di Giovanni Ugas
Nel suo blog, Mauro Peppino Zedda risponde al mio
articolo Nuraghi, Shardana, scrittura ed altre questioni pubblicato su questo
blog. Questa la mia replica:
Su Mulinu, Villanovafranca. Dal sito "Sardegnacultura" |
Sorvolo sul
tono offensivo con cui ti rivolgi a coloro che non la pensano come te, dando
un’impressione che contrasta con tua onestà e generosità. Ciò premesso, tu non
tieni conto del fatto basilare che in archeologia, i manufatti rinvenuti negli
scavi sono gli elementi fondamentali per stabilire la cronologia e la funzione
delle architetture. Gli scavi dicono che i nuraghi non furono utilizzati come
templi dall’età del Bronzo medio e recente sino al I Ferro (per alcuni altri al
Bronzo finale, ma faresti bene a leggerti il mio articolo sul I Ferro). Tutti
gli altri elementi, quali ad esempio le caratteristiche architettoniche e il
contesto ambientale, confermano senza equivoci lo stesso assunto. Passo ad
esaminare le singole osservazioni.
1. Zedda riconosce che i nuraghi sono costruiti come
le torri ma, anziché assegnare ad essi la funzione di edifici fortificati, li
considera templi. Egli per giustificare la sua idea afferma: “Le mensole
oltre che nei castelli sono presenti sia nelle chiese che nei campanili
medievali, ma aggiungerei anche nei minareti musulmani e negli edifici sacri
indù, la presenza di mensole in un edificio non è la prova che l’edificio sia
una fortezza”. A parte la differenza cronologica tra gli edifici nuragici e
le chiese medioevali e moderne, non tenuta in conto da Zedda, dal suo
ragionamento consegue la domanda: chi ha copiato sul piano stilistico-formale,
la fortificazione dalla chiesa o viceversa? Tutti gli architetti risponderanno:
la chiesa dalle fortificazioni.
2. Zedda dice: “La differente articolazione
costruttiva (dei nuraghi) non significa che essi siano edifici fortificati;
anche le chiese cristiane in ogni epoca presentano differenti articolazioni
legate al rango della sede o alle risorse delle comunità.” Nella sostanza
riconosce delle differenze gerarchiche tra i sacerdoti e non ammette differenze
gerarchiche politiche, ma è improbabile che ciò accadesse perché di norma
nell’antichità il sacerdote, è anche un’autorità politica o un suo stretto
satellite, quand’anche il ruolo di massima autorità religiosa e politica non
siano appannaggio di una stessa persona. In effetti, non è pensabile un potere
religioso senza un equivalente potere politico nell’età del Bronzo quando le
comunità mediterranee erano dominate da gerarchie tribali o da autorità regali,
in genere manifeste proprio negli edifici residenziali (i “palazzi”) che per la
loro imponenza si distinguono nettamente dalle case dei comuni cittadini. Nel I
Ferro, in una società democratica o (per i greci) aristocratica c’è una sede
politica, la Sala del consiglio, e una religiosa, il tempio (a megaron, a
pozzo) e a maggior ragione doveva accadere nell’Età del Bronzo, quando
nell’isola sono note altre specifiche categorie
di edifici templari: i templi
funerari (le Tombe dei giganti), i
templi in grotta (es. Su Benatzu di Santadi), i templi a pozzo e i templi a
megaron. D’altra parte, Zedda stesso ammette che nei nuraghi si accumulavano le
risorse e che dunque implicitamente vi erano esigenze difensive; queste non potevano essere affrontate senza
apparecchiature di difesa, cioè senza le torri dei nuraghi stessi.
3. Zedda afferma: “E il rifascio di Barumini, se
anche si stabilisse che è stato fatto per motivi difensivi, sarebbe un indizio
che i nuraghi non sono idonei alla difesa! D’altronde abbiamo tanti esempi di
edifici sacri trasformati in fortini.” È evidente che con questa
dichiarazione Zedda nega l’evidenza poiché i nuraghi, possenti
come sono, turriti con alte e massicce cortine murarie (che non si capirebbero
in un edificio chiesastico ) e con alti terrazzi sulle torri e sugli spalti
sono luoghi palesemente deputati al controllo e alla difesa del territorio.
