domenica 23 maggio 2010

Ma la storia dev'essere utile o basta che sia vera?

All'amico Gianfranco Sabattini, docente di economia all'Università di Cagliari, riconosco un coraggio piuttosto inedito in mezzo ai cattedratici: quello di voler instaurare il dialogo con gli eretici. Lo ha fatto nel settembre scorso, quando ha, per così dire, sdoganato dal silenzio la proposta del Comitato per lo Statuto, quello che elaborò e mise in circolazione la “Nuova Carta de Logu”, Statuto speciale per la Sardegna. Scrisse, nel sito “Democrazia oggi” due articoli secondo me non condivisibili, ma pose il problema al suo mondo della sinistra radicale sarda, sordo all'argomento. Non è cosa da poco.
Così come non è cosa da poco il suo articolo, pubblicato oggi su L'Unione sarda ("Dal vecchio Regno alla Repubblica - Il grande inganno per la Sardegna"), di polemica con il libro di Francesco Cesare Casula “Il grande inganno”, del tutto ignorato, perché eretico, dal mondo accademico a cui Casula è appartenuto per decenni. Ignorato non significa non letto e non valutato, ma semplicemente rimosso per la considerazione secondo la quale Cesare Casula ha ragione, ma dice cose “pericolose” per la vulgata storica unitarista che da cent'anni e più è messa in giro dagli storici. Ciò che succede in molti altri ambiti, come ben sappiamo. Già il riconoscere l'esistenza della dottrina della statualità, prenderla in considerazione per contestarla è un merito.
Per la verità, Sabattini non la contesta, se non con l'uso di condizionali (“sarebbe stata”, “sarebbe valso”, “avrebbe falsato”); anch'egli si ferma a considerare le conseguenze che le tesi di Casula potrebbero avere, così come in settori politici a lui non congeniali altri fanno. “Che senso ha precisare” scrive infatti “che il processo di unificazione istituzionale e nazionalitario dell'Italia moderna è avvenuto per incorporazione all'interno del Regno di Sardegna dei restanti Stati insistenti sul territorio?”. E ancora: “Cioè, che senso ha precisare tutto ciò se poi il processo reale di unificazione poteva risultare, se fosse stato adottato un impianto istituzionale federalista del nuovo Stato, del tutto ininfluente rispetto alla capacità autonoma delle singole unità sub-statali federate di crescere e di svilupparsi in modo reciprocamente equilibrato?”.
C'è da trasecolare. Vorrei sbagliare, ma l'amico Sabattini pare chiedere che senso abbia raccontare una storia vera, anziché un storia utile. La storia utile, o “sostanziale”, come la definisce, è, forse, questa: il “nuovo” Stato (nuovo?) “non poteva assumere un nome che lo avesse legato in modo esclusivo ad una sola delle diverse nazionalità che in esso venivano aggregate”. C'è – mi perdonerà Sabattini – una terribile confusione che farebbe felici tutti gli indipendentisti sardi e siciliani senza distinzione, nell'affermare che Italia è una “denominazione superpartes”. Italia è, notoriamente, il nome della penisola; la Sardegna, la Sicilia, Elba, Ischia e tutte le altre isole non fanno parte della penisola, in quanto appunto, isole. La denominazione superpartes le esclude. Se invece è un nome collettivo con cui ribattezzare il vecchio stato sardo, si torna alla dottrina della statualità per la cui negazione ci vorrebbero argomenti diversi da quelli della opportunità e utilità di elaborazione e diffusione.
“Nuovo stato”? Ma quando mai? Forse che il passaggio dal Regno d'Italia alla Repubblica italiana ha comportato la nascita di un nuovo stato? La questione, caro Sabattini, è altra e la sistemi alla fine del tuo articolo, quando accenni “alle altre comunità regionali, cui Casula, con sottintesi intenti disgregatori della loro unità statuale, dedica il suo presunto “inganno”.” Come dire che, pensando agli articoli cui accennavo, la lingua batte dove il dente duole. Non so se Casula abbia “intenti disgregatori”, ma che li abbia o no, che cosa c'entrano con la sua storia non utile a magnificare “l'unità d'Italia”? La storia o è vera o è falsa. Ed è da quando, nel 1997, ha pubblicato “La terza via della storia – Il caso Italia”, che aspetto che qualcuno dimostri che è una storia falsa o, almeno, infondata.

6 commenti:

  1. La Storia (l'insieme dei fatti realmente accaduti, che hanno condotto le singole componenti - gli Stati e le Nazioni - del Mondo a ciò che sono oggi) E' vera e DOVREBBE anche essere utile.
    Purtroppo - quando essa viene riportata - spesso risulta essere stata INTERPRETATA, più che raccontata come essa si è svolta.
    E questo è male: perché spesso si ripetono - in situazioni consimili, che riproducono quelle del passato- proprio quei medesimi errori più volte commessi in passato. Riportare una "Storia" errata equivale ad impedirsi di imparare dai propri errori.
    Pertanto, chi riporta o ricostruisce in modo errato (qualsiasi sia il suo movente di base: politico, economico, o altro) la Storia, oltre a commettere un falso, aggiunge elementi fuorvianti alle possibili decisioni future da prendersi.
    Ma questo tipo di azione sembra davvero essere uno dei nostri sport preferiti.

