È fatta. Anche questa volta siamo riusciti a farci del male e la teoria che meglio nulla che poco ha trionfato. Contenti come pasque perché al Parlamento europeo non ci andremo neppure questa volta, i sardo-masochisti esultano sventolando la bandiera “pro chi progat in sa de compare, mègius non progat”. I partiti italiani se ne sbattono: la loro rappresentanza c’è e potranno comportarsi a Strasburgo senza l’incomodo di un ambasciatore degli interessi della Sardegna che, a gana o a mala gana, avrebbe comunque agitarli, pena la sua delegittimazione fra cinque anni.
E per piacere, non continuiamo a sventolare la questione della circoscrizione unica: stante questa legge, non avremmo eletto nessuno. Il fatto è che a Francesca Barracciu e a Maddalena Calia sono mancate poche migliaia di preferenze per essere elette: ottantamila elettori del Pd non hanno dato la preferenza alla prima e novantamila della seconda le hanno negato la preferenza. Hanno avuto entrambe i voti sufficienti alla loro elezione, non le preferenze.
Nessuna delle due è in sintonia con l’idea che ho della Sardegna, ma meglio la loro flebile voce di sarde, comunque autonomiste, che l’afasia completa.
Non è in discussione la scelta dell’elettorato sardo di non andare a votare. La responsabilità è dei partiti che sono stati incapaci di spiegare, presi come erano da una battaglia campale tutta interna allo Stato italiano, che cosa si andava a votare. Non il Parlamento della Repubblica, dove evidentemente tutte le culture politiche rappresentative devono esserci, ma un luogo dove si parla di politiche europee e dove le diversità o parlano o non esistono. Come la nostra, ma non come la siciliana, o la basca o la catalana che esistono e si faranno ascoltare.
Adesso, però, è il momento di farci sentire, senza attendere i mesi precedenti le prossime europee fra cinque anni. A cominciare dai partiti e dai movimenti che non hanno riferimenti e segreterie italiane. Oggi neppure si parlano, divisi non sulle prospettive a medio termine, ma da diffidenze più ideologiche che politiche e culturali. Si tratta di oltre un quinto dell’elettorato sardo, come dire oggi il terzo schieramento in Sardegna. Una proposta per cambiare l’iniqua legge elettorale per le Europee non può limitarsi a chiedere lo scorporo della Sardegna dalla Sicilia, deve far valere il diritto della Sardegna (e delle altre regioni a statuto speciale) ad essere rappresentata nel Parlamento europeo. Meccanismi elettorali per far sì che questo diritto sia assicurato se ne possono trovare quanti si voglia, a cominciare da quello che preveda un quorum nazionale e non statale com’è oggi o l’assegnazione dei due seggi ai partiti più votati.
Resta la considerazione che, allo stato attuale delle cose, senza un partito o una lista sardista (intendo, sia chiaro, una lista che faccia riferimento solo ed esclusivamente alla Sardegna), a vincere saranno sempre e comunque i grandi partiti rappresentati in Sardegna. E resta inteso che, preliminarmente, si debba essere d’accordo sul fatto che il dato fondamentale è essere comunque presenti nel Parlamento europeo, non la perfetta coincidenza delle idee dei candidati con le idee di chi vota. Anche nell’ipotesi che si abbia un numero di eurodeputati risultante dalla costituzione della Sardegna in stato indipendente, la nostra Isola non potrà avere 1.400.000 deputati, ma neppure uno per ogni movimento dal 3 o 4 per cento. Se ci rassegniamo a questo e all’idea che l’unità presuppone concessioni reciproche, la strada può essere in discesa.
ZF, spero che abbia a ricrederti su quelli che definisci sardo-masochisti, tra i quali mi trovo anch'io. L'astensione o il voto nullo questa volta non significa rinuncia, ma al contrario assunzione di responsabilità.
