At iscritu in custu blog Pàulu Pisu: “Labai ca no nc'est abisóngiu de strobai su tempru sagrau de s'universidadi po biri su logu chi si donat a is sardus in domu insoru. Ma de candu est chi no pigais unu libru de stória e geografia de is scolas elementaris e mesanas?”. Dae tempus meda, Pa’, a dolu mannu. Ma pro more tuo, oe apo cumintzadu a lu fàghere. E sos pilos rizos chi bies iscampièndesi dae palas de Gennargentu sunt sos meos. Ma como la giramus in italianu. Tenes resone, craru, ispuntorgende a mie e a sos àteros a iscrìere in sardu.
Su fatu istat custu blog est lègidu, a parte sa Sardigna, in unu muntone de rennos istràngios, dae Baviera a Brasile, dae Frantza a Rùssia finas in Austràlia e in Guadalupa, pro nde numenare petzi carchi unu. Meda bisitadores impreant sos tradutores de Google e similia pro cumprèndere ite b’at iscritu in italianu. Su sardu, a dolu mannu, galu non b’est e a mie mi paret chi b’apat su tantu de fàghere connòschere it’est chi si moet in Sardigna, mancari siat in italianu. (Una die l’apo a publicare sa lista de sos rennos in ue custu càpitat).
Ma torniamo a bomba. Sì, ho ripreso a scorrere i libri di testo per le elementari e ho cominciato da “Exploro – Sussidiario delle discipline”, di Tiziana Canali, edito da Mondadori nel 2006. Qui di seguito ecco alcune perle ricavate dal capitolo riguardante la Sardegna:
- la più vasta [pianura] è quella del Campidano che si estende tra il Gennargentu e l’lglesìente;
- Popolazione [della Sardegna]: 4.972.124 ab., Densità. 193 ab per kmq
- L'industria invece è poco sviluppata: vi sono stabilimenti alimentari soprattutto caseifici e zuccherifìci, impianti chimici e petrolchimici (Cagliari);
- A Barumini si può ammirare un vero e proprio villaggio di nuraghi costruito intorno al 1500 a.C.
- Mentre il compito di fare il pane è affidato alle donne, agli uomini è affidata la cottura degli arrosti I pastori allestiscono lo spiedo con i rami degli alberi e vi cuociono di preferenza il "porchetto";
- Quando gli antichi Fenici conquistarono l’isola la chiamarono "Shardan". Questo nome si trasformò poi nel termine latino Sardinia, che vuoi dire "bosco dì montagna". In passato infatti i monti della regione erano fittamente ricoperti di boschi. L'isola era abitata già nel II millennio a,C. dall'antico popolo dei Sardi. Fu poi colonizzata dai Fenici, dai Greci e infine dai Romani nel III sec, a,C.
Evidentemente non è il caso di arrabbiarsi con l’ignorante che ha infilzato questa schidionata di frivole sciocchezze. La responsabilità non è tanto sua, quanto di chi ha pubblicato questo testo che va ovviamente agli scolari sardi ma anche a quelli italiani che, sulla base di tanto sciocchezzaio, si fa un’idea della Sardegna. Responsabilità, in misura ancora maggiore, è dei funzionari del Ministero della pubblica istruzione che hanno dato il via all’adozione nelle scuole del testo.
Ma, a dirla tutta, i più colpevoli di tutti sono gli insegnanti sardi che lo hanno adottato e assegnato agli incolpevoli bambini delle Quinte elementari dell’isola. Delle due una, o la loro ignoranza è maggiore di quella dell’autrice o la loro intenzione è quella perversa di insegnare sciocchezze ai loro alunni. Qui non è in discussione la libertà di insegnamento, quella che, per dire, autorizza un docente a scegliere una tesi piuttosto che un’altra; è in discussione il diritto degli alunni di non essere imbrogliati da una persona di cui si devono fidare. E se uno dice loro che la Sardegna ha quasi cinque milioni di abitanti, che è stata colonizzata prima dai Greci e poi dai Romani, che a Barumini c’è un villaggio di nuraghi, che gli impianti chimici e petrolchimici sono solo a Cagliari, loro ci devono credere.
