di Piero Capra
Un interessante lavoro di Francesco Cesare Casula - uscito recentemente (Italia. Il Grande Inganno 1861-2011, Delfino- 2010) - illustra, descrive e spiega come e perché il nostro attuale Stato, oggi chiamato Repubblica Italiana, ieri Regno d’Italia e avantieri Regno di Sardegna sia nato non nella Penisola ma a Cagliari-Bonaria il 19 giugno 1324, pregnato per 537 anni dal sudore e dal sangue dei sardi insulari e peninsulari.
Eppure non risulta che, nelle numerose manifestazioni e celebrazioni programmate per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, la Sardegna abbia un ruolo di particolare rilievo.
Qualche giorno fa la seguente nota di Agenzia ha diffuso il programma regionale previsto per l’occasione:
“Cagliari, 25 mar. - La Giunta regionale della Sardegna ha approvato due iniziative che si svolgeranno nell'isola nell'ambito delle manifestazioni per i 150 anni dell'Unita' d'Italia. Si tratta di due iniziative promosse dall'Istituto storico "Giuseppe Siotto" che prevedono complessivamente un contributo di 85 mila euro.
La prima e' una mostra su Giuseppe Garibaldi, "Un rivoluzionario romantico: ideali, utopie e avventura'', che avra' carattere itinerante e sara' inaugurata in concomitanza con la Louis Vuitton Trophy, in programma alla Maddalena dal 22 maggio al 6 giugno.
La seconda iniziativa riguarda l’organizzazione di un convegno nazionale della Società degli storici italiani dell’età contemporanea che si terrà a Cagliari dal 7 al 9 ottobre prossimi. A questo evento potrebbe partecipare il Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano.”
Per quanto riguarda Garibaldi, non si capisce bene il collegamento con la (tuttora problematica) regata velica Louis Vuitton Cup, se non per l’impiego delle barca anche all’epoca dell’Eroe dei Due mondi. Il che – comunque la si veda - è un po’ poco sotto il profilo storico-politico. Tale tema sarà però “coperto” dal Convegno programmato a Cagliari dove presumibilmente affluiranno studiosi e cultori nazionali della materia in questione.
Non accadrà, e non è accaduto, il contrario. E cioè che la Sardegna sia invitata e partecipi alle manifestazioni nazionali.
Non è accaduto a Roma nello scorso novembre, in occasione di una anticipazione sulle manifestazioni (patrocinata dall’Associazione “Italia Protagonista” presieduta da Maurizio Gasparri) che, da febbraio a ottobre, prevede incontri e dibattiti su arte, sport, cultura ed economia.
Il ministro per i Beni e le attività culturali Sandro Bondi, nel corso del suo intervento, aveva sottolineato che l’iniziativa “non intende ricordare un semplice anniversario. Ma vuole leggere, attraverso la storia, la politica e la cultura che viene classificata erroneamente in cultura di destra e di sinistra. La cultura – ha spiegato il ministro - deve essere senza bandiere. L’Unità d’Italia mette insieme le diversità del nostro Paese con i suoi tanti dialetti, culture e realtà”. Ma tra questi “dialetti, culture e realtà” quella sarda non c’era.
Non è accaduto al momento della cerimonia ufficiale di costituzione del “Comitato Italia 150” che si è svolta nel 2007 a Torino.
Non è accaduto, nel marzo 2008, al momento della presentazione ufficiale del Comitato Interministeriale cui sono state affidate tutte le attività di pianificazione, preparazione ed organizzazione di eventi e iniziative per le celebrazioni.
All’epoca il Commissario straordinario addetto era il vice presidente del Consiglio Francesco Rutelli. Invece la presentazione del Centro Espositivo-Informativo, allestito nella sala Unità d’Italia del Vittoriano, era affidata all’Ing. Angelo Balducci in quanto Capo del Dipartimento per lo Sviluppo e la Competitività del Turismo, struttura ad hoc per le celebrazioni 2011. E non c’è dubbio che l’ing. Balducci fosse la persona più adatta considerato che dal 2006 era già Commissario straordinario per le opere e gli interventi per i mondiali di nuoto “Roma 2009” .
La Sardegna non è presente a fine marzo 2010 in occasione dell’Incontro Risorgimento – Europa, che si terrà a Torino. Nella città piemontese infatti, da marzo a novembre 2011, si svolgeranno tutte le manifestazioni previste dal programma Esperienza Italia – 150 anni di Storia, 9 mesi di Festa.
Per tutto il 2011 alcune grandi città hanno scelto di utilizzare Torino e Esperienza Italia per promuovere e presentare le proprie eccellenze: ogni città sceglierà uno spazio in cui essere presente e un momento in cui realizzare un proprio evento. Hanno aderito Napoli, Venezia, Milano e Firenze. Cagliari, che pure è stata la capitale del Regno di Sardegna fino al 17 marzo 1861, non c’è.
D’altra parte è pur vero che Torino, come residenza preferita dei sovrani di Casa Savoia e sede del Parlamento Subalpino, ha tutti i titoli per essere al centro delle manifestazioni ufficiali. E lo ha fatto con proprie iniziative, se non con fondi propri, di carattere culturale, artistico, turistico, commerciale, gastronomico.
Ma, come sostiene Francesco Cesare Casula, qualche titolo non marginale, in fondo lo ha anche la Sardegna, e il suo straordinario Regno. Eppure è fuori dalla Festa.
