Lei era la compagna del capitano e viveva felicemente con lui, uscivano insieme in città, frequentavano insieme le occasioni ufficiali. Quando li vedevano insieme, i soldati del capitano si davano di gomito e sghignazzavano: “Guarda guarda la mignotta del capitano”. Naturalmente le voci arrivavano alle orecchia della signora che, per lungo tempo, si indignò senza però far cessare i rumors plebei. Una sera di un grande ricevimento, forse perché sovrappensiero, forse perché preda dell'egemonia culturale dei militari, si presentò al comandante del suo compagno: “Piacere, sono la mignotta del capitano”.
La Sardegna non è mai stata Meridione dell'Italia, non per posizione geografica, non per cultura, non per lingua, al massimo fu sud del Regno di Sardegna. Ma fu intruppata nel Meridione da una parte dei meridionalisti e dalla semplificazione economicista, per la quale conta solo il Pil, il rapporto sviluppo-sottosviluppo e quella che si chiama “condizione economica”. Come dire, per capirci, che certe vallate del cuneense sono Meridione. Sta di fatto che una parte della classe dirigente sarda si presenta come la compagna del capitano: se tutti, o quasi, mi gridano “mignotta” vuol dire che lo sono.
Capita così che il ministro dell'Economia, Tremonti, abbia gridato alla cialtroneria delle regioni del Meridione, incapaci persino di spendere i soldi che arrivano loro dall'Unione europea. Il che, lasciando da parte la brutalità di Tremonti, è, a stare ai dati, drammaticamente vero. E capita che, preda anch'egli di una egemonia culturale cui non riesce a sfuggire, uno degli assessori più intelligenti e colti del governo sardo, Giorgio La Spisa, prenda cappello. Non è vero che la Regione sarda sia cialtrona: anzi ha speso bene e tutti i soldi arrivati dall'Europa. E accusa il ministro: “Ci troviamo di fronte a un progressivo abbandono di una parte della nazione al suo destino, dopo averla usata come una quota di mercato oltre che come meta di vacanze esotiche”.
Può essere che La Spisa abbia detto questo per un moto di solidarietà nei confronti delle regioni del sud, ma sono convintissimo che che lo ha fatto perché si è sentito coinvolto come governante della Sardegna. Tremonti potrebbe rispondere a questa levata di scudi: “Caro il mio assessore, guarda che io parlavo del Meridione, non della Sardegna”, ma, chi sa perché, credo che non lo farà.
Raccontano le cronache che il generale provò imbarazzo davanti alla signora che si presentò come “la mignotta del capitano” ma non replicò, pensando che se era contenta lei...
Ho notato anch'io oggi questo articolo e purtroppo conferma il trend medio dei politici Sardi...persone anche colte, ma allevate ed educate a concezioni che non riescono ad andare oltre ciò che viene propinato. La solita storia...- B. Adriano
RispondiEliminaIo conosco la versione secondo la quale il generale baciò la mano alla gran dama sussurrandole: Abbia fede, signora, vedrà che il capitano sarà presto promosso!
RispondiEliminaPer voi ogni occasione è buona per insinuare idee separatiste.
RispondiEliminaSiete di sinistra, ma Gramsci non vi ha insegnato niente.
Per quel che so e conosco, nel caso di La Spisa confermo che la versione giusta della storia è la mia. Del resto, so di un parlamentare della stessa parte che in un seminario del suo partito a Napoli ha spiegato perché la Sardegna non è Meridione, per storia, cultura, lingua, condizione istituzionale. E' stato ascoltato come un fanciullo che parla con i grandi della sue fantasie. Proprio come dici tu, Adriano.
RispondiEliminaQuanto all'amico Anedda, le sue ossessioni separatiste sono troppo canoniche per essere vere. Però, a me piacerebbe sapere qual è la eresia saparatista nel dire che la Sardegna è semmai Centro e non Sud. Misteri della fede
Pintore, piuttosto spieghi perché trova fastidio nel sapere che la Sardegna fa oggettivamente parte del sud Italia. A me sembra un dato fuori discussione e non è solo la geografia a dimostrarlo.