Forse è il caso, amici di questo blog, che raccogliamo l’invito di Paolo Pisu a leggere i testi scolastici dei nostri alunni e studenti. Dopo di che segnalate le sciocchezze che vi leggerete. Ci sarà pure, al Ministero della pubblica istruzione, qualcuno disposto a leggere i testi prima di approvarli e, se il caso, rimandare a settembre gli autori. È una battaglia che vale la pena di cominciare.
In base alla normativa vigente se un testo scolastico presenta simili errori è possibile, anzi è doveroso chiedere che si annulli l'adozione. Il Consiglio di circolo è l'organo competente.
RispondiEliminaLa sollecitazione potrebbe partireda questo blog. Di più, si potrebbe ottenere che l'Assessore regionale all'Istruzione, dott.ssa Baire, provveda a far ritirare il testo dal commercio.
Mi pare che questa denuncia di Paolo Pisu indichi che bisogna prestare più attenzione alle cose scolastiche. C'è il tanto di richiedere indietro i soldi spesi. Piero Atzori
P.S. dove sono gli archeologi dell'Università?
Propongo che si decreti il lutto nazionale del Popolo sardo nel giorno del 1847 in cui una delegazione di sardi si recarono a Torino per riunciare al'antica autonomia. La notizia di Paolo Pisu mi dà la misura dell'errore commesso 162 anni fa.
RispondiEliminaPie', tocat de collire unu dossier de bambìghines. Si duncas est a si la leare cun un'autore e bia.
RispondiEliminaCola una domìniga comente si tocat e poneti a chircare in sos libros, tue chi podes
Francu Pilloni scrive:
RispondiEliminaIl libro del figlio di Paolo Pisu è stato formalmente ritenuto idoneo da apposita commissione ministeriale che non dovrebbe essere formata da uscieri. Visti i risultati, è probabile che l'abbiano passata a quelli di Zelig, “visto, vada in onda” avranno detto.
E il consiglio di classe che lo ha proposto, lo avrà fatto per sorteggio? O in base alla copertina? Siccome gli insegnanti sono persone serie, avranno pensato che fossero i dati dell'ultimo censimento!
Lasciamo perdere l'ironia, ma facciamo pesare il fatto dove serve.
(continua)
Per quanto riguarda la proposta di Piero Atzori, il lutto nazionale del Popolo sardo, ci sto a una condizione: che si abbini a Sa die de sa Sardigna.
RispondiEliminaPer le scarse letture che ho fatto sul famigerato triennio rivoluzionario sardo della fine del XVIII secolo (ho letto solo il saggio di Luciano Carta) mi sono fatto l'idea, e non perché lo sostenga lui, che la cacciata dei piemontesi fu una giornata triste, specialmente per i servi (i famigli, usava allora dire) che di punto in bianco si ritrovarono senza lavoro. Accompagnarono i loro padroni al porto, fecero la riverenza, li salutarono un'ultima volta, dopo aver portato sulla nave bauli e bauli delle cose di cui si erano appropriati nel loro soggiorno cagliaritano.
Ma la cosa non terminò lì, come si sa, perché gli Stamenti sardi mandarono una delegazione a Torino con le famose 5 richieste. Io non le ricordo bene, mi capita di dimenticare le cose che non m'interessano, mi pare che chiedessero esclusivamente il ripristino di antichi privilegi per le classi dominanti.
Se questa la chiamate rivoluzione del Popolo sardo!
Quanto all'assegnazione del Regno di Sardegna al Duca di Piemonte (o cosa diavolo era, giacché prima erano solo conti), non è che il Sabaudo sbavasse dalla voglia di avere la Sardegna, visto che fino all'ultimo chiese di avere la Sicilia. E quando si fece il passaggio delle consegne, per così dire, il sabaudo che divenne re mandò un suo cugino a Cagliari per firmare l'atto contestualmente ad un ammiraglio inglese. Il duca, o conte o cosa fosse, pur diventando re di Sardegna, non mise mai piede in terra sarda per tutta la sua vita.
