di Torchitorio
Provo una grande contentezza quando assisto agli scoppi di gioia di amici per la vittoria della loro squadra, soprattutto quando questa gioca in un torneo diverso dal mio. Riesco persino a sorridere del loro entusiasmo senza freni, paventando per loro un brutto risveglio, domani, quando si renderanno conto che il prevalere di un giovane sindaco come Massimo Zedda a Cagliari è normale alternanza e non espugnazione di un fortino o un risultato storico.
Mi impensierisco, però, quando vedo che a cadere in simili iberboli è un intellettuale della levatura di Alessandro Mongili: “Era dal 1795-1796, dalla sconfitta del movimento angioyano e della Sarda Rivoluzione, che il dominio de ìs de nosu, de is meris e delle deghe o dòighi famìlias (ki “s’ant partidu sa Sardigna”, ricorda l’Innu de su patriotu sardu) non era stato più messo in discussione a Cagliari”. Mi ricorda da vicino un'altra iperbole nata negli anni Settanta e messa al mondo dal Pci, sempre in merito ai sindaci delle Terre interne: fu la classe operaia di Ottana, secondo quella vulgata, a rendere possibile la elezione dei primi sindaci democratici. Ex Pci lux, insomma.
Ma non v'è dubbio che a Cagliari, e in molti altri centri compresa Olbia, è successo qualcosa che dà all'alternanza un carattere particolare e probabilmente precorritore di nuovi e inediti rimescolamenti delle carte politiche. Il centrodestra come lo conosciamo è forse al capolinea, in fase di dissoluzione fra congreghe tributarie di capibastone incapaci persino di assicurare al candidato sindaco almeno i voti dei gruppi alleati. Fantola ebbe al primo turno 4.000 voti in meno di quelli dati alle sue liste. Zedda 10 mila in più delle sue liste. Il fatto è che, però, non è quello del centrosinistra come lo conosciamo lo schieramento capace di beneficiare dello sfaldamento che, forse, coinvolgerà gli avversari.
Nei due grandi schieramenti, la straordinaria avventura del referendum antinucleare (60 per cento di partecipanti, oltre il 97% contro le centrali) ha acceso la lampadina nelle menti più pensanti. La parte più sovranista del centrosinistra (Soru e i suoi amici) tenta – non senza un qualche successo, vista la svogliatezza intellettuale dell'avversario – di accreditare a sé la vittoria, diffidando il presidente della Regione a sentirsi della partita. Il giornale telematico di Soru giunge a rimproverare Cappellacci per la pubblicità istituzionale pro referendum “attraverso onerosi spot pubblicitari pagati dalla collettività e funzionali solo alla visibilità del governatore”. Eppure non credo che quella di Soru sia solo una replica in chiave sarda del contrasto del centrosinistra italiano a Berlusconi.
Attraverso qualche mossa (maldestramente strumentale secondo gli avversari, ma non ne sarei così certo) in direzione sovranista, Ugo Cappellacci si sta accreditando come il più sardista nel centrodestra. Penso alla flotta sarda, al suo appoggio deciso al sì nel referendum sardo contro le centrali nucleari, al suo appello al sì nell'omologo referendum italiano, al suo ribattere nelle occasioni celebrative la sua appartenenza alla nazione sarda. Forse mi illudo, ma intravedo per il futuro una situazione di normalità di scontro politico in una nazione senza stato. Diciamo, per semplificare, sovranisti di sinistra contro sovranisti di destra, come capita in Euskadi e in Catalogna, per esempio. Dove, ad essere fuori gioco sono i partiti statalisti, non quelli nazionalisti (indipendentisti e/o sovranisti) come da sempre capita in Sardegna.
