In uno psichedelico articolo per il manifestosardo, l'archeologo Marcello Madau aggiunge ad altri noti (razzisti, filo-nazisti) un nuovo epiteto per dire de disprezzo per quanti stanno fuori del Tempio della Dea Ragione: questa volta, oggetto della fatwa sono gli infetti da “sardismo reazionario”. E chi sarebbero costoro? Quanti fanno “delle sceneggiate isteriche [...] ogni qualvolta si parla di fenici, o di progetti che il nome dei fenici portano”, coloro che arrivano, “delirio che genera delirio, a negare l’esistenza [dei fenici], in un patetico ma concettualmente preoccupante ‘negazionismo’”. Insomma, chi come me non è della partita feniciomane o che trova orripilante che la feniciomania arrivi a ribattezzare in Golfo dei fenici quello di Oristano o, anche, osi rimettere in discussione il Verbo, intaschi la sua parte di scomunica e cerchi di rimediare nelle preci notturne, implorando il perdono della Dea Ragione.
Il Madau mica scherza. In una sua riflessione che apparentemente nulla c'entra con il suo articolo (dall'enigmatico titolo “S. Imbenia, i nuragici e Marchionne”), lancia un messaggio a noi vandeani. Invita i consoci adoratori deisti a “non dimenticarsi di preferire [...] il modello della rivoluzione francese rispetto a quello della rivoluzione americana. Concedendo qualcosa come la rinuncia alla guillotine, ma nulla sui diritti del lavoro e dei popoli”. Ti aspetteresti qualcosa di diverso da un giacobino sostenitore del “Ça ira ça ira”, ahilui rassegnato a rinunciare alla ghigliottina? No, evidentemente.
Eppure ci vuole una certa dose di faccia tosta, nel sostenere che i suoi padri putativi avessero rispetto dei diritti dei popoli. Chiedere, per conferma ai bretoni, agli occitani, ai baschi, ai corsi, agli alsaziani. E, avendo una macchina del tempo, chiedere ai girondini, sterminati dai giacobini perché favorevoli alla soggettività dei popoli, quello occitano in primis. O chiedere ai corsi che si sono visti respingere dal Conseil Constitutionnel il loro statuto perché osava parlare di popolo corso; o agli altri popoli della Francia con lingua propria che si son visti senza tutela della Carta europea perché, messieurs, in Francia c'è una sola lingua: il francese. Tutti figli della Rivoluzione che manda in brodo di giuggiole il Nostro.
È, però, un peccato che Madau si lasci prendere la mano dal suo sacro furore ideologico. Perché nel suo articolo sconclusionato – che parte da S. Imbenia e approda a Sergio Marchionne, sì proprio quello della Fiat, dopo aver mostrato il filo rosso che lega i fenici all'Unità d'Italia – dice cose interessanti. Come questa: “Quello dei nuragici di S. Imbenia è un rapporto con Fenici che arrivarono già con profili ‘compositi’ – ciò che spiega meglio la loro ‘multiculturalità, ma anche le loro relazioni – grazie ai segni filistei, libanesi e ciprioti, e le ceramiche euboiche: contesti così articolati noti in oriente e nel mar Egeo, a Cipro come in Siria e in Fenicia”. Insomma, mi pare di capire, che questo “sardista reazionario” neghi che i Fenici fossero un popolo. O ho capito male?
Peccato che a San Imbenia si siano trovati testi con caratteri protosinaitici, protocananaici e sardi. Almeno di quattro o tre secoli prima! Ma, cari Gianfranco ed Aba, credo di aver detto come la penso circa personaggi che hanno, almeno su tale versante perso la battaglia: così ostinati, confusi, caparbiamente pasticcioni. Ma aggiungo che non lo sono 'in proprio' (sarebbe già una gran cosa, anche se piccolissima cosa): la lettera della Bietti Sestrieri, i suoi deliri,le sue farneticazioni sui sardi autonomisti 'nazisti', potenziali eversori, sono lì a dimostrare il servilismo e la dipendenza da parte di Istituti accentratori (e ce ne fosse uno solo!).
RispondiEliminaIl 'fenicio' poi non è più una categoria archeologica, storica e culturale: è diventata sempre di più politica e cioè l'arma 'nazionale' esterna per livellare o annichilire la soggettività nazionale interna dell'Isola che così, storicamente, si riesce a far scomparire per quasi mille anni. La stele di Nora nuragica ma dichiarata 'fenicia' a suon di trombe feniciofile fa il paio con l'Amsicora nuragico divenuto, per la storiografia sarda coloniale, 'sardo-punico'.
Il Madau poi è la fotocopia di Stiglitz, come questi lo è di tutti (due o tre) gli anonimi gaddaroballici in cordata.