Non è che siano cose importanti, storicamente parlando, ma a me mi fanno incazzare che non ci vedo più! E non ditemi che è pericoloso (ma per chi?) sentirsi orgogliosi di essere sardi, sapere la storia antica che ha fatto cultura. Una cultura che ci portiamo appresso dentro, sconosciuta ma presente, insistente, sulla quale inciampiamo ogni volta che un modo di dire antico, così come una pietra lavorata o un decoro di pentola nuragica (io parlo in libertà, non mi sono mai abituato al linguaggio archeologico che chiama i massi conci, ecc. ecc.) ogni volta che una parola, un modo di pensare affiora e non sappiamo a chi attribuirlo. Come le stesse parole, il lessico che, a leggere chi se ne intende, o è romano, o è spagnolo, catalano, italiano, ... al più ci concedono il fenicio!
Ma prima, gli abitatori di quest'isola erano pesci? Il sardo come lingua è più antica dell'italiano (i primi documenti in "volgare" sono appunto scritti in sardo), non so del catalano, ma i sardi hanno smesso la loro lingua e hanno parlato subito forestiero? Abbiamo le prove del contrario, ma le parole sarde, oggi, sono tutte d'importazione. Come il pecorino romano.
Ho finito e chiedo scusa. Ma ricordo che quella delegazione di gentiluomini sardi non riuscì neppure a farsi ricevere dal re di Sardegna di Torino. Ciò non toglie che i Sardi si spellassero le mani quando il re venne in Sardegna, un paio d’anni dopo, perché capivano la differenza fra stato e governo. Sic!
RispondiEliminaAvete ai sentito is frastimus in sardo? Chi ti currat sa Giustizia!, dicono e non perché uno sia colpevole di qualcosa (ché sarebbe normale), ma proprio perché quando uno è innocente che la Giustizia gli pesava (gli pesa?) di più.
Parliamo ancora di che?
E attenzione, perché né io, né gli amici di Monti Prama vogliamo più annetterci l'Italia. Non ripeteremo un errore così madornale. Men che meno la Bavaria.
Quella delegazione di gentiluomini, per mesi e mesi senza far nulla, qualcosa la fecero comunque a Torino: pare che abbiano impringiato (scusi il signore bavarese, ma s’immagini l’esito più normale di un incontro fra un maschio e una femmina) tante di quelle donne che poi naturalmente (nel senso di per forza maggiore) abbandonarono con i loro piccoli.
Quei burdixeddus possono essere considerati sardi a tutti gli effetti?
Secondo me sì, anche se sono diversi. La loro revanche, come dicono a Bordó, la fanno valere contro la Sardegna, non contro il Continente. Peggio per noi. Così impariamo a mandare gente a Torino.
Francu
Calincuna cosa de bellu perou depeis amiti ca dd'iant fatu in cussu tempus. Apu lígiu ca candu is sardus iant detzídiu de nci bogai a is piemontesus, arróscius che sa petza pudéscia, fiant andaus peri is bias de Casteddu a domandai a sa genti de nai "cixiri"; a is chini no dd'intzertànt ddis prenotànt unu postixeddu in sa Terronia (perdonai Tirrenia) de insaras. Biaxi de andada sceti piciocus. Calincuna borta pensu ma sceti candu seu própiu arrennegau (ma seu própiu malu) ca iaus a depi torrai a pigai custa costumàntzia. De seguru dd'iaus a depi fai cun maistus e professoris chi imparant disciplinas umanísticas e cun is librus currispetivus.
RispondiEliminaSa cunfiantza, fidúcia, in is òrganus istitutzionalis de sa scola de parti de Atzori tocat diaveras su coru. Po s'esperiéntzia cosa mia sa scola no bolit a si-nci amesturai in is chistionis insoru. A parti sa faci bella chi faint, ca si prenint sa buca de fueddus de s'arratza: apriamo la scuola al territorio, scuola democratica, etc. Issus faint su chi bolint, faint e sciaint cumenti naraus in bidda mia.