RispondiEliminaSecondo lei è centro. Va bene lo stesso, vedo con piacere che il suo senso di appartenenza all'Italia ha avuto un miglioramento.
Con tutta la simpatia che ho per i meridionali,questa volta devo dare ragione,a Tremonti e vi racconto una frase che mi diceva sempre un mio collega :tu sei una marocchina del nord perchè la Sardegna,geograficamente parlando,è al centro.Senza saperlo dava ragione al politico.Ad ogni modo,meridionale o centrale sono superorgogliosa di essere sarda e,se ci facessimo rispettare di più,sarei ancora più felice.
RispondiEliminaNella speranza che GFP mi pubblichi un'altra adulazione, chiedo al Signor Pilloni:esiste la poesia ironica?Nel suo breve commento ho sentito questo.GFP,via concedimi un pò di leggerezza con l'inizio di settimana meda caente,si narata gai?
RispondiEliminaOgni meridione è settentrione per qualcuno e viceversa. Sono le idee politiche che personalizzano la visione.
RispondiEliminaIl fatto é che l'Italia vive di luoghi comuni e concetti stereotipati, spesso del tutto campati in aria, che vengono accettati acriticamente a causa di un martellamento quasi...ossessionante. A prescindere dalla posizione geografica (che é chiaramente più centro vhe sud, almeno fino a quando i paralleli avranno ancora un significato), é l'eredità storica e culturale che non permette di includerci nel sud. Al massimo, con il Sud abbiamo in comune il reddito pro capite, che però non si spiega certo allo stesso modo del sud. Le ragioni del nostro sottosviluppo sono molto diverse da quelle del Sud, a causa della collocazione geografica e dell'eredità storica, che hanno portato all'annosa "Questione sarda". Ricordiamoci che la Sardegna é entrata nell'orbita italiana dopo la caduta di Napoleone, quando venne assegnata ai Savoia (la nostra capitale era Torino, che non sta certo nel sud).In precedenza appartenne alla Spagna per circa 4 secoli (le nostre capitali furono Barcellona prima e Madrid poi), e prima di allora era indipendente con i Giudicati o sotto l'influenza di Pisa e Genova, che notoriamente non stanno al Sud. Se vogliamo tornare ancora più indietro troviamo i Bizantini (allora la nostra capitale era Bisanzio-Instabul!). Una prova semplice semplice che non siamo sud l'abbiamo nel fatto che da noi non si sono create storicamente organizzazioni malavitose tipo mafia, stidda, ndrangheta, camorra, sacre corone unite etc etc. Di recente, un collega emiliano venuto in Sardegna per ragioni di lavoro mi ha detto, con aria molto sorpresa: voi sardi siete diversi dai meridionali. Ora io, col senno di poi potrei rispondere: ma va? proviamo a dirglielo a La Spisa.
RispondiEliminaSignor Montalbano,che grande verità ha detto.
RispondiEliminaPerdonate; la discussione se si sia Sud, centro o nord mi risulta alquanto oziosa poichè oramai il Governo ha espunto la Sardegna dalle aree sottosviluppate. Questa promozione della Sardegna è implicita nella sottrazione alla regione sarda dei FAS (fondo aree sottosviluppate). Anzi, siamo tra le regioni più progredite e più nordiche perchè i quattrini per gli elementi più deboli della italica famiglia sono devoluti a regioni centro settentrionali (geograficamente parlando). Indubbiamente si tratta di uan promozione ottenuta con gran gioco di squadra tra giunta regionale e governo nazionale.
