giovedì 1 gennaio 2009

Quel computer di Bolognesi. Ahi ahi ahi

di Francu Pilloni

Caro amico, ti scrivo … e non sarò breve. Chiaramente per esprimere i migliori auspici per il nuovo anno a te e al tuo blog, ai visitatori attenti o distratti, a chi ci scrive porgendo gli argomenti e la guancia, a chi interviene in forma anonima (anzi, ti preannuncio una mia esegesi sull’argomento, come a dire un inno all’anonimato).
Sai già, perché te l’ho detto e scritto e ancora te lo ripeto oggi, quanto sia colpito dall’acutezza della tua analisi politica delle situazioni e dalle diagnosi che ne trai: ti vado appresso come un cacciatore segue in umiltà il fiuto del suo cane. Ma come uomo-cacciatore, sono così presuntuoso di pretendere l’ultima parola sul se e sul quando sparare sulla preda.
Tu dici, a proposito del disegno di legge sulla lingua sarda, presentato dalla Giunta regionale dimissionaria, non solo che non sarà ovviamente mai discusso in Consiglio, ma sarà un cavallo di battaglia di Soru nella prossima campagna elettorale. Dio lo voglia! Or sono 4 anni, mi lamentavo che nella scorsa campagna per le regionali, nessuno, e dico nessuno tra i candidati, accennò alla questione della lingua e della cultura.
Questa volta, se il Renato sale in sella, la concorrenza non potrà ignorarlo. E chissà cosa ne verrà fuori, da questo o da quello, anche in alternativa a questa miseria di LSC. D'altronde, se ho scommesso tres arrialis su Soru, non è detto che vada a votarlo. Anzi, non è detto che vada a votare tout court...

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2 commenti:

  1. Leggo sempre con interesse gli interventi ospitati in questo blog.
    Alcune considerazioni in merito al disegno di legge, laddove disciplina la modifica della norma sperimentale LSC:

    Articolo 5, comma 2:


    2. Le norme, che hanno carattere sperimentale, possono essere modificate con delibera della Giunta Regionale, previo parere di una commissione di esperti nominata ad hoc, d’intesa con le Università di Cagliari e Sassari e gli Sportelli Linguistici delle Amministrazioni Provinciali.


    Ritengo corretto che decisioni in merito alla modifica di uno standard linguistico le si assuma di concerto tra più soggetti e organismi competenti. E' una garanzia di democraticità.
    Il peccato originale è semmai a monte. Per predisporre queste norme è bastata la volontà del presidente Soru e dei suoi consiglieri (ricordiamo che la commissione tecnico-scientifica non ha dato parere vincolante), trascurando di avvalersi di studi socio-linguistici preliminari ecc, ecc.. Cose note.
    La legge darebbe maggiore legittimazione al frutto di un lavoro a detta di molti poco partecipato nei metodi e nei risultati, ma pretende al contempo ampia condivisione nell’eventualità di una sua revisione. In sostanza, qualora la legge (peraltro buona) dovesse passare, mi par di capire che la modifica della LSC si rivelerà molto più complicata della sua elaborazione e adozione, non potrà avvenire per decisione altrettanto unilaterale della giunta regionale, ma occorrerà raggiungere l'intesa tra un cospicuo numero di soggetti.
    Strada in salita anche per l'emendatore Bolognesi..

