I comportamenti della politica sarda sembrano appartenere ad una classe di disturbi schizofrenici. Niente di particolarmente nuovo rispetto alla politica italiana, sia chiaro, ma speciali anch'essi come la nostra autonomia. Ieri mattina, i deputati regionali riuniti nel Parlamento sardo hanno approvato, con sole tre astensioni, un importante documento unitario sul federalismo. Di pomeriggio, tornati ad essere Consiglio di quartiere hanno dato la stura alla politica politicante che potrebbe avere esiti devastanti per la stagione di riforme istituzionali di cui, solo qualche ora prima, avevano posto un solido mattone bypartisan.
I giornali raccontano stamattina in poche striminzite righe dell'importante documento sul federalismo e inzuppano il biscotto negli scontri verbali. È successo che l'opposizione ha messo a profitto la ribellione di una parte della maggioranza (sardisti e riformatori) contro la composizione del governo appena varato: e insieme, opposizione e parte della maggioranza, hanno vinto. Di conseguenza, il centrosinistra ha chiesto le dimissioni del presidente e nuove elezioni, sostenendo, non senza ragione, che si è trattato di una sfiducia al governo Cappellacci.
Non succederà, immagino, che la richiesta di dimissioni sia accolta. Ma se lo fosse? Si voterebbe non prima di gennaio, non si avrebbe il nuovo governo prima di febbraio. E se tutto va bene, se i decreti sul federalismo non saranno nel frattempo in vigore, la scrittura del nuovo Statuto sarà rimandata a chi sa quando. Se il presidente dovesse dare le dimissioni, neppure sarebbe da prendere in considerazione il documento sullo Statuto su cui maggioranza e opposizione stanno lavorando per renderlo condiviso.
Dev'essere capitato qualcosa di molto grave, dunque, qualcosa per cui valga la pena di mettere a rischio la stagione costituente appena cominciata. Ma così non è. Ordinari appetiti non soddisfatti, con decorazioni di disinteresse, personale e di gruppo, nei confronti delle poltrone. C'è colui che si indigna perché la Gallura non è rappresentata nel nuovo governo, e poi si scopre che quella regione è rappresentata sì, ma non da lui. Ci sono due gruppi consiliari che propongono, per rendere credibile l'azione del governo, otto punti programmatici irrinunciabili, ma vai poi a sapere che avrebbero voluto due assessori a testa e non l'uno ciascuno ottenuto. Decretano così che la soluzione della crisi appena avutasi è “provvisoria e inadeguata”, facendo capire che con due poltrone in più la soluzione sarebbe definitiva e adeguata. C'è poi chi lamenta che i finiani non sono rappresentati nel governo, che, per carità, non ne fa una questione personale, e allora ti chiedi “Quanti sono i finiani in Consiglio?”. Uno, lui.
Insomma, mister Hyde di giorno e dottor Jekyll di pomeriggio. Attenti alle sorti future della Sardegna dalle 10.01 alle 12.49, capponi di Renzo dalle dalle 16.07 alle 19.03. E sullo sfondo di queste vicende schizoidi, un'altra degna dei burocrati di Gogol. Si è saputo nel frattempo che il neo assessore alla Cultura ha deciso di dare a una società bresciana l'incarico (350 mila euro) di studiare la fattibilità del museo “Betile” che si è già deciso da più di un anno di non costruire. Appalto che forse sarà revocato, sempre che sia possibile farlo. E allora delle due una: o il neo assessore della Cultura si è trovato l'appalto sulla scrivania e gli ha dato il via imprudentemente o ritiene che 350 mila euro siano una bazzecola, in un momento di floridezza economica quale la Sardegna attraversa. In ogni caso, c'è da sperare che la poltrona di assessore della Cultura sia presto libero per rendere la soluzione della crisi nel governo sardo adeguata e non più provvisoria. Così, finita la ricreazione, i deputati regionali potranno pensare al nuovo Statuto della Sardegna.