Anzi per essere costruzione dell’età del Bronzo sono straordinariamente adatti
a questo compito e non a caso i corridoi di Su Mulinu (il più antico di tutti!)
e di Santu Antine sono richiamati nelle fortificazioni di Tirinto e di
Hattushas. Voglio ricordare, tra l’altro, che i nuraghi avevano due guardiole
affrontate ai lati dell’ingresso al bastione, una su un lato dell’ingresso alla
torre principale e infine un’altra in cima al mastio. Inoltre in diversi
nuraghi, ad es. nel Santu Antine, la porta d’ingresso poteva essere sbarrata da
un grosso trave ligneo calato dall’alto attraverso un grande foro verticale,
che si osserva sul corridoio dietro l’architrave dell’ingresso stesso. Pertanto, se il nuraghe di Barumini viene
rifasciato è perché nel Bronzo finale ormai si usavano nuovi mezzi ossidionali
e la porta a piano terra poteva essere sfondata, come giustamente aveva già
osservato il mio maestro Giovanni Lilliu. Che Su Nuraxi di Barumini venisse
trasformato da tempio in fortezza proprio alla soglia del I Ferro, nel momento
della crisi sociale che sfocia nella devastazione dei nuraghi, è quanto mai
incongruente con la ristrutturazione dei nuraghi come templi documentata in
questo periodo. Occorre aggiungere che lo stesso nuraghe di Barumini risulta utilizzato come tempio, ma in età punica
e romana, e solo all’altezza dei silos
che sovrastano le camere inferiore sulle torri laterali del bastione,
perché l’edificio oramai era inaccessibile al piano terra.
4) Zedda
sostiene: “Di nuraghi a partire dal Bronzo Finale non se ne costruiscono
più, ma non è questa una ragione per asserire che non fossero edifici sacri”. Al
contrario, occorre chiedersi quale
ragione impediva che i nuraghi fossero ancora edificati nel I Ferro ( per altri
e per lui nel Bronzo Finale ) e perché mai avrebbero dovuto distruggerli se
erano semplici templi indifesi e non edifici fortificati. Peraltro, è del
tutto impensabile che i responsabili di queste devastazioni così sistematiche,
anche nelle regioni montane più interne, fossero i Popoli del mare o altri,
come si vuole far credere, perché nel periodo che corre tra il Bronzo recente e il Bronzo finale o tra il Bronzo
finale e il I Ferro non vi è alcuna traccia di aggressioni esterne! In
effetti, gli elementi dell’archeologia corrispondono pienamente ai dati della
letteratura greca: i nuraghi (daidaleia con tholoi) costruiti per
i capi iliesi (Iolei), cioè le residenze dei capi tribali, vennero abbandonati
quando (tra lo scorcio del Bronzo finale e gli inizi del I Ferro), i loro capi (“i re tespiadi”) vennero
abbattuti, cacciati via e sostituiti da un regime democratico o, per i greci) aristocratico.
5. Secondo Zedda
io sarei all’oscuro del passaggio
dall’aniconismo all’iconismo avvenuto in questo frangente tra il Bronzo finale
e il I Ferro (per altri tra il Bronzo recente e il Bronzo finale), ed è
talmente bravo da citare il suo studio del 2009. Se avesse letto o ricordato
qualche mio articolo avrebbe saputo che queste cose le ho scritte fin dal 1985
(Il mondo religioso nuragico in Sardegna preistorica, Nuraghi a Milano)
e le ho riprese in vari articoli successivi. Tuttavia questi rimandi di Zedda all’aniconismo
del Bronzo medio-recente sono fuori luogo perché quando parlo dell’assenza di
elementi di sacralità e di culto nei nuraghi in questo periodo non mi riferisco
alle statuine o alle rappresentazioni iconiche bensì ai diversi elementi che
compongono un contesto templare che è fatto di altari di varia natura, vari
generi di offerte con contenitori selezionati (come avviene ad esempio a Su
Benatzu di Santadi) e immagini sacre aniconiche per l’appunto. Peraltro, va precisato
che l’aniconismo del Bronzo medio-recente è noto nell’isola solo nelle aree
funerarie e non in altri ambiti religiosi, e pertanto non siamo certi del tutto
che non esistessero rappresentazioni antropomorfe e al riguardo occorre
richiamare l’importazione della testina di guerriero in avorio da Mitza Purdia
di Decimoputzu.
