di Gigi Sanna
Ho riflettuto molto sul risultato elettorale. Un dato per certi versi interessantissimo, per dei motivi sui quali più avanti farò qualche breve considerazione. Una prima preliminare però. Anche qui in Sardegna, mi sembra, pur se non appare chiaramente, c'è un principio di Lega; una 'lega' solo in potenza, che non ha trovato il giusto 'storico' collante. E credo, dal panorama politico, che non incontrerà presto né il momento né il motivo per apparire tale. Anche perché fondarla ad ogni costo, con operazioni verticistiche e/o da tavolino, si intuisce che potrebbe essere sbagliato, con risultati effimeri. Le storie sono diverse, le mentalità diverse, diverse la società e le economie. Il 'qui' in termini di pronto e massiccio consenso 'popolare' non è affatto paragonabile al 'lì'. Basti solo pensare al ruolo importante della chiesa e del clero rurale nel Veneto e nel Friuli ed al ruolo insignificante che invece ha sempre svolto (e che ancora svolge) in Sardegna dal punto di vista dell'orientamento elettorale (ma anche culturale: indipendentistico o autonomistico che sia) 'verso' e 'nel' sardismo .
Ma, ci domandiamo, c'è proprio bisogno di questo stretto e in qualche modo vincolante patto d'azione per la semplice (e forse banale) considerazione che uniti si ottiene di più e si conta di più? C'è bisogno ancora del 'classico' 'fortza paris'? Certo, un giudizio immediato ma superficiale (di 'superficie', non vorrei essere frainteso) ci dice e consiglia: quanto conterebbe l'area sardista ed indipendentista se non si procedesse in ordine sparso! Io stesso in questo Blog (e non solo in esso) ho più volte invitato con calore (e colore), ma celando per il disagio una punta di fastidio, all'unione stretta delle penne variopinte delle tribù! Ma l'appello (e non solo il mio, che conta pochissimo) è caduto miseramente nel vuoto; anzi i colori e le penne hanno fatto di tutto per andare all'appuntamento elettorale in disordine e per differenziarsi.
Quasi tutti però (stando almeno alle parole), a bocce ferme, non sembrano porre veti assoluti ad una possibile unione; tranne l'IRS che ha fatto capire a chiare lettere (anche di suoi aderenti in questo Blog) che non intende mescolarsi con nessuno. Almeno per ora. Perché il progetto indipendentista, sarebbe lungo, problematico e serio, tanto da richiedere molto tempo. Sembrerebbe questa, a prima vista, una posizione irragionevole. Tanto irragionevole che viene duramente contestata dagli unionisti anche con accuse di posizioni senza sbocco alcuno: perché politicamente egoistiche, settarie ed elitarie. Proprio quelle che nuocerebbero, già in partenza, alla causa indipendentistica in generale.
Forse mi sbaglierò, ma a me pare però che con questa posizione rigida l'IRS abbia, inconsapevolmente (?), suggerito la via di una nuova stagione politica in Sardegna a base sardista (uso questo termine per comodità, ovviamente); quella cioè di una 'gara', chiamiamola così, a due soggetti; l'uno con un progetto unionista, immediato, dove contino molto le capacità di mediazione delle differenze e del 'contare' possibilmente subito (ovvero già dalle prossime elezioni), l'altro, scettico 'storicamente' su unioni più o meno omogenee, con un progetto che confida, con tempi più lunghi, forse molto lunghi, nel raggiungimento di un obiettivo che non si vede perseguibile se non con una politica 'pedagogica' (rivolta soprattutto ai giovani) e di ramificazione consapevole ('realisticamente' consapevole) nel territorio.
