Ricorderete, immagino, la lunga discussione che su molti media e su questo blog c'è stata fra l'ottobre e il novembre scorsi su letteratura sarda e letteratura italiana. Su che cosa, cioè, definisca l'una e l'altra se non la lingua usata per farla. Molti, io fra di essi, sostengono che la narrativa sarda è quella scritta in sardo; molti, fra i quali i più convinti erano Michela Murgia e Marcello Fois, sostengono che non è l'uso della lingua sarda a definirne l'appartenenza. Non sono, evidentemente, questioni di lana caprina: intorno ad esse – tanto per capirci – si giocano interessi non solo culturali ed ideali, ma anche economici.
In tempi di celebrazioni di Unità d'Italia e di retorica unitarista a gogò, quando tutto, da Dante ad Eleonora d'Arborea, è contrabbandato come atto preparatorio a futura memoria dell'unificazione, la questione non poteva passare in silenzio. La risolleva Alberto Asor Rosa, sollecitato da un giornalista sardo, Pasquale Porcu, che gli chiede: “le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia ci offrono l’opportunità per tracciare un bilancio del rapporto tra letteratura e unità nazionale: quali riflessioni si possono fare?”. Nella risposta, fra l'altro, sottolinea come “oggi ci siano molti giovani scrittori che nelle diverse regioni italiane non abbandonino la prospettiva nazionale”. Vale anche per quelli sardi, gli chiede Porcu.
“Accidenti! Vale eccome. Poco tempo fa, in questo senso, ho espresso un giudizio molto positivo su Michela Murgia. Esiste poi una tradizione letteraria sarda, soprattutto nel campo della narrativa che risale all’Otto e Novecento che arriva, sia pure con qualche interruzione, sino a Michela Murgia passando per Satta. Credo, insomma che la letteratura sarda contemporanea mostri una fenomenologia di grande rilievo soprattutto in rapporto a quello che succede in altre regioni italiane di maggiore peso politico ed economico. Basti pensare, a questo proposito, all’importanza di autori come Salvatore Mannuzzu e Marcello Fois. Si tratta, insomma di scrittori sardo-nazionali, allo stesso modo con cui un autore come Mario Desiati lo considero uno scrittore pugliese-italiano”.
Sarebbe stato interessante sapere se, a suo parere, lo stesso vale per la letteratura in lingua sarda (su oltre duecento opere di narrativa si può ragionare) o se, come è legittimo pensare e come io penso, in Sardegna esiste una letteratura nazionale – quella sarda – e una statale, quella in italiano. Ma per poter rispondere, Asor Rosa avrebbe dovuto ricevere una domanda. E porre la domanda presuppone la conoscenza della realtà in cui si opera e una curiosità non ideologizzata. Resta il fatto che, secondo l'intellettuale marxista, è l'uso dell'italiano a definire la qualità “sardo-nazionale” (nazionale nel senso italiano, va da sé) degli scrittori citati e degli altri compresi nella categoria “scrittori sardi”. Si tratta, insomma, di una “letteratura regionale” alla quale – lo dico perché non trovo alcunché di male nella definizione – non mancherò di iscrivermi non appena uscirà il mio nuovo romanzo in italiano.
Certo, quello di Asor Rosa è un parere, non una verità rivelata, per quanto egli passi in gran parte della intelligentsia sarda di sinistra per sacerdote della Dea Ragione e suo rappresentante in terra. Ma è pur sempre un parere autorevole. Chi sa se indigesto o comunque digeribile, visto che l'autore è “dei nostri”.
È penoso, ma ZFP ha fatto benissimo a farlo e gliene sono grato, dover ancora ribadire quello che tutti gli studiosi di lettaratura che ho/abbiamo interpellato hanno già detto. Non credo però che neanche questo intervento autorevole servirà a ammormidire la cocciutaggine degli scrittori sardignoli. Dietro la loro risolutezza, c'è ovviamente la questione del marchio "Made in Sardinia" da utilizzare in esclusiva, almeno finché vende. Tra l'altro, negli ultimi mesi tacciono su questa questione e sulla questione della limba.
