttore del Conservatorio Giovanni Pierluigi da Palestrina, darà l’annuncio dell’istituzione di una cattedra di Etnofonia Sarda presso il medesimo conservatorio cagliaritano...
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Caro Giovanni. Lo stralcio della sua prefazione mi ha commosso. In mezzo a tutto questo frastuono sulla documentazione scritta paleosarda, che io reputo nuragica,il suo è un intervento di una dolcezza infinita. Porrino ha intitolato l'opera Shardana e non 'Phoinikes b Shardan', questo è il guaio. Ha visto quanti e quanti hanno commentato questo e l'altro articolo? Eppure si parla di uno dei più grandi compositori del Novecento! Ma era sardo. Questo è il guaio. Chissà quanti sardi conoscono e ascoltano, con giusta emozione e commozione, il poema sinfonico 'Finlandia' di Sibelius. Ma la Finlandia è la Finlandia, la Sardegna è la Sardegna, l'orribile nazione dei Shardana. Questo è il guaio!
RispondiEliminaComunque, colgo l'occasione per complimentarmi con Lei per il suo lavoro. Alla rappresentazione ci sarò, eccome, sempre che sia ancora in tempo per i biglietti!