Quale dei due progetti possa avere la meglio è difficile dire. Ma il fatto che in 'una nuova stagione della politica' in Sardegna (mirata alla frantumazione degli 'altri', se non altro per una certa rendita di posizione 'locale') coesistano due progettualità 'sane', interessanti e credibili (anche perché in gara tra di loro per il meglio dell'Isola ) a me sembra del tutto accettabile. Due strategie politiche in competizione per il rilancio del superamento della storica subalternità non guastano. Anche in considerazione del fatto che i sardi stavolta (ma anche nelle elezioni precedenti) non hanno storto il naso riguardo alla frantumazione e alla presenza di numerose tribù scese in campo per conquistarsi i voti in libera uscita di un sistema bipolare incapace da decenni di rinnovarsi e di gestire la politica senza interessi di bottega (per non parlare di corruzione).
Il 'trend' della sconfessione della sterile politica dei cosiddetti partiti 'italiani' io credo che continuerà, data anche la violenta crisi economica che non consente e non consentirà più l'uso dell'espediente collaudato delle 'promesse' e quindi del clientelismo. Spetterà però ai due contendenti per la realizzazione delle istanze sardiste ed indipendentiste 'studiare', usare l'intelligenza, farsi sentire e capire, trovare il modo per essere credibili di fronte ad un elettorato da sempre difficilissimo (non si diventa sardisti solo perché si è sardi: ci vuole ben altro) che non sembra affatto disposto a fare sconti per nessuno, anche ribellandosi (come è accaduto) per nausea con il non andare a dare il voto nell'appuntamento elettorale.
L'IRS movimentista mi pare che stia incalzando il P.S.d'Az troppo lento nel cogliere le occasioni, 'istituzionalizzato' e pragmatico, che sa però di contare sul tradizionale zoccolo duro e sulla forza personale elettorale di non pochi dei suoi dirigenti. Incalzando, dico, non tanto sul piano della originalità della 'dottrina' (che mi ricorda non poco quella dei 'giovani' sardisti del Congresso di Portotorres) quanto perché essa viene diffusa 'criticamente', a vasto raggio, in termini di presa di coscienza storica e culturale e non solo economica. Certo anche certi (pochissimi) intellettuali sardisti lo fanno ma, a mio parere, senza quella determinazione di un movimento concorrente guidato con fermezza da una elite che sa il fatto suo e che non considero certamente così sciocca da voler impuntarsi e puntare solo sull'immagine di una bandiera.
Ma quel simbolo (come non vederlo?), con la novità della stessa immagine e con le novità del fare 'diversamente' politica (ci sia o non ci sia questo diverso) lancia la sfida ai 'vecchi' anche se resistenti Quattro mori. E la sfida, per ora, mi sembra non solo interessante ma anche abbastanza leale. Molti indicatori segnalano che l'IRS alle prossime elezioni continuerà vistosamente a crescere tanto da approdare nel parlamento sardo. Sarebbe sciocco non augurarselo. Ma sarebbe davvero deleterio se ciò avvenisse a scapito di un P.S.d'Az e dell'area sardista uniti. Con un travaso del tutto inutile di voti. Se ci sarà l'impegno e un serio e duro lavoro politico tra i contendenti io credo che i due progetti possano, per un tempo relativamente breve, restare in competizione e crescere sempre di più, per poi spingere l'elettorato a schierarsi con vigore a vantaggio dell'uno o dell'altro. E solo allora si capirà, forse, con visione dal basso e non dall'alto, chi strategicamente aveva ragione.
Anche io come Gigi Sanna sono dell'idea che iRS sia destinato a crescere, salvo errori, primo dei quali sarebbe la presunzione. Così come credo siano destinati a crescere, anche qui salvo errori questa volta di sottovalutazione, tutti gli altri partiti sardi. Mano a mano che gli stati, quello italiano compreso, impatteranno con la crisi economica e riusciranno a tamponare ora la crisi greca, domani quella ungherese e via via le altre, dovranno tagliarsi sotto i piedi le fonti del consenso, la capacità degli stati di creare impiego pubblico.
