Un carissimo amico e fine intellettuale bittese, Natalino Piras, ha scritto per Il manifestosardo un preoccupato articolo su un episodio che in Friuli avrebbe avuto come protagonista un insegnante napoletano che in napoletano insegnava ai suoi scolari. Scrive il mio amico:
“La notizia è che l’altro ieri un maestro elementare, supplente, è stato licenziato da una scuola di Pordeneone, in Friuli, perché, lui napoletano, parlava in napoletano ai bambini. Espressioni del tipo: “Settati, piccì”. Il clamore attualmente in corso non fa vedere con esattezza se il parlare napoletano e la conseguente non comunicazione del supplente con le classi sia la vera causa. O se ci sia dell’altro a sostenere “l’incapacità didattica” con cui il maestro, un quarantenne, è stato bollato e sbattuto fuori dalla scuola E se il maestro sia da considerare un lavoratore. E se l’articolo 18 sulla reintegrazione nel posto di lavoro possa in qualche maniera riguardarlo. Proviamo a immaginare che sia vera l’ipotesi più dolorosa: che cioè il maestro è stato messo alla porta in Friuli perché non friulano parlante o perché troppo marcato l’accento napoletano. Perché in qualche maniera “impuro” rispetto alla purezza che la lingua friulana, non sappiamo se naturale o standardizzata, pretende”.
Ammette di non sapere se sia stato licenziato perché in Friuli non conosceva il friulano o perché inadatto a insegnare, ma ragiona come se lo sapesse. E si scandalizza. Eccovi una parafrasi della sua indignazione, con qualche insignificante cambiamento.
La notizia è che l’altro ieri un maestro elementare, supplente, è stato licenziato da una scuola di Rennes, in Francia, perché, lui italiano, parlava in italiano ai bambini. Espressioni del tipo: “Vai a posto”. Il clamore attualmente in corso non fa vedere con esattezza se il parlare italiano e la conseguente non comunicazione del supplente con le classi sia la vera causa. O se ci sia dell’altro a sostenere “l’incapacità didattica” con cui il maestro, un quarantenne, è stato bollato e sbattuto fuori dalla scuola E se il maestro sia da considerare un lavoratore. E se l’articolo 18 sulla reintegrazione nel posto di lavoro possa in qualche maniera riguardarlo. Proviamo a immaginare che sia vera l’ipotesi più dolorosa: che cioè il maestro è stato messo alla porta in Francia perché non parlante francese o perché troppo marcato l’accento italiano. Perché in qualche maniera “impuro” rispetto alla purezza che la lingua francese, non sappiamo se naturale o standardizzata, pretende.
Certo sarebbe intollerabile se le autorità scolastiche francesi avessero preteso dal povero insegnante italiano la conoscenza della lingua francese per insegnare ai bimbi francesi, roba da ricorso alla Corte dell'Aja. Che diammine, un po' di reciprocità: le elementari italiane, dove la conoscenza dell'italiano è notoriamente facoltativa, sono piene di maestri che insegnano in francese agli scolari italiani.
L'antropologo Giulio Angioni, in appoggio a Piras, scrive, fra l'altro: “Il patriottismo, anche linguistico, si sa, è l’ultimo rifugio dei farabutti, e dei fessi”. Aveva in mente, Giulio Angioni, gli appelli al patriottismo italiano che hanno caratterizzato il Settennato di Carlo Azelio Ciampi e quelli al patriottismo linguistico italiano lanciati negli ultimi tempi da Galli della Loggia, dal linguista Raffaele Simone, da La Repubblica, dal Corriere della Sera, da Libero e altri, tutti uniti sotto la bandiera del patriottismo italiano? Non lo so, ma sono propenso a credere di no: l'unico patriottismo di farabutti e fessi è notoriamente quello sardo.
la cosa piu' triste e' vedere questi figuri nelle manifestazioni per il popolo basco,palestinese ecc.facile lottare con la pelle degli altri.poi dare spazio all'austro-ungarico che taccia di razzismo i sardi verso gli italiani e' addirittura comico!ma tant'e':ognuno ha i cavalieri che si merita.(vedi "la scomunica dei chierichetti"sul sito di sergio frau").ai compagni sardi li lasciamo piangere sulle loro sfortune elettorali,continuate cosi' che andate bene
RispondiEliminaE' chiaro che i patriottismi del piffero, come quello sardo, non vanno presi sul serio.