RispondiEliminaPoi però ritornano in mente i dati del POR-FSE Sardegna che invito a leggere, e cito testualmente:
Il tasso di disoccupazione giovanile (32,6%) è di quasi 20
punti percentuali superiore rispetto al tasso di disoccupazione medio; il dato della Sardegna è
ben al di sotto di quello corrispondente del Mezzogiorno (38,6%), ma ben lontano dal dato
nazionale ed europeo. Particolarmente preoccupante è il dato che si registra per la componente
femminile giovane, pari al 38,6%, tenendo conto anche del fatto che i divari di genere tendono
ad aumentare nell’arco della carriera lavorativa, specialmente per le fasce della forza lavoro con
bassi livelli di istruzione. E’ importante sottolineare che, sebbene il dato della Sardegna sia
sempre inferiore rispetto a quello del Mezzogiorno, quest’ultimo è diminuito dal 1995 di circa 10
punti percentuali (da 54,3% a 44,6%), mentre il dato isolano si è mantenuto pressoché costante.
Poi ci sono tutti i dati sui ritardi in investimenti in energia rinnovabili, infrastrutture, ricerca che non sto ad elencarvi perchè tanto sono visibili nel sopracitato documento ed in altri.
Vittorio Sgarbi diceva che la Sardegna non era sud ma centro. ricordo che conduceva ancora quella pregevole trasmissione (poi censurata per eccessivo baccano) a mezzodì nelle reti mediaset.
Quindi mi pare che la
vexata quaestio sia gia stata dipanata da anni nelle sedi più appropriate e infine risolta dal governo.
Io vorrei introdurne un altra: noi sardi siam più terroni o più citrulli?
Anedda, quel suo "fa oggettivamente parte" lo trovo un capolavoro. Complimenti.
RispondiEliminaQuanto al senso di appartenenza all'Italia, mettiamola così: anagraficamente sono cittadino italiano, politicamente, culturalmente, linguisticamente sono di nazionalità sarda. Lei si sente italiano sotto ogni aspetto. Dov'è il problema? Così come non mi sogno di imporle la nazionalità sarda, come può pretendere lei di imporre a me quella italiana?
la parte della mafia in sardegna e' svolta dallo stato italiano. i picciotti sono gran parte dei politici unionisti e i sudditi sono gli autocastrati che campano delle briciole elargite come fossero grandi portate.
RispondiEliminaEbbene sì anche io mi sento prima di tutto di nazionalità sarda e ne sono molto,molto orgogliosa.Come sarebbe bello se anche i nostri politici sardi avessero lo stesso orgoglio!Se fossero meno dipendenti dal governo italiano,sia di destra che di sinistra,forse la situazione nazionale sarda andrebbe meglio.Lo sa bene GFP che nel '76,avendo osato criticare il proprietario del petrolchimico di allora,fu licenziato dal giornale(non mi ricordo se"Unione Sarda" o "Nuova Sardegna") di cui era proprietario il suddetto signore.Come mai,quando uno dice la verità,deve pagare personalmente?Cosa ,ancora più deprecabile,non ebbe nemmeno la solidarietà dei colleghi.
RispondiEliminaLa Sardegna "fa oggettivamente parte" di quelle Nazioni senza Stato dette terzo mondo europeo.
RispondiEliminaIntelligenti pauca.
ADG
@ ADG
RispondiEliminaAssolutamente d'accordo. Aggiungerei anche che le "nazioni senza stato europee" quasi sempre sono oggetto di "colonialismo interno" da parte della nazione dominante, che le usa come mercato di sfogo per le proprie merci, luogo dove installare industrie inquinanti e loro connessi (centrali nucleari, immondezzai etc), bacini da cui attingere i risparmi depositati in banca per investirli a casa propria e manodopera da "disterrare" a basso prezzo.
@ Maimone e ADG
RispondiEliminaChe bello, cari amici. Mi ripiombate indietro al 1974 quando pubblicai un libretto ormai introvabile su questo argomento. Sono passati 36 anni e le cose stanno così, come dite. Il concetto "colonialismo" è sparito dalla politica, ma sbaglia essa.
Pintore, qua non si tratta di imporre niente, ma almeno di non negare i diritti e le garanzie di cui gode nell'appartenere alla nazione italiana, perciò trovo fuori luogo la deriva negazionista e separatista che ha preso questo blog.
