Certo è difficile credere – ma nessuno di noi, penso, ha la possibilità di verificarlo – che sette milioni e mezzo di cittadini italiani siano stati intercettati. Più che difficile, inquietante. Ci consegnerebbe a uno scenario da Germania est ai tempi di Ulbricht. Il presidente del Consiglio ha dato questa cifra, è legittimo pensare che ci abbia messo un'enfasi particolare e che sia legittimo fare la tara.
Il problema è che il responsabile del sindacato dei magistrati non è riuscito affatto a tranquillizzarci, dicendo che i telefoni sotto controllo sono “solo” 130 mila. Se faccio i conti dei miei contatti telefonici, e sono parco nel trattenere rapporti telefonici, chi intercettasse me, avrebbe la possibilità di intercettare centinaia di incauti. Lo stesso capiterebbe a me se, altrettanto incautamente, dovessi telefonare a una persona che, per fatti suoi, è controllata.
C'è gente ancora più parca di me, facendo e ricevendo, come dicono le statistiche, dalle cinquanta alle sessanta telefonate. Un po' di matematica me la ricordo ancora, e se ognuno di quei 130 mila intercettati facesse e ricevesse 50/60 telefonate, saremmo a qualcosa fra sei milioni e mezzo e sette milioni e ottocento mila persone cadute nella rete del Grande fratello. Un tecnico, intervistato da giornali, minimizza, dicendo che no, che si tratta solo di un milione di persone. Caspita: un cittadino italiano ogni sessanta intercettato? A me pare una enormità: se questa è la regola, senza saperlo io ho dieci probabilità di scambiare una telefonata con un intercettato e di finire nel mucchio.
A volte mi capita di essere, parlando, meno controllato di quanto lo sia scrivendo. E mi scappano espressioni (“mi' che ti ho mandato quella roba”, “a quello lì gli tirerei il collo”) che, lo ammetto, insospettirebbero chiunque le ascoltasse. So bene che il gentile pm che, puta caso, dovesse ascoltare simili conversazioni, o perché l'intercettato sono io o perché ad esserlo è un mio interlocutore, baderebbe soprattutto al tono della voce. Ma se, puta caso, si dimenticasse di espungere questa banale conversazione dal fascicolo riguardante le sue indagini, e se, ancora puta caso, la trascrizione finisse in qualche redazione – capita – il tono scherzoso mica si coglierebbe. Si coglierebbe solo che io ho mandato “roba” a qualcuno e che sono uno con istinti omicidi.
Delle due una O, sapendo come pare vadano le cose, mi scrivo prima le cose da dire al telefono o mi rassegno a vivere in uno Stato che ha poco da invidiare alla Polonia di Gomulka. Scherzo, naturalmente, ma una sottile inquietudine mi fa ricordare una celebre battuta: è normale lo Stato in cui uno che sente bussare alla porta, pensa che sia il lattaio.
Dopo le opposte rigidità, le parti in causa si stanno lanciando in questi giorni segnali di fumo. Salvo gli irriducibili amanti dello Stato etico (“Vogliamo essere intercettati” si legge in Facebook e “Chi non ha niente da nascondere non teme le intercettazioni”) e salvo la Casta che invoca il suo diritto all'arbitrio e chi se ne frega della libertà degli altri, c'è negli altri la sensazione che uno o sette milioni di intercettati rappresentano una patologia da curare. Quei segnali sono roba da scribi che, come ci dice Gigi Sanna, non è facilmente interpretabile dai comuni mortali. L'importante è che il fumo si veda sollevarsi e che sotto ci sia della carne al fuoco. Perché a tutti, credo, piacerebbe vivere in una società di persone che non siano costrette a pesare le parole, cazzeggiando con gli amici. Del resto, mi pare di ricordare, la legge delle leggi dice che “la libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili”.
Manca il secondo comma dell' articolo 15 che recita: "La loro limitazione può avvenire soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge".
RispondiEliminaIo la vedo così: sono disposto a far ascoltare i cazzeggi tra me e i miei amici all' autorità giudiziaria se questo serve ad arrestare l' assassino che (statisticamente) potrebbe annoverare anche me tra le sue vittime.
@ Donovan
RispondiEliminaAppunto, le "garanzie stabilite dalla legge"; la legge, dunque, ci vuole.