RispondiEliminaChe la polemica sia servita almeno a questo?
Come si può valutare la letteratura sarda(scritta in limba)se non si conosce questa lingua?Forse l'unico modo è quello adottato da GFP che ha scritto "La stele di Osana" in lingua sarda ed in italiano.Nonostante questo il suo libro non mi sembra che sia stato valutato dagli esperti italiani.Vorrei anche aggiungere:chi se ne frega.
RispondiEliminaSì, è davvero penoso caro Roberto. Urge un Convegno sulla scrittura, la letteratura, la poesia ed il romanzo in lingua sarda. Se non si vuole l'indottrinamento e che passi una retorica della letteratura 'nazionale' (italiana) del tutto fasulla, non bisogna solo lamentarsi con i 'Grandi' retori giacobini storici della lingua e con i piccolissimi pappagalli di casa nostra. Le coordinate sulla letteratura e su che 'cosa' veramente essa sia qui in Sardegna vanno precisate (definite il più 'scientificamente' possibile) in un dibattito tanto popolare quanto ad alto livello. Il sottoscritto, con la collaborazione della Rivista Monti Prama di Quaderni Oristanesi(che ha l'onore di condurre dal punto di vista editoriale) lo ha già proposto tra le righe di questo Blog. Ma nessuno si è fatto sentire. Proprio nessuno. Teniamoci allora la 'risolutezza' e quant'altro. Anche il 'silenzio' sulla lingua. Cosa non nuova per annientare, come è stato detto e ridetto, tutta la cultura della Sardegna non 'organica' ai parametri cosiddetti 'nazionali' o della 'patria'(?!) unita.
RispondiEliminaSe sapeste!!!!Se sapesse Asor Rosa!!!Non tutto ciò che luccica è oro...potrebbe essere anche ottone!!!!
RispondiEliminaI buontemponi conoscono bene le leggi di mercato. Chiedete alla Murgia (Premio Campiello) cosa significa intitolare un'opera con un sostantivo che tira economicamente "da paura"(Accabadora) e a Festa Manna di iRS, a braccetto con Marcello Fois, dichiarare che si vergogna dei sardismi e delle manifestazioni di sardità. Mi chiedo perchè la Murgia e Fois dichiarino pubblicamente (sempre Festa Manna 2010) di sfuggire in ogni modo da una scrittura che rappresenti e descriva la sardità o opporsi ad una loro classificazione come "letteratura" sarda se gli argomenti che propongono e gli sviluppi romanzeschi che offrono sono fradici di riferimenti al contesto natio?
Mi sembra che sputino nel piatto dove magiano o peggio sfruttano un immagine di tradizionalismo e ruralità per trarne i massimi benefici economici e i riconoscimenti letterari. Anche Fois non di meno, forse seguendo la corrente di Progres che iniziava ad ammutinarsi a Sale creando in iRS delle caste, dichiarava pubblicamente che quando sbarcava all'aeroporto di Olbia, vedendo un gruppo folk in costume accogliere i turisti con dolci tipici, copriva gli occhi ai propri figli e dichiarava di vergognarsi di sentirsi sardo.Paura..anzi ribrezzo!!! Io seguo il movimento iRS da alcuni anni ma uno dei principi del movimento è il non nazionalismo, almeno quello negativo e prevaricatore delle altre culture. Ma forse io non sono nessuno e non devo concorrere per il Premio Campiello, anzi come ha detto l'amico Gianfranco la mia visione eretica è un pò sardocentrica. Nonostante tutto sono orgogliosissimo di comparire nelle librerie come scrittore sardo per me, per mia moglie, per i miei bimbi e per i miei connazionali...i SARDI!