RispondiEliminaÈ arrivato il momento di superare tutte le divisioni e di concordare una linea comune. Questo livello di astensionismo, da integrare con le schede nulle, credo che rappresentino la vittoria, ma anche il fallimento del Psd’az e non solo. La vittoria sta nella negazione del voto ai partiti italioti, il fallimento sta nel non esser finora riusciti a promuovere le istanze dei sardi per una maggiore sovranità popolare. Da qui la crescita minima alle regionali.
Sarebbe ora di lanciare un’alleanza: Lombardo in Sicilia in poco tempo ha costruito le basi per un movimento che governa la Regione Sicilia. Siccome noi non siamo più fessi dei siciliani, e siccome i motivi non ci mancano, anzi sono di più, possiamo fare anche meglio dei siciliani. Solo così potremo relaativizzare la momentanea assenza dal Consiglio europeo.
Caro Piero, e io spero che si riesca a relativizzare, come tu dici, la momentanea assenza dal PE.
RispondiEliminaQuanto alle astensioni, ci andrei piano a darle una valenza sarda, se non per quel sette per cento che ci separa dai siciliani che, pur essendo sicuri di entrarci, si sono astenuti al 53 per cento (60% i sardi).
Quanto ai voti nulli, sono il 2% in Sardegna e il 6,7% in Sicilia. Le scorse elezioni, in Sardegna i voti nulli sono stati il 6,97%. Ti pare proprio che sia percentuale da mettere nel conto di un'azione politica, quel 2,06 per cento?
Continuiamo a perdere opportunità, continuiamo a perdere possibilità per il nostro sviluppo economico, per le zone interne di cui tutti tanto parlano e di cui nessuno si occupa, continuiamo a non avere nessuno che lotti per la nostra lingua a livello europeo visto che a livello statale è sempre più complicato...IRS, Sardigna Nazione, PsDaz...siamo 4 gatti e continuiamo a dividerci...se queste persone seriamente volessero il bene dell'isola supererebbero le differenze ideologiche e invece sentiamo solo di continue divisioni....è solo un'altra sconfitta c'è poco da sventolare
RispondiEliminaPer ZF: La Calia ad esempio durante la sua permanenza in Europa non ha certo potuto fare granché. Come ha affermato anche Michele Pinna (due mesi fa mi pare) l'elezione di un eurodeputato sardo sarebbe stata solo una posizione simbolica: Se infatti si va solo a fare vetrina e non si rappresenta un progetto politico territoriale, tutto perde di significato. Penso sia scontato che il collegio unico da solo non basti ma serva una revisione ad hoc della legge elettorale per la possibilità certa di eleggere rappresentanti, in campagna elettorale è stato affermato da diversi esponenti politici. A Roma terranno conto dell'astensione nell'isola (che purtroppo non è avvenuta su spinta indipendentista) e personalmente ho trovato un dovere civico non votare partiti i quali magari speravano che i Sardi alla fine, come pecore, avrebbero votato lo stesso. - Adriano
RispondiEliminaTenes resone ZF, pesso che a tue chi semus sardo-masochistas, ma po differente resone. Semus sardo-masochistas poite resonamus supra sos risultaos elettorales a sa manera de sos anti-sardos, narande chi s'astensione no tenet nudda de indipendentista, pranghende poite no nos at dadu sa limosina. Semus sardo-masochistas cando sighimus a mandare canes de isterzu siat in su parlamentu italianu siat europeu, chi, cando tenet sa cadira, s’ismentigant fintzas de esser sardos. ite mi nde fatzo de esser rappresentadu dae custa zente? Narami tue, ca fortzis so ego a no esser bene informadu, ma candu est s’urtima borta chi unu politicu sardu appet chertadu in parlamentu po unu dirittu negadu a sos sardos, ego bio solu zente chi a su primu nono callat a sa muda, e abassat sa conca che a sos tzeraccos linghidores. No so andadu a votare e no b’appo a andare prus po essere rapresentadu in custa manera.