Quella lettera infamante e vessillifera del disprezzo dell'intelligenza dei Sardi i 'sardisti' di ogni venatura politica, per poter 'capire' e far 'capire' agli altri, dovrebbero stamparla come 'manifesto' delle sezioni e tappezzarne i muri di tutta la Sardegna. Oh, se l'IRS, il Partidu sardu, Fortza Paris, Natzione sarda e tutte le altre penne multicolori, invece di dilaniarsi e, addirittura, compiacersi delle disgrazie dei fratelli, facessero capire i veri meccanismi che impediscono di capire! L'indipendentismo non è una sciocca parola d'ordine: va riempita continuamente di contenuti,di carne e non di aria fritta, soprattutto dei 'contenuti concettuali' che battano in breccia gli 'anti', chi mente sapendo di mentire e chi uccide continuamente quella ragione e quella libertà delle quali sembra farsi paladino.
Ciò che lascia perplessi di certi articoli del Manifesto Sardo non è tanto la possibilità che esprimano opinioni (ci mancherebbe) anche contrarie all'indipendentismo e autonomismo in generale, ma che si vada ad attribuire ad una parte di questo delle falsità e delle accuse di razzismo e nazionalismo ottocentesco.
RispondiEliminaIo ho sempre capito che quando si fa una critica la si deve fare sui contenuti, ma a quanto pare alcuni personaggi di sinistra sostituiscono la critica con falsità e sterili accuse di "razzismo sardista" ciò che altrimenti non riescono a confutare con serie argomentazioni.
Il bello è che la perla finale dell'articolo di Madau richiama pure un noto testo di Canfora sulla democrazia...Se la democrazia è insultare e dileggiare le libertà altrui...io penso che prima di arrivare a Canfora bisognerebbe leggere tante altre cose prima....almeno l'autore saprebbe di cosa si sta parlando...
Bomboi Adriano
www.sanatzione.eu
Ite nde pensades? si occhidimus totu sos archeologos a bratzu inn collu cun su potere, custas cuntierras chi serbini a non facher cumpreder nudda mancu a sos chi bi ponen fadica che a mie, pensades chi s'archeolozia si firmet o andet a dainantis? Torro a su ch'apo zae nadu ateras bortas. Ite si timet? chi sas teoris benzan iscontzadas o chi calicunu che tzachet su poddiche in su tianu de su mele, inue b'at zae milli manos a muricu?
RispondiEliminaNon ho letto l'articolo di questo signore, ma non ho bisogno di leggerlo,per capire cosa ha abbia potuto scrivere.
RispondiEliminaquesto signore l'ho sentito in un convegno a Mamoiada ed ho avuto alcuni scambi di idee sul sigillo di Santa Imbenia e sul contenuto scrittorio in "pre-pre fenicio", ed altri articoli suoi sulla Nuova Sardegna.
Si dd'arracumandu.
G.Cannas
Io non darei tutta questa importanza al pensiero di M. Madau & C. A volte ci si sbizzarrisce in tanti ragionamenti per cercare le spiegazioni a quanto letto o per confutare quanto espresso da costoro. In realtà la cosa è molto più semplice di quanto appaia a prima vista. Si tratta di intellettuali fortemente ideologicizzati che pensano di essere (o vorrebbero essere) la punta avanzata della cultura sarda. In realtà sono privi di credito popolare in quanto non alfieri della cultura sarda (della quale, sotto sotto, non hanno neppure un grande concetto, ma non possono dirlo apertamente perchè gli dà da mangiare). Sopravvivono citandosi e incensandosi a vicenda, nonché appropriandosi di finanziamenti pubblici grazie all'ottima conoscenza dei meccanismi di sottogoverno. Secondo il loro modo di vedere, tutto ciò che esula dai loro ristretti (e superati) schemi mentali, o che entra in collisione con i loro prodotti culturali, deve essere demonizzato e, possibilmente eliminato. E' il mondo che si deve adeguare a loro e non il contrario. A loro poco importa se i Fenici siano esistiti o meno, ma siccome la Nomenclatura ha puntato sula loro esistenza, tutti si devono adeguare, se necessario " a mala gana". Insomma, sono soltanto degli stalinisti, incapaci di ascoltare e/o capire le ragioni altrui, cui poco importa del progresso delle conoscenze. Meno male che ancora non hanno acquisito potere politico. Altrimenti sarebbe stato tutto un fiorire di tanti piccoli Pol Pot.
RispondiEliminaNo. Ho letto anch'io ma non ho mai visto. Ma tutto quell'articolo era e resta uno scandalo dal momento che il dott. Zucca conosceva (anche per averne parlato in termini entusiastici) le tavolette di Tzricotu e l'anello sigillo di Pallosu di San Vero Milis; resta un poema di ambiguità, nel dire e non dire. Scrittura sì...ma...però...chissà..forse. L'interessante era, a pochi mesi di distanza dell'uscita di Sardoa Grammata, rassicurare l'ambiente (un certo ambiente) che tutto procedeva secondo gli schemi e il 'consolidato' (assenza della scrittura nell'età del bronzo), che l'arrivo dei fenici aveva determinato i primi 'vagiti' (c'è scritto proprio così: 'vagiti' di un sistema alfabetico che ormai aveva mezzo millennio di vita alle spalle!) della scrittura presso i nuragici. Ma il dott. Zucca pur parlando di S.Imbenia si è ben guardato di parlare del sigillo algherese in caratteri protocannaici (quello per il Doriano con i caratteri stupidamente copiati senza che fossero compresi dagli indigeni!). Ciò che è più importante si rimuove, si 'nasconde', si fa finta di non vedere. O non è così? E poi mi vengono a parlare di onestà intellettuale!
