Una segnalazione fatta da un amico di Oristano, che ci inviò anche le immagini, ci ha lasciati di sasso. Pur essendo abituati ormai a cose insolite fino a pochi anni fa, questa nuova acquisizione ci ha fatto fare un salto sulla sedia. Sapevamo del Gruppo Statuario che raffigurava in una lastra di pietra (steatite?) la Triade di Tebe. Si tratta di una lastra che affigura Amon-Ra, la moglie Mut e il loro figlio Khonsu. Una scoperta fatta, crediamo, dall’archeologo Taramelli decenni orsono.
L'iscrizione geroglifica |
La foto del nostro amico P. Z. rappresenta un’iscrizione geroglifica che, tradotta a suo tempo, parve proprio un’invocazione alla Triade in questione. Si tratta in effetti di tre invocazioni, una per ogni Dio rappresentato. Siamo riusciti ad avere le prime due, che vi proponiamo.
- Amon.Ra. suten. neteru. tu. f. anch. utja. senb. nib. Cioè: “Amon-Ra, re degli Dei, signore del cielo, dia vita, salute e vigore pieni”.
- Mut. Urt. Nebit. Pet tu. S. senb, ossia: “Mut… la Gran Signora del cielo, dìa vigore”
Ora, già trovare una lastra con dei geroglifici in Sardinia è di per sè un fatto eclatante. Se poi lo scritto è collegato anche a un’immagine chiaramente egizia, la cosa assume i contorni del “giallo”. Vero è che il commento, probabilmente da attribuire al Taramelli, sa proprio di dichiarazione tipicamente archeobuonica, del tipo “Scaraboide egittizzante di stile hyksos”. Vero è… sentiamo. “Sicura e.. o almeno una famigliarità con la Lingua e la Scrittura egiziana. Per cui anche se trattasi di un’opera Fenicio/Punica.. dovrebbesi pensare che l’autore (Fenicio, è naturale! N.d.A.) fosse conoscitore della Lingua e della scrittura in Egitto”
La Triade |
Già da allora, anzi soprattutto allora, si faceva passare tutto per Fenicio/Punico. Con buona pace della lampante realtà egizia del documento. Lampante, perché abbiamo scoperto che la lastra in steatite con i geroglifici corrisponde esattamente alla lastra (in steatite) che rappresenta la Triade Tebana che vi mostriamo. Insomma sul retro della lastra vi è la scritta, sul diritto il gruppo di Tebe. La nostra domanda è: perché una cosa talmente singolare (per essere cauti), ritrovata in Sardinia, in una di quelle città da noi definite shardana e abitata proprio da quei popoli che frequentavano assiduamente l’Egitto, non è stata resa pubblica e pubblicizzata? Forse perché si deve continuare a ignorare questa presenza? Perché tutto quanto è egizio, chiaramente egizio, deve essere attribuito a un Popolo, quello fenicio, mai esistito come Popolo “altro” E ad eseguire queste opere deve necessariamente essere stato un “artista fenicio” che conosceva a menadito i geroglifici? Stesso problema con gli scarabei con tanto di cartiglio dei faraoni egizi, definiti “Scaraboidi egittizzanti di tipo hyksos” datati al VII sec. a.C. quando degli hyksos non vi era manco più memoria. Tutto questo per far “quadrare il cerchio” sulla presenza presunta dei Fenici?
Noi non ci crediamo. E pensiamo che sempre meno persone oggi credono a queste sciocchezze.
La cosa peggiore è il perché un documento così importante al solito sia stato tenuto nell’ombra per tanto tempo.
Si argomenterà: “Ma il Taramelli la pubblicò”.
“Si” rispondiamo noi “anche Lilliu pubblicò qualcosa sulle statue di Monti Prama. Diverso è divulgare, in modo che la gente possa fruire e commentare”.