RispondiEliminaJubhanne. so prontu a mi ghetare chisina in sos pilos, si mi naras ite ant fatu pro sos sardos sos deputados e sos senadores chi non fiant de partzidos italianos. Nd'amus tentu, non meda ma nd'amus tentu.
RispondiEliminaO se de sos chi pensant chi totu sos deputados e senadores sunt furones? E tando pro ite sos natzionalistas e sos indipendentistas cherent mandare parlamentare a Itàlia? Pro lis imparare a furare?
Non è il Parlamento Europeo e la problematica che lo riguarda che che può servirci in questo momento. L'ho detto e lo ripeto. E neppure è una discussione impegnata, sfiancante, permettetemi di dirlo, sul 'non nazionalismonalismo', sull'autonomismo o sull'indipendentismo. Non parliamo poi sull'indipendentismo sardista di destra o di sinistra che, detto nel 2009,mentre si sta per partire per Marte,fa semplicemente ridere. A meno che i fari che ci guidano per la strada della libertà non siano quelli luminosissimi di Storace o di Diliberto. E' la mancanza di fatti concreti che ci impedisce di avere vera forza, quell'unica, la numerica, che vale in democrazia più di tutti i ragionamenti.Forza senza la quale possiamo anche spaccare con le parole il capello in quattro e competere con il cervello di Simon Mossa o di Bellieni, ma restiamo pur sempre quello che siamo stati e che purtroppo ancora siamo: oggetto di dileggio e neppure nascosto, quando non è il disprezzo, da parte di tutti. Del resto le battute caustiche sui Sardi sempre divisi, anche quelle storiche, si sprecano. In teoria almeno siamo tutti d'accordo che quest'Isola ha bisogno di gente con gli attributi che la difenda; ma è facile replicare che per quanto questi possano essere taurini con c'è animale così forte ed inferocito che possa riuscirci da solo. Toro IRS, Toro PSd'Az, Toro S.I.ecc., più inferociti di così, almeno all'apparenza, si muore! Eppure restano tori seduti e abbattuti di piccole tribù della riserva sempre più piccola perchè non si accorgono che fanno parte del gioco e della corrida, perchè vedono solo il drappo rosso ma non il torero e, soprattutto coloro che hanno tutto l'interesse a mandare avanti l'arena e il circo. Dove è finito l'appello incornata di Toro Seduto A di annullare le schede e di farsi in qualche modo 'sentire' (m'immagino che urlo tonante) a Strasburgo? Dove è finito l'appello incornata di Toro Seduto B,di chi appena ieri ha 'consegnato' una certa bandiera e pretende improvvisamente che migliaia e miglia di sardi lo seguano il giorno dopo? Dove è finito l'attivismo pragmatico di chi, fregandosene dei capi svampiti, ha fatto votare questo o quello con il grido fasullo 'a morte i siciliani'? E dove è finito, soprattutto il combattimento squallido e furibondo tra galletti azzurri, galletti rossi -rosy, galletti bianchi per afferrare ( o forse si pensa a 'su poddine' del domani o del dopodomani?), se fortunati, qualche avanzo del banchetto sicuro di Berlusconi o di Franceschini?
RispondiEliminaI fatti allora, quelli concreti. Il primo sarebbe dovuto essere quello di riunire stante l'occasione della ennesima 'beffa' tutti i capi e i combattenti a Monti Prama. Chi c'era però? Due gatti o tre, con una bandiera. Dico una. Quindi nessun fatto concreto circa l'unità e il Fortza Paris. L'altro sarebbe dovuto essere il passo successivo, ovvero quello dell'incontro dei 'saggi' Tori per conquistare in virtù della non più teorica forza numerica l'unico forte che interessa davvero a coloro che sono estranei agli interessi dell'Isola e molto attenti ai loro o ai loro padroni. Il Parlamento Regionale o Nazionale Sardo che dir si voglia. Ricordo a coloro che hanno vissuto quei momenti: a Monti Prama qualcuno, sotto la Giunta retta dal socialdemocratico Ghinami, cercò di collocare un frammento, solo un frammento ( un radar) di base militare. L'appello del Giorgio Cannas di allora non cadde nel deserto e migliaia e migliaia di persone giunsero al monte simbolico dei Giganti. Il risultato, o fatto concreto? Nell'immediato del Radar non si parlò più e dopo qualche anno i sardisti uniti fecero tremare Cagliari, Roma e Strasburgo. Perchè quello sì, amici cari ,fu un urlo e non un piagnisteo. Ma, tra quattro anni ce ne vuole uno ancora più grande, immenso. Atrimenti, lo si capisca o non, i 'coglioni' dei tori renderanno festose le mense dei toreri e dei loro supporter.