E nos devimus preocupare de su chi narat Asor Rosa si l'ischijamus zae comente la pensat? Est una cuntierra custa chi non m'agradat prus. Tantu a Murgia e a Fois non bi los cumbinchimus gai comente issos non cumbinchen a nois. Ma tra issos e nois custa est sa diferentzia: nois iscriimus in sardu pro passione, chena perunu interessu nen pro nomea nen pro dinare. Penso chi custa cuntierra l'at a zuicare s'istoria, cando su prus de sos attores chi l'an retzitada ch'an a essere in s'ateru mundu: chie bolande cun alas de chera e chie ispalande brasia. Jeo so unu massaju cun sas oricras de mercante. Su chi m'interessat l'ascurto, s'ateru non bi l'intendo...
RispondiEliminaSi tratta di uno dei firmatari del Manifesto dei 101 che si schierò contro l'invasione sovietica dell'Ungheria. Dunque massimo rispetto, c’è un abisso con altri ex comunisti ancora in auge. Ma mi pare ci consideri “italiani di Sardegna”. Alla moda fascista.
RispondiEliminaFua in pensus de dhi'onar'arrexoni a Larentu, de truncari donnia chistioni cun chin'est acapiau a dopia amprària cun s'italianu cun-d unu bellu: "A la leare...". Ma, pentzendidhoi pagu pagu, mi seu pregontau: "Chi depant bìnciri sempri sempir'is proprius no' andat beni. E tandus? Ita dhi podeus fari?" Su chi mi timu, est chi non nci apat nudha de fari. S'unicu iat essiri de no' dhis comporar'is liburus. Perou, pagu ndi dhis iat a importari, is premius dhus faint in Italia e a comporari funt is Italianus, mancai non ligiant meda. Ma est de importu mannu, po cussa arratza de genti, tratari che opari cun sa "academia" e Asor Rosa est unu grandu "academicu".
RispondiEliminaAnche Fois non di meno, ...... dichiarava pubblicamente che quando sbarcava all'aeroporto di Olbia, vedendo un gruppo folk in costume accogliere i turisti con dolci tipici, copriva gli occhi ai propri figli e dichiarava di vergognarsi di sentirsi sardo.Paura..anzi ribrezzo!!!
RispondiEliminaQuesta penosa affermazione fa il paio con quella di un altro personaggio il quale, sulla Nuova Sardegna, scrisse una volta che all'aeroporto di Alghero un gruppo di nuoresi aveva intonato un canto sardo all'interno dell'aereo e lui si era vergognato al posto loro. Questo personaggio era il mai rimpianto Aldo Cesaraccio, detto Frumentario, famoso perchè ogni settimana sulla Nuova addebitava ai sardisti qualunque disgrazia della Sardegna, persino le cavallette. Era un individuo dalle idee fortemente reazionarie.
Fois fa il sinistro, ma sotto sotto é quello che é: un allievo di Cesaraccio.
Comunque io non mi preoccuperei di questi signori. Oggi vengono portati alle stelle perchè funzionali al disegno di distruggere la nostra identità. Domani passeranno nel dimenticatoio perchè, come la Deledda, alla quale non é bastato neppure un premio Nobel per finire nelle antologie della letteratura italiana (figuriamoci questi allora), rappresentanti di culture localistiche e periferiche (sic).
Non mi càpitat totora de no èssere de acordu cun Larentu, ma custa bia non li ponzo fatu. A issu e finas a Mamone li cheria nàrrere chi no est cosa bene fata dedassare sena imposta chistiones che a sas pesadas dae Asor Rosa.
RispondiEliminaBeru est, Maimone, chi unos autores sardos serbint finas a cando si podent impreare comente maitres à penser de una polìtica chi non pensat prus. Bastat de pensare a autores che a Niffoi, Agus e gasi sighinde pro lu cumprèndere. Non si tratat de cumbìnchere sos Fois e sas Murgias, bella diat èssere, ma de singiulare a sos àteros sardos chi non semus totu a una gasta. Chi b'at a chie non si cheret dormire pro s'ischidare in una terra in uve totu sas chisitiones siant isortas.
Non si tratat de cumbìnchere sos Fois e sas Murgias, bella diat èssere, ma de singiulare a sos àteros sardos chi non semus totu a una gasta. Chi b'at a chie non si cheret dormire pro s'ischidare in una terra in uve totu sas chisitiones siant isortas.
