Ogni
volta che dei nemici (consapevoli o involontari che siano) della
lingua sarda si convertono alla democrazia linguistica, personalmente
ne sono felice. Oggi lo sono perché uno dei leader più autorevoli
della Cgil, Peppino Loddo, difende la specificità linguistica della
Sardegna dalla pretesa del governo Monti di escludere dalla tutela il
sardo, insieme ad altri “dialetti storici” e di includervi le
lingue garantite da stati europei. Magari, le new entry alla Loddo
avrebbero dovuto usare prudenza nello scagliarsi
contro l'assessore regionale della cultura che qualcosa ha imbastito
a difesa della lingua sarda. Se non altro per non dare l'impressione
di essere, per ragioni di lotta politica, il bue che dà del cornuto
all'asino.
Per
via dei provvedimenti di revisione della spese, la cosiddetta
Spending Review, il governo intende tagliare nell'isola una decina di
posti nell'organico di dirigenti scolastici e Direttori dei servizi
generali e amministrativi. La irrilevanza del numero (quaranta in
tutto lo Stato) non rende meno grave la incolta ripartizione delle
lingue riconosciute dalla legge 482, in “minoranze di lingua madre
straniera” (che bischerata) e in “dialetti storici”. Conferma
semmai la certezza che, come avevo scritto (Democrazia
linguistica kaputt, ma il risparmio non c'entra), il
governo tecnico ha cominciato una lenta marcia verso la abrogazione
dei diritti civili. Oggi si abrogano le lingue senza un esercito alle
spalle, domani sarà la volta delle autonomie speciali, a cominciare
da quella siciliana.
La
protesta della Cgil scuola della Sardegna è sacrosanta e poco
importa se tardiva: la conversione sulla via di Damasco segue vie che
a noi non è dato conoscere. Ma è in quell'attacco all'avversario
politico che si annida il demone dello strumentalismo e rende poco
credibile il resto. Naturale, quindi, la reazione dell'assessore
Sergio Milia. Quella che segue:
Leggo
con stupore e disappunto le dichiarazioni di Peppino Loddo (CGIL)
sull'azzeramento della specificità linguistica della Sardegna in
merito alla cancellazione del "dimensionamento scolastico
agevolato" proposta dal Governo Monti con la cosiddetta
"Spending Review " e mi domando se tale leader sindacale
condivida la nostra realtà o viva in qualche dimensione onirica e
fantascientifica che gli impedisca di essere serio, obiettivo e
concreto.
In
un comunicato dai toni piuttosto allarmistici, Loddo accusa la
Regione, che in realtà è vittima, di un atto unilaterale del
governo che, dopo aver stabilito un "dimensionamento scolastico
agevolato" per le regioni con presenza di minoranze
linguistiche, ora, proprio perché regioni come la Sardegna e il
Friuli hanno prospettato la possibilità di servirsene per le loro
lingue regionali, fa un passo indietro e limita tale "dimensionamento
ridotto" alle sole regioni nelle quali sono presenti "minoranze
di lingua madre straniera", ovvero la Valle d'Aosta,
Trentino-Alto Adige e Friuli Venezia Giulia (limitatamente allo
sloveno).
A
parte le considerazioni di tale proposta normativa fatta dal Governo,
e sui suoi profili di inopportunità e anche di probabile
incostituzionalità o comunque di discriminazione delle "lingue
regionali", che per il momento metto da parte, mi meraviglia
molto che Loddo diventi, dopo anni di silenzio e di assenza, un
paladino di quella minoranza linguistica sarda che, il suo sindacato
e la sua parte politica di riferimento, hanno sempre contrastato e
avversato nel mondo della scuola giungendo fino ad azioni legislative
e lobbistiche che hanno sempre impedito di adempiere a una reale
presenza della lingua sarda nelle nostre istituzioni scolastiche.
Questo
interessamento ad intermittenza di Loddo e del suo sindacato per
l'insegnamento del sardo a scuola, dopo anni di guerra silenziosa e
aspra nei confronti delle forze culturali e politiche che hanno fatto
questa sacrosanta battaglia, sembra alquanto sospetto. Cioè,
lascerebbe intendere che, Loddo e la Cgil, intendano far finta di
essere stati grandi sostenitori del bilinguismo, per raggirare le
norme e salvare una manciata di posti di lavoro. Ovvero che essi
intendano far finta che l'insegnamento del sardo sia a regime in
tutte le scuole della Sardegna per convincere il Governo a non
applicare i tagli.