La differenza fra te e me, in questo caso va da sé, è che io so benissimo che col sistema del rastrellamento c'è una buona probabilità che nei pettini del rastrello resti qualche reo, ma una società così non mi piacerebbe affatto. Chiederei subito asilo politico in una satrapia orientale. A te, mi par di capire, non farebbe né caldo né freddo. Dimmi quando hai intenzione di prendere il potere, che prenoto un aereo per il Nepal o per Pyongyang: andrei a respirare un po' di aria libera.
Ma non è assolutamente necessario! A me il sistema attuale va più che bene, sia che al potere ci sia io che qualunque altro cittadino.
RispondiEliminaLe garanzie offerte da questo sistema non hanno eguale presso alcuna democrazia occidentale. Chi lo dice? Qualche blogger scapestrato? Qualche giustizialista che fa disinformazione? Assolutamente no: l' ha affermato (e approvato) il Senato della Repubblica nel 2006 dopo apposita inchiesta...buona lettura!
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer?tipo=BGT&id=230367
@ Zuannefrantziscu
RispondiEliminaO, Zuanne, tu che sei informato in tempo reale, ti prego, fammi sapere quando Donovan prende il potere, prenoto anch'io un volo per un'altra parte del pianeta! Diglielo all'anonimo che questo tema non può essere trascinato nella solita tiritera destra-sinistra.
Giuseppe Mura
Fatelo sapere anche a me, che noleggiamo un volo low cost
RispondiEliminaPrenotate pure, fatevi un giro e poi riferite qua sul blog come stanno le cose. Mi raccomando riportate notizie vere e abbiate l' onestà intellettuale di riconoscere il torto. Ho fiducia in voi e vi prometto un salvacondotto per il ritorno in Patria (sarda, s' intende...).
RispondiEliminaRiguardo la tiritera destra-sinistra ve la lascio tutta: per me esiste solo la distinzione tra legalità e illegalità.
Voi continuate pure a bervi a grandi sorsate tutto ciò che dice Berlusconi...
Sinceramente, che in italia siano ascoltati 7 milioni di persone piuttosto che 100mila, non mi tange e non mi preoccupa. Non vivo nel terrore di essere ascoltato, anche perchè ho una certa sicurezza che i miei comportamenti, come quelli delle persone che contatto, hanno interesse NULLO per la giustizia. E ad ogni modo preferirei rinunciare a un po' della mia privacy (credo vi siano diritti umani con ben più alta priorità) piuttosto che concedere impunità e piena libertà di azione ai malfattori. E qui ripeto, sono certo che il mio diritto alla privacy non verrà mai leso, in quanto, banalmente, non ho nulla da nascondere.
RispondiEliminaBadate inoltre che nella società italiana odierna, più che in altre realtà occidentali, si compiono crimini contro i quali le intercettazioni telefoniche sono uno strumento fondamentale. Non credo che in Danimarca, faccio un esempio, vi sia tutta questa necessità di intercettare, dal momento che le piaghe della corruzione, delle mafie, dell'evasione hanno peso relativo trascurabile.
In italia intercettare può ridurre questo (sacrosanto?) diritto alla privacy, in altre realtà ascoltare è strumento di controllo della massa, laddove il diritto all'informazione per esempio è totalmente negato.
Perchè citare la Corea del Nord? Non esasperiamo il discorso, anche per rispetto di quella povera gente. Le piaghe che affliggono la Corea non si devono certo ricercare all'interno della società, quanto piuttosto nel regime e nella conseguente privazione totale di ogni diritto e libertà. Non mi sento di invidiarli neanche per scherzo. In italia è necessario arrivare a un compromesso, e quello attuale mi sta benissimo, non certo quello che vorrebbero far passare come difesa di un diritto della persona. Ed io come contributo offro volentieri la mia privacy, se necessario (di sicuro lo stato non saprebbe che farsene).
Se mi dovesse capitare di essere ascoltato mentre dico "l'ho dovuta uccidere a colpi di ascia", andrei serenamente a confessare il mio delitto mostrando le foto della cena a base di pecora bollita che dal delitto ne scaturì. In Corea cancellano le persone per aver detto all'amico via chat "sono riuscito ad entrare in questa diavoleria occidentale, si chiama Facebook, e ho visto una foto di due grattacieli altissimi, in America, che crollavano". In un futuro ipotetico naturalmente, quando cioè avranno concesso internet ai sudditi come atto di sommo amore da parte del Caro Leader.
@ Donovan
RispondiEliminaQui nessuno si beve quel che dice Berlusconi né quel che dicono quanti ne sono paranoicamente ossessionati. Se preferisci passare dai ragionamenti agli insulti, io non ci sto.
