sabato 4 aprile 2009

Primavera: spuntano le margherite e l'Isola delle storie (altrui)

Puntuale come le rondini il giorno di San Benedetto e le pecore di ritorno dalla transumanza, ecco il nuovo Festival letterario di Gavoi, L'isola delle storie. Altrui, va da sé. Si presenta, anche quest'anno, con il suo carico di linna pintada per far vedere ai villici sardi quanto grande sia e di che cultura grondi ciò che fuori di quest'Isola si produce. Si produce in fatto di letteratura, va da sé, perché - questo mica lo negano gli organizzatori - anche noi sappiamo produrre: formaggio, vino, abardente, pecora con patate e sa caule gavoesa, e altre cose pittoresche.
Uno scambio alla pari, insomma: loro portano la cultura e la letteratura, noi cibi genuini che piacciono tanto a chi viene da fuori a visitare questi sardi, autentici nella loro naturalità non contaminata dalla cultura moderna, quella con la C d'esportazione. Altre volte sono stato accusato di vittimismo e di invidia. Invidia di che non lo so, certo non di chi viene esibito sul palco o per le strade come un fenomeno da toccare per appurare se è proprio vero che un personaggio famoso si è degnato di mescolarsi a mangiatori di Fiore sardo e di pecora in cappotto. Nè invidia di chi ai personaggi esibiti dà del tu.
Vittimismo? No, solo incazzatura contro i miei compatrioti e me stesso che protestiamo, questo sì, per operazioni di vetero colonialismo, senza avere la forza e la capacità di contrapporre un luogo di vero confronto fra culture e letterature ad una inculturazione del buon selvaggio. Contento perché, è vero non produce letteratura come in Continente, ma è forte nella produzione di formaggio e vino, olio genuino e pane curioso, quello che quando lo mastichi fa musica. L'unica, del resto, che qui valga la pena di ascoltare.

7 commenti:

  1. Gentile sig. Pintore, in un sabato di sole (merce rara da queste parti), colgo l'occasione per madarle due righe e per sollecitare una riflessione.
    Lei si batte per un'idea di cultura che non condivido appieno.
    Entrambi (per quel che posso capire) siamo orgogliosi di essere sardi.
    Possiamo ragionare sul livello di quelli che vengono portati ad esempio di cultura sarda?
    Non le chiedo di farlo pacatamente, sarebbe una sciocchezza, ma davvero ritiene che gli intellettuali avventizi siano una risposta credibile ad un mondo culturale quale quello enorme che abbiamo di fronte, se appena abbiamo la pazienza di volerlo vedere?
    Di recente ho letto la risposta di un gentile frequentatore del Suo blog, che affermava di non essere interessato a parlare inglese perché parla sardo.
    Mah...
    Guardi, mi creda, senza voler sollevare un'altra messe di insulti, possibile che non siamo in grado, da sardi, di esprimere qualcosa di meglio di quei nomi che non faccio ma che lei (credo) intuirà perfettamente?
    Certo, se si vuole restare chiusi dentro le nostre coste (bellissime) si può ragionare come il signore poco interessato all'inglese, ma siamo davvero certi che sia questo il meglio che ci meritiamo?
    Torno a Gavoi: lo trova demenziale? Cosa c'è alla base della sua incazzatura: la mancanza di scrittori locali?
    Ma non crede che sia proprio questo il modo per farli crescere, obbligandoli a competere fuori dall'orticello?
    Le lancio una (bonaria) sfida matematica: consideri il rapporto tra il numero di scrittori isolani e quelli nazionali...
    Sa cosa troverà? Il rapporto tra gli abitanti della sardegna e gli italiani (e, la prego, non mi faccia notare che non ho usato il termine sardi).
    Non so chi abbia organizzato Gavoi, ma non è difendendo ad oltranza coloro che si illudono di essere intellettuali che potremo dare una mano alla cultura sarda, qualunque essa sia, quella che piace a lei, o quella che piace a me.
    Cordialmente,
    Gabriele Ainis - Torino

