Certo, dà una certa emozione conoscere, attraverso la traduzione fatta da Gigi Sanna, il significato dei segni impressi sul coccio di sa Serra de sa Fruca. Ma non quanta ne provo prendendo atto che quella fotografia, arrivata fortunosamente una mattina dello scorso gennaio, è l'immagine di un oggetto reale. Una cosa che, fosse stato per la Soprintendenza, mai sarebbe comparsa non dico in “carne e ossa” (il frammento si è volatilizzato), ma almeno sotto specie di una “fotocopia di una fotografia in bianco e nero”.
Così scrisse, senza vergognarsi, il sovrintendente dottor Marco Minoja al ministro dei beni culturali, Sandro Bondi, e così riferì il suo sottosegretario, anch'esso senza vergognarsi e però assicurando (si era intorno al 20 gennaio di quest'anno) che “sono in corso ricerche in proposito”. Bondi fu costretto, purtroppo non per questa vicenda, alle dimissioni e il sottosegretario Giro ha lasciato insieme al governo di centrodestra. Ora che a governare (inutilmente, ma questo è un altro discorso) la Repubblica, c'è un governo di tecnici sarebbe lecito aspettarci che il politologo Lorenzo Ornaghi, nuovo ministro dei beni culturali vada a vedere a che punto sono le ricerche in corso.
Con gli spread alle stelle, le borse alle stalle, l'Italia a rischio di fallimento, si può anche supporre che Ornaghi sia indotto a non spendere. Ma a noi basterebbe una azione a costo zero: una succinta comunicazione circa due aspetti della penosa vicenda. Il primo riguarda l'esistenza in vita del frammento scomparso; il secondo riguarda il rapporto fra il dottor Minoja e il professor Pettinato, l'assirologo che per primo ha supposto che alcuni elementi impressi di forma triangolare sul frammento scomparso fossero segni di scrittura cuneiforme.
Senza gran senso del pudore, il sovrintendente scrisse al ministro di non aver potuto sentire il professor Pettinato. L'assirologo è oggi purtroppo scomparso, ma è lecito supporre che fra il mese di gennaio, quando Minoja scriveva al Ministero, e il mese di maggio, quando Pettinato è morto, il soprintendente abbia trovato il tempo di appurare se, secondo il grande epigrafista, il frammento di sa Serra de sa Fruca era scritto in cuneiforme. Temo persino di confessare quanto dubito; e che, cioè, il dottor Marco Minoja se ne sia abbondantemente fregato. Ma credo che, se così fosse, abbia fatto male. Perché, come il mugnaio di Postdam alla fine trovò un giudice a Berlino, così non dispero di trovare un ministro o un sottosegretario che chieda conto a un soprintendente in Sardegna del suo operato.
Mi colpisce il tuo ottimismo, anche se condito col fiele.
RispondiEliminaMi ricorda il famoso "ottimismo della ragione" di Craxi che poi è andato letteralmente a puttane con i suoi epigoni.
Per favore, smettila di essere buono!
Buono? Ma va!
RispondiEliminaO Fra', il mio è pessimismo della regione e ottimismo della volontà.
Bravo!
RispondiEliminaHai intrapreso una nuova attività?
Vedo che ti sei messo a cucinare.
O stai soltanto sparecchiando la tavola?
Caro Zannefranciscu l'ottimismo è importante ma,in questo caso,penso che sia mal riposto.Ad ogni modo,per poter vivere,è vitale credere in qualcosa quindi fai a coninuare nei tuoi ideali.
RispondiEliminaQuanti errori ho fatto nel precednte scritto,scusatemi.
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