@ Axel
Io ho vissuto abbastanza a lungo nelle Repubbliche democratiche dell'est per aver terrore di posizioni come quelle che esprimi. Non è la mancanza di privatezza che mi preoccupa di più (anche quella, naturalmente), ma non essere garantito nella libertà di comunicare senza che qualcuno mi spii. Le intercettazioni devono essere un'eccezione non una norma. Così come qualsiasi altro controllo. Altrimenti ci aspetta un triste destino a cui non auguro né a te né a Donovan di andare incontro. Che poi anche Berlusconi la pensi così, o che la pensi così per i suoi interessi, sai quanto me ne importa?
Intervengo, caro GFP, perché per una volta non sono d'accordo con te.
RispondiEliminaLe statistiche valgono per i polli, che siano quelli di Trilussa, o quelli ai quali parlano tutti i berlusconi del mondo.
Perché vedi, nel conteggio statistico degli intercettati, tu fai entrare come "innocenti cittadini" i compari di merende che, probabilmente sono anch'essi intercettati e parlano fra loro dei loro "affari".
Dunque li conti cento volte, ma sono sempre gli stessi, una volta che chiamano, una volta che rispondono. Magari fanno anche la teleconferenza, sicuri come sono di farla franca 99 volte su cento.
Mi pare chiaro che con questa legge i "potenti fetenti" vogliano ricavarsi uno spazio franco per i loro "affari".
La libertà di stampa, la privacy dei cittadini sono falsi scopi, esagerazioni polemiche.
E quando un cittadino venisse coinvolto ingiustamente nelle intercettazioni e le sue cose private finissero sul giornale, basta far saldare il conto a chi le ha tirate fuori dal segreto (un magistrato?) e a chi le ha rese di pubblico dominio, come non accade mai, perché tutti hanno paura dei giudici e i giudici hanno paura della stampa.
Crobu cun crobu no s'indi bogant ogu, si dice da noi.
E lascia in pace Donovan perché è uno che fa le ferie nelle città d'arte.
@ Donovan
RispondiEliminaCi avrei giurato! Chiunque la pensa diversamente da voi è subito etichettato un questo modo: "Voi continuate pure a bervi a grandi sorsate tutto ciò che dice Berlusconi...". Continua l'ossessione e l'insulto. In ogni caso complimenti per l'apertura mentale e la manifestazione di...democrazia.
Giuseppe Mura
@ZF
RispondiEliminaNon ho la benchè minima preoccupazione che la nostra democrazia possa degenerare in una società orwelliana quale quella che tu paventi nel titolo del post.
Semplicemente perchè quello che tu chiami spiare io lo chiamo investigare, indagare. Prefigurare altri scopi da parte dei magistrati italiani sarebbe ragionare alla berlusconi, e vogliamo ragionare con la nostra testa, perchè ancora qua non ci è lecito. Le società in cui i cittadini sono spiati, cioè controllati, teleguidati, non riconoscono al cittadino la libertà di conoscere la realtà delle cose, e dunque di formarsi un proprio pensiero e dei propri comportamenti. Nelle vere democrazie questa libertà è scontata, a patto che comportamenti e pensieri rientrino in un concetto di legalità oggettivo.
Se si dovesse arrivare ad indagare sul mio conto, è perchè evidentemente mi sono avvicinato a zone d'ombra della legalità, per via diretta o indiretta.
Vediamola così: Le 130000 utenze direttamente controllate (tante, ma lo ritengo un numero ragionevole) rappresentano ciascuna il centro di un cono d'ombra in cui la giustizia DEVE poter fare luce. Se dovessi finire in uno di questi, da uomo onesto quale ritengo di essere, darei il mio contributo ad illuminare. Ma credo che non andrò incontro facilmente a scocciature di questo tipo.
In sostanza, il nocciolo fondamentale della questione sono le ragioni che giustificano le intercettazioni. In italia lo scopo è indagare sui crimini, punto. Se i fini fossero altri, il controllo della massa, sarebbero i governi ad esserne responsabili e a trarne vantaggio, non certo una fantomatica opposizione costituita dalla magistratura rossa.
Non dimentichiamo poi che proprio berlusconi utilizzò a proprio uso e consumo intercettazioni ai danni di persone la cui colpa era quella di non avere la stessa visione della democrazia e dello stato. Questo sì che è preoccupante: essere governati da chi dispone a proprio piacimento dei servizi segreti per controllare i movimenti degli oppositori. Chiedere a Pio Pompa a riguardo. Anche se non vi potrà rispondere perchè vi opporrà il segreto di stato. Firmato da berlusconi.
