Fra affermazioni completamente false (dieci milioni di euro per contare nuraghi) e polemiche contro chi neppure cita, finalmente l'archeologo del manifestosardo Marcello Madau fa battere la sua lingua dove il dente fa più male. Lo fa oggi sulla prima pagina della Nuova Sardegna che dà due titoli al suo articolo: “False identità / Soldi, nuraghi e Atlantide” e “Milioni per i nuraghi e per le false identità / A cosa serve un istituto regionale che si occupi solo di quell’epoca?”.
Ce l'ha, come già aveva fatto sul sito del manifesto sardo, con la proposta dei Riformatori sardi di cui già ci siamo occupati e che non prevede affatto quel finanziamento monomaniaco. Afferma, infati falsamente, che la proposta prevede “Dieci milioni di euro il primo anno per l’ennesimo censimento di tutti i nuraghi”- Ma poi, ecco il nucleo del suo pensiero: “È stato scritto che questa legge darà finalmente alla Sardegna il controllo dei suoi beni archeologici (naturalmente quelli veramente identitari...), e le critiche dipendono da una visione statalista. Trovo giusto che la Sardegna debba gestire direttamente tutto il patrimonio, anche con potestà concorrente di vincolo. Ma all’interno di leggi di tutela nazionali - come per l’ambiente - valide per tutti: sospettiamo di chi vuole gestire autonomamente ambiente e cultura al di fuori di regole certe.”
Poiché è costume di quella sua particolare cultura politica (che sia cultura tout court è da dimostrare) non citare mai gli individui contro cui si polemizza, e poiché della sua “visione statalista” io l'ho accusato, con nome e cognome naturalmente, mi va di rispondere a “è stato scritto che...”.
La “visione statalista” sta proprio in quel pensare alla gestione dei beni culturali “all’interno di leggi di tutela nazionali” e nell'ancor più sospettoso pregiudizio verso “chi vuole gestire autonomamente ambiente e cultura al di fuori di regole certe”. Capisco che Marcello Madau nutra ostilità nei confronti della maggioranza di centrodestra, vocata come egli da sempre sostiene, alle peggiori nefandezze. E sarei anche dell'idea di soprassedere per altri tre anni, coltivando con lui la speranza, che nel 2013 la Regione e lo Stato siano guidati da gente che apra alla Sardegna magnifiche sorti e progressive. Come ai tempi gloriosi di Soru e di Prodi.
Ma temo che non sia sufficiente: il sospetto è che la Sardegna, senza tutela statale, non sia in grado di darsi regole certe. Quelle che solo lo Stato, non importa se “progressista” o “conservatore”, è in grado di dare. E qui, la visione statalista si trasforma in visione statolatra, roba da Hobbes e Hegel e del loro discendente Engels.
Solo il Leviatano può evitare che l'uomo sia lupo per l'uomo; senza di esso la Regione autonoma della Sardegna, come il Comune di Calatafimi, la Provincia di Trento sarebbero preda degli appetiti individuali o, al massimo, comunitari. Un arraffa arraffa che solo il Leviatano può contenere. Un presidente di provincia, di regione, un sindaco sono lupi per natura, si trasformano solo se e quando diventano legislatori dello Stato, naturalmente non per loro qualità intrinseche, ché pur sempre lupi restano, ma per benefico contagio dello Stato.
Ma c'è un altro nervo scoperto. “La storia romano (e greco)-centrica insegnata in Italia” scrive Madau “ha negato con visione centralista le altre, e non solo quella nuragica. La risposta è un Istituto regionale che si muova sulle epoche negate, trascurando le altre?”. Rode evidentemente che la Sardegna (nelle cui università si insegna archeologia dell'età romana, delle province romane, cristiana, medioevale, fenicio-punica e solo di una vaga “preistoria e protostoria sarda”) si occupi prevalentemente di civiltà nuragica, lasciando al Leviatano di occuparsi delle civiltà che hanno interessato anche il resto della penisola italica, oggi Stato italiano. Forse che la legge impedisce allo Stato di occuparsi di Fenici, di Etruschi, di Romani, di Greci, etc, e di insegnare nelle sue università delle relative discipline?
