di Gabriele Ainis
Gentile prof. Pittau,
Le confesso di essere rimasto stupito quando, qualche tempo addietro, un frequentatore del blog che gentilmente ci ospita ha ventilato la possibilità che io fossi un parto della fertile mente del sig. Pintore. Non mi sembrava un blog sufficientemente surreale da giustificare un intervento di tal fatta, ecco tutto, l’avrei visto meglio altrove.
E invece ecco che compare un Suo intervento che è assai più sorprendente del precedente, molto più surreale, inaspettato e, sulle prime – almeno per me – affatto incomprensibile.
Potrei commentarlo a lungo, oppure non farlo del tutto (e sarebbero in molti ad essere contenti che il ‘cattivone’ sia stato giustamente coperto dalla montagna di palta spalata dal famoso docente, e sia rimasto soffocato perdendo la voce).
Se scrivo una replica – non potrà essere telegrafica e me ne scuso – è prima di tutto per rispetto. Lei mi ha chiamato in causa in termini educati e mi sentirei terribilmente scortese ad ignorarLa (mi creda se Le confido che il giudizio negativo di altri frequentatori del blog, se io tacessi, scivolerebbe sul piano inclinato della mia indifferenza o, detto in altri termini più acidi, non me ne potrebbe importar di meno).
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Gentile sig. Ainis,
non ho, fino ad ora, risposto alla sua domanda sul che cosa io intenda per cultura sarda – concordare sul fatto che esista, è già un buon punto di partenza – per due ragioni principali: la prima è che pensavo, e penso, che dagli articoli scritti su questo blog e altrove venisse fuori con sufficiente chiarezza; la seconda è che non so quanto possa interessare gli altri un mio esplicito trattatello sulla cultura sarda. Ma vedo che quasi mi rimprovera di non averle risposto e mi parrebbe, a questo punto, maleducato insistere.
Immagino che lei citi Melis, Sanna e Frau come prototipi di “pochezza culturale” e non come i soli rappresentanti di tale pochezza, messi al bando i quali tutto sarebbe sistemato. Le potrei rispondere che la mia stima (il che non equivale a totale condivisione) dei tre autori gode di ottima compagnia, non solo in mezzo alla gente che li sente congeniali al proprio bisogno di mito, ma anche in mezzo a studiosi di chiara fama. Non si capirebbe, altrimenti, perché sono in giro in Europa, e non solo, per università, istituti prestigiosi, accademie. Ma so che questo non le basta, anche se non saprei perché.
Frau, Melis e Sanna (fa però male a metterli insieme, come se sostenessero un’unica tesi) sono parte integrante della cultura sarda e la illustrano per buoni motivi, alcuni interni a quel che dicono, altri di ordine maieutico. Nessuno di loro tre si è accontentato di una storia codificata: tutti e tre hanno lanciato una sfida a chi, invece, vorrebbe codificata per sempre la storia che essi hanno scritto. Dicendo, per esempio, che Su Tempiesu, manufatto del XIII secolo, ha modelli proto villanoviani, che “copiano” stili nati almeno due secoli dopo. O, ancora, sostenendo che i nuragici non avevano scrittura “perché non avevano bisogno di scrivere”.
Sarà perché penso seriamente che la cultura è un processo o non è, ma, quanto, per esempio, alla scrittura nuragica, di fronte alle decine di scritte trovate da Gigi Sanna (pubblicate in Sardoa Grammata o anche solo in questo blog) preferisco di gran lunga le sue spiegazioni al silenzio, ufficiale e tombale, che da anni circonda i ritrovamenti. Così come trovo almeno stimolante l’ipotesi di Sergio Frau secondo cui le Colonne d’Ercole furono spostate a Gibilterra in epoca a noi più vicina.
Non ho grande amore per il mito, pur sapendo quale funzione abbia avuto nella storia dell’uomo, ma nutro una disistima profonda per quanti negano per partito preso e per xenomania il fatto che la Sardegna ha avuto una storia diversa da quella descritta da xenomani. In genere per difendere, anche contro verità, rendite di posizione, quel che hanno scritto, insegnato all’Università, messo in curricola spendibili solo attraverso la ripetizione dell’errore.
Sì, caro Ainis, la cultura sarda merita di meglio di quanto offrono, e impongono, gli xenomani di ogni genia. Sia nel campo della ricerca storica sia nell’ambito della lingua e della letteratura sarde sia nel campo di una provincialissima stampa che sbava dietro qualunque imbecille arrivi dal mare. E sia – ed eccoci d’accordo – nella gestione delle Università. [gfp]
Due piccolissime puntualizzazioni, senza entrare nelle varie polemiche:
RispondiElimina1) Caro sig. Ainis, condivido la sostanza ma non il tono, però una cosa le “contesto”: non sono un professore, un archeologo si, specialista pure, ma non ho cattedre (tengo saltuariamente qualche corso).