Caru ZF
RispondiEliminaNon pentzo chi siant totus furones, diat esser tropu deprimente, ma non so mancu tantu entusiasta cando bio sa cursa a intrare in su parlamentu italianu. Sa luta est mescamente inoghe, s’italia e s’europa no podet abarrare indifferente a unu populu chi esprimede una voluntade de autodeterminazione. Ja l’isco chi est un’utopia ma si tenimus unu parlamentu regionale (nazionale) forte chi resessat dimostrare chi triballan abberu in s’interessu de su populu sardu, e chi siant determinados in su ottenner tzertos dirittos, su restu est conseguentziale. Sos Catalanos e Bascos su arribados a tzertos risultaos intrande in sa cussentzia de su populu e supportandelu cun forza.
Cun amistade
bah! Ndi eus intendiu medas. E chini at cumbidau a ponni litereddas po s'Europa aintru dei is schedas, (e nci at puru chini at cretiu ca ddas contànt, allogànt e verbalizànt!), chini at cunbidau a no andai a votai..
RispondiEliminaDeu no sciu chi custu astensionismu at a serbiri diaderus a cambiai is leis eletoralis. Po imoi est siguru ca at agiudau a no imbucai perunu Sardu a su parlamentu europeu.
S'apu a nai ca no mi praxit su princìpiu ca po otenni su giustu arreconnoscimentu de su deretu a una mellus rapresentàntzia, depaus scioberai de nci fuliai su deretu a s'esercitziu de sa pagu rapresentantzia chi teneus imoi.
E no! deu mi bollu pigai totu cussu chi mi tocat po is leis chi nci funt, e cras bollu atru puru.
Unu pagu m'arregordat cussus chi ddis pigat gana mala sceti a intendi de chistionis de amanniamentu de autonomia ca iant a bolli s'indipendentzia luegus.
Chi no seis de cussus,ma de stogumu unu prus forti nareus, Bosi sinnalu su discursu de Cappellaci custu mengianu in Consillu asuba de su Statutu nou, de federalismu e atras cosas:
http://www.regione.sardegna.it/j/v/25?s=116320&v=2&c=6578&t=1
saludi, marcu
Saludi e trigu a tottus,
RispondiEliminaCaro Gianfranco e cari Amici, e' andara aicci! Dal punto di vista del mio Pd, non possiamo che essere contenti per il risultato del Partito e della bella perfomance di Francesca!
Ce l'abbiamo messa tutta! Quasi tutti hanno fatto la loro parte, la gente ci ha ascoltati e questo è un fatto da non sottovalutare! Insomma per me è stata una bella campagna elettorale, una altra esperienza da archiviare positivamente! Questo Pd è ancora giovane e stai tranquillo che crescerà! Ora mi riposo un pochino, ma appena posso vorrei scrivere qualcosa su questa legge elettorale aberrante! Voi non avete idea di quanto sia difficile di questi tempi procurare 120.000 preferenze, con pochi mezzi finanziari a disposizione, con pochi strumenti di comunicazione! Eppure l'andare in mezzo alla gente ripaga e non solo elettoralmente. Vorrei scrivere di questo astensionismo annunciato alle urne, di questa segreta voglia di autodeterminazione del Popolo Sardo. Ne riparleremo quindi...Ah intanto una precisazione con molta probabilità sarà Gioamaria Uggias l'unico Sardo che siederà sui banchi di Strasburgo!