RispondiEliminaGiai est beru, ma nois faghimus su chi podimus. Est comente Davide contras a Golia. Issos iughen sos aeroplanos, nois sa preda 'e frunda. Como est importante a mantenner su puntu, ca su entu una die o s'atera mudet diretzione.
Marcello scrive: " Io seguo il movimento iRS da alcuni anni ma uno dei principi del movimento è il non nazionalismo, almeno quello negativo e prevaricatore delle altre culture."
RispondiElimina- Non avevo intenzione di intervenire su questo argomento, ma questa frase attribuita a quelli della Vecchia IRS (ci siamo capiti a CHI, non a Sale) io l'avevo letta riferita a SANNA, MELIS e VACCA, che secondo loro erano NAZIONALISTI e quindi negativi per la Sardità.. allora non capimmo, nè io nè Vacca e manco Gigi quando la riportai in questo forum... adesso MARCELLO mi ha fatto capire... perchè SANNA, MELIS, VACCA dovrebbero essere INVISI alla cultura "vera" dei sardi ... beh! io lo dichiaro ancora SONO NATIONALISTA, di un nazionalismo viscerale e CONTAGGIOSO.. alla faccia di certi FRIKKETTONI che di SARDITà hanno avuto solo lo strumento per vendere libri in cui si dichiarava di far conoscere la VERA storia della Bandiera Sarda. Chiaramente in contrasto con la "mia" Legge -99 .. mia , di Bonesu, di Chicco Frongia e di Carlo Mura.
- Gli stessi frikkettoni ANTINAZIONALISTI a cui Bruno Vacca rinfacciò a Sa Festa Manna di Cagliari di PARLARE SOLO IN ITALICO IDIOMA
Kum Salude
Leonardo
"Anche Fois non di meno, ...... dichiarava pubblicamente che quando sbarcava all'aeroporto di Olbia, vedendo un gruppo folk in costume accogliere i turisti con dolci tipici, copriva gli occhi ai propri figli e dichiarava di vergognarsi di sentirsi sardo.Paura..anzi ribrezzo!!! "Questa affermazione di Fois mi sembra una cosa folle.E pensare che sia i libri di Fois e l'Accabadora della Murgia mi erano piaciuti tanto.Come si fa a parlare di Sardegna e dell'anima sarda e poi fare simili esternazioni!Per piacere,qualcuno di voi me lo spieghi,possibile che sia solo disonestà?
RispondiEliminaIo, Grazia, non so cosa dire, sono perplesso quanto te.
RispondiEliminaPremetto che non conosco Murgia e Fois, non ho letto i loro libri per scelta (qualcuno l'ho pure in casa), ma non credo che siano scemi o pazzi, così come potrebbero apparire a prima vista.
Ecco che io penso, senza aver nessuna ragione valida ma solamente perché uno o due motivi ci saranno comunque per tali comportamenti che paiono suicidi, io penso che la loro "arte" abbia bisogno di supporti mediatici importanti e continuativi. Come ottenerli, se fossero mediocri pensatori come qualcuno scrive, se non sparandole grosse, le più grosse possibili, fino a superare l'immaginabile?
In secondo luogo, dietro ognuno di questi scrittori, c'è un'importante industria della cultura (si fa per dire!) con annessa mafia mediatica.
C'è qualcuno che pensa che quelle industrie lascino abbaiare come cani sciolti i loro cuccioli? O saranno questi cuccioli, non dico canis de strexu, ma certamente cani ben addestrati che abbaiano a comando?
Vedi, nella mia esperienza piccola piccola conseguita nella pubblicazione di una decina di opere, alcune delle quali, ad esempio la prima, uscita 15 anni fa in sardo e in italiano in due volumi separati ma venduti insieme) so delle pressioni che l'editore ti fa, riguardo alla lunghezza del romanzo, per esempio, perché un libro si vende meglio a 10 euro che a 15.