RispondiEliminaPenso che bisognerebbe impiegare le proprie forze in qualcosa di più costruttivo che non insinuare e perdere tempo continuamente in apologie separatiste e irrealizzabili utopie. Non è di questo che abbiamo bisogno e sarebbe auspicabile un po' più di senso di responsabilità. Le follie localistiche lasciamole ai leghisti.
A grazia Pintore vorrei chiedere che cosa la fa sentire orgogliosa di essere sarda. Io guardandomi in giro non ne vedo il motivo.
RispondiEliminaSuppongo che il libretto sia "Sardegna, regione o colonia?", che custodisco gelosamente in casa, anche se non lo leggo da 30 anni. Ma ho letto anche i libri di Sergio Salvi, Eliseo Spiga etc etc. Io credo che le idee ivi contenute non siano mai tramontate e che siano siano tuttora valide ed attuali.
RispondiEliminaChe la Sardegna sia nel meridione di Italia è una verità geografica. Chi parlando di paralleli la colloca al centro dovrebbe andare a guardarsi un qualsiasi atlante. Per esempio Teulada è sul parallelo di Crotone. Macomer è più a sud di Lecce e Olbia è grosso modo all'altezza di Napoli. Poi capisco che ci si voglia più vicini al ricco nord (anche aprendo sedi sarde di leghe nord)però la realtà dei fatti è che siamo in Italia e siamo nel suo meridione. Che siamo diversi culturalmente è un fatto sul quale concordo. Ma ci sono differenze enormi anche tra calabresi e pugliesi ma nessuno di loro si sogna di dire che non sono meridionali.
RispondiEliminaPoi anche io sogno una Sardegna indipendente ma mi piace pensarla più vicina alle istanze del sud del mondo in generale che a quelle del nord
Anedda, lei fa una grande confusione: lei ed io godiamo di diritti e di garanzie perché cittadini della Repubblica, non perché di nazionalità italiana. Altrimenti che ne sarebbe dei cittadini italiana di nazionalità francese, marocchina, tedesca? O vorrebbe imporre la nazionalità italiana anche a loro?
RispondiEliminaQuanto alla deriva negazionista e separatista del blog, le conviene liberarsi dell'ossessione di vedere separatismo ovunque. Provi a pensare per un momento a questo come uno spazio libero in cui scrivono persone libere da manie ideologiche e in cui convivono indipendentisti e italianisti, gente di sinistra, gente di destra e gente, come me, che non si lascerà prendere viva da chi ha la smania di chi la vorrebbe mettere a forza dentro categorie simili.
Ah, sì, GFP!
RispondiEliminaLa mia versione non è quella raccontata da La Spisa, ma una che correva (pensa tu) nei primi anni '60 tra noi sottotenenti di complemento dell' E.I.
E siccome vivevamo in caserma, usavamo anche un linguaggio diciamo "colorito", nei confronti dei collegi ufficiali in S.P.E.
Quanto alla poesia satirica, o almeno ironica o umoristica, sì, signora Grazia, c'è stato anche un concorso riservato all'argomento, che si è svolto a Vallermosa qualche anno addietro, ma è morto per mancanza di fondi e forse anche per mancanza d'ispirazione.
Mi permetto di segnalarle questo indirizzo: http://sites.google.com/site/sardusempri/poesias---poesie
Una poesia è in sardo, Pillonis a Cungressu, e parla della diatriba infinita sulla lingua sarda; l'altra è in italiano e parla dei problemi esistenziali di quel 52% di italiani sopra i 40 anni che ancora non ne ha parlato col suo medico di fiducia. S'intitola: Flusso e riflusso.
Niente di grandioso, solo un motivo per ridere di noi stessi.