RispondiEliminaNon è questione di destra o di sinistra: in Italia è nelle pesti la destra, in Grecia la sinistra, in Ungheria i conservatori populisti, in Spagna la sinistra, etc. La questione è quella dello stato che, per non fare bancarotta, deve cambiare natura e fidare non sull'invasività del suo intervento ma, come in Italia, su labilissime mozioni degli affetti come il sentimento nazionale, la Patria, l'unità nazionale. Ma intanto procede a sganciarsi dall'economia assistita. Non ci saranno più soldi per mantenere in piedi apparati giganteschi come il pubblico impiego e la totalità degli enti culturali assistiti, per creare sacche di privilegi (dalla casta degli alti magistrati al foraggiamento dei giornali), per chiudere un occhio su sprechi come quelli nella sanità.
Qui in Sardegna, la miopia della classe dirigente (tutta, da quella politica a quella sindacale a quella imprenditoriale) non ha saputo approfittare della spaventosa crisi industriale per metter mano a un modello di sviluppo alternativo e si è illusa che lo schema dell'Alcoa potesse funzionare in ogni dove. Temo che, per questa incapacità (c'è chi sogna persino il ritorno al carbone), ne vedremo di molto brutte. Lo stato ha avviato e non da oggi un processo di sganciamento dalla Sardegna e dalla sua industria assistita, oltre che dalla scuola, idiotamente incapace di mettere a profitto la nostra condizione di bilinguismo.
E come, paradossalmente ma mica tanto, dice Efisio Loi, rischiamo di vederci regalare l'indipendenza. Non tutto il personale politico di sinistra, centro e destra, è in Sardegna compradore, trasmettitore degli interessi dello Stato che di questo fa ragione della propria esistenza. Ma è chiaro che solo chi ha in Sardegna gambe e testa ha o dovrebbe avere il know out per gestire questo sganciamento dello Stato che è inevitabile sia che arrivi il federalismo sia che a produrlo sia la crisi stessa dello Stato. Temo, caro Gigi che non avremo a disposizione tutto il tempo necessario perché iRS passi dal suo straordinario 4 per cento a numeri consistenti. E io continuo a vedere più somiglianze fra iRS e Fortza Paris (per non dire del Psd'az) di quante ce ne siano fra Ornella Demuro e Pierluigi Bersani, o il che è lo stesso, fra la segretaria di iRS e Berlusconi.
molte volte ho incorso nel pensare le cose che Sanna ha brillantemente puntualizzato ed espresso. Se non credessi nella forza di iRS non l'avrei votato e fatto campagna per loro...
RispondiEliminaMa, forse ne è causa la gioventù, che i tempi siano quanto mai più stretti, che la strada della sardegna sia ormai definitivamente angusta...
Quando penso che noi comunque non siamo dentro il contenitore spagnolo, della corona britannica, ex Iugoslavia etc etc, capisco che nell'italietta alla deriva che stiamo vivendo, anche molti sardi sono in deriva con essa, una parte consistente direi. Arrivano poi le mafie, in tutti i campi, ne ho la prova dì per dì; l'informazione è quella che è e così via dicendo...
Vedo che le cose stanno veramente sprofondando e immagino, spero di sbagliarmi, che se avverrà quello che ipotizza Sanna sia solo un brillante inizio di una ingloriosa fine.
@ Gigi Sanna
RispondiEliminaCaro Gigi, posso usare, vero, questo tono confidenziale? Abbiamo fatto lo stesso lavoro e, se sei in pensione, siamo colleghi doppiamente, nella fatica di andare avanti.
Caro Gigi, dicevo, i tempi lunghi non sono della politica. Forse sta qui la differenza fra politici, anche bravi e statisti: i primi devono cogliere l'attimo fuggente, non hanno tempo di seminare; i secondi sanno che se il seme è buono darà i suoi frutti anche se il seminatore sarà uscito dall'orizzonte degli eventi immediati e non se ne preoccupano annche quando sono chiamati alla politica attiva e agli incarichi di governo. Il politico, invece, dall'orizzonte non può uscire, non vuole uscire.