Non ultimo, un editore amico mi ha chiesto di pubblicare in sardo un titolo che era uscito solo in italiano. Quando ne ho fatto la traduzione nella lingua campidanese che io conosco e amo, mi ha detto che l'avrebbe fatto tradurre in LSC. Cosa che, ci puoi credere a occhi chiusi, ho rifiutato.
Ora, se editori piccoli piccoli pongono piccole pressioni sui loro autori, quali pressioni risparmieranno quelli grandi e "mafiosi" a coloro sui quali hanno investito tempo e denaro?
Come al solito, dico quello che penso, ma non so se ho ragione.
Se la tua, Francu, è un'esperienza piccola piccola nonostante la pubblicazione di una decina di opere, io non dovrei neppure esprimere il mio parere.
RispondiEliminaTuttavia, non posso che darti ragione: le pressioni ci sono e sono delle più diverse, comprese quelle che hai elencato e non ultima quella di carattere economico. Solo la passione e la convinzione di avere qualcosa di significativo da dire ti spingono a pubblicare quasi certamente in perdita.
Forse una punta di orgoglio ci spinge a tacere, ma ti assicuro che, almeno in Sardegna (non conosco la situazione della piccola editoria nella penisola) ci sono tanti autori che la pensano allo stesso modo.
Giuseppe Mura
Signor Franco, la ringrazio della sua spiegazione e siccome lei è una persona onesta e seria le credo pienamente, ma mi viene una gran tristezza a pensare che,per aver succeso,bisogna scendere a compromessi e, le persone vere, non li accettano mai.
RispondiEliminaQuesto è vero, Bell(issim)adonna.
RispondiEliminaGFP forse non ne avrà tornaconto su questa terra, ma di là abiterà le praterie di coloro che s'incazzano, che poi sono i giusti, evangelicamente parlando, che sbagliano solo sette volte al giorno.
E io so, anzi presumo, che sia ciò a cui GFP, tirate le somme, ambisca.
Altra cosa, signora Grazia (ma perché non mi chiama Francu?), è la tristezza che viene nel vedere che, nella nostra centocinquantenne patria, per aver successo bisogna sottomettersi e accettare i compromessi, spesso umilianti.
Infatti, il sentimento dovrebbe essere l'indignazione che ormai, insieme a sua sorella la dignità, come l'Alice del film, non abita più qui.
Però, c'è sempre un però nelle cose del mondo: qualcuno ha detto che tutti abbiamo un prezzo, dunque possiamo essere comprati.
Non so se sia vero, ma suppongo di sì. Se io, ad esempio, sono libero, ciò forse vuol dire che sono "invenduto", che nessuno ha offerto quel tanto o quel poco che serviva per aggregarmi al suo gregge.
Ho detto altre volte, anche seriosamente se vuole, che come sardo, marcio a testa alta, perché non mi piego e non mi spezzo.
Lo dico perché ne sono convinto, ma mi creda, Grazia, mi tremano le gambe.
Caro Francu,mi scusi per il Franco di ieri,le gambe devono tremare quando ci facciamo comprare e non è vero che c'è un prezzo per tutti.Nè lei,nè,GFP e ,spero,tutti quelli che scrivono in questo blog non sono in vendita.Nella vita non dico molte ma,perlomeno,una certezza bisogna averla e quella di non scendere a compromessi.L'incurrubilità è la ricchezza più bella e non trattabile.Sono convinta che ci sono uomini migliori dei cosidetti uomini di potere.
RispondiEliminaSe può essere di peso la mia opinione, e la mia seppur piccola esperienza,depo che annungher unas cosas:
RispondiEliminaricordo a tutti che la letteratura sarda comprende oltremodo:
l'algarès, di cui sono parlante
e le altre 3 lingue minoritarie.