M'iat a praxi meda chi custas pàginas de su libru de geografia fessint bidas de s'assessori regionali a sa cultura po biri ita ndi pensat. Podint essi unu casu límiti, ma de seguru no isulau cumenti apu giai amostau a su meri de domu. Cumenti s'iat a podi fai?
Pàulu
Ultimamente ricevo molti inviti da scuole medie per "conferenziare" sui popoli del mare e sulla storia dei Sardi... (con le scuole superiori lo faccio già da tempo). Nel caso delle scule m,edie e, spero in seguito, elementari la cosa è naturlamente più importante e urgente. Ho visto tempo fa su un testo scolastico la foto di una città shardana che conosciamo tutti molto bene. La diDascalia diceva "nora IN SICILIA"!!! INOLTRE la foto era di ... THARROS!!!
RispondiEliminaKUM salude.
alberto areddu scrive:
RispondiEliminaLa visione sardocentrica del blog fa un po' perdere le coordinate su cui son messi su i libri di scuola: il più delle volte son rimaneggiamenti di altri testi spesso datati, onde non incorrere nella ricopiatura, ma così si incorre facilmente in ogni genere di fresconeria. Ricordo che nel mio libro di inglese delle superiori stava scritto che: Cristoforo Columbo "was a portuguese mariner". Faccio presente che il sottoscritto ha studiato a Genova
saluti
A Paulu Pisu, No es beru chi in iscola podent faére su chi bolint! Eno est chistione de cunfiantza in is organus istituzionalis de sa scola, est chistione chi s’iscola in Sardigna depet serbire a sa creschida de fizos nostros. Tue as nau:
RispondiElimina"M'iat a praxi meda chi custas pàginas de su libru de geografia fessint bidas de s'assessori regionali a sa cultura po biri ita ndi pensat".
O Paulu, si non si ddu naras tue a s'assessore, marranu ca si du nazo jeo.
Tue mandami su titulu de s'iscola, sa idda, su nomen de su direttore e de sa mastra ca ddi etto oghe senza tantos cumplimentos; àlla chi si ti pones, bastat e avanzat sa presentzia tua de babu a d'haer inta. It'est cust'aria remissiva chi tenes, mi' ca unu libru diasi andat frundiau a muntonarzu paris cun sos responsabiles chi non faént nudda! Tue no mi connosches, jeo invece po su pagu chi ti connosco abarro ispantau, no arrennesso a m'ispiegare comente unu babu cun sa cultura chi tenes tue no acchipit, no agattada su modu de cumbincher sa mastra a cambiare unu libru comente cussu chi as presentau.
Una bella literedda a s’Assessore, a su Direttore de s’iscola, a sa mastra, a sa Mondatori, a sos giornales, un iscandulu po chi su libru benzat ogau de mesu e in presse. Cherzo biére s’Assessore chi in programma tenet sa “Valorizzazione della cultura sarda come fattore identitario di distintività”, si no cunsiderat chi sos libros impreados depent esser deghidos a s’iscopu. Bisonza de dos seperare sos libros, non sos chi ‘essint ‘essint po cumbenientzia de sa Mondatori o de ateras editorias. Po adotare libros diasi menzus nudda.
E ammentadi ca t’apo isfidau, Paulu.
Ma perché noi sardi anneghiamo spesso in un bicchiere d’acqua?
A Franco Pilloni, anch'io ricordo sommariamente tutta la storia relativa al 1794, ma, suvvia, accostare sa dì de s'acciappa alla rinuncia all'antica autonomia del 1847 è proprio una provocazione. Si può discutere se la scelta de sa die sia la più azzeccata, ma non ribaltare le cose. Sarà vero che i famigli persero il lavoro, ma che c'entra? Il lutto da celebrare, semmai, fu quando , al rientro dei savoia, i cagliaritani spinsero il carro, con sopra i savoia e le loro masserizie, appena si accorsero che i buoi non ce la facevano a inerpicarsi per il Castello. Ite bregungia! Io me l’aggiusto volendo credere che sos casteddaios ebbero compassione per quelle povere bestie, costrette a trainare quel peso. Ma anche se così fosse…
A ZFP, su dossier si podet cuncordare ma ddue cheret tempus. Innoghe tocat de das sonare subitu sas campanas.