Forse qui ha sbagliato l'IRS. Quando si entra nel 'gioco' è impossibile non sottostere alle sue regole, altrmenti la partita da giocare è un'altra, quella non te la lasciano condurre. C'è chi si ricorda di De Gasperi?
Non si può, però, passar sopra a un altro fatto che in qualche modo ci richiama all'IRS. Per chi si semina? Il terreno buono è quello dei giovani, il resto è sterpaglia, sassi, deserto inariditi dall'abitudine, incancreniti da 'su connotu'.
E i giovani? Sempre di meno e in fuga dalla nostra Isola. Forse, quella dell'IRS è diventata una corsa contro il tempo. Forse avranno ritenuto necessario saltare un passaggio. Non so se riusciranno a cantare e a portare la croce.
C'è bisogno di semina, c'è bisogno di tempo per un'idea così, perdonami l'enfasi, grandiosa. Bisogna costruire (ricostruire?) il Sardo. in queste operazioni, mi sembra di averne già accennato, c'è un rischio: che si scivoli verso l'egemonia culturale di chi plasma le coscienze. Egemonia culturale che, inevitabilmente, almeno fino ad ora, deraglia in dittatura.
A mengiur biere.
@zuannefrantziscu
RispondiEliminaAvrai capito che, a mio modo di vedere, preoccupante è la crescita. Che piega prende l'IRS? Gli altri partiti, chiamiamoli pure sardi che va benissimo, la piega l'hanno gia presa e ho paura che quella rimarrà. Mi sembra l'inclinazione verso un mondo delle aspirazioni alte (ero tentato di scrivere 'verso un mondo di sogni', ma mi è venuto in mente Mauro Peppino, e mi sono trattenuto).
Sto parlando dell'IRS; il PSdAz da quel mondo è uscito da un pezzo.
Per quanto riguarda il concreto, le cose da fare, vedo un filone nostalgico di vecchie ideologie naufragate, che cercano disperatamente di riciclarsi. Ci sono ancora tabù impronunciabili. Tutto deve essere 'equo e solidale', le fonti di energia devono essere rigorosamente 'alternative'. Può sembrare il futuro, è invece il malinconico passato che cambia forma come Proteo per rimanere identico a sè stesso.
Avremo modo di riparlarne, Gianfra'.
A mengiur biere.
Per Elio: In occidente non si saltano i passaggi, o c'è democrazia o dittatura, ma siccome la seconda è impossibile e nessuno la desidera, rimane l'autonomismo (per un eventuale e futuro referendum sull'autodeterminazione)...Bisogna quindi convincere questa generazione di indipendentisti (allevata da dirigenti post-sessantottini che nella rivoluzione tout court intimamente ci credevano) che le sparate verbali sull'indipendenza non servono e che lavorare per gradi non significa crescere di 3 consiglieri all'opposizione ogni 5 anni...La democrazia esige collaborazione, specie in un sistema politico bipolare dove sono i numeri a portare alle riforme. Nel 2005 parlammo di "restaurazione" con un preciso significato: quello di riportare l'identità Sarda nella centralità della vita dell'individuo (innescandone così anche una modernizzazione). E questo lo possiamo fare solo modellando i cittadini attraverso la Pubblica Istruzione ed i media. E l'economia. Serve dunque una vera Autonomia. Lo so che il termine "modellare" ad alcuni non piace, ma si sta parlando comunque di un processo su base democratica. La Sardegna il treno l'ha perso parecchie volte e l'omologazione centralista prosegue senza soste. Servono soluzioni adatte al contesto Sardo. Gli indipendentisti la devono finire di indossare la tonaca bianca e devono sporcarsi le mani per restaurare il convento...o prima o poi questa casa comune ci cadrà a tutti sulla testa...- Bomboi Adriano
RispondiEliminaOggi, la moneta unica, e le politiche economiche comunitarie indicano che gli stati che aderiscono all'UE sono stati autonomi d'Europa.