Sono d'accordo con Donovan su una cosa sola. Che siccome sono una persona onesta non DOVREI (e dico dovrei) avere nulla da temere. Siamo sicuri di questo? Purtroppo le registrazioni ognuno le interpreta come gli pare, e poi ci vogliono anni a dimostrare l'assenza di dolo. Ma intanto sei rovinato. In tutti questi anni ne abbiamo avuto riprova per parecchia gente. Io mi auguro, se un giorno verrò intercettato, di non avere conoscenze con indagati, perchè la mia vita e quella della mia famiglia verranno comunque distrutte, anche se innocente. E glielo auguro anche a Donovan e a tutti gli onesti di questo mondo.
RispondiEliminaLa verità é che la magistratura non ha più voglia di lavorare. E' molto più comodo stare seduti a tavolino e fare gli orari di ufficio (quando vengono fatti, perchè a me risulta che i giudici non hanno neppure cartellini da timbrare). Le intercettazioni, se ben motivate, hanno un senso. Se fatte in massa, nella speranza di trovare un pesciolino nella rete, significa solo stato di polizia e terrore a comunicare con il proprio simile.
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RispondiEliminaMi pare che ancora una volta a Berlusconi sia riuscito il suo dannoso e furbesco gioco: discutere di una Legge aizzando opposte paure.
RispondiEliminaOra il Paese è in preda all'ennesimo, amletico, lacerante contrasto: libertà d'informazione, efficacia d'indagine da un lato e tutela della privacy, paura del grande Fratello e del processo Kafchiano dall'altro.
Qual'è il risultato? sempre lo stesso. Berlusconi è solito cercare il consenso alle sue leggi più scabrose suscitando conflitto e paura. Con la paura ognuno s'immedesima nelle più varie situazioni, finisce col pensare al proprio "particulare" in una data circostanza e a seconda delle eventualità che si prefigura "valuta" la legge. La società civile verrà spaccata e avvolta nella confusione; ben presto del merito della legge si perderanno le tracce e ciascuno approverà l'operato del governo più secondo le fantasie e l'ego che le alimenta che non per il merito.
ma le leggi dovrebbero riflettere in forma generale e astratta la realtà. Non possono esser valutate e capite in questo modo.
Se Berlusconi fosse uomo di stato dovrebbe anteporre la legge agli egoismi, e almeno provare a far sì che la società ragioni freddamente e al di là delle paure contingenti e fantasiose sulla Legge.
Se questo non lo fanno le istituzioni non lo farà nessun altro, perchè le masse sono suscettibili ed emotive gia di per sè.
Invece lui che fa? l'opposto. Ragiona sui suoi vantaggi, ed evoca quei timori che possano giusticare l'operato e nasconderne i sotterfugi.
Certo alcune procure hanno sbagliato, certo alcuni giornalisti han diffamato più che informato, ma alla Società civile non va mai presentato il conto in questi termini, ne spero, che il legislatore addocchi e parta esclusivamente solo dalle storture per modificare la legge.
l'Osce, e gli USA per mezzo di alcuni suoi rappresentanti hanno criticato il disegno di legge. Sergio Romano scrive:
Non so se la legge preparata dal governo sia incostituzionale, ma è, a mio avviso, terribilmente irragionevole. Penso che i magistrati abbiano fatto un uso smodato delle intercettazioni e non abbiano voluto affrontare il problema dei danni collaterali che esse stavano provocando, soprattutto per la vita privata degli italiani. Ma l’idea di contingentarle limitandole ad alcuni reati e fissandone la durata nel tempo è burocratica, illiberale, macchinosa e destinata a intralciare l’opera della magistratura. Redatta in questi termini la legge sa di rivalsa e regolamento di conti: due tentazioni a cui i governi non dovrebbero mai cedere.
Invece si cede eccome. e la nuova legge più che tesa a trovar consenso nelle soluzioni proposte, cerca giustificazioni nella confusione creata.
Perchè lo scopo tramite la paura è giustificare un errore di sistema (questo fa la leggese è sbagliata) con l'errore di pochi.
faccio presente che ne l'Osce ne gli USA ne Sergio romano sono ammanicati col Caro Leader.
ho dimenticato di virgolettare la citazione di Sergio romano e non si capisce dove terminano le sue affermazioni intelligenti e le mie stupidate...
