di Alberto Areddu
Sarà
capitato anche a voi, vi svegliate un mattino e vi chiedete: ma non sarà che il
mio cognome ha un qualche senso recondito, e se questo senso lo indirizzassi,
ne sarei agevolato nella mia vita? Sì i cognomi, più ancora che i nomi (qualche
centinaio), e diversamente dai segni astrologici, appena 12, sono migliaia, così
ciascuno, sempre che non sappia di appartenere a quell'attestato 10 % di figli
illegittimi, penserà "scientificamente" che qualcosa gli è rimasto della
radice etimologica. Così (ipotizzo) è più facile che il nostro blogger si sia
chiesto a un certo punto della sua vita se la pittura (e non la medicina, la
veterinaria, o la botanica), lo avrebbe potuto accogliere tra i suoi cultori.
Orbene, parlando amenamente in un altro stanzone
del blog, son venuto a sapere che a metà giugno si è consumata una kermesse
di tre giorni tra Cagliari, Galtellì, Dorgali, Alghero, dedicata a un evento
straordinario. Beh, in un convegno straordinario si celebrava la gran scoperta
di Blasco, per cui passerà indubitabilmente alla storia: le colleganze del
basco in Sardegna nei millenni passati: archeologi, genetisti, linguisti (tra
cui Alberto Nocentini, pensa te), si sono scomodati per celebrare nell'ora
segnata dal destino, la scoperta del bosone di Blasco (altrimenti noto come,
tra gli scienziati, come BlascoABCA13).
E
già: Blasco=Basco, chissà in quale momento della vita si sarà accesa la
illuminante agnizione negli occhi dello, fino ad allora sostraticamente
reticente, studioso di Barcellona? E come intitolare sto popo' di convegno
megagalattico? Già aveva celebrato (ne
parlammo altrove)
il Natale 2010, in quel di Loceri (appena 2.500 € pagati dal comune per 'sto
fior fiore di manifestazione), con la floreale dedica all'agrifoglio, ora con l'imprimatur
del Magnifico Rettore di Cagliari, Prof. Jubanne Melis, l'Università
cagliaritana tutta, e altri enti pubblici e privati, il nome di tale pianta
viene ribadito, in groffu 'e s' istadiale, nella brochure ben appaiato a
palesi allusioni genetistiche (via, anche la mia serva filippina sa che U5b3 è
il comune gene sardo-basco!), e a un bel feto macrocefalo.
Uno
pensa: Monti ci sta tagliando tutto, forse non arriveremo a fine anno, che
tagli pure, ma mica si può tagliare per un'occasione di gala così importante, è
un po' come la prima alla Scala, a cui anche il più sinistrorso dei
contestatori non potrà dire di non esserci stato! "U5b3
Iberia e Sardegna legami linguistici, archeologici e genetici dal
mesolitico alla tarda età del bronzo", hai capito, non
stiamo mica parlando di badiale raccolta differenziata, qui c'è veramente
qualcosa di importante e di che inuzzolire il palato. Che peccato, che occasione perduta, non
esserci stati, pensate mi volevano invitare, ma non mi hanno invitato, perché
"avrebbero sicuramente distrutto le mie tesi e ridimensionato il mio Io
ipertrofico", e probabilmente cuoricini come sono, hanno voluto che non
venissi perturbato nell'errore, come mi suggerisce il mio spirito alato a nome
Illiricheddu, che era preso in esami e non è potuto intervenire. Per cui
richiamandolo dalle sue solite sollecitazioni, ora che ha tempo, lascerò a lui,
a breve, esprimersi, ché ne sa più di me, e proprio sul golostri. Guarda
te!
Sas peràulas giughent unu pesu.
RispondiEliminaApo lèghidu unu libru dae pagu. Su tìtulu est Lessico del razzismo democratico, le parole che escludono. M'at fatu a cumprendere cantas bortas impreamus peràulas ratzistas, ca a fortza de las intèndere nos parent finas normales. Tipu "via, anche la mia serva filippina sa che...".
Perfettamente d'accordo: sono tipiche espressioni della media borghesia lombarda o settentrionale in genere, un tempo di diceva: "la mia domestica sardegnola" o di questo passo. Il riprenderle (e in un contesto, che se rilegge bene, è di un certo tipo) dovrebbe vaccinarci non dal non usarle, ma dal capire chi le usa NORMALMENTE, senza vergogna. Comunque perché si sappia: non ho domestiche, né filippine né d'altra contrada.
RispondiElimina