SAGRA, cap.3,pp.62-63, nota 6: 'Il presente studio sui documenti nuragici scritti non toccherà la scrittura geroglifica egiziana nè, se non marginalmente, quella micenea in Lineare B, per quanto non pochi indizi facciano supporre che anche questi codici (soprattutto il primo) fossero noti agli scribi sardi. Per quanto attiene alla scrittura geroglifica egiziana l'ipotesi di una sua presenza sembrerebbe concretizzarsi non solo da taluni aspetti grafici e contenutistici, come si vedrà, ricavabili dal tenore delle tavolette del Sins, ma anche dal fatto che a Cagliari e a Tharros sono state rinvenute delle iscrizioni in geroglifico egiziano le quali ORA, STANTE LA PRESENZA DEGLI ALFABETI NEI DOCUMENTI SARDI DEL SECONDO MILLENNIO a.C., non è da escludere del tutto che possano avere un'origine sarda, come suppose il Carta Raspi (1971, p.170) per almeno una di esse. D'altra parte se si accetta il dato che i SRDN, il popolo bellicoso di cui parlano le fonti storiche egiziane ed ugaritiche, erano i Sardi di Sardegna, non pensiamo che sia del tutto azzardata l'ipotesi che questa popolazione, così come potè apprendere e servirsi dei tre fondamentali codici semitici medioorientali, tanto più abbia potuto apprendere e portare in Sardegna quel codice che, per quanto estremamente complesso, si mostrava agli scribi sardi (che mostrano, come si vedrà, un senso spiccato per l'estetica e per la calligrafia), tra tutti, il più perfetto dal punto di vista artistico. Un codice che però, a causa della particolare struttura sociale nuragica, della differente cultura urbanisticae monumentale e soprattutto dell'ideologia di negazione assoluta dell'immagine realistica legata al sacro e alla divinità, rimase, come si suol dire, solo sulla carta e non ebbe sbocco pratico alcuno'.
RispondiEliminaCome vedi i motivi per riprendere l'argomento erano e sono, a mio parere, 'anche' altri e più specifici. E come vedi ancora, 'divulgatore' fu anche il Carta Raspi, soprattutto lui, in quanto le copie vendute del suo libro 'Storia della Sardegna' sono migliaia e migliaia (praticamente per decenni prima del testo del Casula ogni sardo conosceva la sua storia 'solo' da quel volume). Fu lui ad anticiparci sulla scrittura geroglifica sarda shardan. Naturalmente ben venga ogni 'divulgazione'. Compresa la tua di oggi ( e non solo di oggi).
Grazie Gigi. Riguardo al Carta Raspi, come tu e molti altri sanno, nel mio libro è citato continuamente, tanto da sentirmi dire dal distributore che "Carta Raspi ha ripreso a vendere anche grazie a lei". L'ho0 sempre considerato il mio maestro. E come me, io credo tanti altri amici e colleghi presenti (cominciando da te).
RispondiEliminaOggi però i tempi sono più favorevoli alla DIVULGAZIONE e i mezzi per accrescere conoscenza dei documenti sono MAGGIORI e IMMEDIATI.
Tant'è che, grazie ai mie "contatti egiziani", amici egittologi e quant'altro, siamo anche riusciti a risalire all'epoca della REALIZZAZIONE del documento (che sarà pubblicato insieme ad altri ritrovamenti nella prossima edizione di Jenesi degli Urim (la terza in meno di un anno).
L'INVOCAZIONE (tradotta a suo tempo anche da Taramelli... in parte), ci riporta a un Culto antico della Triade di tebe che fu rapportato alla XII dinastia, mentre un amico forumista mi comunica che le ricerche portano alla più tarda XVIII dinastia: quella da noi coccolata perchè riguarda un Egitto "Pieno dei nostri SHARDANA".
La Dinastia dei RAMESSIDI, per intenderci quella fondata da RAMESSU I... "COMANDANTE DELLA GUARDIA DEL CORPO DEL FARAONE"... di Amenophe, l'Akenaton eretico per intederci. Seguace dell'Unico Dio...
