di Francesco Casula
Anche l’ottavo Festival di Gavoi, che inizierà il 30 Giugno prossimo, sarà senza Limba: parlerà tutte le lingue del mondo ma non quella sarda. Così come nei sette precedenti infatti è stata rigorosamente esclusa la letteratura in Sardo. Ed è spiegabile solo dentro una ottica biecamente italocentrica ed esterofila. Vanno bene infatti le star della letteratura spagnola (come Alicia Giménez-Bartlett scrittrice di romanzi polizieschi o Ildefonso Falcones autore, fra l’altro, di La cattedrale del mare) o della letteratura tedesca come il pluripremiato Uwe Timm.
Vanno anche bene gli scrittori italiani e quelli sardi in lingua italiana: peraltro, sempre i soliti noti. Ma perché escludere la letteratura in limba? Perché ha prodotto poco? Ma anche dato e non concesso che la lingua sarda abbia prodotto poco, si poteva pensare che un cavallo per troppo tempo tenuto a freno, legato imbrigliato e impastoiato potesse correre e correre velocemente? E non dice niente a Fois e agli organizzatori del festival di Gavoi la produzione in sardo degli ultimi trent’anni ma segnatamente degli ultimi dieci? Eccola:nei primi dieci anni (1980-1989) le pubblicazioni sono state 22, fra cui 11 romanzi; nei secondi dieci anni (1990-1999) le pubblicazioni sono più che raddoppiate: dalle 22 del primo decennio passano a 57; nei terzi dieci anni (2000-2007) le opere narrative in sardo sono ben 107. E parlo solo di quelle censite. Molte delle quali di gran vaglia. Certo, la lingua sarda, deve crescere. Ma sta crescendo: ha soltanto bisogno che le vengano riconosciuti i suoi diritti, che le venga riconosciuto il suo “status” di lingua, e dunque le opportunità concrete per potersi esprimere, oralmente e per iscritto, come avviene per la lingua italiana. E per poter essere conosciuta e apprezzata: il festival di Gavoi poteva essere una formidabile occasione in tal senso. E’ stata brutalmente censurata. Perché?
Probabilmente perhcè Fois e gli altri organizzatori del festival non credono a una produzione letteraria in limba che esprima una specifica e particolare sensibilità locale, ovvero “una appartenenza totale alla cultura sarda, separata e distinta da quella italiana” diversa dunque e “irrimediabilmente altra”, come autorevolmente è stato scritto. E dunque non credono ad Autori che –ha sostenuto il compianto Antonello Satta- “sappiano andare per il mondo con pistoccu in bertula, perché proprio in questo andare per il mondo, mostrano le stimmate dei sardi e, quale che sia lo scenario delle loro opere, vedono la vita alla sarda”. Dimenticandosi, fra l’altro, che a riconoscere una Letteratura in limba è persino “uno straniero”: un viaggiatore francese dell’800, il barone e deputato Eugene Roissard De Bellet che dopo un viaggio nell’Isola, in La Sardaigne à vol d’oiseau nel 1882 scriverà :”Si è diffusa una letteratura sarda, esattamente come è avvenuto in Francia del provenzale, che si è conservato con una propria tradizione linguistica”
Bene. Marcello Fois e gli altri sodali sono liberi di pensarla così. Ma almeno dovrebbero sapere e convenire che l’idea di una letteratura italiana che comprenda esclusivamente le opere scritte in italiano può considerarsi ormai tramontata. Il concetto stesso di letteratura italiana si è dilatato sino a comprendere l’insieme delle opere scritte in tutto il territorio dello Stato italiano, indipendentemente dal codice linguistico utilizzato. Pertanto le letterature “regionali”, un tempo considerate minori, sono diventate le diverse componenti di un quadro “nazionale” più vasto. Ciò che sostanzialmente deve essere riconsiderato è il rapporto fra il “centro” e le “periferie”, dal momento che – come scrive in Geografia e storia della letteratura italiana, Carlo Dionisetti, il principale teorico di questi studi,- “la storia della marginalità reca un contributo essenziale alla storia totale in costruzione, perché si manda lo storico, senza tregua, dal centro alla periferia e dalla periferia al centro”. In tal modo, finalmente i fenomeni letterari possono essere considerati per il loro valore artistico, estetico, storico e culturale e non in base a un sistema linguistico. Oltretutto la furia italiota, italocentrica e cosmopolita gioca brutti scherzi: le star letterarie straniere vanno bene, ma escludere gli scrittori sardi in limba è segno di becero provincialismo non di apertura al mondo.