6. L’astronomia è una
scienza bellissima e importante ed è certo molto utile anche per la scienza
archeologica. Tuttavia, quando si dice che i nuraghi sono raccordati tra loro
sul terreno sulla base dell’orientamento
delle stelle si dice una piccola verità e un bugia più grossa, ma la bugia più
grossa inghiotte quella piccola. Infatti essendo numerosi, a migliaia, si
troveranno sempre dei nuraghi, opportunamente scelti, disposti in modo tale da
comporre tra loro tutte le più importanti costellazioni del firmamento visibili ad occhio nudo. Altro
conto, beninteso, è l’orientamento di ogni singolo edificio. La geometricità e
razionalità dei nuraghi classici favoriva l’allineamento sui punti cardinali e,
non è da escludere, anche sulla luna, sul sole e forse anche su qualche astro.
È possibile in particolare che, in ossequio alle ricorrenze festive
calendariali si desse inizio ai lavori negli edifici in determinate date “fauste”
e che dunque si orientassero i nuraghi tenendo presenti le direttrici
solstiziali o equinoziali a seconda della divinità che proteggeva il nuraghe. Intorno al IX-VIII secolo, la festa principale
in onore della Dea luna nel tempio di Su Mulinu si teneva proprio per il solstizio
di Giugno e le tradizioni etnografiche indicano l’esistenza nei tempi antichi
di altre importanti ricorrenze calendariali in occasione del solstizio
invernale e degli equinozi. Tuttavia, per quanto attiene l’orientamento,
occorre dimostrare che vi sono norme che valgono per tutti i nuraghi o almeno
per gruppi di nuraghi. E non mi pare che queste norme siano state ancora
accertate, ma se anche venissero accertate significa che i nuraghi erano
consacrati, come io penso, a qualche divinità (ad esempio alcune rocche micenee
erano dedicate a Era argiva) e non già, per le ragioni sovraesposte, che essi fossero templi.
Apprezzo il tono pacato del professore anche se non concordo sul Nuraghe a scopo eminentemente difensivo.
RispondiEliminaA tal proposito riporto un pensiero di Max Weber:
fin dai tempi più antichi il tempio deve aver affrontato il problema di convertire in oggetti di consumo la massa di materie prime che vi affluiva in natura;
quindi, a mio parere, oltre a rappresentare una sorta di status symbol del territorio, all’interno di essi si esercitavano le funzioni religiose (comprese quelle legate al movimento degli astri), si stipulavano trattati e si accumulava il surplus agricolo e industriale.
Invito l'amico Mauro Peppino Zedda a replicare, in quanto un continuo confronto non può che portate benefici a noi tutti.
Per quanto concerne l'orientamento dei Nuraghi, non si può dire che Zedda non abbia fornito un numero nutrito di allineamenti nel suo libro.
RispondiEliminaSi tratta allora o di credergli sulla parola o di verificare ciò che ha scritto.
Solo in caso di una verifica negativa si potrà affermare che non esiste, come dice Lei, una norma che valga per tutti i nuraghi o almeno per gruppi di nuraghi.
Prof. Ugas, alcune sue considerazioni confermano la probabile esistenza della diffusione di un morbo letale nel Bronzo Finale che ha stravolto la cultura nuragica e quelle orientali del tempo, tanto è vero che il fenomeno risulta collegato al cosiddetto crollo dell'Età del Bronzo. La ricerca archeologica in Sardegna certifica lo stato di abbandono e la presenza di incendi, mentre le sue "devastazioni così sistematiche, anche nelle regioni montane più interne" sono tutte da dimostrare, anche perchè non è pensabile, se fossero esistite, attribuirle sempre e in ogni caso a guerre tribali interne.
RispondiEliminaGiuseppe Mura
Ho appena letto la risposta di Zedda sul suo Blog: http://archeologianuragica.blogspot.it/
RispondiEliminaSpero che il dialogo, anche se a distanza continui...
ps a proposito di guerrieri e di capi chiedo umilmente, non essendo uno studioso del campo, dove sarebbero le tracce sia nei nuraghi, sia nelle TdG.
