Segni grafici simili nel Sinai e a Lipari (da Atropa Belladonna) |
La dottoressa Maria Ausilia Fadda è responsabile della Soprintendenza archeologica di Sassari e Nuoro per le province dell'Ogliastra e di Nuoro, dove dirige anche il bel Museo archeologico. È una delle funzionarie del Ministero dei beni culturali più influenti in Sardegna. A quel che mi è dato sapere non è estranea alla infelice risposta sulla sorte della navicella nuragica di Teti data dal sottosegretario Giro a due interrogazioni parlamentari. Secondo lui, gli archeologi delle nostre Soprintendenze “non hanno alcuna notizia in merito al ritrovamento "nei pressi di Teti" di una navicella nuragica "con evidenti segni di scrittura". Se un ritrovamento è stato fatto potrebbe essere stato effettuato al di fuori delle ricerche ufficiali e da persone non autorizzate”.
La navicella fu ritrovata nel 1994 proprio dalla dottoressa Fadda nel villaggio di S'Urbale e, a quel che persone presenti riferirono, la stessa archeologa disse che sarebbe stata buona cosa mostrarla a un epigrafista. Che lei l'avesse ritrovata “al di fuori delle ricerche ufficiali e da persone non autorizzate” può essere possibile: anche esperti archeologi, a volte, possono avere cadute di memoria. Fatto sta che quella barchetta fu a lungo esposta nel piccolo museo di Teti dove fu anche fotografata. Un lettore di questo blog scrisse, qualche tempo fa, che da Teti fu portata al centro di restauro di Li Punti.
Delle due una: o il vuoto di memoria della dr Fadda è in realtà una rimozione o, sempre la dr Fadda, ha fatto arrivare al suo Ministero informazioni non veritiere che sono poi servite al sottosegretario Giro per dare quella risposta infedele a rappresentanti del corpo elettorale. Altrove, un governante che fosse stato colto in fallo mentre racconta una bugia in Parlamento se la passerebbe male e a niente varrebbe la scusa che era stato male informato: è pagato per appurare le cose che dice, tanto più che della barchetta fantasma aveva una fotografia e altre, magari più nitide di questa, avrebbe potuto pretendere. Forse, così, alla dr Fadda sarebbe tornata la memoria e il povero sottosegretario si sarebbe risparmiata una magra.
Teti, il piccolo splendido villaggio del Mandrolisai, è teatro di un'altra dimostrazione di supponenza della responsabile della Soprintendenza a Nuoro e Ogliastra. Il 5 settembre 2009, in un convegno dal titolo “Che fine ha fatto la storia sarda?” l'archeologa si lanciò in uno di quegli ipse dixit di cui è strapiena la vulgata archeologica in Sardegna. Disse, e la cosa è facilmente verificabile in questo video: “In tutta l'Europa, Italia compresa e Sardegna, non scriveva nessuno. Prima del primo Millennio aC e addirittura nel IX non si trovano tracce di scritti, fino all'VIII. Eravamo un popolo di muti in quel periodo... Noi troviamo testi scritti in pieno periodo di romanizzazione, vedi tavola di Esterzili...”, come del resto ricorda Atropa Belladonna oggi in un suo commento.
La foto che si vede sotto il titolo è di una ceramica trovata a Lipari che è vero non è in Sardegna, forse, come dicono gli indipendentisti siciliani, non è neppure in Italia, ma sicuramente si trova in Europa ed è iscritta. Di The Bronze Age script of the Lipari Islands parla Harald Haarmann in “Early civilization and literacy in Europe”. Di altre iscrizioni, sempre nelle Isole Eolie, e questa volta in un villaggio dell'età del bronzo nei pressi di Panarea, parla il grande archeologo Luigi Bernabò Brea, scomparso nel 1999. In un saggio sui “Segni grafici e contrassegni sulle ceramiche dell'età del bronzo delle isole Eolie” scrive, fra l'altro: “Nelle ceramiche del villaggio, e precisamente non in quelle di importazione, appenniniche o micenee, ma in quelle della prima categoria, cioè di tipo indigeno, siciliano, compaiono sovente dei segni che per il loro carattere, per la posizione in cui si trovano, e talvolta per il tipo stesso dei vasi su cui ricorrono, non sembrano in alcun modo poter avere una funzione decorativa. Si ha l'impressione che si tratti invece di segni con valore grafico o almeno di contrassegni posti o per distinguere fra di loro una serie di vasi analoghi o per riferimento al contenuto o al proprietario”.