Kum Salude
Leonardo
da Giorgio Valdès
RispondiEliminaSe la segnalazione del tuo amico vi ha fatto fare un salto sulla sedia, io vi ho certamente fatto compagnia, quando ho dato uno sguardo all’iscrizione geroglifica alla sinistra della lastra; per intenderci quella di cui non siete riusciti ad avere la traduzione (non so per quale motivo).
Da dilettante riporto la translitterazione della scritta:
NSW. NU. RA. GS. W3S. NWT. T. DI. F. 3W .T . NEB.
Non mi avventuro nell’interpretazione della sua parte finale, che comunque pare riporti una forma rituale di venerazione, mentre il periodo: NSW. NU. RA. GS. W3S. NWT. T. DI. F. credo significhi: “al re di Nu-Ra, signore nella città, sia data….”
Esperti veri, e spero che in questo mi aiutino il professor Sanna e la professoressa Losi, sarebbero certamente in grado di fornire una traduzione più precisa rispetto a quella prospettata da un dilettante come me.
E mi auguro che ciò avvenga perché, in ogni caso, mi pare abbastanza chiaro che la parte iniziale dell’iscrizione si riferisca al re di “Nu-Ra”, ipotesi confermata dalla presenza, a sinistra in alto, dell’ideogramma in “Re”.
Se così fosse, troverebbe una ulteriore conferma l’ipotesi, che mi frulla da anni per la mente, che anticamente la Sardegna si chiamasse “Nu-Ra”.
Ma avvalorerebbe anche la teoria degli strettissimi rapporti un tempo intercorsi tra la Sardegna e l’Egitto, confermati dal contenuto della lastra, che accoppia divinità egizie importanti come Amon Ra e Mut al re di Nu-Ra.
Caro Valdes ( naturalmente io parlo per me) so poco, molto poco, di geroglifico. E quanto vorrei saperne perchè è, per tanti versi, il codice (non solo epigrafico) indiretto dei documenti che stiamo trovando! Penso soprattutto alla corrispondenza perfetta e alla palindromia di KA e 'AK, alla presenza diffusa del Bue Api nella 'religio' sarda della seconda metà del secondo Millennio a.C. e in tutto il primo (sino alla testimonianza dello statere di Amsicora).
RispondiEliminaQui, nello specifico, con questo documento occorrerebbero degli egittologi perchè in egittologia (disciplina ormai estremamente consolidata) il dilettantismo è cosa rischiosissima. Non è una novità che tutto o quasi tutto si legga ormai con tranquillità.
Se poi nel documento della triade si dovesse trovare qualche parola speciale che riguarda la Sardegna...
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RispondiEliminavorrei un attimo fare l'avvocato del diavolo, perchè tanto so che certi argomenti saranno, presto o tardi, tirati fuori;
RispondiEliminachi ci dice che il gruppo statuario con l'iscrizione sul retro, non sia un importazione romana o fenicia?
per questo serve un egittologo; magari con certe competenze è possibile datare il monumento monumento, penso per es. allo stile scrittorio e iconografico.
Se questi elementi fossero troppo antichi, e risalenti all'età del bronzo, almeno in linea di principio, si potrebbe escludere un importazione, fenicia, romana, puninca dell'età del ferro.
però anche questo a bene vedere, non esclude completamente un importazione romana o fenicia perchè antichi monumenti egizi, venivano predati dall'Egitto ed importati come trofei (per es. ) a Roma.
come se ne esce?
Grazie per i chiarimenti, ma mi piacerebbe approfondire il significato delle 4 figure in alto a sinistra.
RispondiEliminaAmmesso che il cerchio in alto sia il Kh e on un Ra, mi pare che la rappresentazione geroglifica di Khonsu comprendesse anche un pulcino di quaglia con il significato di u, anche se il pulcino potrebbe essere un semplice rafforzativo del segno sw, riferito alla pianta che appare come quarta figura a destra.