Poi anche io sogno una Sardegna indipendente ma mi piace pensarla più vicina alle istanze del sud del mondo in generale che a quelle del nord
RispondiElimina@ Austinu S
ma guardi che mi trova assolutamente d'accordo. Senza entrare in merito ai problemi del sud del mondo (che sarebbe troppo impegnativo per me), io ritengo che dal punto di vista storico e culturale siamo più vicini al nord che al sud, con il quale storicamente abbiamo avuto scarsi rapporti. Ciò non toglie che dal punto di vista economico il Sud subisce la stessa sorte della Sardegna. Il Nord non ha interesse a che il Sud cresca, perchè rischia di perdere un mercato sicuro, di non trovare più manodopera a buon mercato, e magari un concorrente sui mercati.
Non vorrei essere accusato di essere un simpatizzante dei Borboni, ma prima della cosiddetta "unità d'Italia", i più grandi cantieri navali d'Italia si trovavano a Castellamare, la prima ferrovia italiana fu Napoli-Portici. Se poi questi primati sono scomparsi non credo che la colpa sia da addebitare ai meridionali. E' chiaro che i problemi della Sardegna trovano molti punti di similitudine con il Sud, anche se il nostro problema é aggravato dall'insularità che ci rende ancora più periferici del Sud.
e vabbè, ci riprovo: magari il mio precedente intervento è stato considerato inattinente cosa che potrebbe anche starci.
RispondiEliminama mi chiedo davvero se la rampogna (e mi sembra, il risentimento) di La Spisa contro le parole di Tremonti non sia la rimostranza per la probabilissima sottrazione dei fondi FAS pur in presenza di un buon impiego dei Fondi strutturali europei.
Forse è per questo, più che per il generico richiamo al calderone meridionalista, che la Spisa ha preso cappello.
Rimarcare la capacità di spesa sarda può forse voler dire avere una posizione di maggior forza nell'attenuare la sottrazione dei fondi FAs (almeno me lo auguro).
le altre considerazioni perdonatemi di nuovo, mi sembrano davvero molto ideologiche perchè gli unionisti mi pare non considerino che alla Sardegna sono stati arrecati vari torti dallo stato unitario cosicchè non credo sia detto che lo stato italiano sia in credito con noi.
Mentre gli indipendentisti (scuasate la grossolana distinzione ma devo sintetizzare.....) mi pare considerino troppo poco quanto sia debole il tessuto produttivo sardo per aprire almeno nel prossimo futuro a discorsi indipendentisti.
Infine scusate anche il colpo alla botte e al cerchio ma se faceste entrambi una disamina a partire dall'economia magari quelli come me, potrebbero iniziare a pendere maggiormente sull'uno o l'altro versante.
Io non ho pregiudizi perchè è comunque inoppugnabile che siamo una nazione a se stante tanto quanto lo è che con lo stato italiano la Sardegna ha compiuto vari progressi ma sia ancor troppo, troppo, debole.
@ DedaloNur
RispondiEliminaVabbè, ci provo io, almeno partendo dal senso del mio articolo. Che cosa avesse in testa l'assessore La Spisa ovviamente non lo so. Può darsi che tu abbia ragione e può darsi, invece, che si sia sentito offeso come "meridionale". Ed è questo che, pur con il garbo che gli tocca, ho rimproverato.
Non si tratta di ideologismi, a mio modo di vedere, considerare le cose sotto prospettive non solo economiche, l'economicismo è questo ed ha messo radici anche in culture politiche che mal dovrebbero sopportarlo. Trovo che sia vitale per il nostro essere una nazione senza stato, considerare che specialità, nazionalità, identità siano legate a questioni non direttamente economiche, anche economiche ma non principalmente. Altrimenti avrebbe ragione il ministro Brunetta a dire che le specialità decadono con lo sviluppo economico.
E allora, la questione meridione sì meridione no acquista un valore diverso dal nominalismo. Considerare la Sardegna parte della Questione meridionale in cui tutto tiene (e così non è) non significa solo affidare la soluzione dei problemi al momento in cui si risolvono tutti i problemi, significa ingiustificatamente diluire la questione sarda in un brodo indifferenziato, in cui, per dire, la Sardegna ha necessariamente bisogno di un tipo di industria e non di risorse da destinare a un modello di sviluppo in cui non ci sia più bisogno di chimica, di industrie energivore, etc.
