mercoledì 12 gennaio 2011

Quirra e le resistibili proteste della politica

Francobollo per il 50° del
Poligono del Salto di Quirra
Chiudere il poligono di Quirra-Perdasdefogu. A mettere la questione nell'ordine delle possibilità non sono solamente i frequentatori di siti e pagine di Facebook che da tempo denunciano la morte per tumore di pastori che pascolano greggi nei dintorni della grande base militare e le mostruosità in animali. È anche l'assessore della Sanità della Regione sarda, Antonello Liori. Oggi serve la verità – ha detto – su quanto succede a Quirra, “anche a costo di chiudere la base, perché ci sono altri dati su cui riflettere”.
Purtroppo, la politica non è credibile, soprattutto in questioni di tanta rilevanza internazionale. Non lo è vista da destra né lo è vista da sinistra e le enfasi poste dall'una parte e dall'altra appaiono come voci tese a catturare consenso più che impegni affidabili. Ciascuna delle due parti ha avuto ministri della difesa ed entrambe, sulla faccenda, si sono comportate senza sentire ragioni. Nelle ultime ore di vita del governo Prodi, il sassarese Arturo Parisi del Pd decise, in contrasto con il governo Soru che se ne stette poi buono, di rafforzare il poligono e al successore La Russa dell'allora An non parve vero che fosse stata la sinistra a levargli quella castagna dal fuoco.
Adesso, immemore della politica condotta dal suo compagno di partito, il Pd sardo cavalca la protesta. Lo stesso fa il Pdl con il suo assessore della Sanità rilanciando la posta. Personalmente sono dell'idea che sia decisamente più facile portare la Sardegna dentro la comunità internazionale degli stati indipendenti che portare le basi militari fuori dalla Sardegna. Basti vedere che cosa succede nella indipendente Cuba che continua a mantenere entro i suoi confini la base statunitense di Guantanamo. Ma una cosa mi pare certa: nell'attuale situazione di dipendenza della Sardegna da scelte di politica estera e di politica militare le minacce della destra e della sinistra isolane sono assai ben resistibili.
Avevano un'occasione storica di mostrare la loro determinazione, sempre che sia verosimile, e l'hanno sprecata quando hanno votato contro l'ordine del giorno del Psd'az sull'indipendenza.
Non si trattava della Dichiarazione di Filadelfia, ma di una semplice (e anche coraggiosa) dichiarazione di intenti e assunzione di responsabilità da parte del Parlamento sardo. L'annuncio di un percorso credibile solo se unitario. Ha prevalso il giacobinismo che alligna in tutta la sinistra e in buona parte della destra sarde. Che cosa diranno questa sinistra e questa destra il giorno che lo Stato, tramite il ministro della difesa, alla richiesta di chiudere la base di Quirra-Perdasdefogu risponderà: “Manco per idea”? 

3 commenti:

  1. Che dei parlamentari o meglio ministri sardi,sicuramente per interessi poco onesti,non tutelino la salute dei loro conterranei è un fatto gravissimo.Non posso pensare che tutti i politici siano disonesti ma,di sicuro,qualcosa di distorto c'è nel loro cervello, nel momento in cui sono incapaci di tutelare il benessere del popolo che li ha eletti.

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  2. @ Grazia Pintore

    Grazia mia de su coru, torraus sempri a sa propriu chistioni: "Sardinnia, collonnia". Sa Madalena, Teulada, Foghesu, Monti Urpinu, o dhui at Americanus o dhu est sa Nato o, cumenti de mìnimu, s'esèrcitu italianu. Chini dh'at detzìdiu? Nosu, mancu po conca. E sigumenti no' dh'eus bòfiu nosatrus, cuntratendi s'interessu cosa nostra, su chi s'indi benit, s'indi benit e totu a gratis. Atru che "Sardi venales", sardus a pagu pretziu, innoi non si pagat nudha, ca nudha eus mai pretèndiu. "No!", nd'eus nau medas ma, frotzis, fut mellus, calincuna borta, a nai: "Ehia, pero'..."

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  3. Non si offenda,signor Elio, ma lei ha il potere di farmi sorridere anche quando parla di cose molto serie e drammatiche.E' vero, tutto a poco prezzo o meglio gratis,sono troppo generosi questi sardi oppure...quello che noi pensiamo della nostra terra non interessa ai grandi capi?Propendo per la seconda,con molta amarezza.Noisi testorrudos sempere e cun meda dignidade.

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