venerdì 27 marzo 2009

Archeologia: invito alla pacatezza

di Pierluigi Montalbano

Da anni il mondo archeologico che osservo dall'interno e dall'esterno mi lasciano l'amaro in bocca. Le polemiche per dettagli infinitesimali ormai non si contano più. Con tutte le problematiche che si sono presentate negli ultimi 10 anni continuo a leggere battibecchi, insinuazioni, commenti sarcastici e altro ancora da parte di studiosi, ricercatori, docenti, scrittori e appassionati.
La Sardegna e la sua storia ci inseriscono tutti nella stessa barca e bisogna sforzarsi di remare tutti verso una direzione che valorizzi le nostre origini... non il contrario!
Pittau, Sanna e tutti gli altri, che non cito per correttezza, amano la Sardegna e amano la storia. Sarei molto più felice se aprendo un blog o un giornale di cultura o assistendo ad un convegno, potessi leggere o ascoltare un discorso sereno, costruttivo, positivo.
Diamoci tutti da fare, a partire dai nomi più illustri, per favore.


Caro Montalbano, come non darle ragione? Leggo nella sua tesi sulle navicelle nuragiche la cui lettura consiglio a tutti: "Il dovere primario di ciascun ricercatore è il dubbio: induce a escogitare nuove ipotesi, per poi vagliarle e magari rielaborarle ancora, ma che spinge sempre a cercare più in là, a superare quelle "invalicabili" Colonne d’Ercole che sono ovunque, perché in noi stessi. Istoria nell’antica lingua greca vuole dire inizialmente proprio investigazione, indagine. Persino solo su un dubbio. Bisogna essere disposti poi a ragionarci, a discuterne e a cercare conferme o smentite, magari impastate insieme."
Se il clima corrente nella ricerca, come dovrebbe essere, fosse questo, il tono delle discussioni non potrebbe non essere sereno, costruttivo, positivo. Si dà il fatto che, generalmente parlando, così non sia. Né lo è mai stato. Il fatto è che, prima dell'irrompere di Internet nelle case, le discussioni interessavano solo i loro protagonisti e arrivavano alle nostre orecchie decisamente attutite e per lo più incomprensibili. L'accesso alla rete ha prodotto, in questo ambito, due fenomeni importanti: la facilità di pubblicazione di ipotesi nuove che prima trovavano chiuse le porte della comunicazione; l'arroccamento dei titolari di verità considerate assolute e una loro pulsione alla scomunica di ipotesi che non abbiano il bollo accademico.
Nel suo piccolo, questo blog è uno specchio di questi due fenomeni. Io credo che sia compito precipuo delle istituzioni culturali di muoversi secondo i criteri da lei illustrati. E sono convinto che, se così facessero, non solo i toni della discussione sarebbero costruttivi, ma ne guadagnerebbe la qualità della ricerca. E, in più, cadrebbe il sospetto che l'arroccamento accademico nasconda inconfessabili difese di status acquisiti.

2 commenti:

  1. Concordo con quanto detto da Pierluigi Montalbano.
    Tutte le volte che in internet leggo un articolo, un commento sull'archeologia sarda anche io mi ritrovo con l'amaro in bocca ed un senso di frustrazione/delusione.
    Juanne Maria Santona

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  2. Gentili Pierluigi e Juanne Maria, le vostre rimostranze mi hanno colpito. Anche perchè tanti la pensano come voi. Come non darvi ragione? Per parte mia quanto desidererei una barca in cui tutti remano per un fine comune! Soprattutto quelli che hanno muscoli per remare ed orientamento innato.Una barca che, senza le falle non riparabili dei veleni, valorizzi il nostro immenso patrimonio archeologico, storico, religioso e culturale in genere! Ma per rendervi conto di quanto ciò sia difficile se non impossibile nel Blog lasciate per il momento questa diatriba (fatta almeno da due persone che se le danno ma conoscono anche i toni giusti nel contendere) e guardatevi certi post recenti a commento dell'articolo di Carlo Carta sull''elogio della lumaca'. Il giovane di Gesico ha parlato e detto cose con estremo garbo (che si possono condividere o non)e quale è stata la risposta? Quella sprezzante e supponente di coloro che non solo non vogliono remare 'assieme' ma che neanche vogliono essere nella stessa barca. Alla barca e ai remi buoni ci pensano loro, gli Ainis e i Lai! O non è così? Se poi io mi sforzo di far capire che è meglio l'Essere che l'Avere (che è in fondo quello che vorreste voi)e che questa 'aiuola ci fa troppo feroci' la risposta è l'offesa più veloce possibile, cioè un paragone al vetriolo (tratto dalla letteratura storica del disprezzo del lavoro altrui), tendente al discredito. Con metodo vetero - stalinista, tanto per intenderci. Non parliamo poi degli anonimi che spesso, da vigliacchi quali sono forse nella vita, approfittano dell'estrema libertà del Blog per infangare, persino con insinuazioni o calunnie. Da irresponsabili dal momento che si può essere scoperti (anzi qualcuno è stato già scoperto. Si vedrà...). E la calunnia, dura o morbida che sia, si sa che è uno dei reati maggiormente puniti dal codice penale. Procede anche se c'è il 'perdono' del danneggiato.
    Credetemi, io ce la metto proprio tutta ma è difficile, molto difficile far capire a certe persone che la correttezza ( che eliminerebbe le diatribe, le insinuazioni, i commenti sarcastici, ecc. ecc.), che badare 'al sodo', è il requisito indispensabile per il divenire della scienza. E' assai difficile, soprattutto se certi, sfidando la censura del conduttore del Blog, forse il più democratico che esista in Sardegna, non hanno come obiettivo vero il discredito di questo o di quello, ma il discredito stesso del mezzo che consente con estrema libertà (libertà che in certi ambienti dà estremo fastidio) ad ognuno di dire la sua. Con garbo e urbanità, se possibile. E anche umanità!

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