Aggiungo inoltre che, in fin dei conti, si tratti esclusivamente di una questione di onestà materiale ed intellettuale, ed in terzo luogo di autodisistima...
cercherò di spiegarmi:
- io ho 28 anni e ho di recente pubblicato un libello in italiano e algherese, ma non si tratta di traduzione a fronte, anche perchè le finanze sono esigue e non era mia intenzione...
lo scopo era quello di raccontare una storia sarda per poi obbligare il giovane lettore algherese a continuare a leggere il racconto nella sua lingua, oramai quasi desueta tra i giovani... naturalmente per me ciò ha voluto dire rivolgermi a un pubblico che è esclusivamente quello del bacino algherese, neanche quello catalano, per via della presenza dell'italiano nel testo, oltre che per le abissali differenze linguistiche con la parlata continentale iberica.
ho dovuto farlo per due motivi fondamentali (non parlo del contenuto):
a causa dell'amore per la mia lingua
per il fatto che credo che alcune esperienze della TERRA, possano essere raccontate esclusivamente nella lingua che essa esprime.
- la seconda motivazione, dicevo, trattasi a mio avviso di disonestà, nel senso materiale, ossia la consapevolezza che molto spesso si scrive includendosi nel mondo della pubblicità, dello slogan, del marketing insomma... e custos sun dinari meda...
autodisitima, penso che a voi di questo blog, non sia proprio il caso di spiegarlo...
sallude
"autodisitima, penso che a voi di questo blog, non sia proprio il caso di spiegarlo..."Signor Casu con questa sua sintesi ha fatto un bel complimento a tutti quelli che scrivono nel blog e complimenti anche a lei per la sua determinazione.Con le sue affermazioni convalida l'ottimismo che ho sulla validità morale di tanti uomini e anche se sono pochi non ha importanza,l'importante è che ci siano persone che lottano per ciò in cui credono,pagano di tasca loro e tralasciano la corsa al denaro.
RispondiEliminaGrazia, la cosa bella di tutto ciò è
RispondiEliminache noto che non siamo pochi, e i sardi si nde abbizzana!
Sotto il punto di vista emozionale do pienamente ragione a Leonardo...credo che chi stia in iRS manifesti un nazionalismo emozionale come è giusto in ogni sardo che ama la sua sardità e ne và orgoglioso. Purtroppo il movimento ha assorbito individui che hanno seminato male...distribuito odio e inimicizia...criticato gli uni e gli altri solo per(in piena democrazia) per traghettare una cultura sarda verso le PROPRIE esigenze (libri, case editrici, società mutualistiche. Quella componente (settaria e fortemente classista previa monetazione)ha attaccato i componenti di questo blog solo perchè (sempre in piena democrazia ehhhh!!!)non condividevano la LORO idea di Repubblica delle banane (senza lingua, senza cultura, solo Arborea e il resto sardi conigli e italia tiranna). Faceva figo il nome in Sardo...raccoglieva consensi. Ma insegnava ai discepoli ad odiare chi non condivideva il pensiero elaborato dal "Capetto" per non mostrare che era lui il tiranno assoluto e che tutti dovevano riconoscere solo la sua bandiera e il suo strano modo di desrcrivere che "i sardi sono capaci di amare".
RispondiEliminaUno dei principi umani (non solo di iRS) è rispettare il prossimo e capire che la propria libertà di pensiero e azione termina dove finisce quella del prossimo. Mi dispiace tantissimo che i "vecchi intellettuali" abbiano fatto e detto peste corna contro chi non tolleravano, ma noi ora siamo qui per promuovere la nostra SARDITA', la nostra Cultura e la nostra Storia...non voglia essere superiore agli altri (non siamo leghisti!)ma neanche inferiore. Insomma noi ci siamo, siamo orgogliosi di esserci e tali rimarremo tra formaggi, pastori, vino, costumi, minestrone, lingua sarda, nuraghi, Shardana, cosinzos, pantaloni in velluto, arresojas, gueffus, malloreddus, Giovanni Maria Corbeddu, Mammai Manna, cuilis, sempre nel fondamentale rispetto del pensiero del prossimo.
RispondiEliminaMarcello Cabriolu
Responsabile dell'Organizzazione di iRS Surcis-Igresienti.