Piuttosto mi lascia perplesso l’ideogramma a sinistra, che mostra una figura con la barba e con qualcosa in testa che sembra un ureo. Se così fosse si tratterebbe dell’ideogramma di un re o faraone e non di un dio.
Comunque sia credo anch’io che una lettura corretta dell’iscrizione possa fornirla esclusivamente un egittologo
Se posso rispondere ad alcuni che di NURAGICO non vi è assolutamente NIENTE, ma oso ed ESCLUSIVAMENTE EGIZIO, implicitamente rispondo anche alla domanda di Dedalo.
RispondiEliminaPerchè dobbiamo sempre (non tu o io ...) complicarci la vita con cose assurde?
- ABBIAMO UNA LASTRA con invocazione alla TRIADE di TEBE, venerata nell'età RAMESSIDE (XIII sec. a.C.)... IN GEROGLIFICO, scrittura di esclusivo uso degli Egizi.
- Abbiamo sul retro un bassorilievo con la stessa TRIADE di TEBE, nel caso ci fossero dubbi.
DOMANDA:
- Perchè un "Fenicio" avrebbe dovuto venire in Sardinia ed eseguire un tale manufatto in LINGUA e SCRITTURA EGIZIA?
- Perchè un Romano avrebbe trafugato un reperto egizio antico per portarlo poi in Sardinia?
Una semplice e logica risposta?
- QUEL reperto è EGIZIO
- QUEL reperto fu portato dall'Egitto da chi in Egitto era stato per lavoro (mercenari) o per commercio ed era poi rientrato in patria, che guarda caso era la SARDINIA...
Ma è così difficile .. fare le cose semplici? O meglio prenderle per QUELLO CHE SONO?
Quindi: nè NURAGICO, NE' FENICO, NE' ROMANO.. solo EGIZIO e portato da Sardi... SHARDANA.
Gentilissima professoressa, ritengo che abbia assolutamente ragione lei, come è altrettanto probabile che la tavoletta sia stata portata dall’Egitto dai Shardana, come sostiene Leonardo Melis.
RispondiEliminaIn ogni caso si tratta di un’ulteriore prova dei rapporti intercorsi tra le due antichissime civiltà; circostanza che meriterebbe sicuramente un’indagine più approfondita ma che purtroppo contrasta con l’interesse prevalente del mondo scientifico nostrano, poco propenso o addirittura infastidito, quando si tratta di tornare indietro nel tempo al di là del periodo fenicio-punico.
traduzione riportata nel libro del taramelli sulla stele rinvenuta:
RispondiEliminaAmon Ra, re degli dei, signore del cielo, dia la vita, salute e vigore pieni.
Mut, la grande signora del cielo dia vigore, Chonsu in Tebe, dia la gioia (la pienezza del cuore)
@ Leo, non sono io a voler complicare la vita, perchè è complicata di suo.
RispondiElimina"Perchè un Romano avrebbe trafugato un reperto egizio antico per portarlo poi in Sardinia?"
perchè a Roma c'è (tra le tante cose nilotiche..) un intero obelisco egiziano?
suvvia, non facciamoci illusioni. lo sappiamo benissimo, dove si andrà a parare. tanto vale tenere preventivamente conto delle obiezioni e considerare tutte le ipotesi. Se si sapesse che quella tavoletta, fose stata rinvenuta in un contesto nuragico, la musica sarebbe diversa.
Vi diranno soprattutto questo.
@ Aba
che fosse uno dei reperti missing non l'avevo capito....
a prescindere da chi la importò, sarebbe bello saperlo.
intendevo...sarebbe bello sapere, dove sta.
RispondiEliminaUn romano porta la REFURTIVA a Roma,a CASA SUA, non certo in Sardinia. Come del resto farebbero tutti i predatori, animali e umani.
RispondiElimina- Dove si trova? Oltre quella di TARAMELLI, ci fu un'altra PUBBLICAZIONE che si servì chiaramente della consulenza dello stesso, aggiungendo però altre NOTIZIE sul reperto, COLLOCAZIONE compresa... ma son passati degli anni e bisogna vedere se ...
