Buon Dio, ho scoperto dai giornali stamattina che Silvio Berlusconi è d'accordo con me: l'attuale Costituzione italiana è frutto di un compromesso fra i cattolici e i comunisti e, soprattutto, va cambiata. Il fatto che non ci frequentiamo e neppure ci conosciamo rende la cosa ancora più imbarazzante. Che faccio, cambio idea perché la pensa come me? O gli mando a dire che la cambi lui?
Prima di ricevere eventuali opposte indignazioni, di quelli che ne sono stati sempre convinti, ma ora molto meno perché lo ha detto lui, e di quelli che guai a chi la tocca, la Costituzione perché è come la moglie di Cesare, vorrei però dire qualcosa a mia difesa.
Lascio da parte le parole di Bersani (che s'ha da fa' per fare opposizione) secondo cui se ad Esso non piace la Costituzione non deve far altro che andare a casa. Almeno lui articola un pensiero, a differenza di quell'altro che occupa l'aula “sorda e grigia” del Senato. Non so se c'era anche lui, Bersani, intendo, ma nel 2001 il suo compagno di partito, D'Alema, fece cambiare non uno o due articoli ma, addirittura, l'intero Titolo V, diciannove articoli se non ho contato male. Questa enorme riforma fu approvata con soli 4 voti di maggioranza. E D'Alema, a cui la Costituzione esistente non piaceva, non andò a casa.
Il fatto è che, fin da quando ho l'età della ragione, ho sempre saputo che la Costituzione è frutto di un compromesso tra le due grandi culture politiche esistenti, la comunista e la democristiana. Che l'articolo primo, quello della Repubblica fondata sul lavoro, è un tributo pagato alla Costituzione dell'Urss; che l'ispirazione capitalista della Dc trovò pochissimo spazio; che l'articolo 7 (quello del Concordato) passò solo grazie al genio politico di Togliatti. E che quella impalcatura, finita la guerra fredda, defunti i partiti grandi protagonisti di quella temperie politica, non poteva durare troppo a lungo.
Tanto è vero che la cambiò il governo D'Alema, tentò di cambiarla un governo Berlusconi, ci è riuscita l'attuale compagine con una gattopardesca riforma “federale”, si tentò di cambiare l'articolo 12 (uno di quelli che dettano “principi fondamentali” e dunque intoccabili, sono depositate in Parlamento proposte di riforma dello Statuto sardo che, dal basso, ridisegnano la Costituzione. L'elenco di quanti ritengono superata l'attuale Carta è più lungo di quanto comunemente si pensi.
Per non parlare del fatto che movimenti e partiti indipendentisti dal Nord al Sud alle Isole si propongono non di modificare la Costituzione ma di farne diverse secondo i territori interessati.
Naturalmente, non sono così ingenuo da pensare che la levata di scudi delle Vestali della Costituzione (non quelle sincere e convinte ma solo le furbesche) sia qualcosa di più serio di un attacco di antiberlusconismo. So di seri costituzionalisti e di altro non meno seri studiosi della Carta che dicono, se volete in maniera meno grezza, le cose dette dal Cavaliere. Basta fare un giro in Internet, per rendersene conto. C'è uno scontro fra chi ritiene che la Costituzione possa essere radicalmente riformata, facendo salvi i principi che sono del resto sanciti dalla Carta dell'Onu, e chi, invece, teme che aprendo uno spiraglio possa essere a rischio tutto l'impianto costruito più di sessanta anni fa, in un'era geologica diversa, quando l'appartenenza dell'Italia all'Occidente non si dava così per scontata. Il “mercato” che oggi regola la vita di gran parte del mondo e certamente l'Unione europea non ha cittadinanza nella Carta non certo perché nel dopoguerra se ne ignorasse l'esistenza, ma solo perché essa aveva o avrebbe potuto avere il socialismo nel suo orizzonte.
“L'Urss è uno stato socialista degli operai e dei contadini” diceva il primo articolo della Costituzione sovietica approvata un anno prima di quella italiana. Un formulazione seducente per la Costituente, presieduta dal comunista Umberto Terracini; lo è anche oggi? Quel nostro “fondata sul lavoro” è davvero qualcosa di più di un'enfasi, visto che mai lo Stato italiano ha potuto assicurare il lavoro a tutti come invece l'Urss fece? No, non cambierò idea. Ma continuerò a guardare in cagnesco Berlusconi che se ne è impadronito.