RispondiEliminacitazione di Romano:
Non so se la legge preparata dal governo sia incostituzionale, ma è, a mio avviso, terribilmente irragionevole. Penso che i magistrati abbiano fatto un uso smodato delle intercettazioni e non abbiano voluto affrontare il problema dei danni collaterali che esse stavano provocando, soprattutto per la vita privata degli italiani. Ma l’idea di contingentarle limitandole ad alcuni reati e fissandone la durata nel tempo è burocratica, illiberale, macchinosa e destinata a intralciare l’opera della magistratura. Redatta in questi termini la legge sa di rivalsa e regolamento di conti: due tentazioni a cui i governi non dovrebbero mai cedere.
Parafrasando Fabrizio De Andrè, è mai possibile o porco di un cane che le avventure in codesto reame debban risolversi tutte con un sistema binario, Berlusconi non Berlusconi, che uno prima di aprire bocca debba accertarsi che le cose che dice non le abbia dette prima Berlusconi, che ogni cosa detta debba esser preceduta da ripetuti "Vade retro Berlusconi"?
RispondiEliminaC'è o non c'è l'uso abnorme delle intercettazioni e dell'uso non congruo che i media ne fanno? Vanno combattuti o no il primo e il secondo? La legge in discussione non va? Se ne faccia un'altra, ma porcaccidenti, non si può vivere liberamente in uno Stato in cui uno o sette milioni di cittadini sono sotto controllo.
Non sono tanto facilmente suggestionabile, caro Dedalonur. Non lo fui quando l'incauto Mastella tentò di regolamentare la faccenda, non lo sono oggi che tenta di farlo Berlusconi. Sento, da fonti non demoniache, che il problema c'è e mi preoccupo. Posso farlo senza sentirmi dare del berlusconiano, io che sono, al massimo, e neppure sempre pintoriano?
Chi mi conosce sa che io non sono affatto berlusconiano (ma non ne soffro neppure l'ossessione come tanti oggi in Italia), e soprattutto chi mi conosce sa che nel luogo di lavoro mi son fatto promotore di una vera e propria campagna per piazzare telecamere su tutti gli ingressi e i corridoi del palazzo, finora senza successo perché l'impianto costerebbe troppo. Dubito che sia realmente così. Il fatto é che le immagini sono inequivocabili (quasi sempre), mentre le parole, soprattutto se trascritte su un foglio di carta si prestano alle più fantasiose interpretazioni soggettive, e come tali prevaricatrici della libertà altrui. Se io al telefono dico bionda, non necessariamente sto parlando di contrabbando o di prostituzione (magari sto parlando di una razza di vacche). Voi mi direte: vabbé, sarà facile dimostrarlo. Lo penso anch'io. Con i tempi della magistratura italiana la mia persona verrà esposta al pubblico ludibrio per mesi. Poi un giorno il giudice mi chiamerà, si renderà conto dell'equivoco e mi proscioglerà. Ma a me chi mi restituirà l'onore? Ho fatto un esempio stupido, il primo che mi é venuto in mente, ma esistono casi molto più calzanti. Personalmente ritengo che le intercettazioni telefoniche , salvo casi particolari, non dimostrino niente, neppure in tribunale, a meno che non rafforzino prove obbiettive di altro tipo. Al telefono la gente parla e straparla, spesso dicendo bugie e facendo millantato credito di cose di cui non sa nulla. Stiamo attenti a non prendere tutto per oro colato, solo perché registrato al telefono. Se poi aggiungiamo che con questo sistema vengono propagate le intimità della gente, le loro faccende private etc. Io credo che bisogna rispettare al massimo i fatti privati della gente, a meno che non sia l'interessato stesso a diffonderle.
RispondiEliminaPurtroppo è inevitabile che tutto riconduca a berlusconi (c'è un gioco che dimostra come a partire da qualunque parola, si possa sempre arrivare, attraverso due collegamenti logici, a Hitler). Forse perchè e colui che più condiziona l'opionione pubblica odierna. D'altra parte è il suo intento conclamato.
RispondiEliminaVerificare i dati su cui ragionare è obbligatorio. Leggo in questo blog:
Q: E’ vero che in Italia si fanno molte più intercettazioni che in paesi molto più popolati, come gli Stati Uniti?
A: No. In Italia vengono intercettate circa 30.000 (trentamila) persone all’anno, cioè una popolazione pari a quella di Bondeno (un paesotto in provincia di Ferrara). Dato che molte di queste persone sono delinquenti abituali, che sanno di essere intercettate e che quindi cambiano spesso telefono, vengono poste sotto controllo circa 120.000 – 130.000 (centotrentamila) UTENZE (cioè numeri telefonici) all’anno. Queste 130.000 utenze producono nel corso dell’anno qualcosa come 6.000.000 (sei milioni) di TELEFONATE.