RispondiEliminaI concetti di autonomismo e indipendentismo rischiano di essere solo degli slogan per acchiappare fette di consenso.
Come diceva Elio di iRS seppur si apprezza lo slancio ideale non si capiscono i connottati economici che intenderebbero dare alla futura repubrica sarda.
Troppi simpatizzanti di Pecoraro Scanio si annidano in iRS.
Al PSdAZ consiglierei (visto che si trova in maggioranza del consiglio regionale )di porre con forza il tema della rappresentanza sarda nel parlamento europeo.
Dovrebbe chiedere al PDL sardo che per continuare a stare in maggioranza con loro i deputati e senatori sardi del PDL dovrebbero di salire sull'Aventino chiedendo al resto del PDL che o si istituisce un collegio unico per la Sardegna o i deputati e senatori sardi si asterranno dai lavori parlamentari.
PS : la cosa dovebbe avere il plauso del sen. Massidda che dopo sedici anni di noia in quel di Roma pareva intenzionato a pensare alla punizia delle strade e degli edifici scolastici della provincia di Cagliari!
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RispondiEliminaCaro Zedda, chi le ha detto che io mi sia annoiato a Roma? Facendo il parlamentare con serietà, le assicuro che non ho avuto tempo di annoiarmi. Quanto alla mia candidatura alla Presidenza della Provincia di Cagliari, mi creda, pensavo certo alle strade e alle scuole, ma anche ad altre funzioni della Provincia come l'ambiente, la cultura e la lingua sarda cui la so sensibile. Quanto alla reppresentanza sarda nel Parlamento europeo, essa è un mio punto di impegno cui spero di ottemperare, naturalmente non salendo sull'Aventino, ma anzi lottando insieme a chi è d'accordo.
RispondiEliminaLa possibilità di fare qualcosa per il parlamento europeo c'è stata all'indomani delle elezioni regionali in Sardegna.
RispondiEliminaL'attuale governatore - speriamo non per molto - lo aveva anche assunto come impegno nel proprio programma di governo seppur non sottoscritto a patto. Facendosi il viaggetto e iniziando le televendite in compagnia di Calderoli. Sappiamo come è andata a finire.. e conosciamo gli attori e le azioni delle puntate precedenti.
Il PSd'Az non ha aperto bocca perchè era impegnato a capire cosa chiedere in cambio dell'alleanza. Ero presente - ovviamente da spettatore - al consiglio nazionale post elezioni in cui anzichè incominciare a chiedere determinazione su cose concrete si incominciava a mostrare il vero volto della politica autonomista. E da quella sbornia sembra non si sia più ripreso.
Continuamo a giocare su'.
@ Marcello D
RispondiEliminaImmagino che lei abbia la soluzione in tasca e la giusta linea radicata in testa. Ho una brutta notizia, anzi due: il Psd'az è destinato a crescere e il presidente della Regione continuerà ad esserlo per anni. Forse un pensierino sul fatto che bisogna tenerne conto, andrebbe fatto. O no?
No, signor Pintore, non ho la giusta linea in testa e la soluzione in tasca però ho occhi per vedere e cervello per ragionare.
RispondiEliminaSperiamo che le sue previsioni realizzino qualità perchè come cittadino e come sardo aspiro ad una situazione e persone molto più serie di quelle che attualmente ci governano, in entrambi gli schieramenti. Non se la prenda, così come io non mi rassegno di certo.
ps: non riesco a firmare la petizione, non so perchè.
@ Marcello
RispondiEliminaanche io, come lei, spero (e lotto) per il meglio. Ma dobbiamo fare i conti con quel che c'è, conti magari duri ma non senza speranza. Ogni passo in avanti è meglio di uno indietro, o no?