ZF, ma si su 12 de custu mese in Orosei s'Assessore Baire d'agattas in su convegnu "Nùmenes de logu", no dia esser bellu a si du incomintzare iare tue etotu sa literedda de Paulu cun sos varios cummentos?
RispondiEliminaCaro Piero,
RispondiEliminanel 1960 un grande moto popolare costrinse il governo Tambroni alle dimisioni dopo l'uccisione di sette persone a Reggio Emilia. Il capo dello Stato, Gronchi, fu omaggiato da tutti, oppositori compresi che sapevano benissimo la differenza fra governo e stato.
Continuo a sostenere che è prematuro, con un solo episodio, scatenare il putiferio sui libri scolastici. Prepariamo un dossier, prima. L'indignazione non è quasi mai una buona consigliera.
si ZF, ma tu, forse, non hai idea di quanti libri diversi esistano oggi e di quanto tempo richieda raccogliere un dossier. Impegnerebbe molti maestri e professori.
RispondiEliminaQuesto libro si potrebbe invece bloccare subito, prima che Mondadori lo ristampi o almeno lo sparga per tutta l'isola e per l'Italia.
Il dossier potrebbe derivare dalle varie segnalazioni, via via che si scoprono le perle.
Po Atzori. Deu no seu aici masedu e redutosu ca aghinou no mi ia a ponni a fai batallas de custa genia, ca nci perdis asséliu e ti spàcias po su feli. Po su libru tzertu ca est fàtzili a ndi ddu fai bogai. In consillu de istitutu dd'apu giai nau. Ca sa scola (sa chi connosciu deu assumancu) bolit fai su chi ddi praxit chena de strobus o interferéntzias in su "quieto vivere" est unu fatu seguru, a parti sa chistioni de custu libru, ma nd'at àterus puru. In d-unu traballeddu bellixeddu fatu in is primus classi de is elementaris totu pintau e disinniau de is pipius de scola asuba de sa stòria antiga de sa Sardínnia, mi parrit ca sceti avatu de unas 15/20 pàginas si ligit su fueddu "sardi". Finas a ingunis fueddant de is fenícius, cartaginesus, romanus, cun costumàntzias e totu cantu, ma de is sardus nudda. Candu si fait stória de sa Sardínnia, in realtadi si fueddat bortas medas sceti de is tzivilidadis lómpias e aposentadas in terra sarda. Chi nos teneus una visioni sardutzéntrica cumenti narat calincunu abitadori de custu blog, is àterus po su prus tenint una visioni aterutzéntrica. Po torrai a sa chistioni de su libru bollu biri própiu finas anca arribant. Po nai sa beridadi is maistus funt aici aterutzéntricus ca sa Sardínnia dda studiant sempri a úrtimu ca úrtimus seus in su libru, lógicu annó, e duncas in scola dd'iant sceti apena incumentzada a castiai innantis de s'acabu de s'annu. Pa 'iscí chi su maistu si ndi iat a essi acatau ca no sciu chi sa cumponenti docenti de su consillu dd'essit giai allabau.
RispondiEliminaPo sa postura, s'ategiamentu de sa scola faci a língua sarda, fai-di-ddu contai de Pintore ca dd'apu giai nau a issu.
A dónnia modu gràtzias po su strumbullu e ndi assoddu cun prexeri su disafiu e chi mi mandas sa mail cosa tua ti torru gràtzias (mancai mi dd'iat a podi imbiai Pintore).
Cun is mellus saludus
Pàulu
Paulu,
RispondiEliminaa d'ischis chi paris cun Federico Francioni, cun su cale semus collegas in su liceo Ispanu de Tatari, una die t'apo mentovau po su chi iscries innoghe e issu m'at faeddau bene de te?
De su restu t'aio jai connotu po su chi lezo. Si puru fuo prus de bint'annos a un'ala in chistiones de limba e de politica sarda, como mi seo poninde in motu. Si zente che a tie est peleande no es zustu a da lassare a sa sola. Adiosu Paulu, ispetto su messaggiu tuu. Piero Atzori