Venisse da Nuuk, capitale della Groenladia, un
professore di kalaallisut a dirti che
quella lingua è un guazzabuglio di dialetti e che è parlata da solo sessanta
mila persone, ne prenderesti atto, senza star lì a sottilizzare. Non ti
chiederesti perché mai uno dovrebbe venire a raccontarti balle: sarà così. No,
che non è così; è vero che quella lingua ha tre dialetti principali, ma il
kalaallisut è lingua ufficiale ed è parlata, eccome. E penseresti che l’ipotetico
professor Friðfinnson, vista la scarsa fortuna in patria delle sue tesi demolitrici
se la tenta all’estero, dove del kalaallisut si sa nulla.
Non
so chi, il sito dell’Università
di Stoccarda non dice se la sua Jun.-Prof. Daniela Marzo o il nostro
professor Edoardo Friðfinnson Blasco
Ferrer, ma qualcuno di loro ha insegnato a degli incolpevoli studenti che “i
dialetti sardi che in generale vengono divisi in due o tre macrovarietà (il campidanese
al sud, il logudorese al nord e il nuorese nella
Sardegna centrale), divergono notevolmente tra loro” e che “nel nord dell'isola
si parlano anche il sassarese e il gallurese, che oggi vengono
comunemente classificati come varietà dell’italiano”.
La misinformazione (quella sottile arte di
dire cose parzialmente vere in un contesto falso) continua: “Per lungo
tempo, si è ipotizzato che su circa 1.600.000 di abitanti della Sardegna
1.500.000 (o circa l'80% della popolazione, vedi, ad esempio, Mensching, 32004:
13) parlasse in sardo. Che questi numeri oggi non siano più assolutamente
attendibili, ce lo dimostrano anche i risultati di una recente indagine
sociolinguistica della Regione Autonoma della Sardegna (Oppo 2007: 7) secondo
la quale solo il 68,8% degli intervistati, parla, oltre all’italiano, anche una
varietà locale delle altre lingue parlate in Sardegna (e quindi non
necessariamente una varietà sarda). Il 29% degli intervistati dichiara di
padroneggiare passivamente una delle varietà, e il 2,7% parla esclusivamente
l'italiano”. Da notare, prego, quel “solo il 68,8%” e quel capolavoro di
mistificazione “oltre all’italiano…”.
Chi
sa che direbbero in Italia se leggessero, che so?, che il 68,8% degli italiani,
parla, oltre all’inglese , anche una varietà locale delle altre lingue parlate
in Italia? Che vince il ridicolo? Appunto. Che il groenlandese Blasconnson, fra
ripartizioni della lingua e ricerca di origini basche, ce la metta tutta per
dipingere realtà psichedeliche del sardo è abbastanza noto. Il fenomeno era
finora circoscritto alla Sardegna: ora non più, se è davvero lui ad aver fatto
disinformatzia a Stoccarda. Niente di male, però: anzi fa bene esportare un po’
di fantalinguistica sarda in un momento come questo di difficoltà per l’export
isolano.
A proposito di travasi di bile, Tziu Frantziscu.
RispondiElimina"varietà dell’italiano”." il sassarese,è veramente comico o tragico, secondo come uno lo vede.Peccato che ,in italia,abbiano chiuso i manicomi,altrimenti!
RispondiElimina@ sandro
RispondiEliminaSe non cogli la differenza tra livore e critica, aspra e sarcastica che sia, non so cosa farci
Signor Sandro,mi spiega perchè lei,inconsapevolmente?,riesce ad essere sempre così aggressivo?Si faccia la domanda ed,im tempi brevi,si dia una risposta.Un motivo,di sicuro,ci sarà.Mi creda,è irritante per chi legge i suoi commenti.Non è possibile avercela con il mondo intero.
RispondiEliminaOh Sandro,
RispondiEliminalascia il tuo scafandro
di ignoranza!
Scafato non sei, ma malandro
e mandro-ne.
Non ne sai e non ne vuoi
sapere.
Cosa c'entra il cazzo
con le pere?
Avete molto bisogno di me: vi ho messo tutti d'accordo per la prima volta, non vedete?
RispondiEliminaTutti d'accordo sul rifiuto dell'aggrssività, signor Sandro,quelli che lei reputa disaccordi sono solo scambi,civili,di opinioni.
RispondiEliminasandru......cotzina sarda...
RispondiEliminaCotzighina, che resiste al fuoco, piuttosto. E subito rinasce: questo sì.
RispondiEliminaBlasco Ferrer non riscuote le mie simpatie e le sue tesi ultime non mi piacciono.
Quindi - nella sostanza - sono anche d'accordo con quello che ZFP ha scritto, in questo caso.
Ma è primavera avanzata, quasi estate, e si risveglia il monellaccio che è in me.
Specialmente quando gli intellettuali sardi si perdono in facezie. Invece di fare quadrato di fronte alla crisi e cercarne insieme le possibili soluzioni, inseguono l'oca selvaggia della questione identitaria, che risolverà automaticamente ogni cosa.
E' più chiaro, adesso?
Signor Sandro,finalmente ha espresso il suo parere,anche giusto,ma non poteva farlo prima con la stessa pacatezza di ora?Riguardo alle "facezie",lei ha espresso il suo giudizio,altri la pensano diversamente e va tutto bene. L'estate è bella ma sia meno monello,la prego.
RispondiEliminaIo sono dalla parte di Sandro perché è come il panda, un esemplare in via di estinzione.
RispondiEliminaAnzi, mi correggo: è come la Panda perché, se non ci fosse, bisognerebbe inventarlo.
Dunque Sandro tenga duro, ma veda di non spezzarsi.