martedì 30 ottobre 2007

L'altra casta

Ci sono altre caste, oltre a quella dei politici, meno celebrate e meno additate al ludibrio pubblico ma altrettanto consolidate e intoccabili. Con in più il fatto che si inalberano se sono sottoposte a critica: quelle dei giornalisti e dei magistrati. Per la verità, non è che negano il diritto dei cittadini a criticarle, ma nel momento in cui si fa, ecco sbucare fuori l'attacco alla libertà di stampa ed ecco l'attentato all'indipendenza della magistratura. Il che, ovviamente, rende solo virtuale il riconoscimento del diritto alla critica. Ed invece la critica, anche aspra, è l'unica arma che ci resta di fronte ad atti, soprattutto in materia di informazione, che sfuggono ad ogni possibilità di difesa.
L'episodio di Cagliari, dove un gruppo di giornalisti si è inventata di sana pianta la lacrimevole storia di un pensionato costretto dalla miseria a rubare in un supermercato, non è l'unico ad inquietare. A quella invenzione si è aggiunta quella di giornalisti di altri giornali e delle tv, arrivati a descrivere minutamente figure e fatti collegati al finto pensionato.
La questione, forse, sarà risolta internamente alla casta con la punizione dei colpevoli. Ma senza la rinuncia da parte dei giornalisti, dei loro direttori ed editori al sensazionalismo, alla notizia spettacolo, e con un ritorno al racconto dei fatti il problema del distacco sempre crescente fra stampa e pubblico continuerà ed avrà effetti davvero inquietanti. Ed autorizzerà frotte di forcaioli, sempre in servizio permanente ed effettivo, ad invocare censure e limitazioni. Già ce ne sono sentori: l'esasperazione di lettori presi per i fondelli, di persone messe alla gogna senza possibilità di difendersi, di cittadini denigrati senza ragione è uno splendido terreno di coltura per il virus del totalitarismo.

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