lunedì 14 gennaio 2008

La stele di Nora? A Parigi

Se doveste, per caso, andare a vedere in questi giorni la stele di Nora, desistete. A meno che non vogliate fare un salto a Parigi. Guardando sabato scorso il telegiornale di France 24, sono stato attratto da un servizio sui fenici nel Mediterraneo, messi in mostra nella capitale francese. Ed eccola lì, la nostra stele, scolpita nel IX secolo avanti Cristo, trovata a Nora, solitamente ospitata dal Museo archeologico di Cagliari e ora finita a fare la comprimaria fenicia in terra gallica.

Chiederci chi abbia deciso di esportare un oggetto (lasciamo stare se fenicio come dicono alcuni o sardo come dicono altri) fabbricato in terra di Shardana quando non esisteva né lo stato italiano né Roma, sarebbe da ingenui. Più intrigante sarebbe sapere se il governo sardo è stato almeno informato del prestito che la sovrintendenza sarda stava facendo al museo parigino. E, se questo non è successo, se il presidente della Regione o la sua assessora alla cultura abbiano protestato.

È vero che, fino ad un nuovo Statuto che cambi l’obbrobrio, lo Stato ha competenza esclusiva in materia di beni culturali, anche quelli prodotti in Sardegna quando l’Italia non era neppure una espressione geografica, ma è anche vero che la stessa Costituzione prevede “intesa e coordinamento nella materia della tutela dei beni culturali” (articolo 118, per chi volesse controllare).

Non lo so, ma vedendo quel che è successo con la subalternità (istituzionale, politica e persino di schieramento) mostrata dalla Regione sarda nella questione dei rifiuti campani smaltiti qui da noi, temo che il governo sardo neppure si è accorto che la sovrintendenza di Cagliari ha prestato un documento che parla di noi, di Shardana e di Tartesso. Non di Italia o di Roma.

4 commenti:

  1. E allora?
    Lo scambio provvisorio di reperti archeologici con le varie parti del mondo è un bene!
    Si potrebbe discutere di questa storia di Shardana ecc, ma eviterei per decenza!
    Nessuno rinnega il fatto che i SARDI abbiano commerciato con tutto il mediterraneo, e di conseguenza anche con gli Shardana, ma definire la Sardegna "terra Shardana" mi sembra un pò eccessivo!
    Sopratutto perchè nella stele di Nora c'è scritto B Shrd e B indica un luogo (probabilmente del cagliaritano) quindi un nome proprio!

    La stele di Nora, cmq, tornerà presto a casa, e sicuramente avremo la possibilità di vedere alcuni reperti portati da Parigi a Cagliari, altrimenti per vederli saremo costretti ad andare a Parigi!
    Parecchi anni fà, tra l'altro, erano stati portati in esposizione a Parigi, gran parte dei bronzi del museo di Cagliari...
    DOV'E' LO SCANDALO?

    Ciao a tutti Mirko Zaru

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  2. Per l'amor di Dio. Nessuno scandalo, salvo, forse, uno, caro Zaru: che quando si risponde a una questione, sarebbe bene essere dentro la questione. Ben vengano gli scambi, ma quel che chiedevo era ed è se del viaggio della stele sia stato almeno informato il governo sardo. Tutto qui, anche se non è poco

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  3. Con l'autorizzazione dell'autore, professor Luigi Sanna, pubblico il suo commento a questa discussione in corso