A me sta a cuore una cosa: ritengo che la sardità (intesa come cultura) sia, alla pari di con qualsiasi altra cultura umana, un patrimonio dell'umanità.
RispondiEliminaRitengo che gli abitanti della nostra isola debbano vivere da sardi cittadini del mondo la loro esistenza.
Questo sarebbe possibile sia entro uno stato italiano federale (a sua volta confederato alla UE) oppure come stato indipendente federato all'UE.
In altro post di questo blog Efisio LOi (alias Elio) chiedeva agli amici indipendentesti quali proposte abbiano in tema di Energia.
La domanda non ha avuto le risposte che meritava, l'Energia nel mondo moderno (ma anche in quello antico anche se in quei tempoi si sfruttava il l'energia da lavoro animale e umano) è basilare per far funzionare l'insieme delle componenti che danno luogo al nostro modello di vita.
La Francia produce Energia Atomica che anche noi consumiamo e che per poterla consumare dobbiamo cercare di esportare altri prodotti (maledetta bilancia commerciale!); se qualcuna delle centrali nucleari che sono in Savoia fossero il Valle d'Aosta probabilmente il nostro livello di vita sarebbe un "filino" più elevato.
L'Italia ha pensato al problema dell'Energia fondando una delle maggiori aziende petrolifere del mondo ENI-Agip, se l'Italia non avesse questa azienda il livello di vita degli itlaiani sarebbe molto , molto più modesto di quanto è tuttora.
Sempre in tema di Energia l'Italia, attraverso un'altra dei sue grandi aziende l'ENEL, sta costruendo Centrali Nucleari nei Paesi Balcanici.
Due domande: se l'Italia si rompe chi si prende l'ENI-Agip e l'ENEL?
Se i sardi sceglieranno l'indipendentismo invece dell'autonismo quale sarà la loro politica energetica?
L'amico Efisio Loi lo frequento da vent'anni, è una delle persone più sagge che conosco, qualcuno tra gli indipendentisti gli vuol rispondere sulla questione energetica? Ma non alla Pecoraro Scanio per favore!
PS spero di non essere uscito fuori tema, il mio voleva essere un contributo al fatto che ora esistono le condizioni politiche a che l'Italia diventi uno stato federale, in cui le sue grandi aziende siano un patrimonio di tutti, e dove la sardità e le altre culture dello stato italiano possano continuare ad esistere.
Mentre la Lega Nord discute il futuro assetto ( e mi pare che, vista la compagine governativa, ci stiano pensando anche i siciliani) che fanno i sardi? dormono? che fa in senato il Senator Massidda? Caro senatore perchè non pensiamo a come contribuire a cambiare la costituzione in senso federale, alla pulizia delle strade e delle scuole della provincia ci penseranno Milia o Farris!
L'ultima sferzata anti costituzionale Berlusconi l'ha dedicata all'art.- 41 Cost.; per bocca del suo ministro del tesoro intende modificare questo articolo per aumentare (dice lui) la libertà d'impresa.
RispondiEliminaArt 41 cost.:
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.
Quando si parla di cambiare la Costituzione bisogna porsi tre domande: a quali inconvenienti vogliamo porre rimedio? Questi inconvenienti sono riconducibili alle regole o riguardano i modi per attuarle? Le modifiche proposte migliorano davvero la situazione?
dato che lo scopo strombazzato è l'eleminazione dei "controlli" sembra che si andrà ad incidere sulla riserva di legge (in grassetto).
Ora mi chiedo, questa parte è proprio lo strumento più flessibile a disposizione di parlamento e governo concesso dalla norma costituzionale che in sè è ancor di più elastica essendo semplicemente una norma programmatica.
Invece d'andare ad incidere in norme programmatiche e nelle riserve di legge (e di discrezionalità del legislatore) non era meglio sfruttare quest'ultime e con la sla legge ordinaria eliminare quei lacciuoli che il legislatore non "reputa più opportuni" per riprendere il dettato dell'art. 41?
Invece di sfruttare tale elasticità ci si infila nell'ennesima sbandierata e osteggiata riforma costituzionale con il suo impegnativo procedimento. Questo governo ancora una volta, dimostra di non saper usare il cesello legislativo con una riforma organica che colpisca la burocrazia laddove s'annida su questo sarei d'accordissimo..) e impugna l'accetta per prosciugare alla fonte (secondo il governo ovviamente ) le sabbie mobili burocratiche molte delle quali invece rimarranno.
well done...indeed
Caro GFP,
RispondiEliminaè vero o non che ti ho già detto che il Presidente tiene d'occhio il tuo blog?
