Chi sa se fra i passatempi dei governanti
sardi c’è anche quello di leggere e capire le leggi che poi applicano? Altra
curiosità è sapere se, sempre gli stessi, si sono accorti di governare due
minoranze linguistiche riconosciute anche dalla Repubblica (la sarda e la
catalana d’Alghero) e tre minoranze linguistiche riconosciute solo dalla
Regione sarda (la gallurese, la sassarese e la tabarchina). Di tanto in tanto,
qualche sentore di consapevolezza si avverte come, per esempio, è avvenuto
recentemente con l’osanna a Monti per la ratifica della Carta europea delle
lingue. È vero che si trattava di una bufala, ma l’entusiasmo per l’annuncio
c’è stato.
Era
sincero? Rispondeva, cioè, alla coscienza che governare minoranze linguistiche
comporta degli obblighi non solo allo Stato, ma anche e soprattutto alla
Regione? A stare a quel che vi racconto c’è da dubitare. Tutti sappiamo, per
averne letto sui giornali e sentito in Tv, che l’accorpamento di scuole di
diversi paesi e fra quelle di paesi e di città ha suscitato proteste e a volte
antipatiche esibizioni di campanilismi. L’accorpamento rispondeva ad una legge
dello Stato, la n. 111 del 15 luglio 2011 in tema
di razionalizzazione della spesa relativa alla organizzazione scolastica.
Il fatto è che la stessa legge sancisce
che “gli istituti compresivi per acquisire
l'autonomia devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per
le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree
geografiche caratterizzate da specificità linguistiche”. In parole comprensive,
questo vuol dire che, l’accorpamento ha limiti inferiori a quelli stabiliti
nelle terre sede di minoranza linguistica, come la Sardegna, appunto. Solo che,
ovviamente, la Regione lo voglia.
Ebbene, stando alle delibere numero 7/4 del 16.2.2012, n. 9/55 del 23.2.2012 e numero
11/2 del 06.03.2012, la Regione sarda non vuole. Essa se ne infischia, è
superiore a questi localismi e al malcostume sardesco di sfruttare lo Stato,
pacubeneddu.
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