Il mio cuore di casta è con i miei colleghi che scioperano contro “la legge bavaglio”. La casta è casta ed è tenuta a difendere tutto, anche il vezzo di raccogliere in procure poco attente fascicoli di intercettazioni e pubblicare scopate vere e presunte per la gioia dei voyeurs che poco si curano del fatto che il “non fornicare” è un comandamento, non un articolo di legge. Sono d'accordo con i miei colleghi che ostacolare la pubblicazione di quanto sanno non è di uno stato democratico; non sono d'accordo con il fatto che, nel nome della libertà di stampa, si distruggano carriere, reputazioni, vite.
Passi per quelle dei politici, anche se provo una certa ripugnanza nel considerarli, alla Lombroso, una specie antropologicamente delinquente, soprattutto quando la cronaca ci racconta di un clima di corruzione diffusa, nel quale ci sta di tutto, dai lavoratori di un cimitero che spogliano i cadaveri a magistrati collusi, da professionisti che truccano gli appalti alla cosiddetta gente comune che profitta dei disastri naturali per comprarsi la mobilia nuova a spese dell'erario. Ma sono abbastanza su con gli anni per arrossire pensando a che cosa miei colleghi hanno fatto delle vite di gente famosa come Enzo Tortora ed Elio Luttazzi, di persone come Pietro Valpreda fatte diventare famose loro malgrado, di altre persone finite in un tritacarne mediatico e di cui ormai solo loro ricordano personali drammi e tragedie.
Il nostro codice deontologico, il mea culpa recitato ogni volta che la caccia al mostro si è rivelata una bufala mediatica non hanno fatto cambiare costume e malcostume che anzi si sono trasformati in patologia con l'abitudine di far arrivare sulle scrivanie dei giornalisti interi fascicoli di intercettazioni. Fascicoli che hanno preso il posto dei mattinali delle questure e delle veline passate a giornalisti privi del filtro necessario a considerare che un “blitz durato una settimana” è un non senso, che un “agguato micidiale” non può finire con “per fortuna un solo ferito”, che una pistola e un coltello non è “un vero e proprio arsenale” e così via drammatizzando alla ricerca del titolo forte.
Il mercato sta provvedendo a dare il senso della disaffezione verso la stampa scritta, i cui lettori, salvo uno o due quotidiani, diminuiscono. In uno Stato serio, sarebbe bastato lasciar lavorare il mercato, senza interventi legislativi che inevitabilmente impattano con lo spirito di casta che, altrettanto inevitabilmente, insorge a difesa di propri interessi.
Sarebbe bastato imporre alla magistratura di distruggere le parti delle intercettazioni che non riguardano direttamente le indagini e sarebbe bastato controllare con serietà e responsabilità che i fascicoli restino la dove si devono trovare, o, anche, che fossero i magistrati a rendere disponibili solo le parti delle intercettazioni che avessero congruità. È invece uscita una proposta di legge di cui si può dire che rappresenta un eccesso di legittima difesa della privatezza e della dignità delle persone. Anche lo sciopero dei miei colleghi servirà forse a limare spigolosità e criticità della legge e in questo è giusto. Ma è vero anche il contrario: non ci sarebbe stato bisogno di una legge con aspetti spigolosi e di criticità se si fosse considerato un semplice principio: tutte le libertà, compresa quella di stampa, hanno un limite nella libertà degli altri. E con la pubblicazione di vagonate di intercettazioni è stata violata troppo spesso la libertà di gente penalmente innocente e al massimo colpevole di turpiloquio, di imbecillità, di megalomanie sessuali e di altre cazzate che ci stanno, in una società diversa da quello Stato etico vagheggiato da chi è ben lieto di mettersi alla testa della protesta dei giornalisti.
È per questo che capisco chi sciopera, ma non riesco ad essere in mezzo a loro.
Il mercato sta provvedendo a dare il senso della disaffezione verso la stampa scritta, i cui lettori, salvo uno o due quotidiani, diminuiscono. In uno Stato serio, sarebbe bastato lasciar lavorare il mercato, senza interventi legislativi che inevitabilmente impattano con lo spirito di casta che, altrettanto inevitabilmente, insorge a difesa di propri interessi.
RispondiEliminaGiusto. Esiste tutta una caterva di giornali in perenne corsia di rianimazione e che rimangono in vita solo grazie alle flebo che il finanziamento pubblico gli da.