La "comodità" della Questione meridionale sta in questo: nella possibilità di omogeneizzare soluzioni, se e quando ci saranno, senza tener conto, per dire, che abbiamo bisogno di risorse per sardizzare la scuola, per sviluppare la ricerca archeologica tenendo conto che i 10 mila nuraghi sono qui e non altrove, etc etc.
Quanto al tessuto produttivo, caro DedaloNur, esso è fragile perché fragilissimo (e obsoleto) è il modello di sviluppo che lo sottende. Proviamo a pensate a un modello di civiltà diverso (in cui, per dire, la cultura, la lingua, l'ambiente siano motori di sviluppo) e vedremo come un debole tessuto produttivo sarà sempre meno debole.
Una banalità a proposito del tessuto produttivo della Sardegna discusso da DedaloNur e Zuannefrantziscu. E' di questi giorni la notizia che noi Sardi consumiamo più parmigiano reggiano che pecorino nostrano: i gionalisti impazziscono per capirne i motivi, ma nessuno si è preso la briga di verificare che, spesso, il primo "esti prusu barattu". La stessa cosa avviene per gran parte dei nostri prodotti in competizione con quelli esterni.
RispondiEliminaAllora, mi chiedo, perché, per esempio, spendiamo risorse per finanziare tutte le sagre di questo mondo (basta solo l'inventiva: provate a vedere se qualche paese non festeggia qualcosa) e per finanziare delle province inutili? Perchè non dirottiamo le spese per rendere più appettibili al consumatore i nostri prodotti?
Forse una parte dei problemi della Sardegna sarebbero già risolti autoproducendo l'alimentazione che neccessita all'Isola durante la stagione turistica.
Giuseppe Mura
Quanto al tessuto produttivo, caro DedaloNur, esso è fragile perché fragilissimo (e obsoleto) è il modello di sviluppo che lo sottende. Proviamo a pensate a un modello di civiltà diverso (in cui, per dire, la cultura, la lingua, l'ambiente siano motori di sviluppo) e vedremo come un debole tessuto produttivo sarà sempre meno debole.
La Sardegna non fa parte dell' Italia perciò non può essere nè settentrione nè centro ne meridione : queste categorie geografiche possono essere unicamente relative alla Sardegna.
RispondiEliminaSuscita in me le stesse risate di chi vorrebbe configurare la Sardegna come nord della Tunisia.
Cari signori,ho letto tutti i vostri commenti e sinceramente,scusatemi,non vi offendete,non me ne importa niente di nord,sud,separatismo o non separatismo,io mi sento sarda e basta e Signor Annedda sono superorgogliosa di essere sarda perchè i sardi sono un popolo orgoglioso,dignitoso,sono ospitali(purtroppo,come ho già detto,per motivi familiari,sono stata strappata,dalla mia terra ad 8 anni ed ho sofferto,sofferto tanto anche perchè i toscani sono tutto fuorchè ospitali e sopratutto non hanno il senso dell'amicia che abbiamo noi.Sarò eccessiva,come al mio solito,ma i sardi sono considerati, da molte persone che conosco, persone meravigliose proprio per il loro senso dell'ospitalità e amicizia(qualità che hanno molti meridionali contrariamente alle persone del nord)Tanti amici toscani tornano dalle vacanze in Sardegna entusiasti non solo per la bellezza di quest'isola ma sopratutto per l'ospitalità dei sardi.Ho risposto in maniera esaustiva signor Annedda?
RispondiElimina@ Dedalo e altri
RispondiEliminaVi chiedo scusa, ma il sistema è guasto e devo recuperare io i vostri post
@ DedaloNur
RispondiEliminaNon so cos'è successo, ma il sistema è andato in ciampanelle e rifiuta di pubblicare alcuni post, soprattutto quelli più lunghi.