A si biri mellus
Carlo Carta
Bene, grazie all'elemosina di Di Pietro un ambasciatore degli interessi della Sardegna approderà a Strasburgo. In più i sardi hanno mandato un segnale molto chiaro ai propri rappresentanti che militano nei partiti italiani.
RispondiEliminaMi pare che si possa essere tutti contenti: sia chi voleva che i sardi facessero sentire il proprio disappunto per le ripetute prese in giro e per il non riconoscimento dei propri diritti di popolo, sia chi voleva comunque UN rappresentante a Strasburgo, non importa come.
Contrordine. La Sardegna avrà un seggio nel Parlamento europeo e personalmente ne sono strafelice. Giommaria Uggias sarà il nostro rappresentante, ma ad eleggerlo non sono stati tanto i sardi quanto Di Pietro e gli altri tre eletti indotti alle dimissioni a catena.
RispondiEliminaQuesto rende ancora più incomprensibile la gioia manifestata dai programmatori dell'astensionismo: secondo loro Uggias è meglio di Barracciu o di Calia? Non sarebbe stato meglio se, insieme all'ex sindaco di Olbia, fossero stati a Strasburgo anche Calia o Barracciu o entrambi?
"Queste elezioni rappresentano un momento di alta consapevolezza, una scelta di popolo chiara e allo stesso tempo coerente" trovo scritto nel sito dell'Irs. La scelta è quella di rendere possibile l'elezione di Uggias, rappresentante un partito notoriamente indipendentista, e di contribuire alla sconfitta degli altri due?
Certo che sarebbe stato meglio, ma non sarebbe stato meglio ancora se la Sardegna fosse stato un collegio separato con la sicurezza per il suo POPOLO di avere almeno 2rappresentanti? O non sarebbe stato ancora meglio se la Sardegna fosse stata una nazione indipendente con il diritto di eleggere 6 o 7 rappresentanti?
RispondiEliminaMa è sempre cosí con questi "dannati" sardi: quando fanno come diciamo noi allora si dimostrano altamente responsabili; quando invece fanno di testa loro ecco che diventano masochisti, oppure sono stati influenzati negativamente dai media in mano ai pericolosissimi indipendentisti che, pur avendo delle misere percentuali, riescono addirittura ad influire negativamente sul 60% dei sardi che non hanno voluto votare.
Stavolta concordo con Daniele Addis, tranne sul fatto che l'indipendentismo avrebbe influito sul 60% del bacino astensionista...- Adriano
RispondiEliminaLo dico perché c'è gente che ci crede sul serio...
RispondiEliminaEcco un'altra chicca: "I SARDI VOGLIONO LA CIRCOSCRIZIONE SARDEGNA CON ELEGIBILI CERTI.
RispondiEliminaUna precisazione per correttezza d’informazione, è SNI che ha invitato i sardi all’astensione non IRS che invece li ha invitati a votare inserendo una lettera nella scheda, per cui IRS è da associare a quel 40.9% che ha votato e SNI a quel 59.1 % che si è astenuto.
Sardigna Natzione" Mah.....
Carissimo ZF, cercherò un'altro modo per dirti che sbagliate tu e chi ragiona come te. La generazione dei nostri genitori (mio padre era del 1907) ha rinunciato del tutto alla propria identità sarda, giocando la loro esistenza tutta sull'italianità. Si è autocastrata per un avvenire che evidentemente ritenevano più sicuro e in quei tempi lo era pure. I nostri gentitori l'hanno pagata cara quella scelta. Essi confidavano in un futuro migliore per noi. Per noi non è andata male. Ci sentiamo tuttavia privati della nostra identità. Stiamo da un po’ raccogliendo pezzi, frammenti di identità. Abbiamo capito che dobbiamo camminare con le nostre gambe sarde, che i nostri figli dovranno sudare per affermarsi e che è meglio per loro se studiano la Storia e la lingua dei loro nonni, e bisnonni.