D'altra parte, se Lui rincorre le tue convinzioni, si può capire: ha tanto da fare e da disfare che non gli resta molto tempo per pensare. Inoltre si è circondato di tanti "maitre a penser" che, per non dispiacergli, gli corrono dietro, beatificando, storicizzando, imbalsamando e restituendo ciò che, insomma il poco che, era riuscito a pensare in una vita di facchinaggio mentale.
Vuoi stare sulle tue posizioni e, nel mentre, guardare in cagnesco il tuo vicino sui banchi della chiesa della politica?
Non è atteggiamento di carità cristiana!
Padrone, comunque, delle tue azioni.
Ma non preoccuparti oltremodo perché, se non la cambi tu, il Presidente non tarderà a cambiare la sua opinione. Su queste cose e su altre ancora, com'è ben documentato nella cronaca.
Per intanto, goditi il momento magico che la sorte ti ha concesso: dubito che godrai di altre congiunzioni astrali così significative.
@ dedalonur
RispondiEliminaLa "evoluzione convergente" (definizione di una amica) finisce dove comincia il merito della riforma, caro Dedalonur. Ma sulla necessità di farla non ho dubbi. E anche sull'articolo 41 - che ti confesso non è in cima ai miei pensieri - lo stesso presidente emerito Baldassarre dice oggi - Corriere della Sera - che il terzo comma, quello che tu evidenzi, intanto sa di matrice comunista e che poi è del tutto inutile, date le norme dell'Unione europea.
Con Mauro sono sostanzialmente d'accordo, ma che c'entra con questi ragionamenti?
@ Francu
E sia per la carità cristiana
@ Mauro io sono interessato ad un discorso del genere
RispondiEliminaSe i sardi sceglieranno l'indipendentismo invece dell'autonismo quale sarà la loro politica energetica?
è cruciale perchè SE indipendentismo sarà questo fallirà miseramente se non saprà almeno in parte garantire il tenore di vita che l'unità garantisce. ed in questo l'energia anche secondo me è la questione delle questioni.
@ Pintore.
Ho visto stasera l'intervista a Baldassarre. La conclusione alla fine è la stessa, modificare almeno l'art. 41 è inutile. Per me è dannoso perchè si sotttrae tempo alle riforme che andrebbero davvero fatte.
che poi il terzo comma sappia di comunismo e che quindi l'articolo sappia di catto-comunismo a me, a non importa nulla.
tanto con la riforma dell'art. 41 i veri problemi dele imprese e dei lavoratori rimarranno.
@ Dedalonur
RispondiEliminaHo già detto che la modifica dell'art 41 è in fondo ai miei pensieri. Ne avrei molti altri prima, fra i quali l'affidamento allo Stato la tutela dei beni culturali preesistenti lo Stato, le Regioni e tutte le altre istituzioni.
Non c'è alcun giudizio negativo sul compromesso cattolico e comunista, ma solo una considerazione: quelle culture sono sepolte e, al massimo, vivacchiano. E' come se, fatte le debite proporzioni, una Costituzione del XXI secolo si ispirasse allo Statuto albertino che, ai tempi, mica era così male.
PS - Chi l'ha detto che quella dell'energia è la questione principe? Se vogliamo industrie energivore certo, ma se il nostro vuol essere un modello di sviluppo diverso, non dobbiamo produrre più energia di quella che ci serve. A meno che non vogliamo essere un'isola piattaforma produttrice di energia da esportare.
da Grazia Pintore
RispondiEliminaChe bello se "lui" leggesse davvero questo blog! Ma siete sicuri che riuscirebbe a capire tutte le disquisizioni, che fate, sulla civiltà nuragica? A, già, tra le tante balle che ha detto: mi sono laureato alla Sorbona, allora capisce. Siccome non sono nè laureata alla Sorbona nè a Caniccattì ancora non ho capito se GFP è ancora un estimatore di "lui" o scherza. Non sono mai stata presuntuosa ma credo di avere il solito limite di tutte le persone di sinistra che si sentono superiori rispetto a quelli che continuano ad apprezzare"lui". Mi tappo la bocca perchè vorrei dire tante, ma tante di quelle cose poco carine, ma non lo faccio per rispetto al blog che mi ospita. Ripeto all'infinito: Sardi riappropriatevi della Sardegna!
L'art. 41 non è in cima neppure ai miei pensieri.