2) Caro Gianfranco sai come la penso, certamente in modo diverso da te, ma questo non è un male. Su una cosa però ti “contesto”, quando parli di silenzio tombale sulle tavolette di Tricottu; non c’è stato silenzio, esse sono state oggetto di interventi in congressi scientifici (ovviamente congressi di specialisti della materia) e di interventi pubblici (ovviamente ignorati dai mezzi di comunicazione), nei quali sono stati portati gli elementi che provano la loro origine bizantina, con ampia gamma di confronti. Poi ognuno si fa l’opinione che vuole; ma silenzio proprio no.
Alfonso Stiglitz
Temo che i silenzi cui allude il sig. Pintore siano ben altri....come ad esempio quelli coperti dal sequestro giudiziario, o quello nei confronti di certi "segni" sui massi dei Nuraghi.
RispondiEliminaGentile dr Stiglitz,
RispondiEliminami scuso per l’errore, commesso in buonafede.
Per quanto riguarda la risposta del sig Pintore, che ringrazio, apprezzo le sue parole, sebbene ne condivida appena una piccola parte.
Avrei da replicare nel merito, ma ultimamente mi pare di aver sfruttato fin troppo spazio: non vorrei tediare più di quanto non abbia già fatto.
Non mancherà occasione in futuro (spero).
Cordialmente,
G. Ainis
Caro Alfonso,
RispondiEliminapersonalmente non ho molti dubbi (e comunque non mi sono stati per ora sconfessati) che Tzricotu sia quel che Gigi Sanna dice. Ma nella mia risposta al sig Ainis neppure l'ho menzionato: ho parlato di decine di iscrizioni sulle quali il silenzio è inquietantemente tombale.
Quanto al sig Ainis, certo che non condivide quel che dico. Mi piacerebbe sapere in cosa.
Purtroppo c'è, esiste il toro torinese. E mi ero illuso. Come altri, del resto. Rispondere ad una persona(?) siffatta sarebbe troppo facile: chè in quel cervello non c'è, putroppo, un milligrammo di intelligenza ('intelligere' significa 'capire' nel significato più nobile del termine), di saggezza e di prudenza. Che cosa bella che è un uomo quando è un uomo! Lo dicevano spesso gli antichi greci.Ma questo proprio non lo è. Pertanto la risposta qui è brevissima e d'ora in poi ci sarà il silenzio, solo il silenzio.Non intendo mettere altro rosso davanti ad un uomo che non è un uomo (ad uno che uomo non è anche perchè si è sempre nascosto dietro il famoso muretto a secco). Tanto nessun mago o stregone riuscirebbe a frenarlo questo singolare energumeno (che sorride solo ai suoi muscoli verbali), con nessun energico incantesimo. Neppure un mago da premio Nobel (ormai assicurato) come me. Torno pertanto ai miei poveri ma amati cancelli (sardi sardi e non)e ai fregi di cui inizierò a parlare il 14 c.m. ai quaranta malcapitati aspiranti maghi che provengono da tutta la Sardegna.
RispondiEliminaQuesto mio post infatti non è tanto per le esternazioni del 'toro' cartaceo, ma per cercare (qui la battaglia e i contrasti di opinioni sono davvero concreti e da non sottovalutare) di dare una risposta a chi dice delle cose che proprio vere non mi sembrano:
1)Giangranco Pintore, riferendosi al 'silenzio tombale', non si riferiva solo alle Tavolette di Tzricotu (anzi non le ha citate nemmeno) ma ai numerosi documenti scritti di cui parlo nel mio libro. E gli altri dove sono? Forse che su di essi si è parlato e addirittura si sono fatti interventi in congressi scientifici? Credo proprio di no.
2)Perchè si dice di no? La stampa ha parlato (eccome se ne ha parlato!) di interventi pubblici (ovvero quelli delle riviste, più o meno specializzate)di assertori di 'placchette' per cinturoni, di 'matrici' per puntali di spade o per linguelle longobarde per cavalieri.
3) Quali sarebbero infine gli 'specialisti' di epigrafia che hanno parlato, riuniti addirittura in 'congressi scientifici', delle tavolette di Tzricotu? Il sottoscritto, viaggiando sempre a spese proprie, ne ha parlato con tutti 'gli specialisti' ( e che specialisti!) citati nella Prefazione del suo libro. Essi hanno sempre discusso con me di scrittura e solo di scrittura. Mica di cianfrusaglia longobarda o bizantina. Ma io non so di specialisti sardi, perchè proprio non ci sono.Almeno li avessi trovati! A meno che non si alluda al patetico Serra specialista in 'confronti' con oggetti longobardi. Oppure ad un certo d'Oriano che non sa neppure distinguere quando un oggetto è davvero speculare e quando non lo è.