    La storia della Stele di Nora, anche a me, appare (non oso dire ‘è’) una storia non edificante. Non solo per dei motivi, diciamo così, legislativi e di garanzia costituzionale, ma anche per dei motivi che riguardano, in particolare, l’etica e la cultura. L’etica c’entra perché non si manda un pezzo archeologico così pregiato senza che lo sappia, come dici tu, non dico Soru ma anche Gianfranco Pintore (che ha quasi un diritto professionale di saperlo),e ancora tutti gli altri Pintore dell’Isola.
    Senza che lo sappiano ancora i Sanna, i Rubattu, i Ruggiu, i Nieddu, etc,. Se uno poi pensa che una Istituzione composta da qualche funzionario possa agire per proprio conto, senza conto tenere di nessuno, beh, allora pensi quello che vuole su questa importanza primaria. Ma non pensi che altri possano pensarla così sul suo strambo pensiero. Perché proprio non ci si comporta così. Il comportamento conta, eccome! Così come conta, per restare alla farina imbrattata di questi giorni, che qualche funzionario della Sovrintendenza non gridi subito al falso su qualsiasi rinvenimento archeologico non sotto 'controllo'. Bisogna aspettare, saper aspettare, per poter poi vedere, osservare et deinde (se si è capaci)filosofare.
    Perché l'onorabilità altrui o Zua', secondo me, conta molto. Quella dei Saba vale quella degli Azzena. Il comportamento dunque, sotto vigile controllo, sempre e dovunque, con le briglie ben tese. C’entra la cultura perché la Stele di Nora non è mica un frammento di pietra qualsiasi con qualche scarabocchio, ignoto ai più, ma un oggetto scritto estremamente rappresentativo della nostra storia archeologica, a partire dalla fine del Settecento! Ora, va via un pezzo con tale valore culturale, anche perché di grande spessore affettivo, e non ci si dice proprio nulla? Non partono mai, che io sappia, oggetti di primaria importanza dai musei toscani, dai musei greci, dai musei anatolici, dai musei egiziani, e così via da tutto il mondo, senza l'attenzione collettiva, ben sapendo che anche e soprattutto questa 'attenzione' (amplificata dai media o non) vuol essere una partecipazione commossa non di pochi ma di molti al 'bene', quello che temporaneamente ci lascia, perché altri lo giudichino, lo studino e anche lo ammirino.
    E chi dice che non sia una bella cosa che i nostri pezzi più pregiati rendano ancora più pregiate le mostre estere, di Parigi o di qualsiasi città del Mondo? Chi dice che questo non ci faccia piacere e ci riempia di soddisfazione? La Sardegna nel mondo e col mondo è uno slogan di Emilio Lussu e anche degli indipendentisti più radicali. Mica della sola Sovrintendenza. Lo era, a ben vedere, anche dei Nuragici che solcavano il mare profondo portando i loro manufatti, forse anche scritti, a Delfi ovvero nelle sontuose sale vaticane di allora.
    Non ci riempie di soddisfazione invece il fatto che la sua andata sia stata anonima e quasi clandestina. Oltre il resto perché l’oggetto è misterioso, problematico e di controversa interpretazione (non dico traduzione!). Quindi interessantissimo e carissimo a tutti. Alcuni sostengono che sia fenicio, altri che sia sardo. Alcuni affermano, anzi giurano, che ci sia scritto b Shrdn, altri (come il sottoscritto)votano contro perché può esserci scritto ‘b shrdn. Una differenza non di poco, perché nel primo caso l’oggetto ‘può’ essere fenicio, ma nel secondo caso solo sardo perché altrimenti bisogna ritenere un falso la scritta del Sardus Pater Baby o Babay di Fluminimaggiore. Alcuni ritengono che ci sia scritto ‘ tartesso’ , altri trshs ovvero Tharros. Altri ancora sospettano che v grs significhi ‘e Cornus’. Recentemente l’assiriologo Remo Mugnaioni della facoltà di Lettere di Lyon, giunto in Oristano per la presentazione di un libro, ha sostenuto che la presenza di ‘b shrdn è da ritenersi altamente probabile, se non certa, dopo il ritrovamento del coccio di Orani e la mia lettura del concio di Bosa della chiesa di S.Pietro extramuros. Ma di questo se ne parla forse?
    E' andato forse a rappresentarci, dal punto di vista epigrafico, grafico e contenutistico, un documento senza storia diacronica e sincronica? E’ andata a Parigi una iscrizione sarda o una iscrizione fenicia? Cosa hanno detto, quale ‘letteratura’, quale problematica hanno portato i funzionari della Sovrintendenza? C'è e cosa c'è nelle didascalie? Perché, se (sottolineo il 'se' della prudenza) la stele fosse stata portata ed esposta ‘acriticamente’ o peggio ancora con il suono di una sola fessa (tagliata) campana, senza la complessità di testo e di contesto, beh! allora la cultura scientifica ci va proprio di mezzo. Eccome! Perché sarebbe la cultura, antikuhniana e antipopperiana, quella dei paletti e del Vangelo di certi Padri di una certa chiesa a fare la parte del leone.
    Ovvero tutta la parte, con la sola arroganza della forza e del potere. Non si può, a mio parere, portare fuori un pezzo, non sapendo bene (ormai da più due secoli, non da due giorni) che cosa è, come bandiera e per solo vanto del club o della chiesa di rito romano dei feniciomani (e ci si contesti, se si ha coraggio, questa accusa di feniciomania!). Infatti,quella bandiera oggi parigina, nonostante la fattura di 44 lettere cosiddette 'fenicie', con ogni probabilità, fenicia non è: appartiene, piaccia o non piaccia, ad un popolo non fenicio, quello erede dei 'Signori Giudici' shardan che da millenni reclama il suo diritto ad avere e grafemi e parole suoi; non è di appartenenza ad un club, per quanto simpatico questo possa essere per il suo attaccamento alla squadra, per il suo commovente perché generoso (anche se comico) vessillo apocrifo che sventola nelle tribune della trasferta.
    Dietro quel signum infatti c'è il fortissimo sospetto che non ci sia il vanto degli scali levantini, di marinai avanti e indietro per/da una Tartesso mai esistita, ma che ci sia il solo 'grido' religioso dei marinai delle navi, o dei pastori o dei contadini di Nora, di TRSS e di Coras di Sardegna. Ma di ciò, per nuove vie documentarie (non per chiacchiere) si parlerà presto, molto presto. Benedetto sia il Dio della Sardegna insieme con ALLA-I. Anche perché nuovi documenti faranno vedere in quale parte della Sardegna si 'fabbricano' dei 'falsi', pure 'ideologici', anche se non poche volte - questo va detto per onestà intellettuale - in perfetta buona fede. Speriamo così che la Stele di Nora, per la prossima trasferta mondiale, sia accompagnata dalla bandiera festosa di una intera nazione e non più da quella umile, silenziosa, sfilacciata della sola Sovrintendenza.