No, evidentemente. Per ora, la Sardegna non ha competenza legislativa assoluta in materia di istruzione. Quando l'avrà, certo sarebbe idiota se mettesse in un angolo le civiltà che nell'isola hanno dominato o sono state presenti. Il problema, caro “è stato scritto”, è un altro e comincia anche dal sapere quanti sono i nuraghi e dal farne una mappa precisa. O lei sa quanti sono realmente e quale è la loro mappatura? E, soprattutto, che cosa toglierebbe alla conoscenza di noi tutti il saperlo? Lei teme “una visione monca ed etnocentrica (quindi razzista) nel passato”. Si riferisce alla feniciomania imperante o a cosa?
in effetti il Generale Lamarmora fece un lavoro eccelso, inutile spendere altri quattrini per dei cumuli di sassi.
RispondiEliminaE poi a cosa potrà servire sapere quanti siano i NURRAGGHES........sono dicerto troppi.
ADG
Poniamo che siano un cumulo di sassi. Poniamo che si vada a caccia di false identità. Poniamo che si cerchi la luna nel pozzo o, per certuni è la stessa cosa, Atlantide in Sardegna. Poniamo che ci vogliano risorse, per tutte queste cose e con questi chiari di luna, e non poche. Poniamo…. E potremmo fare un lungo elenco di negatività richieste. Allora? Mi rivolgo allo establishment, perché a quello mi sembrano appartenere i supercritici difensori dello Stato e delle sue finanze. Forse è eccessivo, forse qualcuno di questi signori aspira solamente, a far parte della “organizzazione”. Per ora fa la mosca cocchiera.
RispondiEliminaAllora, dicevo, quante risorse sono state dilapidate su quest’Isola rincorrendo chimere? Il brutto è che le chimere sono rimaste tali ma i soldi, in un modo o nell’altro, in tasca di qualcuno sono andati a finire. Se guardiamo bene, questo qualcuno, o di riffe o di raffe, all’establishment faceva riferimento.
Non sarebbe ora, visto come sono andate le cose, che gli “organizzatori” di tutto quanto si facessero da parte? E quando dico tutto, intendo proprio tutto: dall’università agli asili nido, dal consiglio regionale ai consigli circoscrizionali, dalle segreterie regionali ai rappresentanti più periferici dei sindacati. Insomma, tutti quelli che in un modo o nell’altro si sono scavati una nicchia nel formaggio e da lì non li schiodi.
Non sarebbe ora di lasciar spazio a chi ha qualche idea nuova? Magari Atlantide in fondo a un pozzo nuragico? Hai visto mai…Quel che è certo, è che da qualche altra parte, quattro sassi messi male, per dire, richiamano gran quantità di visitatori e sono citati in tutto il mondo. Quello che si ha, anche una leggenda, bisogna saperla “costruire”, innanzi tutto, e poi “venderla.
Se aspetti l’establishment, hai voglia. Come ho detto prima, quelli non li schiodi. Bisogna cambiare la mentalità. CI VUOLE UN NUOVO STATUTO, UN NUOVO PATTO FRA I CITTADINI.
Catone per Catone:
RispondiElimina"Fures privatorum furtorum in nervo atque in compedibus aetatem agunt,
fures publici in auro atque in purpura."
altro che:
"CI VUOLE UN NUOVO STATUTO, UN NUOVO PATTO FRA I CITTADINI"
Oioi! Il patto è sempre quello.
La sapeva lunga LUI.
ADG
@ ADG
RispondiEliminaA Dir Grazie, per avermi rammentato che l'uomo è sempre uguale a sè stesso, non trovo difficoltà. Di tentativi per cambiare le cose, nella storia, ne sono stati fatti e qualcuno è andato anche abuon fine.
Lei avrebbe voluto vivere al tempo dell'antica Roma? Anche se fosse stato schiavo?
Stia bene
@Elio
RispondiEliminaliberto però!
Battute apparte, il mio amaro commento era si rivolto alla sua pur condivisibile richiesta di un nuovo accordo tra governanti e governati,
ma ancor più al fatto che, a stilare questa rinnovata intesa ci sarebbero sempre i soliti “fures lupique”.
p.s.: dato che lei non ha mantenuto fede al proposito di riproporre ad ogni suo intervento il mantrico motto, lo faccio io:
CI VUOLE UN NUOVO STATUTO, UN NUOVO PATTO FRA I CITTADINI
e una nuova classe politica (giovane magari?)
ADG
@ ADG
RispondiEliminaMi ha colto in fallo. Ricordi però che il patto deve essere, tra i cittadini, e non, tra i governati e i governanti. Questi ultimi vengono dopo il patto, altrimenti siamo punto e a capo.
CI VUOLE UN NUOVO STATUTO, UN NUOVO PATTO TRA I CITTADINI.