Saluti
Vediamo un po', vediamo un po'. Inizio così perchè mi lecco i baffi che non ho a leggere Giovanni Ugas e Mauro Zedda che incrociano i "bronzi" nella loro polemica sulla funzione dei nuraghi.
RispondiElimina"Fortezze!" sostiene Giovanni. "Pfui", ribatte Mauro, "Templi". E io ne godo. Conosco entrambi, Mauro, personalmente, nolto meglio, il Professor Ugas, quasi esclusivamente, attraverso le sue opere e conferenze.
Ho le mie idee in proposito e sulla funzione dei nuraghi mi trovo molto più vicino a Mauro che a Giovanni. Ma questo non ha alcuna rilevanza, magari ne parliamo un'altra volta. Qui faccio tanto di cappello al Professore per il suo valore e la sua modestia.
Quale altro cattedratico mischierebbe la propria scienza con chi di fronte all'"Accademia" è pur sempre un signor nessuno? Pur avendo scritto interessantissimi lavori di Archeoastronomia, col riconoscimento di notevoli studiosi di valore internazionale, Mauro per la nostra università può vantare un solo titolo, quello di provetto vignaiuolo.
Mauro, fai una cosa: manda a "sa Duchessa" qualche bottiglia del tuo cannonau, chè si consolino delle brutte figure che continuano a fare. A Giovanni Ugas, mandale in segno di amicizia.
Carissimo Elio
RispondiEliminahai voglia di leccarti i baffi, come vedi ci troviamo ancora di fronte a delle ipotesi radicalizzate, ad un muro contro muro che mi ricorda quello sulla scrittura nuragica.
Bisogna uscire dal contesto isolano e paragonare quanto sappiamo della cultura nuragica agli eventi internazionali del tempo che la vedevano coinvolta in prima linea nel commercio e nelle arti: solo così trovano risposta molto misteri della preistoria.
Giuseppe Mura
Caro Giuseppe, sono d'accordo con te sulla seconda parte del tuo post...
RispondiEliminaSulla prima devo amaramente considerare che suscita più interesse la scrittura (nuragica?)
che la funzione del Nuraghe da cui deriva tutta la visione della civiltà nuragica.
Caro Roberto, scusa se mi permetto di correggerti, ma quando affermi che "suscita più interesse la scrittura (nuragica)" dovresti riferirti a questo Blog, notoriamente occupato da dialoghi e monologhi sulla scrittura nuragica, non da ampie e vivaci discussion.
RispondiEliminaGiuseppe Mura
Ovviamente mi riferivo a questo blog...
RispondiEliminaTra le varie motivazioni apportate dal prof. Ugas, per dimostrare come i nuraghi fossero delle residenze fortificate, mi colpisce in particolare quella relativa al rifascio del nuraghe Su Nuraxi. Secondo l'Ugas il nuraghe venne rifasciato e l'ingresso innalzato sino a sette metri per ovvi motivi difensivi. Esiste, però, un'altra motivazione sul perchè di queste modifiche e la spiegazione, involontaria, ci giunge proprio dal maestro dell' Ugas, il compianto Prof. Lilliu.
RispondiEliminaLo studioso ci informa nel suo lavoro "Il nuraghe di Barumini" edito nel 1955, come i blocchi basali della torre sud, ma, anche i massi della cortina che ospitava il vecchio ingresso al cortile del nuraghe, fossero molto degradati a causa del cedimento della base rocciosa dove poggia il monumento.
Per tale motivo e considerato il fatto che la cortina muraria di sud-ovest si affacciava su una piccola scarpata, i nuragici scelsero come luogo per edificare il nuovo ingresso, la cortina muraria esposta a nord-est, sia perchè essa si trovava di fronte all'area dove sorge il villaggio, sia perchè, essendo compromessi i filari basali del nuraghe, optarono per un ingresso rialzato al sicuro da nuovi cedimenti come già verificatosi nel vecchio ingresso orientato a sud-est e come evidenziato dal Lilliu.
Inoltre, che l'uso cultuale del nuraghe Su Nuraxi sia attestato a partire solo dal periodo punico è smentito dallo stesso Lilliu, il quale riferendosi a materiali pertinenti almeno al I Ferro, per andare cauti, disse: Nemmeno del precedente villaggio di fase "C" conosciamo il tempio della cui esistenza costituiscono indizi i numerosi frammenti di materiali votivi rinvenuti (specie le statuette).
