In questi giorni il Consiglio regionale sarà chiamato a discutere di indipendentismo. Un tema importante che certamente non sfocerà nell’immediato in una chiara ed unificante forma di Stato e di governo.
La Sardegna è una nazione senza Stato a cui è stata riconosciuta una specialità che però, lungo la strada dell’autonomismo, non è riuscita a tracciare un percorso significativo in grado di disegnare quella capacità di programmare e decidere dell'utilizzo di risorse insomma una autodeterminazione che tutti, forse, si attendevano.
Non vi è dubbio che la mozione presentata in Consiglio regionale servirà ad interrogarsi su dove siamo arrivati e soprattutto dove intendiamo andare. Tutto ciò in un contesto in cui la gente ha imparato a vivere legata al cordone ombelicale di una Italia unita e ora verso un'Italia federale e in una Europa degli stati e non dei popoli. Sarà certamente un confronto interessante dove verranno sviscerati concetti come autonomismo, autodeterminazione, sardismo, nazionalismo, nazionalitarismo, indipendenza. Tutti concetti che sembrano non rivestire significato oggettivo, ma transitorio e diversamente interpretabile. Concetti che hanno sempre diviso l’intellighenzia sarda marcando ancor di più il solco per il transito di una politica della prima e della (solo teorica) seconda Repubblica che non ha saputo elaborare alcun progetto sociale, economico, giuridico. Una mozione che, però, rischia di apparire lontana dalle immediate e contingenti richieste della gente, preda di una profonda crisi occupazionale.
I movimenti ed i partiti che reclamano legittimamente e giustamente sovranità, non potranno, allora, che rendere tale dibattito orientato verso gli interessi dei sardi, sintetizzando il confronto in un progetto capace di unire per un rilancio economico e sociale della Sardegna. Fortza Paris (di cui sono presidente) ha scelto di guardare al Partito Nazionale Sardo anche passando se necessario per una Federazione Nazionalitaria che parta dalla rivendicazione del diritto di riconoscimento formale della Sardegna come Nazione all’interno di una Italia Federale. Una Sardegna con proprie capacità di governo, legislative e giudiziarie seppure nel riconoscimento formale e sostanziale dell’ordinamento giuridico in vigore. Poteri che dovranno essere della Nazione Sarda, compresa l’autorità tendenzialmente esclusiva nei rapporti con l’Europa. Allo Stato Italiano il compito di mantenere ed organizzare la difesa, la moneta e la politica estera in contesti e situazioni definite.
Il tempo di essere distratti o affascinati dalla devastante “sindrome del servo” e dai personalismi deve passare. Occorre che per prima la politica, il sindacato e la società civile trovino le ragioni dell’unità partendo da ciò che può essere fatto subito e maturando la coscienza su ciò che deve essere rinviato nel medio e poi nel lungo periodo. Ciò deve avvenire nella consapevolezza che nessuno è titolare di verità assolute, ma elemento fondamentale per un confronto democratico e produttivo di risultati.
Noi saremo certamente disposti a superare il freno dell’autonomia senza preconcetti e senza valutazioni ideologiche preconfezionate dagli usi e dai costumi per contribuire a costruire la Seconda Repubblica Italiana pur essendo disposti a non considerarla come unico punto di approdo. Fortza Paris ha scelto di intraprendere un percorso politico chiaro e lineare. Lo ha fatto con sacrifici scegliendo una chiara libertà di pensiero ed azione politica forse anche perdendo rendite di posizione possibili.. Lo ha fatto rinunciando all’apparentamento con il centrosinistra in occasione delle recenti elezioni provinciali di Cagliari, perdendo almeno un consigliere. Del resto Fortza Paris nacque unendo il Partito del Popolo sardo, i Sardistas e l’Unità del Popolo Sardo. Naturalmente, siamo consapevoli che per contribuire al cambiamento occorre stare nelle istituzioni, ma non siamo disposti a farlo a qualunque prezzo. Il destino della Sardegna è prioritario e, le scelte fatte servono a dimostrarlo.
Nel frattempo, la politica deve governare ad ogni livello senza trascurare alcuna realtà, dimostrando con i fatti la capacità di poter essere in grado di gestire le sorti di una Sardegna autodeterminata.
Se si tratta di cordone ombelicale credo che il feto sia morto per soffocato ! Ma a parte l'ironia, ritengo - parere personalissimo - la presente proposta politica un voler aggiungere un ulteriore anello alla catena della dipendenza. Non c'è sovranità senza statualità.
RispondiEliminaGiuseppe