La dichiarazione di indipendenza del Kosovo non ha violato il diritto internazionale. È la risposta che la Corte internazionale di giustizia ha dato (dieci voti a favore, quattro contro) alla domanda posta nell'ottobre di due anni fa dal segretario dell'Onu: “La dichiarazione unilaterale d'indipendenza delle istituzioni provvisorie della amministrazione autonoma del Kosovo è conforme al diritto internazionale?”. La sentenza della Corte non è vincolante, risponde infatti alla richiesta di un parere avanzata da Ba Ki Moon, ma è dirompente: significa che il principio della autodeterminazione dei popoli si applica ovunque si rispettino le norme del diritto internazionale, prima fra tutte il ripudio della violenza.
I giudici della Corte, a quel che si legge nei testi francese e inglese, hanno anche dato una risposta a chi li richiamava a considerare quali effetti avrebbe avuto nello scenario internazionale una loro risposta positiva alla questione posta dal segretario dell'Onu. Non è problema che possa riguardarci, hanno detto in sintesi. La sentenza, venuta dopo quasi due anni, è complessa come lo è la questione, densa di rimandi a precedenti storici, dalla questione ruandese a quella del Québec, e merita una grande attenzione che sicuramente avrà in tutte le cancellerie europee e non solo. Da quelle che hanno cavalcato il problema kosovaro, illudendosi che tutto finisse lì, a quelle che si sono opposte all'indipendenza del Kosovo giudicando, giustamente dal loro punto di vista, che nulla sarà più come prima se il nuovo Stato kosovaro sarà riconosciuto da tutti i governi del mondo, entrando a far parte della cosiddetta comunità internazionale.
La Corte di giustizia scioglie un nodo decisivo che, sintetizzando, può essere così descritto: il diritto internazionale (atto finale di Helsinki, 1975) riconosce a tutti i popoli la potestà di autodeterminarsi e, dunque, di autogovernarsi totalmente; unico ostacolo al pieno esercizio di questo diritto è quello degli stati alla loro integrità territoriale. Molti, e si parva licet anche io, hanno pensato che questo limite riguardasse anche gli stati al loro interno. Che, in poche parole, i popoli avessero la facoltà di esercitare il loro diritto alla autodeterminazione ma non a quello della secessione: la massima autonomia sì, l'indipendenza no. I giudici dell'Aja hanno sentenziato diversamente (caro amico Daniele Addis, sarai contento): “La portata del principio dell'integrità territoriale è … limitata alla sfera delle relazioni interstatuali”. Come dire che il diritto internazionale tutela uno stato dalle pretese aggressive e/o annessioniste di un altro stato, ma non lo tutela dalle decisioni di un popolo che voglia farsene indipendente.
E circa il non riconoscimento di liceità di altre dichiarazioni di indipendenza pronunciato dall'Onu, la Corte afferma che questo non riconoscimento “derivava non dal loro carattere unilaterale, ma dal fatto che esse andavano o potevano andare di pari passo con un ricorso illecito alla forza o con altre gravi violazioni gravi del diritto internazionale generale”. Dopo questa sentenza, sono da prevedere molti mal di capo nei governanti di stati alle prese con movimenti e partiti che si propongono di raggiungere l'indipendenza. Cito il caso della Catalogna, in cui una improvvida sentenza del Tribunale costituzione spagnolo di bocciatura dello Statuto. Un recente sondaggio da conto del fatto che la metà dei catalani è favorevole all'indipendenza.
PS – Ignorando, o forse solo fottendosene, del fatto che nella Serbia di Milosevic la “questione kosovara” nacque dalla decisione del despota di discriminare la lingua albanese, il ministro italiano delle Regioni Fitto ha lanciato ieri un ultimatum ai sudtirolesi: o tolgono dalle strade e dai sentieri montani le scritte monolingui in tedesco o ci penserà il governo italiano a farlo. Il moderato Dumwalder, presidente della Provincia autonoma, gli ha risposto: “Me ne frego” e, in maniera più riflessiva: se Fitto “medita di fare azioni di forza, prevedo reazioni altrettanto determinate. E allora potrebbe finire male”. La cosa singolare – segno certo di una confusione che fa poco bene al governo – è che nelle stesse ore, un altro ministro, Ronchi, lanciava fuoco e fiamme contro la decisione dell'Unione europea di discriminare l'italiano nei suoi rapporti interni. Saranno anche cattolici, questi ministri, ma non conoscono il “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Di sicuro non hanno uno spiccato senso di responsabilità.
GFP.hai ragione su tutto ma, riguardo alle scritte solo in tedesco, penso che se vogliono essere tedeschi vadano con L'Austria;ma se sono italiani ci devono essere anche le scritte in italiano,come ci sono in Sardegna,non ti pare?
RispondiEliminaNo Grazia, non mi pare. Anche in Sardegna i microtoponimi e i cartelli quando ci sono sono solo in sardo. Ma per piacere, non dirlo al ministro Fitto.
RispondiEliminaPiù che soddisfatto sono sollevato... una lettura diversa avrebbe costituito un grave precedente e sarebbe stata sostanzialmente una presa in giro.
RispondiEliminaLa lettura della corte è stata quella più logica, altrimenti tanto valeva non riconoscerlo nemmeno il diritto all'autodeterminazione.
Saluti
GFP,scusa tanto ma il tedesco è la lingua dei tedeschi non degli italiani,anche il sardo è una lingua,lo so,ma i sardi parlano anche l'italiano; il sindaco di Bolzano parla in tedesco,ho visto la sua intervista alla televisione.Continuo a pensare che sono due cose diverse,forse sbaglio,può darsi.