Anch'io ho portato (in Congressi scientifici: la Sorbona, Aix en Provence, Cagliari) numerosissimi elementi che 'provano' che le tavolette sono sigilli nuragici regali con pittogrammi, logogrammi e altro ancora relativo alla scrittura arcaica. Mi sono ultimamente anche sbilanciato - e di ciò non mi pento, anzi - dicendo che i sigilli sardi sono tra i capolavori della sfragistica scritta di ogni tempo. E allora?
Ecco, sono pienamente d'accordo: ognuno poi si fa l'opinione che vuole. Per questo questo Blog è assai apprezzato, perchè è molto più democratico e le ipotesi o le tesi a contrasto nessuno le può censurare: vengono vagliate da un numero altissimo di persone, anche da specialisti di cui neanche si può immaginare l'esistenza. Sono lì, silenziosi che giudicano e sottolineano con la matita rossoblù. Per esempio le persone esaminano e giudicano ora anche chi, di fronte all'evidenza, solo contro tutti, nega che a s'Urachi il fallo è proprio un fallo. Oppure chi dice che se qualche fallo c'è va riportato in qualche modo al periodo romano. Vedo che ci si difende sull'argomento ricorrendo all'opinabilità e alla libertà di giudizio. Accettabili e comprensibili, perchè nessuno ha la vera verità in tasca. Ma attenzione, non tutto può essere opinabile pena la morte della scienza.
Bisogna ammettere, signor Ainis, che i suoi articoli si leggono con un certo piacere, in alcuni momenti confesso di essermi fatto pure due risate. È notevole come con la sua retorica scattante e dal baricentro basso riesca a disorientare l’interlocutore di turno che finisce o per chiederle il suo imprimatur, in modo da non sentirsi più nel gruppone di quelli che lei sembra mettere alla sbarra, magari dopo averle presentato le proprie referenze (meglio se un po’ British, anzi meglio se un po’ British con un accento non troppo ruminato, se no quasi quasi non ti arriva
RispondiEliminal’Ainis-pass), oppure finisce per mandarla, più o meno velatamente, a quel paese, atteggiamento, questo, forse più dignitoso del precedente, ma dettato comunque da un certo... “calo di zuccheri”. Ho letto molto attentamente quanto da lei scritto, come del resto faccio per ognuno degli articoli che pubblica il signor Pintore, e devo ammettere che, inizialmente, mi sono bevuto un po’ delle sue finte, ma poi riflettendo un po’, volendo rintracciare una qualche sostanza concettuale dietro le sue acrobazie verbali, sono rimasto deluso. E si, signor Ainis, lei fa un gran fracasso, dice tante cose in salse spezziate ma asciugando il tutto si ha l’impressione che dica poco o niente. Lei ha sollecitato al nostro gentile ospite, pure con una certa insistenza, una risposta ad un suo quesito, risposta che richiedeva di giocare a carte scoperte, certamente più di quanto l’avesse richiesto porre la domanda. Ora che la risposta è arrivata, signor Ainis, ora che sarebbe il momento di circostanziare oltre le battute, anche divertenti, su cancellate da tradurre o su capitani coraggiosi, ora, sul più bello, sfinito da se stesso, liquida tutto con due battute e si defila. Che delusione!
Pietro Murru
Caro Murru,
RispondiEliminanon mi defilo. Lei, sfortunatamente (e per causa mia) ha perso una parte della successione dei post (quello in risposta al prof Pittau è rimasto in stand-by per una mia svista e, nel frattempo, ho avuto uno scambio di idee con un'altra persona impegnando il blog a lungo, fatto che non mi entusiasma).
Altrettanto sfortunatamente, non faccio in tempo a scrivere un'osservazione che qualcuno posta un commento diretto a me, con il che, almeno per buona creanza, devo rispondere, e dunque essere fin troppo presente.
Tenuto conto che in tanti sembrate essere convinti che io non dica nulla di interessante, mi lasci dire che è singolare che continuiate a tirarmi in ballo.
In ogni caso ho promesso una risposta al sig Pintore, e sarà mio impegno postarla non appena il clima sarà divenuto meno rovente (incluse le risposte in limba che trovo incomprensibili a causa della mancanza di alcune parti che il sig Pintore ha ritenuto di dover cancellare).
Le faccio notare tuttavia che il dr Stiglitz, non condividendo il tono, si trova d'accordo sulla sostanza di ciò che dico. Lui quindi una sostanza ritiene che esista, al contrario di quello che fa lei.
Cordialmente,
G. Ainis