lunedì 15 settembre 2008

Stiglitz: "Come si fa ad accettare una sfida cosi?"

di Alfonso Stiglitz

Vedi, caro Gianfranco, è francamente difficile confrontarsi, non dico sfidarsi (mai sfidato chicchessia in tutta la mia vita), con chi non condivide, volutamente, una base di rispetto e, soprattutto, di conoscenze minime dell’argomento.
Il profluvio di parole, spesso insultanti, inutilmente insultanti e minacciose, non bastano a occultare la palese (magari voluta) non conoscenza dei dati geologici e archeologici (e il nuraghe Tradori, in fronte al mare, è ancora lì). Ai dati si risponde con i dati non con le sfide; il fatto che io sia, certamente, antipatico, che utilizzi il gerundio (un difetto di noi sardi), che zoppichi con la consecutio, tutto questo non trasforma una piana alluvionale nei resti di un maremoto.
Credo sia più utile fornire a chi ci legge un po’ di documentazione, con le corrette indicazioni bibliografiche, così che si possa controllare direttamente le fonti.
Il primo testo (un estratto, ovviamente) è di un geologo oristanese ed è facilmente reperibile in ogni biblioteca o libreria, nonché scritto in maniera comprensibile anche ai non addetti ai lavori. L'invito è, ovviamente, quello di leggere l'intero volume, per conoscere meglio il nostro fiume.

G. Mele, I paesaggi geomorfologici, contenuto nel volume curato da B. Paliaga, Il Tirso, Cagliari, Edisar, 1995, pp. 37-53.


Da un punto di vista geologico la piana di Oristano è stata formata dai detriti trasportati dal Tirso e dai suoi affluenti, in condizioni climatiche differenti, quando il clima era più piovoso e i fiumi trasportavano dalle montagne una maggior quantità di materiale.
Dall’alto la piana appare come un immenso conoide alluvionale, di forma triangolare, col vertice all’uscita appunto della gola di Villanova.
I depositi più antichi sono costituiti dalle alluvioni ciottolose, conosciute localmente col nome di gregori. Esse sono formate da ciottoli paleozoici di granito, scisto e quarzo, e in subordine vulcanici, cementati da un materiale argilloso che a causa dell’ossidazione del ferro si presenta di colore giallo-rossiccio. Queste alluvioni sono state incise nuovamente dal Tirso che attraverso esse si è scavato l’attuale alveo, isolando delle colline ondulate, i cosideti terrazzi. Particolarmente evidenti sono quelli tra Solarussa e Tramatza, e quelli presso Siamaggiore e Palmas Arborea.
Tra i dossi, il Tirso ha depositato sedimenti argillosi più recenti, di colore scuro, chiamati bennaxi.
Il riempimento del tratto di mare non è stato completo, in quanto i rilievi paleozoici dai quali proveniva il materiale erano piuttosto distanti e non molto elevati: all’interno della piana rimanevano quindi ampie distese paludose, ora bonificate, mentre ancora più lontano, verso il mare, sono rimasti le lagune e gli stagni. [...] numerosi stagni e lagune orlavano il golfo, resti dell’antico mare colmato dai detriti portati dal fiume [...]
Osservando bene la morfologia della zona, e basandosi anche su dati geologici, sembra che il letto del fiume non fosse quello attuale: secondo una prima ipotesi esso doveva scorrere più a nord, in quello che adesso è il rio Marefoghe [non distante da s’Urachi, aggiungo io] e si immetteva direttamente nella laguna di Cabras, un tempo aperta verso il mare. Alcuni sondaggi hanno evidenziato un vecchio alveo tra Cabras e Torregrande e questo potrebbe rappresentare un altro letto del fiume. Alveo che è possibile seguire, sommerso, anche all’interno del golfo di Oristano, dove il mare è poco profondo”
. (pp. 50-53).”

P.S. Sarò pedante e puntiglioso, nel mio mestiere sono virtù fondamentali per non prendere abbagli, ma non ho mai disquisito di spaghetti e linguine, al massimo ne ho mangiato con piena soddisfazione;invece mi interessa molto, sarò fissato, la differenza tra gregori e bennaxi, curiosità che condivido con i contadini, oltre che con i geologi.

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