RispondiEliminaUna decina d'anni fa, al British Museum di Londra nella sezione dedicata alla Sardegna, vi erano due ragazze che parlavano tra loro in tedesco,afd un certo punto con un italiano con accento tedesco mi chiedono: sei anche tu italiano? sono sardo rispondo! chiedo se fossero tedesce o austriache e mi rispondono che erano italiane!
RispondiEliminaFacciamola quasta benedetta Europa ! Dove un sardo potrà essere sardo e un sudtorolese sud tirolese!
@zuannefrantziscu
RispondiElimina.......... e non solo Daniele ....
Le autorità Serbe hanno dichiarato che non riconosceranno "mai" l'indipendenza del Kossovo.
Spero per il futuro che la loro azione si limiti solo una presa di posizione diplomatica-formale. E' abbastanza angosciante il ricordo di quel sanguinoso passato.
...pace in terra agli uomini di buona volontà (gli altri peste li colga).
Perbacco, mi sono letto ora alcuni punti della motivazione... il punto
RispondiEliminaA. General international law
alcune parti sembrano copiate pari pari da una vecchia conversazione tra me e Massidda sul suo blog
http://piergiorgiomassidda.blogspot.com/2009/05/indipendenza-no-autodeterminazione-si.html
ma dimmi tu, la corte internazionale ci ha messo 2 anni, mentre sul blog di Massidda avevamo risolto tutto in un paio di giorni... la prossima volta chiedano direttamente a noi! :-D
Buona serata
Cara Grazia,
RispondiEliminati consiglio vivamente di leggere un po' la storia del Sud Tirolo, annesso dall'Italia e sottoposto dal fascismo (che sempre italiano era) a un tentativo feroce di snazionalizzazione. Poi si potranno criticare anche alcune enfasi sudtirolesi. Tedesco non è male, come Italiano non è bene
@ Daniele (na perché anche Marco ne sia informato)
RispondiEliminaMi leggerò la vostra conversazione, ma sono convinto che dici il giusto. Il dramma è che né tu né Massidda fate giurisprudenza. E, ne convengo, è un peccato :-)
Caru Zuannefrantziscu,pruitte cando faveddo deo tue sese sempere prevenudu.Quando dico che se il sudtirolo vuole andare con l'Austria non lo dico polemicamente,lo dico sul serio,sono per la libertà assoluta ed odio le imposizioni di qualsiasi genere.Uno, l'appartenenza alla patria ,la deve sentire dentro,nessun politico la può imporre.
RispondiEliminaSolita diffidenza nei miei confronti, caro GFP.Non ero polemica quando dicevo che se i sudtirolesi vogliono essere annessi all'Austria è giusto.Trovo assurdo che i politici decidano sulla vita delle persone come se fossero oggetti;sono per la libertà e contraria ad ogni imposizione.Ad ogni modo La Sardegna ha fatto sempre parte dell'Italia e,quindi,è un altro problema,o sbaglio?Sicuramente sbaglio.
RispondiEliminaSi sbaglia, gentile Grazia, perché, a dirla con Casula Francesco Cesare, è l'Italia che, ad un certo punto della sua storia, è stata parte della Sardegna.
RispondiEliminaAvremmo dovuto fare zac! con un bel paio di storiche forbici proprio allora e tagliare quel cordone ombelicale che sta ancora strozzando non la figlia Italia, ma mamma Sardegna.
Alla buonora!
Signor Pilloni, ha ragione.Io continuo ad affermare che la Sardegna è la madre ma l'Italia resta sempre la figlia,mentre i sudtirolesi facevano parte dell'Austria e quindi il paragone, fatto da GFP, mi sembra non molto attinente.Scusi se sono un pò polemica:ma se i politici sardi fossero meno asserviti al potere centrale,forse la Sardegna avrebbe meno legacci e lacciuoli.Piangiamoci meno addosso e siamo più fattivi.
RispondiElimina@ Grazia
RispondiEliminaNessuna prevenzione, ci mancherebbe. So benissimo da altre frequentazioni quali sono i tuoi sentimenti nei confronti delle minoranze. Ma qui, visto che ti rivolgi a me, sto a quel che leggo e, sarà per una sintesi troppo sintetica, l'atteggiamento nei confronti dei sudtirolesi non è di grande rispetto.
Forse perché invidio i sudtirolesi i quali hanno un presidente che si fa intervistare nella sua lingua nazionale. Essere, più o meno convintamente, cittadini italiani non significa anche essere di nazionalità italiana e molti di loro esprimono correttamente questo stato di cose. Che gran parte dei sardi parlano anche l'italiano è vero, ma non è un obbligo. Lo stesso fa gran parte dei suditirolesi, ma non perché è un obbligo.
Quanto poi al fatto che la Sardegna abbia fatto sempre parte dell'Italia, direi proprio di no; al contrario, fino al 1861, gran parte della Penisola (salvo lo Stato della Chiesa e Venezia) faceva parte della Sardegna: Cavour, Garibaldi, Mazzini, etc etc avevano il passaporto sardo. So che questo non lo insegnano a scuola, ma così è.
Allora,come quasi sempre,ho sbagliato tutto,escluso e lo ribadisco, un atteggiamento negativo nei confronti dei sudtirolesi.Caro GFP sarò stata anche sintetica ma non ho espresso parere negativo nei loro confronti,magari nei confronti del sindaco che tu,invece,apprezzi.Certo che se loro sono stati costretti ad avere la cittadinanza italiana hanno ragione a fare questa protesta.Per piacere rileggiti ciò che ho scritto.
RispondiElimina@ Grazia
RispondiEliminaNon esistono solo le categorie sbagliato/giusto, ma anche quelle dell'accordo/disaccordo, come in questo caso, che possono convivere con la stima e l'affetto. Però ti assicuro: non esprimo accordo o disaccordo, senza aver letto con attenzione.