I più avanzati, a quel che si sa, sono i compagni di strada di Soru che avrebbero intenzione di coalizzare intorno ad un progetto sovranista anche gli indipendentisti e i nazionalisti, oltre alla parte del Pd più sensibile a questa battaglia. Sarebbe pronto anche un quotidiano d'area (titolo provvisorio “Sardegna 24”) alla cui direzione sarebbe già stato chiamato Giommaria Bellu, attualmente vicedirettore di L'Unità di cui, come si sa, Renato Soru è ancora editore. Della partita, secondo il sito della sinistra radicale Democrazia oggi, sarebbe anche il sardista Paolo Maninchedda, da un po' di tempo molto inquieto con il centrodestra.
Insomma, pare che non ci sarà di che annoiarsi nel prossimo futuro sardo.
Solo per precisare, caro T., che Maninchedda ha smentito di essere interessato al quotidiano di Soru. Per il resto, Babay ti ascolti
RispondiEliminaLa situazione mi sembra assomigli a quella già realizzata dal 10 al 11 ottobre 1998 quando si tenne ad Aritzo il "Forum delle opposizioni" che riunì a dibattito le forze politiche che si opponevano alla maggioranza di centrosinistra rappresentata allora dalle fallimentari politiche delle giunte Palomba.
RispondiEliminaIl Forum venne convocato con una lettera aperta ai Sardi liberi con l’obiettivo di costruire assieme un progetto per la rinascita della Sardegna e presentare ai sardi un’alternativa politica coesa e credibile.
Due giorni di franco ed appassionato dibattito vennero riassunti in un documento di 10 punti che divenne la base dell’alleanza politico-elettorale che permise, pur con un inizio e per certi versi drammatico e traumatico per tante forze politiche del tempo, il governo della Sardegna per i cinque anni che precedettero il fallimentare governo della giunta Soru .
Non dimentichiamo che da allora il centrodestra sardo ha maturato molto ( senza applicare però ) rispetto alle tesi di Aritzo, dato che la proposta di Nuovo statuto/Carta de Logu noa de Sardigna, dal centrodestra accettata come prospettiva politica nella campagna elettorale e nel programma di Cappellacci. Però come l'abbandono nella pratica dei 10 punti di Aritzo da parte di Pili portarono alla sua sconfitta così l'abbandono dei punti programmatici nazionalisti da parte delle giunte Cappellacci e della sua maggioranza, con ogni probabilità porterà alla loro sconfitta se non rimedieranno velocemente e in tempo.
Il centrosinistra: suoi settori coscienti che lo scontro sarà in area nazionalista, mi sembra che cerchino di costruire troppo timidamente un progetto in questo senso, vedi le strizzatine d'occhi agli indipendentisti, il corteggiamento a settori del PSdAz, il mantenimento in vita dei rosso-mori. Sono contrapposti due schieramenti, il solito togliattiano storicamente tendente all'assorbimento e neutralizzazione del PSdAz sostanzialmente filocolonialista e antisardo, l'altro che si mostra nell' iniziativa che merita attenzione nel Convegno di Seneghe, quello delle chimbe preguntas perintenderci. La Carta di Seneghe come la Carta di Aritzo ? Per adesso è debolissima perchè arretrata e non affronta il livello della Statualità, rimanendo troppo sotto rispetto dell'asticella costituito dal progetto di Nuovo Statuto. Se alzassero la loro accettando la costruzione del Partito indipendente e non federato e la Nazione sarda come area geopolitica d'appartenenza, potrebbero anche farcela. O almeno lo scontro potrà essere fra destra e sinistra della stessa area nazionalista sarda.