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  4. Posto che la denuncia della "SPARIZIONE" della stele fu fatta da leonardo Melis in quel di orosei, durante la conferenza del 02/12/2007.
    - Posto che L. melis inviò una lettera di denuncia a tutti i quotidiani sardi.
    - Posto che la Nuova sardegna pubblicò un'intervista a melis sull'argomento.
    - Posto che l'Unione utilizzò la lettera di melis per fare un articolo tutto suo, senza citare Melis.
    - posto che la VERITA sulla stele la conosce bene proprio il Melis, che scoprì l'"infamia" di persona durante una visita al museo nell'ottobre scorso...
    Rimane il fatto che la clandestina uscita del nostro reperto più importante, anche più importante della STELE DI ROSETTA e non solo per noi Sardi, è avvenuto sotto un silenzio vergognoso. Se si muove una qualsiasi opera d'arte del rinascimento italico ne parlano per mesi radio Tv e giornali... da noi, se qualche studioso indipendente o semplice appasionato non se ne preoccupa... la cosa grave è che la stele NON è certo al LOUVRE... WE qui è meglio che taccia. Ma la cosa non finisce qui. perchè il 16/febbraio/2008, a Oristano con i meetup di Grillo, proprio Melis denuncerà questa e altre "sparizioni" strane dei nostri reperti... EST HORA DE SI TORRARE A PIGARE SA HISTORIA NOSTRA! Basta con le prepotenze di chi oggi ha il potere su queste cose impropriamente. I tesori dei Sardi ai Sardi! poi cdecideremo se la stele di Nora è AL CARTA D'IDENTITA DEI SARDI O NO. ma lo decideremo finalmente NOI! non qualche baronetto NON sardo della sovrintendenza o ...
    A KENT'ANNOS KUM SALUDE ... SHARDANIKA!
    L. MELIS

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