RispondiEliminaAdesso tu vorresti convincere quelli come me che hanno fatto male a non dare credito a chi si inserisce nel vecchio alveo della rinuncia identitaria che tante illusioni fatue ha prodotto? Ma ti cheres ischidare de su sonnu? La Calìa, la Barracciu, ecc. si mettano al servizio della Sardegna, non degli effimeri partiti italioti e delle loro meschine diatribe. Se la Sardegna fosse per assurdo una nazione mancata, ci stiamo accorgendo che l'Italia non lo è mai stata. Esiste solo la lingua di Dante che ci unisce. "Non per un palmo di terra abbiamo gettato al vento la nostra giovinezza, ma per un più alto ideale di libertà e di giustizia" diceva, più o meno, E.Lussu. Solo che non era nostro né il palmo di terra, né l'ideale lussiano. Anche lui sostanzialmente aveva rinunciato alla propria identità, si è autocastrato. Nello Statuto neppure un rigo sulla nostra lingua, con Gramsci vivo ciò non sarebbe potuto accadere. Né mai Gramsci ha pronunciato bestialità come Nazione mancata, o, come Bellieni, “nazione abortiva”. Antonio Simon Mossa, anche lui purtroppo ci ha lasciati troppo giovane e non è riuscito ad avviare il processo di liberazione nazionale. Un secolo, il '900, pessimo per la Sardegna.
Ora basta, non lamentarti se i sardi hanno acquisito coscienza e non hanno votato. Siamo entrati in un periodo promettente. Il dibattito nel tuo sito è un segno positivo, i frutti non tarderanno ad arrivare nonostante le divisioni presenti.
Ricordo a chi non lo avesse presente che 69 anni fa i nostri genitori dovettero iniziare una guerra non loro e per giunta dalla parte sbagliata. Ecco a cosa portò la rinuncia a se stessi. Mal gliene incolse. Guerra per guerra sarebbe stato meglio combatterla per la loro terra malassortada.
RispondiEliminaCaro Piero, anche babbo (1903) era come il tuo: pensava, lui che parlava sardo con gli amici e con mamma, che l'identità fosse una trappola passatista e me ne ha tenuto lontano. Ma non è solo questo che ci unisce, anche il tuo ragionamento, che è da sempre anche il mio.
RispondiEliminaIl dramma è che non c'entra nulla con quello di cui stiamo parlando: mandare in Europa chi sappia almeno dove si trova la Sardegna e che, come Uggias, Calia, Barracciu, avendo fatto il sindaco, ha una informazione di prima mano sullo stato della sua isola. Né l'eletto né i due candidati, per quel che immagino, sono sostenitori del diritto dei sardi all'indipendenza. Ma non è la stessa cosa non avere una voce e avere una voce anche solo autonomista.
Tu dici che con l'astensione si è mandato un segnale. Credo, naturalmente, nella sincerità della posizione. Ma vorrei sapere qual è la caratura sarda dell'astensione che la distingua da quella siciliana: tu pensi che il 7% in più dia un segnale inequivocabile, diverso dal messaggio mandato dai siciliani?
Certo che nell'astensione sarda c'era anche una protesta contro il solito accorpamento con la Sicilia, ma c'erano anche altre molte proteste: contro chi non è riuscito a spiegare perché è importante essere rappresentati in Europa, contro la polemica da pollaio e contro un sacco di altre cose.
Chiarirci le idee fa bene anche alla stima e all'amicizia. Per dire, se da questa astensione venisse fuori un progetto di unità del grande mondo "sardista" (o meglio, per non essere frainteso, "non italianista"), sarei felice di dirti: ho avuto torto io e ragione tu. Non dispero di farlo, un giorno.