Io francamente non mi aspetto nulla di buono. Ormai è evidente che i propositi nazionalistici sardi per alcuni sono solo folclore con cui accumulare qualche punto percentuale in più ma zero coscienza riformistica. Siamo nella mani di questa mediocrità politica...c'è solo da sperare, come dice Mario, che qualche settore di questi signori cerchi di alzare l'asticella. Ma non ci scommetterei un soldo bucato. - Bomboi Adriano
RispondiElimina@ Torchi (non aggiungo la seconda parte dello pseudonimo perchè radioattiva)
RispondiEliminaIl tuo intervento mi sembra troppo ottimista. Situazioni come quella che prefiguri le conosco già. Io non sono bravo come Mario Carboni a fare analisi politiche, per cui mi limito a dare ragione ad Adriano Bomboi. Questi non hanno coscienza della >Nazione Sarda. Puntano solo a rastrellare qualche voto in più, perchè sanno leggere molto bene l'aria che tira. E questo, purtroppo, vale tanto a destra quanto a sinistra. Capellacci e Soru sarebbero due sovranisti? Mah! Sul primo sapremo tutto nel prossimo duturo, sul secondo sappiamo già. A pensare che io a Soru l'avevo preso sul serio, quel monnezzaro..., ma come dicono a Cagliari Su muenti sardu dd'incoscias una borta sceti.
Colgo nell'articolo dell'amico Barisone soprattutto la constatazione che qualcosa si muove ad agitare le acque della politica sarda, piatte non ostante l'apparente increspatura della superficie. E concordo con Mario Carboni: ci sono somiglianze con passate stagioni politiche.
RispondiEliminaNon ho, detto con franchezza, elementi per dare ragione o torto a T. sull'analisi che egli fa, ma certo sarebbe ora che anche in Sardegna si cominciasse ad unirsi e a dividersi sugli elementi fondanti una politica di autogoverno e non sugli opposti feticci. Certo non è cosa semplice né a portata di mano, ma non tutto è mediocrità nel mondo politico sardo, caro Adriano. O, almeno, così non mi pare.
Per mediocrità mi riferisco agli esiti che in genere hanno i vari proclami ed i propositi (più o meno sovranisti) in Sardegna. Ci sono periodi in cui tira la brezza, e poi torna il classico torpore...Se non è mediocrità questa cosa dovrebbe essere? Si ha l'impressione che certi temi vengano rispolverati puntualmente dopo i periodici fiaschi dei poli italiani, come il prestigiatore che tira il coniglio dal cilindro, quasi si volesse far presagire un radioso futuro di riforme...poi in realtà si torna al consueto gioco delle parti e della normale amministrazione. - Bomboi Adriano
RispondiEliminaIl vero problema è che il movimento nazionalitario-indipendentista non intercetta mai l'ansia di cambiamento della gente perché non ha proposte politiche praticabili. Il Psd'az poi è ormai opaco, quasi non riconoscibile come partito identitario, assomiglia piuttosto al Psdi di Cariglia Anni Ottanta. E sarà travolto dal fallimento dell'alleanza con Berlusconi-Cappellacci. Per il resto sono d'accordo con voi, ma quanta incompetenza in giro...
RispondiEliminaSono d'accordo anche con Efisio. A mio modo di vedere é proprio l'esistenza del Psdaz che impedisce al movimento indipendentista di prendere quota, perché da un lato ne succhia idee e uomini rendendo l'indipendentismo un'eterna promessa (un tempo, lo si definiva "obiettivo storico", cioè da raggiungere in tempi che leggiamo neilibri di storia), dall'altro, a queste idee e questi uomini, una volta inglobati al proprio interno,gli viene messa la "trobea", e gradualmente "ammmasedados". Sarò un sognatore, ma io auspico la scomparsa del Psdaz. Resettando tutto, chissà, forse si creano le condizioni giuste per ripartire alla grande.
RispondiEliminaIo non sarei critico per quanto fatto dal PSdAz e da Capellacci, le valutazioni vanno fatte sulla base di ciò che era possibile fare e di ciò che è stato fatto, e mi pare che Capellacci non se la sia cavata male.