RispondiEliminama è un nuovo paradigma di riforma costituzionale apparente. apparente o perchè non si fa, o perchè incide su poco o nulla, o perchè con la riforma si perseguono obiettivi diversi e indirettamente collegabili alla riforma.
Ogni qualvolta un annunciata riforma non risponde in modo chiaro a queste domande (a quali inconvenienti vogliamo porre rimedio? Questi inconvenienti sono riconducibili alle regole o riguardano i modi per attuarle? Le modifiche proposte migliorano davvero la situazione?) mi pongo questi problemi, e sono praticamente certo che il modus operandi che si vede nella questione art. 41 sarà traslato anche nelle riforme che a lei caro Pintore interessano.
Anche io desidero cambiamenti e riforme. la costituzione è per certe sue parti effettivamente antiquata, ma tremo, fottutamente tremo, che a farla sia il grande Imbonitore e la sua corte di yess man, con la loro politica basata sui sondaggi di recente criticata da Fini.
Anche in questo la questione art. 41 è paradigmatica. C'è una crisi imprenditoriale e lavorativa, in Italia e puntuale arriva l'annuncio shock, della modifica dell'art. cost. che "apparentemente" regola queste materie.
Qui come si diceva la riforma sarà perfettamente inutile, e quindi non produrrà danni eccessivi. ma quando si andrà ad incidere sulle materie he contano...nella maniera di sopra ci sarà da temere.
Questione energia.
Anche solo per la questione bilancia pagamenti, ed anche solo per non dover importar d'altrove e tenerne il prezzo basso favorendo gli investimenti esteri, mi pare che la questione energetica sia centrale. Siamo un piccolo popolo su di una piccola isola, con non troppe risorse a dirla tutta, e che pertanto deve saper sfruttare anche il più minuscolo punto di forza.
Se in effetti si riuscisse a produrre un surplus di energia esportabile avremmo un vantaggio in più. Anche in virtù delle prossime scelte nucleari del goveno e a prescindere dalla questione autonomia/indipendenza.
@ Dedalonur
RispondiEliminaNaturalmente hai ragione dicendo che una Carta, nuova o vecchia, deve rispondere a quei quesiti, al quale aggiungerei un altro: che tipo di società si vuole regolare?
La società di oggi e del futuro non è quella del passato. La cosa sembra parto della mente di M La Palisse, ma evidentemente così non è.
Quel su cui, forse, divergiamo è che tu dai peso al governo pro tempore, quello di Berlusconi, nel nostro caso, io no. Non ho mai conosciuto, alla mia età, un governo di cui mi potessi fidare tanto da pensare a cuor leggero che potesse affrontare una riforma dello Stato. Sono stato sempre disponibile a giudicare le cose e non l'immagine mediatica delle cose. E così, per stare nell'ambito del nostro discorso, pur non avendo alcuna stima del governo D'Alema ho votato sì per la conferma della riforma del Titolo V e ho votato sì per la conferma della LC sulla devoluzione. L'una e l'altra, come è noto, erano delle porcherie con qualche buon aspetto.
Sulla questione dell'energia non siamo d'accordo. Ma amici come prima
Caro Gianfranco,
RispondiEliminalasciamo il mio Logudorese libresco e imparaticcio (me la caverei molto meglio in Campidanese e penso di ritornarci) e torniamo alla nostra lingua ‘franca’. Eh, sì, nell’Italia che si prospetta, l’Italiano potrebbe diventare come lo swahili in Africa, lingua franca, appunto; usata, grosso modo, da tutte le nazioni ed etnie diverse verso cui sembra avviato lo Stivale, isole comprese.
In quel Logudorese lì, richiamavo un antico detto: il nemico del mio nemico è amico mio! E mi chiedevo: quanto possono esserci amici, a noi Sardi, i nemici continentali di Berlusconi? O non rischiamo, ancora una volta, di combattere una guerra per conto terzi? Quali potranno essere i nostri vantaggi, comunque possano andare le cose fra la Fininvest di Berlusconi e la CIR di De Benedetti?
Dico questo perché mi è sembrato di capire che, in questo blog, il Cavaliere sia, per lo più, visto come il fumo negli occhi. Così facendo, ci sembra di essere nel giusto filone della correttezza democratica, in difesa dei sacri principi di Giustizia e Libertà.
Sarebbe opportuno che ci soffermassimo a considerarli con attenzione, questi principi, con occhi liberi dalla fette di prosciutto dell’ideologia e li esaminassimo con la mente e non con il fegato.