Del resto ho notizia di PIACEVOLI DONAZIONI al DUCA DI SAVOIA da parte di compiacenti Sovrintendenti al tempo dello SPANO...
Non aggiungo altro, perchè UN DOSSIER si sta preparando con NOMI e COGNOMI di chi per primo ha depredato i nostri TESORI già a metà del 1800.
Kum Salude
leonardo
Il quotidiano "La Nuova Sardegna" esce oggi 31/03/2011 con un articolo sulle scoperte di Leonardo (Melis)
RispondiEliminaLe scuole scribali sarde ( e soprattutto quella di Tharros luogo in cui fu rinvenuto il documento) avevano di sicuro dei 'modelli' di geroglifico, così come avevano modelli alfabetici di altre scritture ( soprattutto repertori di semitico). Servivano per i giovani che, da che mondo è mondo, si esercitano e copiano testi altrui. Si è parlato di 'cane sciolto' scriba egiziano. Potrebbe essere però un giovane scriba sardo o sardo-egiziano. Ma va da sè che l'ipotesi più verosimile è che (come dice Leo) il manufatto sia stato importato in periodo nuragico shardan. Certo è che i Fenici non c'entrano per nulla, come non c'entrano in genere con la scrittura nè prima nè dopo l'anno Mille a.C.
RispondiEliminaComunque sarebbe il caso di riprendere in mano il documento da parte degli egittologi e cercare di vederci in maniera più chiara: almeno dal punto di vista paleografico. Ma chi lo farà? Sollevare problemi di epigrafia oggi, almeno in certi ambienti, è come parlare del diavolo!
Ecco l'articolo di cui parla Leo:
RispondiEliminaLACONI. Nonostante l’ avversione della “Scienza ufficiale” e di alcuni cattedratici alle sue scoperte, non si fermano le ricerche archeologiche dello studioso Leonardo Melis. Il 2010/2011 è stato un anno d’oro per i suoi studi che fanno anche da pungolo al dibattito sul valore di alcuni ritrovamenti. Tra i più recenti alcune ziqqurat che collegano l’isola con le antiche popolazioni mesopotamiche.
Melis ha annunciato la scoperta di una ziqqurat a Pozzomaggiore, classificata dagli archeologi come un protonuraghe, nella stessa località dove è stato trovato un coccio con segni di scrittura Shardana. Del coccio non si seppe nulla per quattro anni, fino a quando l’ immagine non finì casualmente all’attenzione di Melis che, intravedendovi segni di scrittura shardana, diede incarico ad un esperto della decifrazione di quanto sospettava. Quel documento, di alto valore culturale proprio per la presenza di evidenti segni di scrittura, è stato fatto oggetto di un’interrogazione parlamentare al ministro della Cultura.
Quest’anno a gennaio nuove segnalazioni su altre strane costruzioni riconducibili a ziqqurat nel Nord Sardegna. Una ricorda le Pajare pugliesi o alcune costruzioni delle Baleari e l’altra, ancora più alta, “la Torre di Babele” come comunemente rappresentata. Gli addetti ai lavori identificano quest’ultima, stranamente a tre o quattro piani, come “ricovero per pastori” o, ancora più inverosimilmente, come neviera a livello del mare.
Nell’Oristanese gli studi proseguono col ritrovamento di una sfinge nella penisola del Sinis, a pochi passi dove furono trovate le statue di Mont ’e Prama. La scultura era già conosciuta dal 2009, ma inizialmente non era stata ritenuta meritevole di particolare interesse. Successivamente, un altro ritrovamento testimoniò l’autenticità del manufatto. “Poco distante dalla figura animale si trovava un masso di circa 700 chilogrammi per metà sottoterra. La parte affiorante è compatibile con il corpo, mentre la faccia è sotto. La sistemazione movibile della testa - spiega Melis - non è il primo esempio in queste sculture; la Sfinge di Giza ha una testa probabilmente posticcia.” (Iv. Ful.)