E tutto sommato penso che i Sardi (giustamente) non verseranno una lacrima per la faccenda... - B. Adriano
RispondiEliminaEgregio Signore Piero Capra,
RispondiEliminacomprendo il Suo rammarico, ma Le chiedo: chi avrebbe dovuto adoperarsi per inserire la Sardegna quale protagonista, nel ricordo della creazione di uno stato italiano?
Lei pensa forse che avrebbe dovuto fare ciò il Piemontese, che «venne in Sardegna kena calzones e andandosene c’at ocadu milliones», come recita la canzone, il quale forse per rimuovere quella sua antica condizione di sudditanza, ci vede ora press’a poco come dei vu cumprà?
Lei crede se ne sarebbe dovuto far carico il Lombardo che vede la Sardegna solo in funzione della terra ove ha sede la sua splendida villa sul mare, nella quale terra può spadroneggiare a motivo dei suoi danari?
Lei pensa avrebbe dovuto dedicarsi a ciò il Toscano, debitore fin dal Neolitico antico di un continuo flusso di quel sapere, che trasferì costume e tecnologia sarde dal Tevere al Mignone, il quale ci vede come debitori del suo influsso linguistico, dimenticando che i primi a scrivere in volgare fummo proprio noi?
Lei si riferisce forse al Romano che, vittima ancora delle bugie di Cicerone, pensa a noi come ad una popolazione dell’Africa, dimenticando che la Sardegna fu l’unico territorio che si oppose per oltre un secolo alla romana sopraffazione?
Non parlo d’altri per amor proprio, in quanto essi neppure ci conoscono.
Parlo appena dei mezzi d’informazione continentali, solo per dire che della Sardegna si occupano in questa esigua misura:
- una banale notizia di cronaca: circa tre anni addietro tutti i telegiornali continentali dettero la notizia che in Puglia due ciclisti furono investiti lungo la strada e perdendovi la vita; per circa una settimana, almeno in uno, dei vari telegiornali, venne ricordato quel triste evento. Ebbene, se ben ricordo, nello stesso giorno o certo in prossimità di esso, nelle strade della Sardegna, credo di ricordare della sua parte meridionale, il destino decretò la stessa fine a due ciclisti sardi, anch’essi investiti da un’automobile: ebbene questa tragica circostanza non fu mai riportata da alcun telegiornale continentale.
- una fondamentale notizia politica: in occasione della consultazione elettorale per la presidenza della regione, che vide la vittoria di Cappellacci e la sconfitta di Soru, sul Corriere della Sera dovetti attendere alcuni giorni (credo di ricordare una settimana) per leggervi la notizia, ben relegata in fondo alla undicesima pagina.
Bene, detto questo, egregio signor Capra, non crede avrebbero dovuto essere i Sardi, a porre in essere una qualche iniziativa che ricordasse agli Italiani a chi son figli?
Ma quali Sardi?
I Sardi che vivono in Continente? Li conosce Lei tali Sardi? Le faccio una breve descrizione del tipo, sulla base di una esperienza di oltre mezzo secolo. (segue)
mikkelj tzoroddu
(segue)
RispondiEliminaTale personaggio, abbandonato il proprio ambiente natio per motivi di lavoro o di studio, pone in essere le tipiche operazioni di annichilimento della propria origine a motivo di un confronto superficiale fra il mondo che ha lasciato e quello che ha trovato. Tutto è a favore di quest’ultimo, la facilità nel muoversi, l’accesso ai sevizi, le prospettive di carriera, l’apertura mentale, la permissività dei costumi. Ciò lo porta a spogliarsi della sua sardità, adeguandosi in tutto e per tutto al modo di vivere e di pensare del suo vicino o collega continentale, il quale imita in toto, onde trovare quanto prima una perfetta integrazione nel nuovo tessuto sociale che le circostanze gli hanno presentato. Quindi mai penserà alla Sardegna, mai parlerà di Sardegna: dopo una decina d’anni sarà un perfetto continentale.
Ecco, questo personaggio è diventato piemontese, lombardo, toscano, romano e non si sognerà mai e poi mai di distogliere la mente dai suoi continentali pensieri per dare un aiuto a quella terra che è rimasta sua solo per quella parte più prosaica che gli ricorda su casu, su cannonau, su porkeddu. Se capita di imbastire un discorso sulla Sardegna antica, non essendosi affrancato ancora da quella sudditanza che si era costruita per cancellare la sua prima origine, lo si vede non interessato all’argomento, a fronte di un qualche interesse invece manifestato dal vero Continentale. Tale disinteresse verso la sarda cultura in generale, viene manifestato incredibilmente anche da tantissime associazioni culturali sarde ( che si appellano circoli e pur ricevono un contributo dalla Regione purché veicolino la sarda cultura). Mi diceva il direttore di una eccellente rivista edita a Nuoro, che esce con cadenza annuale ed un costo di sei euro, che non era riuscito a convincere neanche un solo circolo culturale sardo ad abbonarsi. Pensi sig. Capra, l’esborso di sei euro, per un bellissimo mezzo di diffusione culturale, che porta a disposizione di un centinaio di soci, di un circolo culturale sardo, una ventata di sardità, è stato da tutti ritenuto sconveniente!
Del resto emblematica conferma a questo stato di cose la ebbi più di dieci anni addietro. Alla presentazione di una riedizione del viaggio in Sardegna del Lawrence, era presente la figlia di Francesco Cossiga la quale, pur con un accento tipico che spostava le sedie in fondo alla sala, ebbe a dichiarare che lei non si sentiva affatto Sarda, ma cittadina del mondo.
mikkelj tzoroddu