Quel che, almeno a me, sembra evidente, è il gran polverone, sollevato in questi ultimi tempi, su temi sensibili. Tanto più sensibili quanto più pruriginosi, quali il sesso, la corruzione, la privacy, le intercettazioni e, quindi, la libertà di stampa e la Libertà tout court.
Chiaro, come accade sempre in simili fenomeni, che ad essere messi in evidenza siano i concetti alti e le Istituzioni rese sacre, quali la Patria, la Costituzione, la Magistratura e il Bene Comune, usati come paravento di interessi molto meno elevati e molto più concreti.
A scanso di equivoci, vorrei precisare di non voler fare il difensore di nessuno, 'gei no’ ant a essiri abetendu a mimi'. Sono convinto che, in fenomeni del genere, non siamo mai messi di fronte alla scelta tra bene e male, che sarebbe troppo facile, ma, come sempre succede, la scelta sia fra due mali. In questo momento, ripeto in questo momento, abbiate pazienza, il male minore lo vedo dalle parti del Berlusca. Fermo restando che l’interesse di noi Sardi dovrà scontrarsi con lui o con chi avrà la ventura di sostituirlo. Calma e gesso, un passo per volta.
La mia vocazione di Cassandra, o 'cugurra' se preferite, mi fa immaginare un altro scenario alternativo: che, in tutto questo casino, sbuchi fuori un tale, che dopo tanto gridare al lupo, al lupo, il lupo si metta in testa di farlo davvero e, trovando la chiave giusta, riesca a convincere la ‘gente’ che non sembra in attesa d’altro, di riuscire lui a porre rimedio al casino.
E questo non ostante qualcuno si consoli con l’idea che in Europa non siano più possibili dittature. Auguri.
@ da Grazia Pintore
RispondiEliminaL'approvazione della legge bavaglio vi sembra una legge giusta? Vi sembra democrazia questa? Poi sono d'accordo che, accidenti al migliore. Non esiste una classe politica degna di governarci, o meglio credo che ci meritiamo sia la destra che la sinistra, che è latitante, con tutto il rispetto per i vecchi banditi sardi latitanti
@ Elio
RispondiEliminaSe c'è una cosa che non perdonerò mai alla AIP (Anonima indignati permanenti) e di aver trasportato Berlusconi dalla categoria Governanti italiani e quella del Male assoluto. Le mie certezze secondo le quali De Mita, Craxi, Dini, Prodi, D'Alema etc erano, appunto, Governanti italiani che incidevano sulle cose della mia terra, sono crollate davanti alla demonizzazione di Berlusconi.
La qualcosa, essendo io un laico che diffida di chi mi sventola davanti agli occhi l'immagine di Satana e, soprattutto, sardo diffidente, mi ha costretto ad interessarmi di lui, delle cose brutte, mediocri e buone fatte. (Fra le quali, cara Grazia, l'alt al Grande fratello che ci spia).
Una volta mi fidavo dei giornali e pensavo che le leggi fatte erano davvero quelle di cui parlavano i loro titoli e i loro sunti. Poi ho capito che quel che leggevo era l'interpretazione (Cicero pro domo sua) dei provvedimenti e, accidenti, io che amo Proust e Tolstoi ho cominciato a sorbirmi la prosa delle leggi, scoprendo, spesso, che c'era scritto quasi mai il fatto ma la sua interpretazione.
"Legge bavaglio" è titolo suggestivo, capace di emozionare l'AIP: e chi può essere d'accordo con una legge che mette il bavaglio alla stampa? Poi vai e leggi e trovi che non è vero, anche se c'è qualcosa che un'opposizione non isterica avrebbe potuto imporre di migliorare. Per esempio fare in modo che le Procure mettano a disposizione dei giornali le intercettazioni prive delle questioni di nessun interesse pubblico.
Forse perché sto invecchiando, ma a me il colore delle mutande di Tizio o Caia non mi pare interesse pubblico. E mi pare grave, invece, che su un giornale toscano si sia scatenata una campagna contro un gruppo di pastori orunesi, perché, in una intercettazione, pubblicata, il "Sarvamentu" esclamato da uno di loro si era trasformato in "Armamento", confermando la colpevolezza del sospettato. Che si fece qualche mese di galera e pubblico disonore, prima che un traduttore dal sardo ristabilisse il vero.