Si potrà pur sempre dire che nessuno, neppure la dr Fadda, può tutto conoscere e tutto sapere. Giusto e sacrosanto. Ma ignorare non è un lasciapassare per affermare con sicurezza che ciò che non si conosce non esiste. Un minimo di prudenza – quella che alcuni archeologi sventolano quando li si sollecita a parlare dopo decenni di silenzio delle scoperte fatte – avrebbe consigliato di dire un “fino a prova contraria”, prima di buttarsi a capo fitto a cercare la prova contraria. A volte, come in questo caso, la si sarebbe trovata.
Per Aba.
RispondiEliminaSegno + serpente + forza (come in nuragico). Tre pittogrammi tre. Se invece banalizzi con l'acrofonia stavolta Taw+ Nun + Taw non ottieni nulla. Nè un nome di persona nè un nome di luogo. Dobbiamo poi forse domandarci chi è il serpente? Nella cultura protocananaica e palestinese? Nella cultura nuragica? E che cosa è il quattro? In quali modi lo si può riportatre?
Quanto alla Fadda, caro Gianfranco, è proprio il caso di aprirlo quel capitoletto sulle bugie da faccia tosta. Non solo si imbosca un documento ma addirittura si dice che non c'è! Il motivo? Lo sanno tutti 'ormai'. Perchè si stanno davvero giocando tutto. Tutto tutto. Con rischi altissimi. Il 'regalino' natalizio di Teti ha proprio detto 'fine' circa la questione scrittura nuragica. Certo ci sono le 'normali' sacche di resistenza ad oltranza. Ma anch'esse hanno le ore contate, come Gheddafi. Ora, non ci crederai, mi fanno anche pena.
Fanno pena anche a me!
RispondiEliminaMa per il bene della Sardegna bisogna lasciarla da parte!
Siete proprio bravi Atropa e Gigi Sanna per la pazienza con cui sopportate che la Signora Fadda neghi l'evidenza.Mi viene un senso di disgusto perchè non riesco ad accettare e a capire come certe persone abbiano incarichi così importanti nonostante la loro ignoranza o malafede?
RispondiEliminaSì, sulle prime, è la cosa più facile da pensare. Lapalissiana direi, anche per il palindromo che noi sappiamo quanto sia importante nella scrittura siro-palestinese-sardo nuragica. Ma appunto, è... 'troppo' facile, per il modo di scrivere pregnante e nascosto degli scribi. Troppo banale direi. Soprattutto se diventa 'formula'. Considera poi il fatto che la voce dal punto di vista radicale non è stata spiegata, anche se la si fa comunemente risalire (faticosamente direi, data quella prima dentale sorda) alla radice semitica 'thnh' che significa 'dispensare doni, donare'. Quindi 'colei che dispensa doni'. Io vado per (nostra)antichissima documentazione però e mi sembra di capire che TNT (la figurina) è il risultato di uno schema non banale ma molto raffinato: MF più il triangolo (o il tre): Sole-Luna più Toro. E/O se ti piace di più 1-2-3. Schema che dà, sviluppato ulteriormente, anche la parola 'Ab. Lo statere aureo di Ampsagoras (con il simbolo 'nazionale' nuragico sul verso, rispolverato dai 'nuragici', in modo significativo, per la guerra contro i Romani, come dice il Forteleoni) è quello che, secondo me, lo mostra con maggiore evidenza. E' la stessa cosa di una voce 'significativa' come 'ab che non significa affatto 'padre' (ovviamente dal punto di vista del valore religioso e non da quello comune)per banale acrofonia seguendo l'interpretazione 'normale' della parola. Infatti considerando anche stavolta i pittogrammi si ha: 'sede, casa del toro'. E il 'toro', a partire da un certo periodo, è attributo sia della madre che del padre. Perchè il Dio è MF. Quanto alla 'palindromia' se noti c'è anche con la mia interpretazione. Il numero quattro o segno 'anche' del taw poi veditelo associato e agglutinato al Kaf della scritta che hai postato precedentemente e poi, stante la superstizione per il 'tre' (quindi i tre numeri),dimmi cosa ne viene fuori. Considera poi il serpente, 'cosa' esso significhi nella cultura cananaica (anche egiziana) prendendo in prestito il 'doppio serpente' (MF) del reperto del Museo di Madrid. Sei tu che me lo hai fatto conoscere quel reperto con il B'Al e con la B'ALT.
RispondiEliminaIo, almeno, la penso così. Ma io, lo si sa, sono un 'fantasioso elucubratore', almeno per gli 'schiavi' dell'archeologia.Anche se ho un bel 'pugnale' dalla mia parte che ha colpito qualcuno a morte.