Negli USA vengono intercettate 600.000 (seicentomila) utenze all’anno, cioè oltre venti volte quello che avviene in Italia. Il numero di telefonate tracciate ogni anno negli USA si aggira attorno al miliardo.
Dunque alla domanda, apparentemente a risposta obbligata: c'è o non c'è l'uso abnorme delle intercettazioni e dell'uso non congruo che i media ne fanno? Rispondo: chiaramente no, per le prime. Per quanto riguarda la seconda, ricordatemi casi recenti di spu**anamento che non siano imputabili a Feltri (Boffo, Fini, Bocchino), che non siano le intercettazioni in cui Balducci richiede incontri di carattere sessuale con giovanotti dell'oratorio (sfruttamento della prostituzione, dunque reato, dunque doveroso che si sappia), o casi di uso non congruo da parte dei media a danno di persone non pubbliche (come me, come molti qui immagino) e di cui al lettore non può fregare di meno.
Le intercettazioni sono necessarie, chi non ha nulla da nascondere può stare con l'anima in pace...
RispondiEliminaSaludos.
Prendo senza dubbio la direzione in cui vanno i ragionamenti tutti di ZFP e degli altri che condividono.
RispondiEliminaPer quanti la vedono diversamente, o perseguono la direzione contraria, non mi interessa perder tempo con gli indignati in servizio permanente ideologico.
Invece trovo interessanti le argomentazioni di DedaloNur,su un piano oggettivo.
Il limite che mi pare di trovare,sta nel fatto che quando si passa dall'oggettivo al relativo,occorre appunto relativizzare.
Mi spiego meglio con un esempio,da considerare solamente e semplicemente come tale.
Se si ritiene sbagliato,sul piano ideale e oggettivo, cambiare la costituzione a colpi di maggioranza,e si passa al relativo criticando coerentemente il centrodestra perché lo ha fatto,occorre completare la relativizzazione: il centrosinistra é stato il primo a cambiare la costituzione con l'aggravante dei colpi di maggioranza risicatissima.
Coi numeri siamo abituati a giocare, quasi come con le date di arrivo e di partenza degli Shardana. Sette milioni? Settecentomila? Settemila? Sette? Lasciamoli per un attimo nel pallottoliere, dal momento che ciascuno tira acqua al proprio mulino.
RispondiEliminaQuel che mi interessa in questo dibattito sulle intercettazioni e sulla legge in merito, è cercare di capire le ragioni dei pro e dei contro.
Argomento principe di chi è per il mantenimento della normativa in vigore, escludendo una legge che provveda ad una regolamentazione delle intercettazioni, è il seguente: "L'onesto non ha nulla da temere". Come corollario, talvolta espresso esplicitamente, questo argomento se ne porta dietro un altro: "Intercettateci pure tutti, perché, noi, onesti, non abbiamo nulla da temere".
Sarà il mio senso civico non all'altezza delle grandi democrazie, ma a me l'idea di essere spiato mi disturba parecchio.
Fra parentesi, quest'idea delle grandi democrazie da cui noi, in Italia, saremmo lontani mille miglia, fa il paio con quella che quasi tutti i Sardi hanno di sé stessi: ‘brutti, sporchi e cattivi’.
Uno dei principi del diritto moderno, che trae origine dal secolo dei lumi, conquista di civiltà non più discutibile, è quello per cui sia meglio avere in libertà mille delinquenti piuttosto che un solo innocente in galera.
L'uso indiscriminato, cioè senza regolamentazione, delle intercettazioni, garantisce tale principio?
Qui entriamo in un meccanismo che coinvolge Magistratura e Stampa, cioè a dire diritto alla giustizia e diritto alla informazione, non per il singolo individuo ma per l'intera società.
A complicare le cose, di diritti se ne mette di mezzo un altro ancora, quello alla privacy. Quest’ultimo è considerato nelle nostra Costituzione (art.15) un diritto “inviolabile”. I diritti considerati inviolabili, in tutta la Costituzione, sono quattro e non di più. L’intercettazione non solo non è inviolabile ma non è neanche un diritto. È un potere.
Se a questo mondo fossimo angeli e non uomini o, quantomeno, lo fossero i magistrati e i giornalisti, avrebbero ragione donovan, Axel, francu pilloni, Alessandro Lessà e , in qualche modo, DedaloNur.