Speriamo che sia il caldo
premessa:la Sardegna per me è come un amore perduto ma mai dimenticato.Signor Annedda,sono orgogliosa di essere sarda perchè i sardi sono:orgogliosi dignitosi(anche nella miseria che ho visto da bambina)hanno un gran senso dell'amicizia,qualità che non hanno i toscani(regione dove vivo attualmente per ragioni familiari),sono stata esaustiva? Signor Pilloni la ringrazio per le sue informazioni, e, a questo proposito,dico che sono orgogliosa anche per la difesa che i sardi hanno della nostra meravigliosa lingua,che sto imparando da adulta grazie all'aiuto di un mio nipote,ormai grande,che ,da piccolo,parlava solo il sardo, e commo a bellu a bellu iscu faveddare.
RispondiElimina@ Zuanne
RispondiEliminasono d'accordo sul fatto che la questione meridionale sia una generalizzazione e sfavorisca l'individuazione dei problemi e delle soluzioni che riguardano la realtà sarda, particolare anche solo per la sua insularità.
"Quanto al tessuto produttivo, caro DedaloNur, esso è fragile perché fragilissimo (e obsoleto) è il modello di sviluppo che lo sottende. Proviamo a pensate a un modello di civiltà diverso (in cui, per dire, la cultura, la lingua, l'ambiente siano motori di sviluppo) e vedremo come un debole tessuto produttivo sarà sempre meno debole."
questa è una dura verità soprattutto per le decine di famiglie che ancora dipendono da questo modello di sviluppo. Ma purtroppo è vero che la chimica e le altre industrie imposte dall'alto non tengono il mercato e al più sono destinate a fallire.
Però il modello di sviluppo alternativo non è stato ancora immaginato.
è vero che la cultura, l'ambiente sono motori di sviluppo, però si tratta di beni materiali e immateriali che di per sè non generano ricchezza. devono essere integrati e armonizzati ad un buon sistema produttivo.
gli assets dei sistemi produttivi avanzati sono l'energia, la ricerca tecnologica e le infrastrutture. Questi elementi sono i c.d. moltiplicatori economici ai quali bisogna pensare se vogliamo fare della Sardegna una regione in grado d'offrire lavoro e prospettive. tenga anche presente che senza essi, si ripiegherà (per mancanza di alternative e ricchezza) su attività meno progredite che necessitano dello sfruttamento in modo tendenzialmente indiscriminato per generare ricchezza. Penso per es. all'industria edilizia, cave, miniere ecc. Se queste attività sono gli unici sbocchi occupazionali che l'industria potrà offrire si avviterà un circolo vizioso che istigherà a costruire sempre più a sfruttare ulteriormente le nostre miniere e risorse naturali in genere.
Io lamento del fatto che nelle discussioni in questo blog, ma pure altrove questi temi siano elusi o poco trattati. Credo che dovrebbero essere posti soprattutto dagli indipendentisti. gli unionisti possono (almeno per un altro poco )tirare a campare, confidando nelle risorse dello stato italiano.
ma gli indipendentisti, se vogliono essere credibili, devono spiegare coi numeri e borsellino alla mano come si possano realizzare determinati obiettivi.
Riconosco ad IRS molta sensibilità e attenzione per il tema delle energie rinnovabili. interi paesi della Germania sono alimentati ad eolico e solare. Mi piacerebbe capire meglio come si potrebbe realizzare in Sardegna lo stesso modello. ne sarei entusiasta.
Mi piacerebbe anche capire se la Sardegna sarebbe capace di spendere in ricerca e tecnologia. Il lavoro dei giovani sarà legato sempre più alla capacità di uno stato di sfornare lauree d'indirizzo scientifico tecnologico, assumere nel campo pubblico delle ricerche almeno per un tot di anni, creare così brevetti ed infine start-up che trasformeranno i brevetti in prodotti. Questo deve essere il cursus honorum ideale delle future generazioni. A noi manca tutto per poterlo realizzare. Comprese le banche d'investimento come negli States. Creare un sistema del genere costa molto. Certo c'è la cooperazione internazionale ma nulla toglie che la Sardegna dovrà metterci del suo.