Provi a firmare qui: http://www.causes.com/causes/484988/about?m=b6e1ad34
Il problema posto da Marcello D. non è da sottovalutare, ad una crescita di un partiti/movimento non corrisponde per forza un incremento di risultati: però lo stesso discorso vale anche per IRS. - Bomboi Adriano
RispondiEliminaEgregio Sen. Massidda,
RispondiEliminacredo che la battaglia per fare in modo che la Sardegna un suo specifico collegio per eleggere i suoi rappresentatinoi nel parlamento europeo sia una battaglia che dovrebbe coinvolgere, da subito, sia lei che tutti gli altri parlamentari
.
Credo che se i parlamentari sardi del PDl minacciassero di salire sull'Aventino otterrebbero quel diritto (che i sardi eleggano sardi invece che siciliani mi pare un diritto!!), mi pare che per quel diritto valga la pena di minacciare di salire sull'Aventino!
Massidda alle ultime provinciali ha fatto una scelta coraggiosa e difficile: probabilmente ci si aspettava di più, nonostante fossero note le difficoltà di quella lista e l'assenza di candidati particolarmente noti. Il Senatore di fatto è un uomo del PDL, partito che non condivido perché alcune battaglie autonomiste -sostenute da Massidda stesso- rischiano (come poi si è visto in diverse occasioni) di venire diluite via nel più ampio calderone della politica centralista. Chissà, magari in futuro sarà tra i fondatori di un PNS. Non sarebbe uno scandalo avere non-indipendentisti in un Partito Nazionale Sardo nel momento in cui ci saranno importanti battaglie politiche da portare avanti. Ma oggi il suo elettorato è targato PDL. - Bomboi Adriano
RispondiEliminaAssolutamente d'accordo con le posizioni di Zedda. Personalmente, mi pare che sono già 3 elezioni europee che mi astengo dall'andare al votare. E così mia moglie, ed ora anche il figlio più grande. Sono certo che mi asterrò anche la quarta volta, perchè non credo nei nostri politici. In prossimità delle elezioni entreranno un pò in agitazione, e poi ci diranno che non è bastato il tempo per cambiare le leggi, complice uno Schifani (o chi per lui) cui la norma attuale fa molto comodo. Naturalmente i parlamentari sardi ci guadagneranno qualcosa, ma a noi comuni cittadini non è dato sapere.
RispondiEliminaCaro Maimone,
RispondiEliminaquando le viene voglia di non andare a votare pensi alle persone che hanno dato la vita per quel diritto che ci pare cosa scontata e che scontato non è!
Se non per il meglio, voti per chi le pare il meno peggio ma voti!
Non sono d'accordo. E' un diritto-dovere votare ma è un diritto-dovere anche il non votare se già in partenza non si riconosce all'elettore il diritto di scegliersi i propri rappresentanti. Andare a votare ben sapendo che nessun sardo potrà essere eletto dai sardi mi pare un'ipocrisia e anche una perdita di tempo. E non mi dica che un rappresentante ce l'abbiamo (Uggias), perché quello é il rappresentante di Di Pietro, non della Sardegna. La Sardegna aveva votato ben altri (la Basrracciu e la Calia, se ben ricordo).
RispondiEliminaSono d'accordo con Gigi la copncorrenza è positiva.
RispondiEliminaBisognerebbe però tenere conto delle leggi elettorali.
Cancellare il proporzionale è stata la manovra antisarda micidiale della quale pochi si rendono conto.Siamo una minoranza linguistica ma sembra che politicamente ciò non esista. Diversamente è in ball d'Aosta e Sud Tirolo.
E' la questiona nazionale sarda che è sottovalutata.
Però alle elezioni una forma di unità sarebbe auspicabile. Con liste diverse per valutare i reciprochi pesi.
Al contrario il trend sarebbe lentissimo e insignificante.
Gli indipendentisti a qualsiasi sciolga facciano riferimento in pratica ululerebbero alla luna mentre il potere rimarrà saldamente ai partiti italiani.
E' una nuova generazione che con Irs scende in campo 20 e trentenni in generale. Con evidenti novità forse non ben comprese dalle generazioni del vento sardista.
E' un fatto nuovo..ma con lati anche negativi.Sarà il 4° sardismo?