Dei giornalisti posso ricordare un motto che si usava a Cagliari ai miei tempi nei confronti di chi aveva per vizio quello di mettere il naso in affari che poco lo riguardavano: "Ma ita sesi, spia o giornalista?".
Dei magistrati ho un visione distorta, dovuta a quanto sentivo raccontare da bambino, di vecchi con la barba bianca che amministravano la giustizia all'ombra di una grande quercia. Chi sa quante ne avranno combinate anche loro; anche il giusto pecca, e pecca settanta volte sette. La lontananza del ricordo, però, me li fa vedere in una luce di splendente saggezza. E poi non venivano assunti per concorso.
In ultimo vorrei solamente e brevemente toccare un altro aspetto nella posizione oltranzisticamente avversa a qualsiasi legge, figuriamoci quella di Berlusconi, che regolamenti le intercettazioni.
Escludo nel modo più assoluto che il sentimento che sto per attribuire agli avversari della legge, alberghi nell'animo di ‘donovan’ e degli altri amici più su nominati.
Ci ho visto, in tantissime interviste televisive, nelle persone che si esprimevano contro la legge, una sottile vena di livore e di invidia contro 'lor signori' (criminalità organizzata a parte), tutta gente che può concedersi il lusso di essere intercettata in quanto baciata dalla dea fortuna, manco a dirlo, per intrallazzi, frodi e crimini.
Evidente che non parlo dei giornalisti e dei magistrati, quelli l''orazione' la fanno 'pro domo sua'; parlo della gente comune, tutti onestissimi, per carità.
Se il naso non mi inganna, molti li vedrei, a parti invertite, lamentarsi delle intercettazioni.
Menomale che ci sono persone le quali non credono alle fandonie,megagalattiche di Silvio,ha detto che gli intercettati sono 7 milioni!!??Il bello è che lui ci crede alle sue balle,ma noi perchè dobbiamo credergli?Anche io non ho paura delle intercettazioni,ma per niente.Ma quando la gente si renderà conto che "questo signore" fin'ora ha fatto fare dai suoi dipendenti,ministri,solo leggi"pro domo sua"?
RispondiEliminaCerto Berlusconi é ricco, ha le TV, dice bugie, ecc.; si tratta di valutazioni oggettive.Ma per quelle relative ecco un'opinione di un autorevole giornalista sui suoi oppositori, a proposito del tema in questione.
RispondiElimina"La sinistra che non c’è più…
C’era una volta la sinistra che detestava lo strapotere dei magistrati, diffidava di una polizia onnipotente, e vedeva come una minaccia alla libertà uno Stato che potesse spiare chiunque, senza argini e controlli. C’era una volta una sinistra, certo confusa e pasticciona, che però avrebbe accolto lo slogan barbarico “intercettateci tutti” come una disfatta delle proprie ragioni, una concessione di tentacoli autoritari del Potere, una sottomissione agli imperativi e agli apparati dell’ “ordine costituito”.
C’era una volta una sinistra, che si sdilinquiva con i versi libertari di Fabrizio De Andrè. Che intonava commossa Here’s to you Nicola and Bart per ricordare, sdegnata, l’oltraggio alla giustizia perpetrato con la condanna a morte di Sacco e Vanzetti. Che sapeva rispecchiarsi nella denuncia degli arbitrii investigativi del poliziotto Gian Maria Volontè in Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (“repressione è civiltà” era il suo motto). Che leggeva avidamente “I mostri” di Luigi Pintor, dove “i magistrati dispongono del più illecito dei poteri, quello sulla libertà altrui. Ma sono intoccabili…dispongono di armi micidiali, leggi inique e meccanismi incontrollabili. E le maneggiano come e contro chi vogliono”. Che in “sorvegliare e punire” di Michael Foucault ritrovava l’anatomia inquietante della “società disciplinare”, dell’incubo moderno della trasparenza assoluta in cui il Potere controlla tutti, si intromette nella vita di chiunque, intercetta ogni segreto palpito degli individui. Che si identificava con i fumetti e i cartoon di Alfredo Chiappori, dove le cuffie e i nastri registrati erano le armi della polizia, oltre al tradizionale manganello. C’era una volta una sinistra che adesso non c’è più. Era contraddittoria, sconclusionata, dottrinaria, ideologicamente folle, ma non si sarebbe mai abbeverata alle fonti della nuova letteratura: i mattinali delle questure e delle procure. Snobbava le battaglie per i diritti individuali dei radicali di Pannella, liquidate come un “lusso borghese”. Con i dirigenti della Fgci non disdegnava scampagnate ideologico – esistenziali nei Festival della gioventù allestiti a Berlino –Est, proprio lì dove una feroce polizia politica faceva strage delle “vite degli altri”. Ma se non era certo “liberale”, tuttavia forse perché ancora residualmente impregnata degli umori anti-autoritari della festa sessantottista, non avrebbe mai celebrato la bellezza sublime dell’Intercettazione Globale.