Ancora, vorrei domandare al Prof. Ugas, come si debbano interpretare i tanti vasi rinvenuti integri all'interno delle camere principali di tanti nuraghi, ed in molti casi definiti rituali dagli stessi archeologi. Nel mio intervento relativo al suo articolo pubblicato in questo blog alcuni giorni addietro, ho elencato molti nuraghi che hanno restituito questi particolari reperti che in alcuni casi non possono certamente essere derubricati come semplici contenitori di derrate, visto le contenutissime dimensioni. Penso al vaso esansato del nuraghe Speranza di Alghero, che poteva contenere al massimo 4 litri di qualsivoglia liquido, un reperto straordinario, un unicum, che ancora a distanza di decenni non trova posto in nessuna pubblicazione ad hoc, tanta è l'importanza del manufatto.
RispondiEliminaMa vorrei sottolineare ancora il vaso rituale del nuraghe Su Sonadori di Villasor, contenente ciottoli di fiume ed un vasetto miniaturistico, e sempre all'interno del vaso venne rinvenuto del terriccio nero untuoso, che ancora non è stato adeguatamente analizzato.
Molto recentemente, credo durante il 2010, è stato indagato il nuraghe Scerì di Ilbono, ebbene nella camera centrale del monumento è stato rinvenuto un contenitore ceramico integro con all'interno un quarto di lingotto ox-hide: che valenza possiamo dare a questi manufatti se non quella cultuale e di dono alle divinità. Come spiegare la presenza di questo prezioso manufatto all'interno di un contenitore integro? Ma, soprattutto, se fosse dimostrato l'uso votivo del lingotto ox-hide, a quale periodo dovremmo rialzare l'uso cultuale di questa tholos?
Una piccola precisazione per Giuseppe Mura: questo blog non è "occupato" da altri se non da chi ci scrive. E se tu ci vedi monologhi e dialoghi, dipende solo dal fatto che altri non partecipi alle discussioni.
RispondiEliminaScusate la divagazione...
RispondiEliminaVorrei chiedere a risosardonico
se é Augusto Mulas.
Nel caso i miei complimenti per la prima parte del libro (ho letto i primi 4 capitoli).
Finalmente uno laureato in archeologia che ha il coraggio di distaccarsi dal pensiero unico al di là dell'esattezza o meno delle opinioni espresse....
Rispondo a rsroberto, si risosardonico sono io, Augusto Mulas. Ti ringrazio per i complimenti e spero che ti piaccia anche la restante parte del libro.
RispondiEliminaPer risosardonico:
RispondiEliminaTi piacerebbe presentare il libro
presso l'associazione Itzokor a Cagliari?
Potrei metterti in contatto con i soci penso per il mese di Settembre in quanto ad Agosto chiudono l'attività.
ps Nel 2006 sono stato folgorato sulla via di Damasco dalla lettura del libro di Pittau.
Tante cose in precedenza non mi tornavano ma le accettavo passivamente in quanto venivano affermate dai luminari della "scienza archeologica".
Dopo anni di letture sono più che mai convinto cha la Sardegna sia l'isola sacra citata da Esiodo abitata dagli illustri Tirreni.
Certo, accetto con entusiasmo la tua proposta, credo che ogni occasione di confronto e di dibattito circa la nostra splendida civiltà nuragica sia un'opportunità per approfondire le nostre conoscenze. Fammi sapere
RispondiEliminaPer risosardonico
RispondiEliminaSe mi lasci un tuo indirizzo email provvederò a farti sapere qualcosa.
Saluti
Per rsroberto:
RispondiEliminaPreferirei non scrivere la mail sul blog, in alternativa ho la mia pagina su facebook, mi trovi digitando semplicemente il mio nome, se anche tu sei su fb potremo scambiarci l'amicizia e sentirci più comodamente. Saluti
Chi afferma che i nuraghi erano fortezze non ha nessunissima cognizione delle tecniche militari dell'antichità. Ci spieghi il prof. Ugas la funzione di ottomila fortezze (ma presumibilmente molte di più) edificate per un millennio...
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