domenica 5 dicembre 2010

Una comunità di lettori condannata alla clandestinità

Non c'è niente da fare: è più forte di loro:
anche quando si getta l'allarme per la
situazione della lingua sarda, per i giornali
isolani, essa è sinonimo di
un lontano passato oggi folclore [zfp]
di Vittorio Sella


Che la produzione letteraria in questi ultimi trent'anni si è arricchita con il narrare in sardo, mettendo a disposizione dei lettori racconti e romanzi, è un fatto impossibile da confutare. La novità che viene fuori con la forza di un fiume crescente è la scrittura in lingua sarda, che Diego Corraine puntualizza come "lingua propria, storica, dei Sardi, negli ultimi mille anni", mentre risultano "non proprie" il catalano e lo spagnolo. La via che si sta praticando non può essere che sperimentale, cioè di verifica delle possibilità creative e di superamento dei nodi da sciogliere. 
Ma non si tratta di un esame di ammissione, perché è già una realtà positiva l'essere consapevoli che il sardo orale è alla base di una letteratura in sardo. Questo risultato non è un appellativo con effetto provocatorio, ma è il frutto dell'impegno di quegli intellettuali, radicati nel territorio, che recuperano e valorizzano la lingua di appartenenza. Di fatto il raccontare in sardo costituisce il punto di incontro di due distanze, tenute separate nella nostra storia, tra intellettuali e lingua d'origine. E' da questa saldatura che è emersa una nuova letteratura, resistente alla omologazione, anche se la tendenza ad oscurare la creatività prevale sulla diffusione. 
Ma sono convinto che il principio della sedimentazione, che caratterizza altri campi del sapere, nella pratica dell'uso del sardo avrà effetti di crescita positiva. Non a caso il premio Grazia Deledda conserva una sezione aperta alla narrativa in sardo...

4 commenti:

  1. Per i lettori di questo blog segnalo due articoli (molti di voi già li conosceranno), uno che spazia dall'archeologia alla lingua con riferimento alla promozione della Sardegna (nella lettera all'on. Vargiu): http://www.sanatzione.eu/2010/12/lettera-allon-pierpaolo-vargiu-sulla-tutela-e-la-promozione-della-sardegna/

    Il secondo sulla libertà di informazione in Sardegna e i diritti e gli interessi degli esclusi (in cui si può benissimo annoverare anche quelli dei sardofoni): http://www.sanatzione.eu/2010/12/ma-cose-la-liberta-dinformazione-per-la-sardegna/

    Per visualizzarli, incollare gli indirizzi nel browser.

    Saluti!

    Bomboi Adriano

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. Sella dice:

    'Il nodo da sciogliere è anche questo: non basta affermare che esiste la letteratura sarda perché i testi sono scritti in sardo, occorre quella figura di critico, di esperto in lingua sarda che sappia analizzare i testi, contribuendo a farli circolare, leggere e conoscere per evitare che restino libri pubblicati ma morti'.

    Bene. Quante volte ne abbiamo parlato con Gianfranco, con Franco Pilloni e con tanti altri della figura del 'critico'. Di un giornale o rivista di 'critica' seria e consapevole delle opere in sardo! Sino alla noia! Ci sono invece solo le 'introduzioni' di questo o quel critico (in genere di letteratura italiana) i quali sono 'costretti', talvolta, a esercitare, ma solo sui'classici' (Mossa, Murenu,Montanaru,Casu ecc.ecc.), quella 'critica' (che è il sale necessario per la qualità della produzione) che non pochi invocano. Ma qui il problema diventa enorme, come ognuno può capire, soprattutto perchè, a parte qualche eccezione ( ricordo ad es. la bellissima e nota pagina critica di Placido Cherchi all'uscita del romanzo Ogus Citius di Franco Pilloni), i critici esperti di sardo e di letteratura sarda in particolare o non ci sono affatto o non si fanno vedere. Sapete qual'è stato il cruccio di Aba Losi nel parlare 'criticamente' in questo Blog di 'Sa Losa de Osana( l'opera che poi, guarda caso, avrebbe vinto il Deledda)? Di non conoscere il sardo, perchè capiva bene che una critica di un romanzo tanto bello e originale con traduzione in italiano era una critica dimidiata. Ci rendiamo conto però dello schiaffo morale di una 'continentale'? A tutti, a noi tutti. Capite che ha detto una cosa grande ma semplicissima: peccato che io non possa parlare di letteratura sarda ma di letteratura italiana di Gianfranco Pintore! E noi (noi tutti) come abbiamo reagito e l'abbiamo aiutata; come abbiamo aiutato Gianfranco e tutti i 200 romanzieri in lingua sarda della Sardegna?
    Amici miei, senza 'critica' non si fa nulla,il sardo resta al palo. A scuola, nei giornali, nella società. Dovunque. Non c'è 'promozione' alcuna. E' proprio come dice ( e ribadisce per non pochi di noi) Sella: i libri, di poesia o di prosa, anche quelli dei grandissimi, muoiono tutti. Prima di vedere la luce.

    RispondiElimina
  4. Sella dice:

    'Il nodo da sciogliere è anche questo: non basta affermare che esiste la letteratura sarda perché i testi sono scritti in sardo, occorre quella figura di critico, di esperto in lingua sarda che sappia analizzare i testi, contribuendo a farli circolare, leggere e conoscere per evitare che restino libri pubblicati ma morti'.

    Bene. Quante volte ne abbiamo parlato con Gianfranco, con Franco Pilloni e con tanti altri della figura del 'critico'. Di un giornale o rivista di 'critica' seria e consapevole delle opere in sardo! Sino alla noia! Ci sono invece solo le 'introduzioni' di questo o quel critico (in genere di letteratura italiana) i quali sono 'costretti', talvolta, a esercitare, ma solo sui'classici' (Mossa, Murenu,Montanaru,Casu ecc.ecc.), quella 'critica' (che è anche il sale necessario per la qualità della produzione) che non pochi invocano. Ma qui il problema diventa enorme, come ognuno può capire, soprattutto perchè, a parte qualche eccezione ( ricordo ad es. la bellissima e nota pagina critica di Placido Cherchi all'uscita del romanzo Ogus Citius di Franco Pilloni), i critici esperti di sardo e di letteratura sarda in particolare o non ci sono affatto o non si fanno vedere. Sapete qual'è stato il cruccio di Aba Losi nel parlare 'criticamente' in questo Blog di 'Sa Losa de Osana( l'opera che poi, guarda caso, avrebbe vinto il Deledda)? Di non conoscere il sardo, perchè capiva bene che una critica di un romanzo tanto bello e originale con traduzione in italiano era una critica dimidiata. Ci rendiamo conto però dello schiaffo morale di una 'continentale'? A tutti, a noi tutti. Capite che ha detto una cosa grande ma semplicissima: peccato che io non possa parlare di letteratura sarda ma di letteratura italiana di Gianfranco Pintore! E noi (noi tutti) come abbiamo reagito e l'abbiamo aiutata; come abbiamo aiutato Gianfranco e tutti i 200 romanzieri in lingua sarda della Sardegna?
    Amici miei, senza 'critica' non si fa nulla,il sardo resta al palo. A scuola, nei giornali, nella società. Dovunque. Non c'è 'promozione' alcuna. E' proprio come dice ( e ribadisce per non pochi di noi) Sella: i libri, di poesia o di prosa, anche quelli dei grandissimi, muoiono tutti. Prima di vedere la luce.

    RispondiElimina

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.