Ma del resto, non sono forse stati scienziati come Einstein e scrittori come Honorè de Balzac e Tolstoi –per non parlare dei nostri Giuseppe Dessì e Cicitu Masala- ad affermare “Descrivi il tuo paese e sarai universale”?
Ho sempre detto come i Sardi, soprattutto quelli del secolo appena passato e coloro che il presente vivono, essendo ignoranti circa il loro grandioso passato (che non è quello insipido servitoci dalla imbelle, ma solo quella imbelle, intelligenza sarda, soprattutto universitaria, che pretende di esprimersi col copia e incolla), abbiano cestinato la propria dignità umana, intelllettuale, storica e culturale, per fare atto di sottomissione verso la imberbe, incompleta e priva di radici, universalità continentale.
RispondiEliminaE vuoi, caro Casula, che questi ameni figuri, carichi del loro pagante pressapochismo, si rovinino il canale delle prebende permettendo ad una cultura che risale al più profondo Paleolitico, di esprimersi con l'esito finale della loro variegata esperienza linguistica?
E in più tremendamente divisi e invidiosi,nonchè seguaci del "mors tua vita mea".
RispondiEliminaQuadro esplicito quanto il tuo libro sui fantomatici fenici.Ma non tutto è perduto perchè, come ha detto Bolognesi, esiste pure "zente bona e intelligente".
Potrei fare degli esempi ma mi vergogno tremendamente a passare per adulatore.
Iscusate si bor do iffadu, ma jeo isco chi Fois ocannu ata isdoganatu sa limba e chi bata essere s'ufissiu de sa provintzia nucoresa. A su professore chi at iscritu sa lìtera naro, cun umiltate, chi diamus èssere prus alligros si lu bidiamus prus impitzatu e coerente in contos de amparu de sa Lsc e de su sardu in s'universitate. Casula inbetzes manducata in pratos metasa e non gherrata mai contra a sos fortes. In cagliari s'est fatu modde meta. E pustis cumintzat custar batallas malecontzas...mah
RispondiEliminaNiente paura! Dal prossimo anno, la FESTA SHARDANA (quest'anno esordio senza botti) avrà negli anni a venire un premio letterario INTERNAZIONALE e INTERLUINGUISTICO, con TUTTE le Lingue che si vorranno esprimere, sopratutto quelle ETNICHE e SOVRANE dei POPOLI DEL MARE. LINGUA SHARDANA in testa.
RispondiEliminaComunque, pur senza BOTTI nè ECHI di STAMPA (si sa l'avversione di certa Stampa nei confronti di Leonardo Melis), abbiamo dovuto CHIUDERE le prenotazioni già abbondantemente esaurite per mancanza di spazi nei ristoranti ...
dal prossimo anno.. le giornate saranno TRE. E una sarà dedicata alle LINGUE NAZIONALI dei Popoli del Mare di tutto il mondo.
Intanto Domenica/03/07 vi aspetto (vuol dire che ci stringeremo e divideremo il boccocne..) anche per consigli in proposito.
Leonardo
Buongiorno,
RispondiEliminami chiamo Carlo Dionisetti, anonimo cittadino che ha trovato il suo nome nel web: un attimo di insperata gloria!
Volevo solo dire, dopo un rapido controllo, che probabilmente si sarebbe dovuto dire Carlo Dionisotti: a Cesare quel che è di Cesare!
Buon dibattito.
Difficile non seguirti nei ragionamenti che fai, o Francesco, specialmente se non si tiene conto di un avverbio (biecamente x ottica italocentrica) e di un aggettivo (becero x provincialismo) giacché, specialmente in Sardegna, l'italocentrismo e il provincialismo sono vissuti come momenti altamente negativi.