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  2. x ZFP

    Ma il prof. Sabattini economista é lo stesso di tanti anni fa che scatenò una vera e propria crociata contro la zona franca in Sardegna? Quando soffiava impetuoso il vento sardista che portò Mario Melis alla presidenza della RAS, in Sardegna era all'o.d.G. del dibattito politico la questione della zona franca doganale, e ricordo che un certo prof. Sabattini, si materializzò dal nulla per abbaiare contro la zona franca, con dati francamente opinabili. Quando fu chiaro che la zona franca era e restava un miraggio, scomparve nuovamente nel nulla. Se si tratta della stessa persona c'é poco da stare allegri. Se sono questi i famosi "intellettuali organici", viene da dire che sono organici al proprio partito di riferimento (in quel caso era il PCI).Punto e basta.

    X Maurizio

    In linea teorica concordo con il suo punto di vista. Del resto, non si dice che la Storia é maestra di vita? In pratica, però, a mio modo di vedere, non é mai stato così. Forse perché i circuiti cerebrali dell'uomo hanno funzionato sempre allo stesso modo sin dalla sua comparsa sulla terra. Un tempo le guerre erano motivate dal possesso di una zona di caccia, una sorgente d'acqua, una cava di sale etc, e ci si combatteva con lance, frecce e coltelli. Poi l'uomo si é acculturato, ha migliorato di molto la sua condizione ed ora combatte per i pozzi di petrolio, per le miniere di diamanti, per il controllo di certi mercati e certe vie commerciali etcc. Naturalmente a colpi di missili, aerei supersonici e sottomarini, perchè adesso siamo moderni. A me pare che dalla Storia l'uomo non ha mai imparato nulla, vera o falsa che fosse. E non imparerà mai nulla finchè nel nostro cervello prevarrà la sete del potere e l'istinto alla sopraffazione. A volte ci si maschera con giustificazioni religiose, desiderio portare civiltà, ma tant'é: alla base di ogni contrasto, anche sociale, c'é sempre il desiderio di ricchezza(c'est l'argent qui fait la guèrre).

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  3. @ Maimone:
    Guardi che non ho intenzione di cercare di farle cambiare idea. Ma non posso fare a meno di citare - tra i tanti che si potrebbero portare in causa - proprio un consulente militare del pentagono: Edward N. Luttwak ("la grande strategia dell'Impero Romano"- Rizzoli 1986-1991, ma ha scritto almeno altri 6 libri oltre questo).
    Degli errori e delle imprese corrette del passato ( e - si badi bene - dell'unico esempio di impero multirazziale e multinazionale che sia durato a lungo) egli ne ha fatto materia apprezzata di studi strategici e militari, presso il Center of strategic and International Studies di Washington.
    Dagli errori e dalle scelte vincenti del passato - quindi - non solo c'è da imparare (cosa in cui lei è d'accordo), ma c'è anche chi insegna (insegnante retribuito e ricercato) e chi impara (pagandosi i corsi), contrariamente a quanto lei crede.

    Ecco perché sono così avverso a chi redige versioni personali e fuorvianti della Storia.

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  4. Bè si, messa così sono più o meno d'accordo. Sicuramente esistono anche scuole dove si impara a correggere gli errori del passato, ma a mio modo di vedere sono dettagli: come condurre una battaglia diplomatica o una guerra sul campo, come gestire un certo tipo di conflitto sociale etc etc
    Il mio voleva essere un discorso più generale, in quanto la Storia é fatta dagli uomini secondo il proprio punto di vista che, a sua volta, é dettato dal proprio interesse.
    Sicuramente, dalla Storia possiamo imparare a vincere una guerra, ma non impareremo mai ad eliminarle dalla faccia della terra.Purtroppo

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  5. Volevo dire: ad eliminare le guerre dalla faccia della terra

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  6. La storia dovrebbe essere sempre semplicemente vera,
    in realtà è sempre semplicemente funzionale al potente di turno.
    Il tempo che stiamo vivendo non sfugge a questa cinica regola.
    Gli occupanti saranno i salvatori e i partigiani diverranno terroristi, o viceversa.
    E' sin troppo facile distorcere la realtà.
    Allo stesso modo un gruppo di miti appassionati di storia della Sardegna antica diventa la nuova Hitler jugend e uno romanziere in accappatoio il nuovo Guido von List.
    Forse in un futuro non lontano giovani sardi dalla testa rasata, camballisi e cosingiusu lucicanti ai piedi, sfileranno marcianti davanti il Bastione di Saint Remy,
    “Mein Kampf “ sottobraccio e “La Stele di Osana” stretto in pugno.
    ADG

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