RispondiElimina@ Doniselli
RispondiEliminaSi sforzi, scriva un pensierino appena appena più elaborato.
Mi dispiace, ma se il concetto di elaborazione è direttamente proporzionale a quello di gradimento, non posso aiutare.
RispondiEliminaGnà fa, sig. Pintore, gnà fa. Trovo del tutto esagerate le sue richieste ad una persona come il sig. Elio, sia più comprensivo.
RispondiEliminaLui è l'emblema del patriottismo italiano, ma non è neppure solo.
Forza Elio, gli indipendentisti sono con Lei, diffonda il suo pensiero (minimo). :D
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RispondiEliminaForza forza forza Elio, dia addosso all'indipendentismo sardo e sottolinei il fatto di essere un fiero nazionalista italiano. Dai dai, sta facendo un ottimo lavoro! XD
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RispondiEliminaDeu bivu in Olanda-ddu scint totus ca deu bivu in Olanda-e in Olanda ligiu is giornalis e ascurtu s'arradiu e castiu sa televisioni.
RispondiEliminaInsomma fatzu su chi fait unu chi bivit in unu logu, e non est unu furisteri capitau innias po sballiu ebbía.
In Olanda-paisu civili, gratzias a Deus!-sa politica s'est furriendi a una cosa chi assimbillat sempri de prus a sa politica in Italia e-fintzas aundi sa Sardinnia est Italia-a sa politica sarda.
In Olanda deu nci tengu duus maistrus: unu est un'arradiu libberali, chi mi imparat a cumprendi comenti pensant is chi po mei, fintzas a mannu, fiant nimigus sceti e s'atru est un'intelletuali caghineri. In Italianu emu a nai "omosessuale", ma in sardu si narat "caghineri", a su mancu fintzas a candu issus e totu non ant a ponni in craru comenti bolint a ddus terriai.
Cust'omini si narat Bas Heijne e est s'unicu chi arrinescit a mi spantai. Est s'unicu chi m'agatat sempri de acordiu, non poita narat cosa chi deu pensamu giai, ma poita narat cosa chi deu non emu pensau ancora e su propriu m'agatat de acordiu.
Bas Heijne est un'annu pistendi contras a custa politica fata cun sa matza: matza e non intrannias, ca is intrannias funt una cosa prus bella.
Is politicus-e su "populu" puru-non bolint prus cumprendi o a ddus cumprendi, ma bolint intendi e bogai a campu su "sentidu" issoru. E is atrus depint intendi su chi intendint issus.
Su chi pensat unu non contat prus: agiumai! Is ideas? Aliga!
No! Su chi contat est su chi unu s'intendit in sa matza.
Su chi pensat unu fait a ddu verificai, a nd'arrexonai, a portai argumentus a favori o contras: insomma, si depu spiegai deu-periteddu chimicheddu e linguisteddu-ita est "l'illuminisme"?
Immoi-in Italia, ma in Olanda puru-ant incumentzau a tzerriai custa chistioni de tenni "ideas": "relativismu curturali".
Non tenit fragu bellu custa espressioni, duncas depit essi cosa mala.
Depit essi poita ca is ideas funt cosas relativas: nosu puru-omineddus de pagu-cambiaus idea totu s'ora, e podit essi ca is ideas mias, a sa fini assimbillint a is ideas de unu nimigu miu.
Mellus a ddas lassai a perdi custas cosas strambas-ideas! putzi-putzi!-ca mancai a sa fini dd'acabbas chentza prus nimigus!
Nosi! Mai! E chini seu deu chentza de nimigus?
Invecis is sentidus funt cosas assolutas: non fait a ddus cunfrontai cun atrus sentidus.
Su sentidu miu est su miu e est mellus de su tuu!
In su linguagiu de Freud (ma berus est? pagu cosa apu ligiu de custu profeta) custa cosa s'iat a depi tzerriai "regressione".
Sa politica che "perdita del controllo sullo sfintere"?
Apu fatu unu riassuntu de su chi apu cumprendiu de su chi narat Bas Heijne.
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RispondiEliminaIta nc'intrat totu custu cun su chi at scritu Natalinu Piras in "Manifesto sardo"?