Qualche volta in molti di noi punge come una tormentata infedeltà a sé stessi il cambiamento che si è consumato rispetto a quella stagione. Ma è confortante constatare quanto sia cambiata ancora più radicalmente, e in peggio,quella sinistra che non c’è più. E che sembra culturalmente passata, in blocco, dalla parte dell’ “ordine costituito”. Altro che infedeltà.
Da Il Corriere della Sera, a firma Pierluigi Battista"
Signor Giovanni,ho letto il suo commento sulla sinistra che non c'è e sono d'accordo al 99% poi,quando ho letto la firma del giornalista che l'ha scritto,mi scusi,pur restando d'accordo sulla critica,mi sono cascate le braccia.Pierluigi Battista mi fa ,quasi,tenerezza perchè a me sembra un "cerchiobottista" vorrei che avesse più coraggio nel criticare anche chi è al governo e,invece trova sempre delle giustificazioni,a parer mio,inaccettabili.Io continuerò a criticare la"sinistra che non c'è" ma criticherò sempre questo governo fatto da slo dipendenti di Silvio.
RispondiEliminaIo provo a ritornare sulla questione, anche alla luce di quanto ha scritto Battisti che parla di una sinistra politica, marxista, anti-stato che non c'è più e a cui era forse associato.
RispondiEliminaTutto quello che ha detto non mi sfiora, in quanto non sono un ex-pci.
Ho detto che la libertà di stampa è uno straccio pescato casualmente dalla sinistra e agitato come bandiera nella sua impotenza progettuale e propositiva nella lotta politica; allo stesso modo la privacy è la falsa bandiera di Berlusconi agitata come un drappo rosso davanti al popolo bue e non toro, visto che gl'interessa molto la sua di privacy e quella dei tanti suoi che fanno affari.
C'è chi non vede come la legge, se approvata così com'è passata al Senato, sia un impedimento (legittimo anche questo?), un bastone fra gli ingranaggi delle indagini della polizia?
Come si fa ad accreditare di aver buone intenzioni un presidente che fa ministro uno che sta per essere chiamato a rispondere in tribunale delle sue azioni?
Ci sono parole e fatti. Contano più le parole o i fatti?
Certo, contano anche le parole. Quelle di Bossi di ieri, per esempio, quando ha detto che il federalismo è solamente lui.
Per il nuovo ministro l'alto incarico è solo una tana per un coniglio inseguito dai cani.
E' anche vero che è preferibile vivere in uno stato dove cento delinquenti sono liberi, ma nessun innocente in carcere (mille delinquenti liberi cominciano ad essere già troppi!), ma è ancora meglio vivere dove i delinquenti sono in carcere e non in giro a fare affari sulle nostre teste.
@ Grazia Pintore
RispondiEliminaCosì son d'accordo con Lei gentilissima Grazia, quando la critica, qualunque essa sia e in qualunque direzione, é sganciata dall'ideologia; e si accetta di poter cambiare opinione, in cabina elettorale intendo, senza essere accusati di tradimento, come qualche leader ancora fa, o di cerchiobottismo.
@ Francu Pilloni
Guardi che non é per niente eccepibile essere comunisti o esserlo stati, purché si prenda atto dalla storia che in nessun tempo e in nessun paese del mondo sia esistito un governo comunista che non sia stato una dittatura.
Io le confesso avrei paura di uno stato come quello rappresentato da Orwell, pur desiderando fortemente che nessun malfattore possa arrecar danno ad alcuno.
Le faccio i complimenti per l'uso bellissimo che fa degli aforismi, siano in forma di metafora o allegorici.Su molte cose che ha detto mi trovo d'accordo con lei.
Che bello poter esprimere i propri pensieri in serenità e civiltà, io non sono certo capace di esprimermi in maniera così chiara e colta come voi,però è ancor più gratificante che rispondiate anche a me.Solo ascoltando i pareri altrui, senza prevenzioni, sono convinta di migliorare ed imparare ad essere un pò più obbiettiva.Grazie Signor Pilloni e signor Giovanni.
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