di Gigi Sanna
Quando osservo certi “gridati” interventi pubblici da irresponsabili, non solo perché viziati da detestabili pregiudizi, ma anche perché fasulli (in quanto del tutto all’oscuro della materia che trattano), davvero mi verrebbe la voglia di scrivere severamente, con garbo e nervi saldi, ma sempre severamente, perché non è ammissibile che qualcuno possa essere impressionato o anche tratto in inganno solo da vuote e generiche parole; da un linguaggio che vuole apparire “autorevole” unicamente perché proviene dalla cosiddetta “ufficialità” oppure da chi, in certi Forum dove imperano anarchia, bizzarria e dove volano anche i cazzotti, si gonfia e si sente spalleggiato, in qualche modo, da quella.
Mi sono chiesto, un’infinità di volte: ma questo mio intervento servirebbe a qualcosa? Caverebbe un ragno dal buco? Offrirebbe delle dimostrazioni? Renderebbe credibili gli uni più degli altri? Avvicinerebbe di più la gente al “prodotto” scientifico? Questo scendere in campo con le armi, le più acuminate possibili, gioverebbe forse a che io, stanco per la supponenza e l'ostentazione delle medaglie altrui, faccia brillare davvero le mie?
Gioverebbe forse il fatto che dica che la mia “ufficialità” è sostenuta, non solo dal titolo specifico, ma anche dal fatto che qualcuno, con commovente lungimiranza, ha consentito a che il sottoscritto facesse un ben preciso corso monografico (reso pubblico dalla Facoltà anche in Internet) sui documenti di Tzricotu e sulla divinità nuragica YHWH? Gioverebbe o accrescerebbe invece di più il livore il sapere che su questi, le "tavolette", quelle che qualcuno liquida con una supponenza in sintonia con l'ignoranza totale che ha del loro immenso valore, non pochi studenti abbiano sostenuto dei regolari esami “scientifici”?
Potrei anche provarci, ma nutro forti dubbi sulla riuscita finale. Ad esempio potrei contrastare l’accusa di falso delle “tavolette” con il far osservare che coloro che così la pensano si devono, all’interno dello stesso organismo “scientifico”, mettere d’accordo per non fare delle brutte figure. Si sa che il Sovrintendente (mica un funzionario qualsiasi) ha mandato tre missive, con tanto di firma e di data, al Sindaco di Cabras nonché allo scopritore di uno dei documenti, missive che non mettono mai, ma proprio mai, in discussione la bontà (autenticità) del manufatto. Solo il nuovo Sovrintendente dubita, e consiglia, mettendo senza avvedersene in imbarazzo il suo predecessore, una presa visione della tavoletta da parte di un esperto in leghe metalliche.
Ho preferito in tanti anni non usare mai la sterile polemica (e di questo mi daranno atto, spero, le non poche persone, non d’accordo con me, alle quali ho scritto) ed incoraggiato invece il confronto privato epistolare. In questo, uno può parlare (e le può cantare, se vuole, anche all’altro) senza debordare in esternazioni pubbliche velenose e dettate spesso dal rancore, quelle che possono anche prendere la mano con offese e contumelie e che portano, senza che uno se ne accorga in una strada pericolosa e di nessun ritorno (si dia attenzione, quando in un certo contesto chiaro per chi legge - chiaro anche quindi per il magistrato - si parla di “reato di falso”: reato di chi?).
Non mi sorprende affatto che la virulenza, di stile e di linguaggio avvenga in questi ultimi giorni, cioè nel momento in cui, con i ritrovamenti di Abbasanta e di Paulilatino (e di altri che questi giorni si vedranno), certe cose, per i presuntuosi e gli scettici di maniera, si sono messe proprio male, e nel momento in cui le persone, anche quelle molto prudenti e persino "attendiste", hanno capito che la partita sull'esistenza della scrittura nuragica (e non solo) è stata chiusa. Chiusa per davvero, con la “presunzione” che non è certo la mia, ma quella della documentazione.
NB - Chi vuol leggere tutto l'articolo del prof. Gigi Sanna, può farlo nel mio sito www.gianfrancopintore.net
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