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  2. Caro Ainis, con pacatezza posso chiederle, prima di proseguire con la discussione, chi siano gli "intellettuali avventizi" cui si riferisce? E quale sia l'idea di cultura che, secondo lei, io ho?
    Sarebbe importante saperlo, perché, magari, le due precisazioni ci farebbe più concordi di quanto sembra. Per esempio: io ho degli intellettuali avventizi un'idea abbastanza precisa: avventizi sono quegli intellettuali che per anni hanno teso a dare della Sardegna una immagine distorta: quella che alimenta pregiudizi e stereotipi in modo da non turbare l'immaginario collettivo di chi non la conosce.
    Ma, in attesa di una sua risposta alle due domande, mi preme chiarire un paio di cose sul Festival di Gavoi che io cito come esempio di operazione di inculturamento coloniale. Non è il solo: è semplicemente quello incombente. Non ho niente, anzi, contro l'acculturazione, lo scambio di culture che ha fatto grande la civiltà sarda dal paleolitico ad oggi. Non solo gli scrittori sardi ma tutti i sardi abbiamo di che imparare dall'esterno, purché sia nell'ordine delle cose la possibilità che altri imparino da noi e che gli ospiti siano messi in condizione sì di insegnarci ma anche di apprendere.
    Il confronto è e deve essere questo: come mi posso confrontare con chi è chiamato - in questo caso al Festival di Gavoi - per insegnarmi come si sta al mondo e non è messo in condizione di conoscere altro se non il vino e il formaggio degli indigeni? E', per dire, spinto alla curiosità di conoscere che cosa un centinaio di scrittori sardi hanno prodotto nella loro lingua? C'è, in mezzo ai circa duecento romanzi in sardo, letteratura d'eccellenza, buona, mediocre, pessima, proprio come succede ovunque. Gli ospiti, forse, sarebbero interessati a un processo di acculturazione. Che diventa impossibile se si pretende, come si fa, di mettere gli ospiti in cattedra e i villici in platea, consentendone un contatto solo davanti al desco, quando si parla, ovviamente, di quanto gli ospiti hanno prodotto.
    Attendo una sua risposta, pacata se possibile.

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  3. Caro FraziskuJuannePintore, non te la prendere per quanto asserisce il sig. gabriele. Lui come tanti sardi emigrati non può esser5e a conoscenza del fatto che attualmente in Sardinia è in atto un vero e proprio RINASCIMENTO della cultura e della letteratura. Non intendo naturlamente per rinascimento i tantissimi autori che scrivono romanzi per quella o questa casa editrice ASSOLUTAMENTE con pedigree CONTINENTALE.
    (si crive così? sai anch'io l'inglese non oo conosco... conosco altre cinque lingue morte e vive... anche orientali... e persino il Sardo)... Ma allora i Sanna, i Melis, I Vacca, persino Frau... che scrivono di Sardinia da Sardi? Non è strano che questi autori CONOSCIUTISSIMI all'estero (i libri di Sanna, Melis, frau, sono discussi in università americane, francesi, tedesche... persino italiche) siano del tutto ignorati da chi in Sardinia organizza festival letterari di ALTO LIVELLO(?) ... è così una vergogna mischiare un Melis, un Sanna... a cotanti ILLUSTrI autori d'Oltremare, solo perchè osano parlare di Sardinia DA SARDI? ...
    Forse il sig. Ainis ha tuttosommato ragione.. gli autori che ho citato è meglio siano apprezzati da americani, francesi, svizzeri, spagnoli e persino EGIZIANI. Non da un festival di gavoi o di villacidro o di forte village...
    kum salude
    shardanaleo