RispondiEliminaQueste due paroline eccedenti potrebbero denunciare un sostanziale atteggiamento acrimonioso da parte tua verso gli organizzatori del festival e di Fois in particolare. Cosa che sicuramente non è, ma che toglie credibilità ai tuoi ragionamenti.
Detto questo e scusatomi con te per la franchezza con cui ti parlo, mi viene però da pensare che il festival in questione l'ha ideato e realizzato quel certo gruppo di persone che forse lo vuole proprio così e non diverso, non una cosa che darebbe visibilità e sfogo alla lingua sarda e alle opere che ha permesso sin qua di realizzare.
Mi pare che l'abbiano detto più volte, della lingua sarda gl'importa poco o forse anche meno e, dunque, questo spettacolo è cosa loro. Amen.
Se a noi proprio non va giù questa cosa di Fois, se pensiamo che ci andrebbe bene un'altra cosa, perché non lasciar perdere Gavoi e organizzare ciò che ci piace in un'altra situazione?
Credo che, vista la smisurata attenzione che si ha per la lingua sarda e le sue espressioni presso l'assessorato regionale alla cultura, non verrebbero fatti mancare neppure i fondi per un'adeguata realizzazione del progetto.
Sono convinto che una manifestazione di tal fatta coinvolgerebbe migliai di persone e gioverebbe alla lingua sarda dieci volte di più dei convegni o simposi sulla LSC come quello fatto a Fonni ultimamente, per il quale si sono mobilitate risorse finanziarie e umane non indifferenti per un sostanziale parlarsi addosso dei protagonisti.
Insomma, penso una sorta de "Die de sa lingua sarda", tanto per intenderci, riproposta annualmente con focus su specifici aspetti della situazione.
Così Fois farebbe il suo, noi faremmo il nostro, con buona pace di tutti e senza dare al festival di Gavoi gratuita e forse immeritata pubblicità indiretta.
Sono d'accordo con te, caro Franco. Capisco lo sdegno di Francesco per il sardo trascurato(??) in una prestigiosa rassegna 'internazionale' che avrebbe potuto renderlo visibile, una volta tanto, letterariamente. Ma non possiamo farci nulla sul loro menefreghismo. Sono quelli che sono: nessuna sorpresa. Proprio nessuna, perchè per loro la letteratura sarda non esiste. Credo di averlo detto ( e quante volte ne abbiamo parlato, caro Franco!)e lo ripeto perchè così siamo almeno in due o tre a dirlo. Facciamoci noi quello che in fondo è quasi inutile a Gavoi. Perchè la letteratura italiana, anche in Sardegna, non ha bisogno d'essere pubblicizzata. Lo è quasi ad ogni istante. Tanto che il Festival di Gavoi si presenta per quello che è: una semplice vetrina. Con un piano strategico tendente a gonfiare ancor più le gote ( e non solo) degli scrittori sardi in lingua italiana. Invece proprio la letteratura sarda ha bisogno di una vetrina, per così dire, 'gavoese' perchè si tratta di fare il punto sulla situazione della letteratura (poesia e prosa) in lingua sarda, dopo tutte le cifre di quantità (ma si tratta di vedere bene anche la qualità) fornite da Francesco Casula e da Gianfranco Pintore in non pochi articoli di questo Blog. La letteratura sarda è ancora gracile? Forse, ma bisogna dire perchè. La letteratura sarda è ancora provinciale, si offre ancora poco e male al mondo, soffre di un 'regionalismo chiuso' o di 'un cosmpolitismo di maniera'? Forse, ma bisogna dire perchè. La letteratura sarda è priva ancora di vigore e di personalità, di qualche buon autore che regga il confronto con gli stessi autori sardi in lingua italiana? Forse, ma bisogna dire perchè. La letteratura sarda in lingua sarda non riesce ad entrare nelle grazie degli stessi Sardi, fa cilecca nella scuola e sofffre della non conoscenza o del disprezzo degli insegnanti? Forse, ma bisogna dire