    Marco

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  2. Mi pare che tutto questo discutere intorno alla Lingua Sarda (ed agli interessi che vi ruotano intorno) ci abbia fatto perdere di vista la Storia che ci ha visto impegnati a tutelare e valorizzare il "patrimonio non solo linguistico dei Sardi".
    Parlare, oggi, del Disegno di legge, presentato da Soru (mentre andava a consegnare le dimissioni), mi pare che sia come parlare del sesso degli angeli, continuare a discutere intorno allo strutturalismo linguistico portato avanti in questi ultimi 5-10 anni che dovrebbe portarci a riflettere su quali siano i punti che legano la LSC alla "minoranza linguistica storica che parla il sardo" prevista dalla L. 482/1999.
    Forse dimentichiamo ciò che venne affermato con l'articolo 2 della L.R. 26/1997, o forse i finanziamenti previsti dalla L. 482/1999 ci hanno tolto la facoltà di comprendonio (come afferma Pintore "nos han' postu su mascara"). Nessuno finora ha rilevato la disparità di trattamento contenuta tra le minoranze linguistiche storiche propriamente dette e quelle che, per essere riconosciute e tutelate, devono "parlare" la lingua della minoranza (i sardi sono in questo secondo gruppo e, quando ne prenderanno coscienza, anche i friulani ed i ladini e tutto quel popò di minoranze italo-europee piovute finanche alla conferenza della lingua sarda)!
    La L.R. 26/1997, che è pure la prima legge di tutela e valorizzazione linguistica firmata da un Presidente della Regione, ha creato scompiglio tale che anche le altre minoranze linguistiche hanno iniziato a batter cassa (trovando riconoscimento nella legge nazionale del 1999 fuorchè i ROM).
    Tutto ruota, oggi, intorno alla c.d. lingua amministrativa in uscita, riportando alle discussioni che vennero intavolate dai linguisti sull'uso giuridico del Sardo all'hotel Regina Margherita di Cagliari nell'ottobre 2007.
    Tutto questo considerare "linguistico", si badi, ci porta a lasciare nell' ombra il fattore "politico" dell'argomento linguistico, quello "giuridico" e finanche quello "amministrativo" (visto che non si è mai ascoltato il parere di nessun "tecnico dell'amministrazione").
    Nel "convegno scientifico internazionale" sull'uso giuridico del sardo nessuno aveva titolo e
    si dimenticarono di considerare e di interpretare il disposto combinato dagli artt. 1, 7 ed 8 della L.482/1999 (ma che importa quel che conta erano i finanziamenti ... a fondo rigorosamente perduto!) e la "cliens" che vi è cresciuta attorno, grondante d'ignoranza, non importa più neppure che abbia titolo o meno, l'importante è appartenga alla "lobby" della LSC.
    Marco , citando la commissione degli esperti, non dimentica di annoverarci le Università di Cagliari e Sassari (che sono poi i più diretti responsabili di tutta questa pena linguistica, culturale e civica, che si può registrare in ogni luogo ed oramai ad ogni livello) e gli "sportelli linguistici delle Amministrazioni provinciali" (che tutto hanno fatto fuorchè ciò che si erano prefissi di fare con i progetti), dei quali si ricorda quello di Oristano è già stato chiuso mentre gli altri, in attesa della Finanziaria regionale con i fondi del 2036, sono ben avviati alla stessa triste sorte!!!
    Un'osservazione, infine, merita (per onor di cronaca) quel 2% della popolazione che nel 1869 era in grado di comprendere l'italiano (compensato a suo modo da quel 98% che, al contrario, parlava, scriveva - ci sono le prove storiche, letterarie ed anche filosofiche - e comprendeva il sardo). Sono bastati poco più di cento anni perchè i Sardi si potessero presentare alla luce della storia con percentuali invertite: Il 2% dei Sardi comprende "il sardo", in compenso il 98% non comprende manco l'italiano!
    Va a finire che mi vedrò costretto a scendere in campo in prima persona in questa campagna elettorale per denunciare questa "sporca Fadzenda" che sta causando danni (forse anche irreparabili) non solo al patrimonio materiale e spirituale dei sardi ma anche (se non soprattutto) all'amministrazione del bene pubblico che è di tutti e di ognuno.
    Mi indigno Gianfrà..., oltre ogni modo ed ogni oltre misura, perchè ciò che sarebbe potuto servire ad unirci ancora ci divide.
    Sono incazzato nero (oserei dire furente) al sapere che hanno pagato tutti fuorchè quelli che avevano titolo.
    Colgo l'occasione per far presente che "la lingua sarda" è la lingua ufficiale della confederazione sindacale sarda che, tra tutte, è una minoranza storico-linguistica (e non solo linguistica) che meriterebbe più attenzione e valorizzazione da parte di tutti. Voi lo sapete che cos'è un Sindacato e cosa si differisce da un Sindacato storico?

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