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  4. Desidera ancora che risponda? É stato sufficiente tardare per impegni di lavoro, che la risposta è arrivata da sola.
    Come recita l’adagio? Basta nominarlo...
    Cosa vuole che le dica? Posso rinnovarle la mia domanda: davvero non ci meritiamo qualcosa di meglio?
    E guardi che le sue considerazioni su uno scambio culturale meno sbilanciato si possono condividere, o discutere ad un livello che non sia la semplice battuta di spirito o l’insulto, ma come farlo se prima non ci si libera di questa roba?
    Per il festival le ha risposto, con ben altra autorevolezza, Marcello Fois e mi pare che anche lui sia della stessa idea, che se ne possa discutere tra persone che in ultima analisi perseguono una finalità condivisa.
    Insomma caro sig. Pintore: abbiamo a cuore la nostra cultura? Direi di sì!
    Se ne può discutere? Mi pare sia possibile...
    Ma per favore che non sia questa robaccia la materia del contendere: crede che almeno su questo possiamo trovare un accordo?
    Cordialmente,
    G. Ainis

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  5. Caro Ainis,
    sarà per mie scarse capacità intellettive, ma continuo a non capire con chi ce l'ha. Cos'è "la robaccia" su cui non vale la pena di discutere? Sapere di che si tratta aiuterebbe a capire di che cosa, secondo lei, si può ragionare con profitto.
    Inoltre, lei sostiene che Marcello Fois mi ha autorevolmente risposto. A parte la sua disponibilità alla discussione (non è poco), io vi ho letto che:
    - mi sfida a "farmi" un festival letterario in limba;
    - dice che se non lo faccio è per la mia scarsa frequentazione con il lavoro.
    Se questa le sembra una risposta autorevole, padronissimo. Quel che rimprovero al festival di Gavoi, ma non solo a quello, è che si tratti di un luogo in cui il confronto fra le letterature taglia fuori quella sarda. Se volete discutere di letteratura in sardo, fatevi una manifestazione a parte, dice. Createvi, insomma, un ghetto in cui discutere delle vostre cose, non confrontabili con le cose altre e, immagino, alte.
    L'idea che la narrativa in sardo possa essere ospitata, in Sardegna, in una manifestazione in cui si parla di altre narrative è esclusa a priori. Lei accede all'idea che "uno scambio culturale meno sbilanciato" sia possibile. E' esattamente quello che sostengo io.

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  6. Purtroppo non abbiamo Nazionalisti Sardi al governo della Regione ma solo burocrati centralisti, altrimenti avremo avuto finanziamenti mirati a festival di respiro internazionale (Gavoi incluso), altro che Italia. Ciò non toglie che anche gli autori italiani debbano godere degli stessi spazi. Cordialmente.

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  7. Gentile Signor Pintore,
    una breve replica a quanto da Lei detto.
    Solo lo scorso anno ho potuto vivere un pò del clima del Festival ed è stato bellissimo....
    Leggendo pertanto il suo beffardo commento ho pensato: solo l'ignoranza,intesa come mancata possibilità di conoscere può averle fatto buttar giù simili parole. La invito a partecipare al Festival, a conoscerlo, a viverlo: ne resterà piacevolmente ammaliato.Perchè capisca finalmente che le parole di qualunque scrittore non hanno cittadinanza....E non venga a parlarmi di colonialismo, di fronte ad un gruppo di giovani con idee sane e meravigliose che da soli hanno mandato avanti questo incredibile progetto, che, mi permetta di dirlo, se non fosse per la caparbietà, l'ostinazione dei suoi organizzatori, caratteristiche poi queste del sardus vero, non avrebbe avuto vita lunga specie in un piccolo paese come il nostro. Penso quindi alla lotta che ogni anno questi valorosi "isolani" compiono,contro chi non vuole che esso si svolga a Gavoi (questi sono i veri colonizzatori!!!) penso ai sacrifici iniziali perchè fosse data vita ad un sogno così grande. Personalmente poi sono fiera di loro perchè nell'abbandonare il precedente sogno di isola hanno optato per un'isola quella delle storie,che, mi creda per tre giorni l'anno tiene unito il paese,in una felice sintesi tra saperi e sapori....
    La saluto cordialmente e rinnovo il mio invito.
    Simona C.

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