perchè. Bisogna farsi sentire, urlare anche, dire e dire a dentri stretti, argomentare, discettare, 'criticare', non vantare per il refolo della bandiera ma dare assennati giudizi sui migliori, scrivere libri e saggi interamente in sardo, conquistarsi con la 'forza' (delle idee concrete non delle chiacchiere), le pagine dei giornali, creare riviste ( non bastano Logosardigna ed Eja) fare convegni con il solo uso della lingua sarda, provocatorio al massimo e conseguentemente antifestival (in senso politico e non letterario) gavoese, ecc. ecc. Insomma sto amplificando, con un certo fastidio per l'immobilità generale, il concetto che ha espresso Franco. Non serve proprio lamentarsi: bisogna avere gli attributi, quelli che fanno rima con il suo cognome. E questo, stante un certo venticello, mi senbra proprio il momento. Penso che le cose potrebbero prendere l'abbrivio proprio dall'incontro promosso da Leo Melis a Laconi. Forse in quella circostanza potrebbe nascere davvero qualcosa perchè mi sembra che si annunci non come un mero incontro di amici ma di tanta gente, molto incazzata,ciascuna per conto suo, ma comunque incazzata. Per questo rompo gli indugi e il 3 Luglio ci sarò. E non solo, credo. Fortza paris.
RispondiEliminaGrazie, Gigi, lo so che siamo dello stesso parere, perché tante volte ne abbiamo parlato.
RispondiEliminaDico ancora di più, giusto per saltare l'ostacolo a pie' pari: ma si è sicuri che Fois, anche se lo volesse, sia capace di mettere dignitosamente sul palco quello per cui ci si lamenta perché l'omette?
Io non conosco Fois (dico lui per dire il gruppo, perché non sarà solo), ma ho il timore che, se ne fosse capace, l'avrebbe già fatto: si sarebbe così conquistato l'applauso dell'altra mezza Sardegna, monopolizzando la scena.
Non lo fa perché non è stupido e non si tuffa là dove non conosce il fondo.
Allora, prenda l'iniziativa, come Gigi indica, chi conosce le acque chete e poco ossigenate del mare della letteratura sarda e i pesci che ci nuotano.
da Francesco Casula
RispondiEliminaPo ELSA:
Ma de chie ses allegande? As irballiau pessone. Ego non b'intro nudda cun s'Universidade. Sa LSC l'apo semper amparada. L'apo peri impreada in chimbe o ses libritos chi ap'iscritu subra feminas e omines sardos de gabbale!
Po Franco
L'avverbio "biecamente" e l'aggettivo "becero" li ho usati volutamente, ma nè per astio contro Fois -non lo conosco neppure anche se leggo con piacere i suoi libri- nè per enfasi: semplicemente perchè esprimono compiutamente quanto penso in merito alla sua scelta di espungere il Sardo dal festival Gavoi.
E torra Gavoi e torra Fois e torra sa literadura sarda lassada a banda. Donni annu est sa propriu kistione. E lassade-ddos a perder. Tanti aici a Fois Gras ddu faxides gosare sceti.
RispondiEliminaGIGI scrive: "" Forse in quella circostanza potrebbe nascere davvero qualcosa perchè mi sembra che si annunci non come un mero incontro di amici ma di tanta gente, molto incazzata,ciascuna per conto suo, ma comunque incazzata. Per questo rompo gli indugi e il 3 Luglio ci sarò. E non solo, credo. Fortza paris.""
RispondiEliminaAmici, l'aria che si respira è quella... dagli scritti che mi giungono, pare che ogni Sardo di Buona Volontà voglia arrivare a questo appuntamento CONVINTO che QUALCOSA di grande sta accadendo in Sardinia da DIECI ANNI a questa parte...
Un "Rivoluzione Culturale" che parte dalla cosidetta "Gente Comune" contro i cosidetti "Studiosi Ufficiali" spalleggiati da certa Stampa e da Poteri Politici manco tanto velati.
C'è aria di novità.. ma un'aria che pare diventare TEMPESTA! A LAKONI dunque! A dire la nostra! Saremo centinaia... letteralmente.. per quest'anno!
Kum Salude. Leonardo