RispondiEliminaLo vogliamo o non lo vogliamo capire che lo stato italiano si trova sul'orlo di un default e che i miracoli non li può fare nessuno.
saluti
mauro peppino
Ed io,sintettizzando,sono,purtroppo, d'accordo con i,giusti,pessimisti Carboni,Bomboi,Maimone ed Efisio,ma con grande tristezza.I sardi hanno dimostrato una grande unione contro il nucleare ma non sono capaci di unirsi per la difesa della loro terra e dei loro diritti.
RispondiEliminaDispiace riconoscerlo ma é così. Io non ho alcuna fiducia né in capellacci né nel Psdaz. Diciamo che nella situazione in cui si trovano cercano di galleggiare. Ma non ci sono slanci ideali, non ci sono "nuove frontiere" da raggiungere (in senso ideale). Alla prima telefonata del cav. vedremo se capellacci sarà in grado di resistere.
RispondiEliminaRispondo a Torchitorio, anonimo senza molto coraggio, e gli chiedo in tutta sincerità di spiegarmi il legame esistente fra il brano tratto dal mio blog, in cui indico il fatto che per la prima volta in città i gruppi sociali che hanno sempre governato non ne esprimano più in modo diretto il governo, e i ragionamenti (e le scelte politiche) della cultura autonomistica (dalla Dc al Pci e oltre, Psdaz compreso, per amore di verità) favorevole allo sviluppo industriale catastrofico e asservente che abbiamo avuto nella fase della c.d. Rinascita. Proprio non lo capisco, anche se capisco lo sbandamento di un gruppo di nazionalisti che ha sbagliato e continua a sbagliare tutto, per cui è normale che punti il dito e non la luna.
RispondiEliminada Torchitorio
RispondiEliminaChe cosa c'entra il trionfalismo di Mongili con il mio ragionamento, ospitato nel blog di Pintore? Nulla, come nulla c'entra il suo tentativo di trovarmi una casella nei suoi schemi mentali: ma che sbandamento d'Egitto. Ripeto: al marasma del centrodestra sardo non corrispondono affatto, secondo me, magnifiche sorti del centrosinistra isolano. Sia nel centrosinistra sia nel centrodestra – questa è la mia sensazione – si muovono gruppi che vogliono prospettare ai sardi progetti fondati sulla sovranità nazionale e che per questo sono pronti a rompere consolidate solidarietà. A destra come a sinistra, naturalmente. Sarebbe finalmente una competizione normale per gli elettori di una nazionalità senza Stato.
Leggo, in risposta alla mia nota, commenti di chi non trova lunare questa eventualità e di chi, invece, non ha alcuna speranza che essa si verifichi. Spero converranno con me (e che convenga anche Mongili) che la sconfitta del centrodestra e la vittoria del centrosinistra non hanno come risultato la scomparsa di un campo a favore dell'altro. C'è un rimescolamento e ci sarà una ricomposizione di schieramenti (vogliamo dire conservatore e progressista, per semplificare?) intorno a qualcosa di diverso dal passato. Ne sono piuttosto convinto.
PS – Non c'entra il coraggio, caro Mongili. Il nostro ospite sa benissimo chi io sia.
Non vorrei comunque passare per quello che vede solo nero, ho semplicemente detto che quando si propongono le cose, spesso è solo per gattopardismo (e meno per sincera convinzione), il che non implica che le cose non si faranno, ma che si faranno a limite con il conservatorismo già visto. Cioè si annuncia un qualcosa che poi non viene fatto o viene fatto solo a metà. Sempre meglio del nulla...ma in fondo è così che vanno avanti anche le società più conservatrici e dove i riformisti non hanno sufficiente potere per essere incisivi. - Bomboi Adriano
RispondiEliminaMongili ha ragione, i gruppi nazionalisti non hanno le idee chiare...confondon la prassi con la teoria politica. Per esempio su Soru si sono sbagliati
RispondiEliminaSi sono sbagliati anche su Maninchedda, viste le ultime esternazioni sulla lingua, ma lasciamo perdere non voglio infierire...
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