di Marcello Fois
Ho letto il tuo commento preventivo al prossimo festival di Gavoi e mi sono definitivamente convinto che il tuo problema sia di ottenere il massimo dei risultati col minimo lavoro, niente infatti ti vieta di organizzare il tuo festival in Limba de linna non pintada, se non il fatto che c'è troppo lavoro da fare e quindi è meglio sfruttare il lavoro fatto da altri.
E' un modello spaventoso e folklorico che la dice lunga sul tuo presunto modello di tolleranza. Mettetevi al lavoro e fateci il culo a noi di Gavoi con la Sardegna vera non con quella colonizzata e finta.
Preventivo sì, prevenuto no. Ho commentato una notizia su indiscrezioni fintamente dal sen fuggite apparsa sull'Unione sarda. Non so perché non hai capito il senso del commento e dunque lo rendo più semplice: non vorrei sostituire a un festival monocorde un altro monocorde. Desidererei un festival in cui le letterature possano confrontarsi. Perché non lo faccio io? Non ho le necessarie entrature politiche. Comunque, libero tu di fare quel che fai, libero io di criticare. [gfp]
Dal momento che Lei usa il tono che usa, con supponenza intollerabile ,senza cercare di comprendere chi in fondo cerca solo, legittimamente, di ribellarsi ad una 'cultura' e ad un'idea di essa che sa pesso di colonialismo puro,mi permetta che, una volta tanto, lo impieghi anch'io. C'è oggi un 30% dichiarato di sardi sparsi tra le tribù, con penne 'sardiste' e non, che stanno cercando di farvelo. Quanto prima.C'è anche un 30% di sardi 'silenziosi' e pazienti.Non ci crederà ma anche a Gavoi, che è uno dei fuochi storici della resistenza. Balla balla, ballade ballade...perchè poi si ballerà noi! E che festa! Ma avremo pur sempre mantenuto la cultura dell'invito e dell'ospitalità: chè i Sardi ce l'anno nel sangue la generosità, spesso assurdamente fraintesa.
RispondiEliminaLe entrature politiche sono indubbiamente un tuo problema ma non il nostro, infatti il Festival di Gavoi è nato sei anni fa approvato dalla Giunta Masala e finanziato con una delibera firmata dall'allora Assessore al Bilancio, Cappellacci. E' proseguito per vie burocratiche durante il governo Soru. Da una persona di spessore come te ci si aspetterebbe per lo meno un minimo di documentazione. Comunque auguraci buon lavoro e vieni a trovarci, almeno sai di che parli. Per il resto libero di criticare, ma anche di organizzare un Festival non monocorde, dove le lingue siano a confronto, ma Gianfrà bi cheret traballu e tue e su traballu mi paret chi no sezis parentes. Noi evidentemente siamo gran lavoratori ma poco intelligenti e molto colonizzati. Resti il nostro nemico più prezioso. Marcello Fois
RispondiEliminaCurioso. Mi aspettavo che tu negassi entrature politiche e invece le confermi: Masala, Cappellacci, Soru li citi tu.
RispondiEliminaIn cantu a su traballu, Marce', non semus parentes: semus frades. Petzi su chi deo muto traballu est cosa diferente.
Marcello Fois, forse senza volerlo, ha detto la verità. Il festival di Gavoi, infatti, non è un festival di Letteratura sarda in quanto la linea letteraria da esso proposta non ha un fondamento linguistico. Infatti, in Sardegna, un festival di Letteratura sarda in lingua sarda non c'è e si dovrà fare. Credo che prima o poi si farà.
RispondiEliminaPer essere onesti e veritieri sino in fondo, Fois dovrebbe, anche, dire chi ha pagato a Gavoi quel festival di Letteratura italiana e chi lo pagherà in futuro.
In quanto al "fatteci il culo" se qualcuno avrà il piacere di fare i conti con le loro chiappe, con quelle facce, facciano pure.
Michele Pinna
Ahhh!!!pitzinnos puzones!
RispondiEliminaChe bella diatriba.
Mi viene in mente la descrizione fatta su noi sardi, supercitata, ma, a quanto pare, ancora efficace :" pacos,locos y male unidos."
Gianfrà, sai che ti stimo tantissimo e in parte condivido quanto da te affermato. Marcello Fois però ha ragione, sei un nemico prezioso e dovresti dare un apporto costruttivo a quanto si è iniziato a Gavoi. Idem per Michele (ciao caro!). Vedete, gli intellettuali sardi hanno il vizio di tutti gli intellettuali: si ritirano nelle loro tebaidi.
Anche le nostre prelibate pietanze costituiscono parte della nostra storia. Per non parlare poi del vino. Ne uscirebbero delle storie superbe sulla nostra civiltà.
Condivido con voi la scarsa voglia di studiare, prima mi incazzavo, ora sorrido appena quando sento i miei alunni dire :"Sono vestiti di ballo sardo".
Un caro abbraccio a tutti.
Carla.