Mi chiedo: se dall'ufficio di quel pm non fosse arrivata sul tavolo della redazione quella intercettazione, quel poveraccio non si sarebbe sottratto al massacro mediatico? Davvero il diritto allo scoop di un giornalista ha un valore più grande del diritto di un uomo ad un equo giudizio senza una preventiva sentenza mediatica? Detto fra noi, io il 9 luglio non sciopero affatto.
@ Pintore, Lei dice
RispondiElimina"L'una e l'altra, come è noto, erano delle porcherie con qualche buon aspetto."
condivido gli atteggiamenti disincantati, cinici e pessimisti, in una parola iper-realisti come il suo. Secondo me costringono a poggiare i piedi per terra. Però credo anche che non si debba rinunciare a pretendere, altrimenti il realismo si trasforma in quel puro pessimismo che rende impossibile camminare. Così ci si paralizza nelle sabbie mobili e si può solo sperare che qualcuno accorra per portarci un tozzo di pane. Insomma così ci si assuefà al minimo graziosamente concesso.
Se i cittadini rinunciano a pretendere la politica si sbraca totalmente.
Poi ognuno pretende a suo modo. Chi è fondalmentamente di sinistra pretende l'idea, l'ideale, la visione, l'ideologia, quindi il "programma quinquiennale d'attuazione": nella storia queste pretese han portato alla rivoluzione.
Chi è fondalmentanmente di destra pretende semplicemente comportamenti coraggiosi, coerenti e parole sincere (nei limiti della politica) che portino una qualche soluzione a problemi. Nella storia queste altre pretese han portato gli uomini della provvidenza.
Io pretendo i comportamenti senza alcun desiderio di uomini della provvidenza. Ma Berlusconi spesso ha voluto incarnare questo tipo d'uomo.
questa premessa è molto collegata alla Sua domanda : "che tipo di società si vuole regolare?"
Per rispondere un tipo come me pretende un ulteriore comportamento: la lungimiranza.
Gli uomini in genere dedicano luoghi specifici alle specifiche attività che di vlta in volta svolgono.Rispondere a questa domanda è un attività eccezionale e deve avere una sede a lei adatta e consona; in genere allo stadio non si parla di massimi sistemi.
Nella nostra politica manca il luogo della lungimiranza. Siamo ostaggio del contingente ed è questo il vero motivo per cui nelle riforme costituzionali sfornate in questi ultimi decenni il "peggio" ha molta più parte del "meglio", e quest'ultimo diventa così prezioso da costringe ad accettare anche le porcherie.
Quando l'Italia uscì dalla II guerra mondiale trovò il luogo della lungimiranza nella costituente.
ma fra i politici di allora molti erano anche fini intellettuali, allenati come tutti gli intellettuali a pensare al futuro. A dirla tutta furono tenuti a questo allenamento dal Fascismo che li aveva allontanati dagli affari correnti e costretti in questo modo a pensare ...; oggi la sola giustapposizione delle parole Pensare-politico suona come una contraddizione in termini.
Perchè è tutto un "affare corrente" o se vuole un conto corrente. Su berlusconi nutro più dubbi e pessimismo che su altri perchè è quello che più incarna questa tendenza.
Se si rifacesse una costituente (e sarebbe l'unica vera soluzione ai problemi italici) nascerebbe azzoppata perchè la classe politica attuale (anche la sinistra..) non saprebbe divincolarsi dagli affari correnti. Ne credo, sceglierebbe quegli intellettuali con una sia pur minima tendenza a pensare più al futuro che al presente.
Però la costituente ci serve perchè è lunico luogo in cui la lungimiranza potrebbe esser misurata; perchè permette il dibattito proprio su questi temi, e con la pubblicità del dibattito permette a quelli come me di vedere quali sia l'approccio più pragmatico possibile al futuro e a quelli di sinistra quale sia la visione o l'ideale più degno.
Ma tanto non avverrà e si continuerà a trattare la costituzione come affare corrente, ad annnciare e fare proposte di riforme uscite da chissà quale oscuro sgabuzzino una volta all'anno.
Io dunque penso che al di là di Berlusconi/d'alema modificare con questo andazzo la costituzione sia male in sè, anche se di volta in vlta queste riforme presentano rosicate percentuali di buono.
Differiamo in questo.
Questione energia:
RispondiEliminacerto che si rimane amici. Ma io vedo già velleitaria su questo punto L'Italia che ha come unica politica energetica avere l'Eni e pagare la bolletta energetica con i ricavi della Moda.
Ancor di più vedrei come velleitario qualsiasi discorso indipendentista che non considererebbe il problema per la Sardegna