FACCIA TOSTA la nostra archeobuona lo è di sicuro e posso portare testimonianza diretta. IN un convegno tenutosi a Lanusei in una SCUOLA SUPERIORE, a cui partecipava la stessa archeobuona e Leonardo Melis, durante il dibattito, una studentessa chiese alla Signora: "perchè avete tenuto nascoste le statue di Monti Prama per 30 anni?"
RispondiEliminala Signora rispose senza scomporsi "Ma questo non è vero, le statue si trovano a LI Punti in restauro!"
La ragazza, incalzò dicendo che le statue erano state nascoste, perchè l'aveva sentito dire tre anni prima, sempre a Lanusei a una conferenza tenuta da Leonardo Melis.
A quel punto si alzò il preside dell'Istituto e , per calmare gli animi dichiarò che "La notizia del ritrovamento era stata tenuta nascosta per evitare "FRAINTENDIMENTI" nell'opinione pubblica"... Melis gli diede dell'INCOSCIENTE....
leo
e se TNT fosse UNO e TRINO dico una blasfemia?
RispondiEliminaSì Elpis, è così. Prenditi ad es., circa la religione cananaica, l'alfabeto 'taurino' ugaritico. Il 'toro' è 'uno' (l'aleph, prima lettera dell'alfabeto semitico e poi di quasi tutti gli alfabeti) e nello stesso tempo 'tre' (la forma triangolare del cuneo). Per questo motivo un solo cuneo verticale è stato messo, per coerenza, al terzo posto della serie alfabetica di trenta segni ('trenta', bada bene! Il cuneo che è 'uno' e 'tre' nella serie taurina dei trenta segni).
RispondiEliminaIl 'concetto' dell'uno e del tre non è quindi solo della concezione cattolica cristiana. Viene da molto lontano. Guardati bene gli schemi delle tavolette di Tzricotu e forse capirai ciò che in molti si ostinano a non capire.
i nuragici erano tipi da "pararsi il lato B"?
RispondiEliminada Giorgio Cannas
RispondiEliminaDevo confessarlo, non son il tipo che si fa suggestionare e condizionare facilmente,
ma dopo aver letto l’articolo su M.A. Fadda (Archeologia Viva N° 144 – Nov. Dic. 2010), della Fadda ero in un certo senso affascinato, ho seguito molti suoi convegni e ho anche eseguito una campagna di scavo a Esterzili. Dicevo sono rimasto disorientato e confuso, per quanto dichiarato nell’intervista. Gia in un convegno internazionale gremito da quattromila esperti e appassionati di archeologia, con la presenza di studiosi del calibro Z. Aiwas (l’egittologo, gli mostrai lo statere di Ampsicora) Luis Godart, Univ. F. II Napoli, con i quali ho avuto anche uno scambio di pareri, C. Peretto Univ. Ferrara, e tanti altri, presentando la civiltà Nuragica disse che i Nuragici non navigavano e che tutto il bronzo attinente alla bronzistica nuragica ci venne portato dai Cretesi, come una sorta di elargizione caritatevole.
Nell’intervista attesta che i nuraghi erano torri di difesa (ancora!!) punto di incontro sociale, abitazioni, e in alcuni casi trasformati in templi, comunque polifunzionali. Lo scavo che più ha restituito bronzetti è quello del TEMPIO nuragico di Nurdole (Orani) e tutti questi bronzetti dove sono?.
Alla domanda del giornalista “Sappiamo qualcosa del pantheon nuragico anche se siamo di fronte a una società senza scrittura?, Risposta; Mi permetto di precisare che quello della scrittura è in realtà un falso problema per valutare il livello della civiltà nuragica. Anche perché in quel periodo in tutto il bacino del mediterraneo non scriveva praticamente nessuno. Gli stessi Etruschi usavano una scrittura circoscritta ad ambiti funerari e contrattuali. Ma, dico io, della barchetta di Tetti, vista da molti, perché non ne ha parlato dov’è finita, è scritta o non è scritta ci vuole tanto a pronunciarsi senza tanti preamboli su un documento che lei stessa doveva far vedere a degli epigrafisti?
La nostra, e sua, grande, civiltà Nuragica anziché valorizzarla l’affossa.
Comunque siada de custa archeologia uffiziali non ddi seu cumprendendi prus nudda, a chi ddoi cotta e chi ddoidi crua.
DIRE,PARLARE,DIRE, PARLARE, DIRE, PARLARE, DIRE, PARLARE, DIRE, PARLARE, DIRE, PARLARE, DIRE, PARLARE
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