ZF, il dato sardo non ha paragoni con quello siciliano. E' meglio paragonare il dato sardo a quello delle precedenti elezioni europee in Sardegna e queelo sicilianoa quello delle precedenti elezioni europee in Sicilia. Allora le differenze sono ben diverse. Sicilia e Sardegna sono due mondi diversi.
RispondiEliminaE torra!!!! so de acordu cun p.atzori. Poite faghimus semper sos paragones cus sos ateros po nos isminuire. Non solu b'est de considerare sa diferente realidade riguardu a s'astensione, ma b'est fintzas de contare sas ischedas nullas (tipu Irs) chi sun matessi contras a custa situassione e chi no apo galu bidu cantas suni, e chi fortzis no cheren pubricare. Poite?
RispondiEliminaZF scusa ma non condivido, a Roma non ci sono fantocci caduti dalle nuvole che fanno minestroni nell'analisi del voto. Sanno bene che ogni territorio, laddove ha forti percentuali di astensione, queste le genera per motivanti diverse. Mi pare scontato che i partiti analizzeranno la situazione scaturita dal voto nei territori palmo per palmo, Sardegna inclusa. Ma queste sono ovviamente loro valutazioni che rimarranno appannaggio del lavoro delle segreterie politiche. Certamente in qualche percentuale risulterà che una parte dell'astensione è dovuta alla penosa circoscrizione e questo l'hanno segnalato anche alcuni media, tra cui il TG di Sardegna1. - Adriano
RispondiElimina"Stavolta concordo con Daniele Addis, tranne sul fatto che l'indipendentismo avrebbe influito sul 60% del bacino astensionista...- Adriano"
RispondiEliminaHai ragione, magari qualcuno crede veramente che l'indipendentismo influisca sul 60% dell'elettorato, quindi è melgio precisare che ero ironico. Hanno influito soprattutto i primi mesi di governo del cdx sardo, mi pare evidente.
Ho seguito, prima con interesse e ora con un po' di rassegnata noia, il dialogo che hai intrapreso sul sardo-masochismo di noi sardi in merito alle Europee. Sono fondamentalmente d'accordo con te e con il tuo disperato tentativo di mostrare come alle elezioni Europee non si possano applicare gli schemi interpretativi delle elezioni politiche, sia italiane e sia sarde.
RispondiEliminaTrovo un rifiuto preconcetto a capirlo e una riproposizione parossistica di categorie ideologiche. Ti chiedo: ma è utile un dibattito fra il tuo nazionalismo pragmatico del qui ed ora e l'indipendentismo ideologizzato di chi rimanda il fare concreto al giorno dopo la creazione dello stato sardo?
Carlo M
Ma quale masochismo ZF, il masochismo consiste nel incentivare le politiche antisarde non nell'astensione o nel voto nullo. Il farsi del male è nel non credere in noi stessi in quanto sardi. ZF mi fai ricordare i tempi in cui Batore Corronca contestava Mario Melis e il suo inserimento nelle liste PCI alla Camera, nel 1976. Se dopo, nel 1981, iniziò il vento sardista, fu anche per reazione a questo asservimento. Tu, alla luce dell'esperienza, ritieni che l'operazione Melis del 1976 sia stata di qualche utilità alla causa sardista? Per me sì, ma solo per la pensioncina che ne derivò allo stesso Melis.
RispondiEliminaComunque ZF, se aspiravi ad avere una sentinella sarda al PE, Uggias va benissimo, basta e avanza. Ma solo come sentinella che ci potrà avvertire tempestivamente se il PE farà dei torti alla nostra isola. Altro non mi aspetterei. Vale invece molto di più e fa ben sperare il messaggio negativo che i Sardi hanno lanciato al sistema partitocratico. Per agire efficamente nel Parlamento Europeo occorre elaborare un progetto e discuterlo pubblicamente. Qual è l'Europa che vogliamo? Quale il ruolo della Sardegna per questa Europa? Ecco Barracciu e Calia mica ce l'hanno detto.