Siamo donne e uomini di mondo e sapremo dimenticare quegli attimi di smarrimento.
Attimi, Gianfranco? Qualcuno dice che la vita sia un attimo fuggente, un'illusione.
RispondiEliminaEppure, in una vita, se ne possono combinare tanti di danni. Anche in una vita politica, per breve che sia.
Il peggio però non sta qua, ché una classe politica può essere spazzata via da un'elezione, il peggio è in noi che, un'elezione dietro l'altra, non riusciremo mai a fare piazza pulita.
I politici non sono extraterrestri arrivati chi sa da dove, sono carne della nostra carne, sangue del nostro sangue.
Finchè non riusciremo a cambiare noi stessi, il nostro modo di essere e di pensare, continueremo a perpetuare la stessa classe politica con i suoi interminabili
"attimi di smarrimento".
Signor Elio ite beridade manna asa(le ho dato del tu perchè non so come si scrive in limba"ha") nau!
RispondiEliminaCondivido molto del contenuto dell'articolo, quasi tutto. Ho qualche dubbio sulla critica ai sardisti, che col pretesto della "provvisorietà e inadeguatezza" vorrebbero due poltrone invece che una.
RispondiEliminaPenso che avere due rappresentanti in Giunta invece che uno comporti il maggiore coinvolgimento e responsabilità del Psdaz, e la maggiore possibilità di incidere nella realizzazione di quegli otto punti.
E' noto che gli stessi sardisti sono i più accaniti sostenitori delle riforme e quindi ritengo anche della scrittura del nuovo Statuto; l'avere due "poltrone" poteva forse garantire meglio anche il raggiungimento di questo obiettivo.
Mi pare ovvio che, non avendole, facciano maggiore pressione quantomeno sulla realizzazione dei punti concordati in programma (fra cui gli otto)all'atto dell'alleanza elettorale. I sardisti sanno che la loro alleanza col centrodestra ha suscitato critiche feroci (quante lacrime sulla bandiera...) e in qualche modo devono dimostrare che ne valeva la pena.
L'eventuale caduta della Giunta inoltre non potrebbe essere addebitata ad essi, considerando i numeri; artefici sarebbero i gruppi dell' opposizione, che passerebbero sopra alle riforme (ricordo le dimissioni di Soru) e lo stesso PdL, il cui interesse prioritario va ai problemi interni.
Non parliamo del betile (e neanche dello stadio o di Tuvixeddu), ma certanebte bisognerà parlarne, sia per le spese (effettuate inutilmente e previste per l'intera opera), sia per la "mancata crescita culturale di Cagliari e della Sardegna tutta".
per quanto possa servire condivido tutto il contenuto dell'articolo di Zuanne, limitandomi a fare "tifo" perchè non si perda l'ennesima occasione.
RispondiEliminaNon capisco, invece l'avversione generale nei confronti del museo del Betile. A prescindere dalla spesa di 350 mila Euro, che sarà bene chiarire al meglio, la nostra antica cultura merita qualcosa di più della pur bella "Cittadella", visto che non riece a contenere i reperti di immenso valore giacenti nei magazzini di tutta l'Isola.
Giuseppe Mura
@ giuseppe. detto fra noi, anche io non trovo alcuno scandalo nel "Betile", anzi la trovo una idea molto interessante. Parigi non ha trovato strano che nel centro della città sorgesse il Beaubourg, ma forse lì c'è meno provincialismo. Ma il Betile è stato bocciato e spendere 356 mila euro inutilmente lo trovo singolare.
RispondiElimina@ Podda, nessun partito confesserà mai che le sue richieste siano di poltrone e non invece di programma. Tu pensi che i riformatori, l'ude, il pdl... non facciano lo stesso discorso: "Per il bene dei sardi abbiamo bisogno di più posti nel governo"?
@ Elio, che dire se non che il problema è proprio lì?