Ebbene
vorrei comunicare a Loddo, proprio perché ritengo che la questione
della presenza del sardo a scuola sia una cosa seria e auspicabile
anche in tempi brevi, che la Regione non ha voluto fin dall'inizio
usare questa arma demagogica e strumentale, proprio per non svilire
questa delicata materia in un uso cinico, opportunistico e
paradossale così come sembrano voler fare altri.
Usare
strumentalmente ora il problema della lingua, solo per ottenere
qualche vantaggio normativo, danneggia sia la scuola sia la lingua.
Ed è anche sbagliato eticamente, prima ancora che moralmente. Anche
perché nel ministero a Roma non siedono dei baluba, ma dei
funzionari che conoscono bene la realtà sarda. A chi giova far
pensare che possano essere raggirati?
La
realtà vera è che la Regione, già dal 2009, ha approvato una norma
che consente di sostenere finanziariamente le istituzioni scolastiche
che, a norma dell'art. 4 della legge 482/99, intendono inserire
un'ora o più di sardo nell'orario curricolare. In questi anni, i
progetti che sono stati finanziati sono circa una novantina, portati
avanti però, è bene dirlo, anche se con la collaborazione fattiva
della Direzione Scolastica Regionale, nell'indifferenza o
nell'ostracismo di un mondo scolastico, in molti suoi settori, spesso
sordo alle istanze del bilinguismo. “
Non
ci è sembrato che in questi anni, Loddo o la Cgil, abbiano mai preso
posizione sulla “stabilizzazione” del sardo a scuola, né abbiano
spalleggiato quelle forze politico-culturali che hanno sempre
sostenuto la necessità di una scuola bilingue. Sostenere ora, a
distanza di anni, proprio la lingua sarda che si è demonizzata per
lungo tempo, è un escamotage da sindacalismo politicante di cui
francamente non si sentiva il bisogno. Loddo dimostra perfino di non
conoscere la storia del suo sindacato perché, è risaputo, che
l'avversione alla lingua sarda scolarizzata nasce negli Anni Settanta
ad opera di Girolamo Sotgiu, segretario regionale della Cgil e
intellettuale guida di un'area molto diversa dalla mia, il quale
precisò le direttive antilingua in un famoso articolo pubblicato da
Rinascita il 26 giugno 1977 dal titolo "Il mito della nazione
sarda", nel quale i sostenitori del sardo venivano bollati come
"devianti".
Fa
piacere che nei decenni gli operatori della Cgil abbiano superato
questi stigmi dell'ortodossia vetero marxista e si battano ora per il
bilinguismo a scuola. Ne terremo conto coinvolgendo Loddo nelle
iniziative istituzionali che portiamo avanti quotidianamente per la
nostra lingua. Se infatti prevalesse la serietà e la coerenza,
invece della strumentalità e dell'opportunismo, inviteremo Loddo al
tavolo che abbiamo aperto con i parlamentari sardi in merito alla
Ratifica della Carta Europea delle Lingue Regionali e Minoritarie nel
quale si è parlato anche di attuare alcune iniziative per rafforzare
la lingua sarda in merito alla norma contestata della "spending
review" .
Chiameremo
inoltre Loddo a supportare la richiesta che la Regione si accinge a
fare tramite la Commissione Paritetica Stato Regione per il
trasferimento delle funzioni amministrative alla Regione in
riferimento agli articoli 4, 9 e 15 della legge 482/99. Siamo certi
che Loddo sa di cosa si tratta e che, da vero alfiere della lingua
sarda, non mancherà di darci il suo sostegno insieme al sindacato
che rappresenta per salvare posti di lavoro e aprirne di nuovi.
Giudizio azzeccato quello di strumentalismo. Mi fa piacere che ZFP lo evidenzi. Milia ha ragione da vendere.
RispondiEliminaROSSELLA URRU;L I B E R A. Finalmente una bella notizia.
RispondiEliminaDopo la gioia,una piccola polemica:l'unica persona che ha fatto appelli per la liberazione della Urru è stata un'attrice comica, SARDA,Geppi Cucciari,poi il silenzio assoluto.Se la Urru,non fosse sarda,la stampa ed il governo sarebbero stati così in silenzio? Ho grossi dubbi.
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