lunedì 8 novembre 2010

Scultura di Eleonora d'Arbareê a Mogoro? Forse

di Gigi Sanna

Che avesse perfettamente ragione Francesco Cesare Casula, docente di Storia Medioevale dell'Università di Cagliari, quando nel 1984 comunicò di aver individuato, effigiati nei peducci pensili della volta a crociera dell'abside della chiesa di San Gavino Martire in San Gavino, i busti dei Giudici di Arborea Mariano IV ed Ugone III, della Giudicessa reggente Eleonora e di Brancaleone Doria marito di questa?
L'ipotesi, come si sa, oggi è quasi 'passata' e, comunque, tenuta nella massima considerazione, ma in quegli anni fu motivo di aspre polemiche e molto contrastata, in alcuni ambienti, da parte di storici e di storici dell'arte.
A rafforzare però l'annuncio della scoperta della chiesa di San Gavino come 'pantheon' degli Arborea spunta oggi inopinatamente una effigie singolare che si trova nel peduccio di un'arcata di una antichissima casa di sicuro periodo basso -medioevale della cittadina di Mogoro, sede questa – come si sa - di un' importante curatoria giudicale .
Detta effigie, di chiara tipologia medioevale, riproduce le fattezze di una donna dai lunghi capelli divisi da una scriminatura centrale e ricadenti sulle spalle. Il busto di essa è assente perché interamente sostituito, in maniera – sembrerebbe - assai significativa e allusiva, da una splendida decorazione ovvero da un singolare e ricco motivo fitomorfo (albero con rami e foglie).
E' apparso subito abbastanza evidente allo scopritore Bernardino Maccioni (noto Dino), noto poeta e cantautore mogorese, nonché studioso appassionato delle varie antichità del suo paese, che la singolare scultura presentava delle forti analogie con la figura femminile che nella chiesa medioevale di San Gavino rappresenterebbe, stando agli studi del prof. Casula, la figura di Eleonora (1340 -1404), figlia di Mariano IV d'Arborea e sorella di Ugone III e di Beatrice.


La doverosa prudenza con cui Gigi Sanna riferisce le convinzioni dello scopritore della comunque importante statua di Mogoro non può toglierci la sensazione che forse siamo di fronte ad una notevole scoperta per la nostra storia. Il professor Cesare Casula, che individuò a San Gavino la statua di Eleonora (riprodotta all'interno di questo articolo), gli altri medioevalisti e gli storici dell'arte renderebbe un grande servizio alla Sardegna, esprimendo il loro parere su questa statua. Intanto, a chentu annos cun salude e trigu a muntone, Gigi Sa'. [zfp]



7 commenti:

  1. Gratzias Zua', ses su primu apustis muzere mea. 'Trigu a muntones' tue naras. Podet essere 'bastante' puru! Po sa salude emmo: andant bene sos muntones ca so pili canu e sa gherra est longa, longa meda. E tue dd'ischis.

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  2. da Francesco Cesare Casula

    Quello che ho dichiarato nel 1984 essere il Pantheon degli Arborèa, a San Gavino Monreale, non scaturisce da un esame stilistico dei bassorilievi ma da un “ante quem” e da “un post quem” (dati da un’iscrizione muraria posta sotto i peducci) che non lascia dubbi (vedi, mio: La scoperta dei busti in pietra dei re o giudici di Arborea: Mariano IV, Ugone III, Eleonora con Brancaleone Doria, Pisa, ETS, 1984). Nell’ambiente accademico i “murrungi d’invidia” sono all’ordine del giorno ma mai, nessuno ha contestato la scoperta per iscritto (ciò vuol dire che è inconfutabile). Per quanto riguarda l’effige di Mogoro potrebbe darsi benissimo che sia quella di Eleonora; ma senza altri elementi probatori, oltre a quello stilistico, non è possibile stabilirlo con certezza.

