di Torchitorio
Giorgio La Spisa è uno degli uomini
politici più colti e capaci dell'universo politico sardo. Scuola di
Comunione e liberazione, potrebbe essere il Formigoni sardo, anche se
il nostro ospite rovescerebbe il paragone: è il governatore di lassù ad essere il La Spisa lombardo. Comunque sia, non è di quelli che parlano
senza collegare la laringe al cervello.
Qualche giorno fa, si è inquietato
contro la Corte costituzionale che ha accolto il ricorso del governo
precedente (di centro destra come La Spisa) che chiedeva, accontentato dalla Consulta, la
bocciatura di una legge del Parlamento sardo. Era quella che
stabilizzava i precari e dava credito di imposta per le imprese
operanti nei comuni montani della Sardegna. Come dire, seminare di
spine il cammino di uno zoppo. “La Corte costituzionale” ha
inveito La Spisa, assessore e vicepresidente della Sardegna “ha
mostrato una visione centralistica, anti-regionale e
antiautonomistica.”
Ma santo ragazzo, la Consulta è quel
che è da sempre. È la vestale più vergine e più arcigna della
Costituzione repubblicana qual è. A parte quell'accenno alle
autonomie, a parte la buona volontà mostrata nell'affermare che la
Repubblica è costituita da Comuni, Province, Regioni e Stato
(elementi, sembrerebbe di capire, equiordinati), si tratta di una
Carta centralista. Permette, per dire, o permetterà, che lo Stato –
uno degli elementi della Repubblica – si impadronisca dei denari
dei comuni, della province e delle regioni che queste componenti
della Repubblica non hanno speso.
La Regione sarda, anzi la maggioranza
di cui La Spisa fa parte, poteva e forse potrebbe ancora contribuire
almeno a cambiare questo aspetto accentratore della Costituzione e
dello Stato, approvando uno Statuto regionale che limi le unghie
centraliste.
La Spisa, per quel che mi consta, si è
fatto garante, insieme ad altri parlamentari sardi in Consiglio
regionale, in Senato e alla Camera, di un progetto di Statuto che è,
al momento, il meglio che la cultura politica sarda abbia partorito.
Questa proposta non solo non è stata approvata, non è stata neppure
posta in discussione. Che dico? Non è neppure stata presentata ai
consiglieri. Se potessi, chiederei ai tanti garanti di quel progetto
(La Spisa, Delogu, Vargiu, Cappelli, Ladu, etc etc) se non sentano un
brivido di imbarazzo ogni volta che si trovano di fronte a sentenze
tanto mortificanti. I più – sia detto a loro discarico – neppure se ne
accorgono. Come i loro avversari del resto.
Ma quali "elementi equiordinati"? "Ordinati", forse, nel senso di messi in ordine, messi in fila, dallo Stato. Comuni, Provincie, Regioni, possono darsi e non darsi, scomparire e comparire, talvolta come i conigli nel cilindro. Solo lo Stato è lì, fermo e immutabile dal 1861. Qualcuno dice dal 1297, per Grazia di Dio e investitura papale.
RispondiEliminaCome vorrei avere l'ironia del signor Elio,che,con poche parole,dimostra il suo pessimismo su ciò che afferma il signor Torchitorio.Mi auguro che il signor La Spisa non voglia,affatto,assomigliare al governatore della Lombardia,il quale, a sua insaputa,non si accorge che alcuni suoi consiglieri sono corrotti.Ha ragione il signor Torchitorio quando afferma che nessuno del PD e del PDL sardo risolverà mai i problemi della Sardegna.Ed aggiungo, finchè saranno in totale soggezzione nei confronti del governo italiano.
RispondiElimina