Grazie alle firme raccolte dal
movimento di Salvatore Meloni, Doddori, è possibile che entro l'anno
i sardi siano chiamati a referendum per rispondere a questo quesito:
“Sei d'accordo, in base al diritto internazionale delle Nazioni
unite, al raggiungimento della libertà del popolo sardo, con
l'indipendenza?” Si tratta, chiaramente di un referendum
consultivo (la procedura per quello di autodeterminazione è più
complicata), ma non c'è dubbio che sarebbe dirompente sia che
l'amministrazione dello Stato rinvii alla Consulta la indizione del
referendum sia che, invece, non lo faccia e noi possiamo dire la
nostra. In ogni caso un percorso è cominciato, grazie a Doddori
Meloni e al movimento Repubblica di Malu Entu.
Ma... c'è quasi sempre un ma, quando a
dire e a fare sono i movimenti indipendentisti, con il loro morbo
della divisione e con la loro propensione a fare còrdulas de musca.
Il movimento di Meloni, parole del fondatore, ha raccolto 23.347
firme per chiedere il referendum, ma ne ha consegnate 12.999, scelte
evidentemente sulla base di un criterio proprio di purezza
indipendentista. Tra le 12.999 firme “neanche una delle 541
autenticate da Gavino Sale nel suo ruolo di consigliere provinciale.
Visto che lui non ha aderito personalmente, non parteciperà
all'attuazione del referendum. È – dice ancora Meloni in una
intervista con L'Unione sarda – una questione di coerenza.”
Anche le altre quasi dieci mila firme epurate, pare di capire, sono
state sottoposte ad un esame del loro DNA indipendentista.
Doddori, ovvero come sputtanare una
idea mica male.
Qual è il crimine di Gavino Sale?
Quello di aver fatta una considerazione nient affatto banale: “Non
son pronti gli scozzesi al referendum per l'autodeterminazione, pur
avendo vinto le elezioni, figurarsi se siamo pronti noi”. C'è
forse anche quel virus del retro pensiero proprio a partiti e
movimenti di ogni sorta, quello della gelosia per una iniziativa non
propria, ma la risposta è più che inaccettabile assolutamente
masochista. Anche chi, come me, da anni sostiene il buon diritto dei
sardi all'autodeterminazione, avrebbe non poche perplessità ad
appoggiare una iniziativa tanto malata di settarismo. Comunque
sarebbe portato a dubitare che ci sia un comune sentire sui contenuti
di libertà e di democrazia dell'indipendenza.
PS – Le questioni legate
all'indipendenza e/o alla sovranità della Sardegna sono sempre di
più all'ordine del giorno. Apparentemente interessano più lo
schieramento di centrodestra e della sinistra radicale (bacchettato
il primo dai suoi settori nazionalisti granditaliani e aspramente
criticata la seconda da un Pd sempre più unitarista). Di rilevare
questo dato di fatto, si fa carico Andrea Raggio nel sito Democrazia
oggi, per altro spronando il Pd a comportarsi da partito della
Sardegna. Accusa il centrodestra di voler sfuggire alle proprie
responsabilità cavalcando l'indipendentismo. A parte l'orticante
prosopopea di chi ritiene il nemico sempre in mala fede e dedito al
doppio gioco, la critica non è fuori luogo: il centrodestra governa
da anni la Sardegna e ancora non ha messo sul tavolo della
discussione un progetto – che pure aveva fatto proprio negli anni
di opposizione – che approvato farebbe fare ai sardi uno
straordinario balzo in avanti verso la sovranità. Certo, ci sarebbe
pur sempre da chiedersi che cosa abbia fatto il centrosinistra in
merito, oltre a votare contro un ordine del giorno che di questo
parlava.
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