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  3. Ndi torrant, ndi torrant, cumenti in d-unu bisu, dea s'antigoriu de su tempus. Non m'arregodat sa temperia de su 1984, in conca portau ancora atrus bentus. Imoi, cosa è movendusia. Mi dhu intendu in sa pedhi chi s'apilutzat dònnia borta chi novas che i-cussas de Gigi Sanna pìchiant a sa janna de domu.
    Parit ca is mannus nostus non tengiant paxi po su chi non funturu arrennèscius a fari e po su chi iant isballiau faendu.
    Pìchiant a sa janna de chini est abarrau de sa genti insoru: a si ndi moviri, ca su tempus, galantomini cument' est, torrat a si presentari, fatufatu.

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  4. O E', sa chi iscries tue non est prosa est poesia, cantu galanu de s'anima.
    Abbaida.


    Ndi torrant, ndi torrant,
    cumenti in dunu bisu,
    dae s'antigoriu
    de su tempus.

    Non m'arregodat sa temperia
    de su 1984: in conca portau
    ancora
    atrus bentus.

    Imoi, cosa è movendusia.
    Mi dhu intendu in sa pedhi,
    chi s'apilutzat,
    dònnia borta chi novas
    che i-cussas de Gigi Sanna pìchiant a sa janna
    de domu.

    Parit ca is mannus nostus
    non tengiant paxi
    po su chi non funturu arrennèscius
    a fari
    e po su chi iant isballiau
    faendu.

    Pìchiant a sa janna
    de chini est abarrau
    de sa genti insoru:

    'a si ndi moviri,
    ca su tempus,
    galantomini cument' est,
    torrat a si presentari,
    fatufatu'.


    O Elio, sole benedittu, ite 'e ispantu su sardu. Ite 'e ispantu sa litteradura chi b'est mancari non bi siat! Falaos min sun in conca sos versos de Lobina:
    Ajo, est ora de si movi ecc.

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  5. O Zua', la pronta risposta di Francesco Cesare Casula (che qui ringrazio pubblicamente)porta a sperare che ci troviamo di fronte ad una bellissima testimonianza archeologica, storica e culturale del nostro passato. Gli studi sulla scultura e sulla abitazione dove essa si trova in Mogoro (se e quando ci saranno) forse potranno offrirci qualche cosa di più. Per quanto mi riguarda già il 'potrebbe darsi benissimo che sia quella di Eleonora' di un medioevalista del calibro di Casula è già molto, moltissimo. In questi casi è molto facile prendere fischi per fiaschi e farsi trascinare dall'entusiasmo per dati esclusivamente stilistici e comparativistici. Ripeto. E' già molto, moltissimo.

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  6. Cara Atropa, sull'albero degli Arborea, millenario come giustamente dici tu, interverrò in una conferenza apposita che terrò in Oristano. La sto sempre rimandando per il semplice motivo che sul simbolo,preso in prestito come sai dalla casa regnante di Arbaree (quella E lunga finale ti dice tutto!), le testimonianze nuragiche (soprattutto) crescono sempre di più. Ma ora, stante anche la comparsa dello 'strano' busto della figura della nobildonna mogorese, credo che sia giunto il momento di dire qualcosa sull'albero deradicato che poi è il simbolo più forte della nostra storia passata e prossima ( e mi dispiace per la bandiera dei quattro mori, credimi)particolarmente della mia gloriosa Aristanis. Il momento, con ogni probabilità, sarà quello dell'inizio del secondo corso sulla 'scrittura nuragica', previsto per la seconda quindicina di gennaio dell'anno prossimo.

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  7. "O E', sa chi iscries tue non est prosa est poesia, cantu galanu de s'anima.
    Abbaida." Mi permetto di rubare le parole del signor Gigi Sanna perchè lo scritto del signor Elio è veramente poesia chi dae luche a so coru meu e de tottus sa personnas(?) chi amana sa Sardinia e sas medas bellezzas chi ata;puru se sos italianos non le connoschene(scusate il mio sardo macheronico)

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