Lo Stato italiano con questa legge diventa uno stato editore vero e proprio. Finanzia giornali spesso inutili e da adesso impone limiti a ciò che può esser pubblicato.
Perdiamo sempre maggiori quote di normalità.
Oh Gianfra',
RispondiEliminae non mi seu sonnau a Giulio Cesare? Cussu chi faiara su condotieri de is Romanus ma fiara puru su cronista dall'estero per il Senato e il Popolo Romano? T'rregordas de su "De Bello Gallico"? E m'incumèntzara: "Dicite Giuannefrancisco..." "Nou, nou... - ddi fatzu - naramiddu in Italianu, chi no' connoscis su Casteddaiu, ca deu su Latinu no' mi ddu arregordu prusu"
"Di a Gianfranco - mi fai su consoli - che un sistema ci sarebbe, non servirebbe per mettere le cose a posto una volta per tutte, ma almeno potrebbe dare un po' di respiro al lettore indifeso. Si dovrebbe istituire una specie di fermo biologico, come si fa per le sardine e gli altri pesci minacciati di sterminio. Una volta all'anno, che so...per una settimana, dieci giorni, blocco delle rotative. Divieto di stampare qualsiasi cosa. Gli scioperi sì, possono servire, ma intanto sono troppo pochi e hanno sempre come scopo quello di aumentare la dose giornaliera di merda quotidiana propalata all'indifeso lettore. Il "fermo biologico" servirebbe almeno come disintossicante e sarebbe meglio di niente."
Custu m'at nau e i-custu ti scriu. Ambasciator non porta pena.
A si biri sanus.
@ DedaloNur
RispondiEliminaStato sociale, stato di diritto, stato etico, stato imprenditore... stato editore, mi mancava. Posso rivenderla?
@ elio
Connosco s'orgolesu, su sarrabesu e finas su poltururresu. Ti paret mi podiat mancare su casteddaiu?
Ah - gai li fatzo unu pagu de reclame a sa prenda tua pro s'àrdia - mi' chi s'artìculu essit a ora de sas sete, custu sero. Lu cunsìgio a sos amigos che a artìculu de chevet,
Caro GFP hai ragionissima su Valpreda,Tortora ma credi davvero che "l'innominato" voglia tutelare questo tipo di persone? Non posso credere che tu sia così ingenuo da non capire che"Lui" vuole tutelale solo i corrotti e solo loro,tu in questa maniera,difendendo la legge bavaglio vuoi buttare l'acqua sporca con il bambino.Ringrazio,chi,con la solita ironia,ha scritto in limba,così mi sono calmata,perchè quando sento difendere le leggi volute da "Lui"mi incavolo a tal punto che perdo il lume della ragione(quella poca che ho)e sarei capace di dire cose indicibili.Custu omine mi fachete istorronare sa conca(si narata gai)?Peccato che Graziano Mesina è vecchio...non aggiungo atteru
RispondiEliminaChiedo venia a GFP perchè,superata la mia ostilità"viscerale" verso il così detto capo del governo,mi rendo conto che le tue argomentazioni contro certi giornalisti,magistrati,sono giuste ed obbiettive ma,continuo a dire,che se il signor Silvio avesse deciso l'approvazione di questa legge,per i motivi che tu affermi,lui sarebbe una persona seria,e la legge sarebbe stata proposta in maniera molto,molto diversa e non avrebbe suscitato così tante proteste.
RispondiElimina@ Pintore
RispondiEliminaLe cedo ogni diritto purchè ne faccia un uso viulento..
@ DedaloNur
RispondiEliminaPromesso
E così accontento Grazia Pintore. Lo userò contro Satana
Caru GFP, biu chi scis torrai agoa puru, candu serbit.
RispondiEliminaCustu scioperu est un'esagerazioni contras a una proposta de lei esagerda. Ma in Italia, comenti has nau tui po is titulus de is giornalis, totu oramai est esagerau.
Su problema beru est comenti fai a sgonfiai giornalis, giornalistas, ministrus e guvernadoris, magistraus e... maistus de scola in pensioni puru.
Ddu sciu chi custus no inc'intrant nudda, no contant nudda, est mellus po s'erariu chi no bivant mancu a longu meda ma... no bolia abarrai foras de su fasci!