RispondiEliminaIssu at scritu: "Proviamo a immaginare che sia vera l’ipotesi più dolorosa: che cioè il maestro è stato messo alla porta in Friuli perché non friulano parlante o perché troppo marcato l’accento napoletano. Perché in qualche maniera “impuro” rispetto alla purezza che la lingua friulana, non sappiamo se naturale o standardizzata, pretende”."
S'atru chi scriit si ddu podei liggi in custu situ:
http://www.manifestosardo.org/?p=3168&cpage=1#comment-3347
ZFP narat ca Natalino Piras est unu "fine intellettuale bittese" e deo de ZF mi fidu.
Ma Natalino Piras innoi non fueddat de ideas-ita est sutzediu in Friuli? E ita nc'intrat cun nosu e cun sa LSC?-ma de "ipotesi più dolorosa".
Ddu nau in italianu: "qui Piras fa un appello spudorato al suo e al nostro retto!"
Il fine intellettuale deve invocare qualcosa di simile a un attacco di diarrea emotiva.
Perché?
Non lo so, ma mi consola pensare che si tratti soltanto di mancanza di idee, di argomenti razionali.
Chissà? La mia è solo un'idea.
P.S. Adesso mi aspetto di essere attaccato da chi di tutto il discorso su Bas Heijne ricorda soltanto la parola "caghineri".
È già successo e sono sopravvissuto!
Ma che bel forum democratico! Tutto ciò che non si condivide viene cancellato! Ma andatevene tutti a quel paese!
RispondiEliminaNel sito di "Il manifesto sardo" hanno cendurato la mia risposta alla reazione di Natalino Piras al mio commento:
RispondiElimina# Roberto Bolognesi scrive:
22 marzo 2010 alle 20:11
Deu mi domandu sceti, ita ddis ant fatu a custus pobiriteddus po tenni un’odiu aici mannu po sa lingua nostra.
Ma depit essi cosa mala de aderus, ca odiant sa logica puru.
Licentziant a unu maistru napoletanu in Friuli, e su chi scriit ddu narat issu e totu, ca non scit poita est, e custu iat essi curpa de is sardus chi bolint una lingua uficiali?
E citat puru a un’atru che a cussu e totu:
“C’è un io narrante che dice del suo ultimo giorno in una Sardegna che vive sotto la dittatura dei sardi, linguisticamente parlando, duri e puri, che hanno preso il potere dopo la rivoluzione. Chi non rispetta le regole, lo standard, è condannato a morte.”
Boh?
Ma forsis est totu una pigada in giru! Faint figurai ca funt fueddendi de su sardu, ma funt fueddendi de sa scola italiana aundi funt passaus totus is fedalis mius e issus e is fedalis de issus!
Sinnucas abarrat sceti un’atra cosa, e mancu mali ca a mei puru is cantzonis napoletanas mi praxint meda: “Munasterio ‘e Villa Claraaaaa…”
Natalino Piras scrive
22 marzo 2010 alle 22:00
“Pobiriteddus”? “Odiu”? “Scola italiana aundi funt passaus totus”? Ma mi faccia il piacere!
La mia risposta censurata:
“Scola italiana aundi funt passaus totus”? Ma mi faccia il piacere!"
Proposta alternativa: Piras ha frequentato le elementari a Harvard.
E adesso aggiungo: Si comincia con "Mi faccia il piacere!" e si finisce con "Mi consenta!"
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RispondiEliminaGlielo dici tu, o ZFP, a Fraccoglione, che Villa Clara era il manicomio di Cagliari?
RispondiEliminaPer Bolognesi:
O Roberto, cominci a sragionare anche tu?
Bravo, così mi piaci!
@ Franco
RispondiEliminaCominci?
Dixedda apu incumentzau! :-)
ddu bis ca non mi connoscis?
@ Franco Pilloni
RispondiEliminaMa pro ite li cheres dogare a custu remitaneddu su gosu de ghetare sas francatzadasdavelletri suas? Eo chirco de nche catzare da custu blog sas titulias, ma tue m'imparas chi sa mama de sos ballalois est semper prinza.
Proprio una gabbia di matti! Escluso il sottoscritto, ovviamente.
RispondiEliminaPer restare in tema musicale:
RispondiEliminaElio e le s...ue to...n...tese!
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