di Efisio Loi
Ieri, 2 Giugno, festa della Repubblica. Ne ricordo altri di 2 Giugno, lontani nel tempo, l’età, ahimè, me lo permette. Erano gli anni ’50 e, ragazzino di dieci anni o poco più, non potevo far altro che respirare l’atmosfera che allora aleggiava. La sensazione rimastami è quella di un mondo adulto, famiglia, scuola e poco d’altro, che avvertiva la ricorrenza con maggiore coinvolgimento e partecipazione di quanto possa accadere oggi.
Potrebbe essere, la mia, una prospettiva distorta dal rimpianto di un’età felice. Eppure non erano anni allegri quelli del dopoguerra. Mi vergognavo da morire di una borsa che mi tiravo dietro a scuola, Santa Caterina, Bastione di Saint Remy in Castedd’ ‘e Susu. Me l’aveva cucita mia zia dal telone di una brandina militare, brandello, chi sa, dell’Impero di Abissinia.
In fretta e furia in questi ultimi anni si è cercato di porre rimedio a un voluto declassamento della festa, spinti dall’urgenza di contrastare l’emergere di prepotenti spinte centrifughe che mettevano in dubbio l’Unità d’Italia. Si è voluto rimediare, dopo aver buttato il bambino con l’acqua sporca della retorica, chiudendo ‘sa corti’ una volta scappati i buoi.
Due considerazioni si possono fare in proposito. La prima: non doveva riscuotere gran credito, presso i vincitori antifascisti, l’idea, incarnata dal Tricolore, di un’Italia Una e Indivisibile. Per un verso o per l’altro, era considerata pericolosa retorica la permanenza dei vecchi simboli e delle vecchie idealità. Non potendoli abolire del tutto, bisognava mettere la sordina, tenerli in ombra il più possibile.
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JE Sè PAKU TONTU!! LINGHICULU
RispondiEliminaIl vecchio imbecille è in libera uscita, con lo scolapasta a mo' di elmetto.
RispondiEliminacomplimenti Milite ignoto...
RispondiEliminahai aumentato il tuo vocabolario
di una parola...
forza ancora un po' e arrivi a dieci vocaboli...
forse un mini-articolo ti esce...
ajò dai che ce la fai!!!
siamo tutti con te...
Mi pare di ricordare che in cinese il milite ignoto si chiami Ki ca tzè.
RispondiEliminaChi catz'est? ha senso compiuto anche in sardo.
E questo il Milite lo sa bene.
Viva il duce!
Ite naraiat cudh'omine a su gramene?
RispondiElimina"Lassàdelu a sicare dae sene, apoi calchiunu l'at a brusiare". Dae como etotu paret turradu.
Caro Efis,
RispondiEliminasono assolutamente convinto che le culture politiche così come gli individui che le portano hanno tutto il diritto di cambiare idea. Ma non hanno quello di affermare che hanno ragione sia quando della stessa cosa dicono baiu sia quando dicono murru.
La sinistra di origine comunista aveva ragione negli anni Venti quando con Gramsci prevedeva la nascita della Repubblica soviettista della Sardegna e Grieco invitava i contadini del Mezzogiorno a "separarsi"; aveva ragione quando fu contraria all'autonomia regionale, la ebbe quando si disse favorevole all'autonomia; ebbe ragione quando, come tu dici, ebbe in sospetto la bandiera italiana e oggi che se ne fa avvolgere, ebbe ragione quando provava fastidio per il richiamo alla Patria e ha ragione oggi quando fa il verso alla più bolsa retorica della destra post fascista.
E mai sottoponendo a critica le precedenti convinzioni. Lo trovo più che strumentale insopportabile. Lo dice uno che in quella cultura è nato, cresciuto e fatto grande, prima di guardarsi allo specchio dicendosi: basta.
GFP,
RispondiEliminaquando si dice farsi capire!
Beru, Zuanne, beru.
RispondiEliminaComo su 'entu est tirandhe 'ae susu. Pro chi siat bentu 'onu o bentu malu, totu dependhet dae s'intelizensia 'e s'omine. Dae s'abbilidade nostera.