RispondiEliminaCome non ho visto i segni dei modellini di nuraghe di Monti Prama che, secondo Usai (pensa un po'!) servivano per memorizzare, per agevolre a far... combaciare, a non confondere i singoli pezzi del manufatto. E già! Il cervello all'ammasso! A Cabras così come a Sant'Imbenia i nuragici erano non solo ignoranti ma anche imbecilli!
Quello di Madau mi sembra un articolo evanescente: mentre lo si sta leggendo...puff...scompare improvvisamente da sotto gli occhi...ma se ci si concentra, poi, riappare nuovamente ma ogni volta è più rarefatto! Quando ho finito di leggerlo sono stato avvolto da un dubbio: sarà veramente finito? ...allora ho fatto un tentativo: ho consultato la mia volontà e si, forte del suo consenso sono tornato su alla prima riga e ho ripreso a leggere e stac...disdetta...mi si è spento l’ordinateur!
RispondiEliminaPS
Con il permesso del dott. Pintore vorrei fare un breve fuori tema...
@Atropa
quel tuo articolo del 16 ottobre L’alfabeto-anno a 22 lettere ed il pi-greco: ”una legge del 12 e del 7 e del 3” non so più quante volte l’ho letto, è li nella cartella che raccoglie gli articoli stampati da gianfrancopintore.net, quella che tengo sul mio comodino e che riempie quell’angolo di tempo che rubo alla mia giornata piena, prima di dormire. Ci ho riflettuto tanto su, ho anche cercato in letteratura riferimenti al 3,14 nell’antichità, dentro alfabeti e calendari, ma non ho trovato nulla, forse occorre cercare meglio e per più tempo. Mi sono chiesto se non salti fuori per caso, perché poi “il pi-greco è ovunque”, o se, proprio avendo notato questo, i nostri antenati ne avessero una sorta di venerazione e che perciò incontrarlo dentro antichi alfabeti e/o calendari non sia casuale. Poi la suggestione porta dritto alle costruzioni nuragiche, nelle quali il cerchio e la sfera sono centrali, suggestione che diventa ancor più affascinante dopo quanto dimostrato dal prof. Sanna circa l’importanza del 3 nell’alfabeto nuragico; e il 3 è proprio il pi greco nell’ Antico Testamento! Nella descrizione dell'altare del tempio di Salomone, si trova (I Re 7,23): "Poi fece il mare in metallo fuso, da un orlo all’altro misurava dieci cubiti; tutto intorno era circolare; la sua altezza era di cinque cubiti, mentre una cordicella di trenta cubiti ne misurava la circinferenza." 30 : 10 = 3
Ciao
sempre vostro lettore appassionato
Pietro Murru
purtroppo devo esser d'accordo con Maimone, peccato dover leggere di continuo, certi esercizi d'ideologia.
RispondiEliminacomunque anche io sono reazionario, in quanto avverso la ridenominazione del Golfo. ma non riesco a prendere l'aggettivo "reazionario" come un insulto, se si tratta di chiedere che il glfo di oristano resti semplicemente, il golfo d'Oristano: dominato dai fenici o meno.
Caro Pietro, il bello è che il 'tre' è il numero sacro di TIN e di UNI in etrusco. Eppure l'etruscologia, così diffidente e avvitata in se stessa, luogo dove si abbaia anche alla luna, non ha dato mai importanza al numero 'macroscopicamente' venerato. E' tanto sacro che è scritto in tre forme diverse. Lo vedrai tra non molto in un prossimo mio intervento. Ma anche l'alfabeto ugaritico non scherza, quanto ad importanza del 'tre': il terzo cuneo (ovvero il gamla) che è il toro (ecco perchè il 'toro' ugaritico -cananeo non è al primo posto nella scala gerarchica alfabetico -mumerica) e nello stesso tempo il 'tre', è il motore sia dell'alfabeto come calendario sia dell'alfabeto medesimo.
RispondiEliminaO Pie', tue m'ispuntas donzi tantu, come unu fundu 'e antunna, ispantosu, in s'istadiale. A ddue ses su bintinoe?
Hanno perso, hanno perso! Stai tranquilla. Stupidaggine in più o stupidaggine in meno non conta più. Prima o poi ci sarà una ribellione aperta, perchè non voglio credere alla solidarietà folle! Alla sodidarietà per chi va contro la ricerca scientifica! Non tutti si faranno travolgere dalla stupidità e dalla vergogna! C'è sempre un limite alla resistenza e c'è una dignità anche quando si è amaramente sconfitti.
RispondiElimina@prof Sanna
RispondiEliminaÈ difficile che sabato riesca a venire ad Oristano, un lavoro molto importante per me si sta prendendo tutto il mio tempo e mi è costato anche la rinuncia al suo corso di epigrafia...però prima o poi la mia copia di Sardoa Grammata la voglio con firma e dedica!
Saluti
Pietro