Se sono fedeli (e purtroppo so che lo sono), i resoconti dell’ufficio stampa della Regione sugli incontri con le province fatti dall’assessore La Spisa danno conto del deserto che circonda la questione della lingua sarda. Nel Piano regionale di sviluppo illustrato dall’assessore della programmazione, non c’è alcun accenno alla lingua sarda né alle altre quattro parlate nell’isola. È come se le due cose, sviluppo e lingua, non siano destinate ad incontrarsi, come se lo sviluppo della Sardegna sia una cosa e la lingua una cosa a parte. Una sorta di ciliegina da mettere sulla torta, se avanza denaro “per lo sviluppo”.
Quel che sconcerta, in più, è il disinteresse totale degli interlocutori di La Spisa ovunque egli vada a presentare il suo piano. Sindaci, presidenti di provincia, sindacalisti, imprenditori (gli intellettuali o non sono stati invitati o non ci sono) son tutti d’accordo nel non pronunciare la parola, almeno in coda: “E poi ci sarebbe la lingua sarda...”. Non è compresa neppure nella vaga dizione “patrimonio culturale” che, insieme al “patrimonio ambientale” è uno dei punti di forza del piano di sviluppo.
Per la “Tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale e culturale”, questi sono gli interventi previsti:
1.Tutela e valorizzazione delle risorse ambientali, degli attrattori culturali e del patrimonio paesaggistico
1.Tutela e valorizzazione Aree Protette, Aree SIC, Aree ZPS
2.Tutela e valorizzazione delle coste
3.Tutela e valorizzazione del patrimonio forestale
4.Realizzazione di percorsi integrati turismo – ambiente.
È un’antica prevenzione della sinistra, quella secondo cui la lingua, epifenomeno della cultura, insieme agli altri elementi dell’identità, se non di ostacolo certo era indifferente nel processo di sviluppo. Fa specie ritrovare i segni di questo pregiudizio in una cultura politica che dovrebbe essere di tutt’altra origine. Questo, probabilmente, non vorrà dire che la Giunta regionale non manterrà la promessa fatta dai presidenti del Consiglio regionale e della Regione. Del resto, questa maggioranza ha firmato un accordo con il Partito sardo in merito.
Il segretario nazionale, Efisio Trincas, lo ha recentemente ricordato con questa dichiarazione, naturalmente ignorata dalla stampa, posto che si tratta di lingua sarda”
“L’incontro di Orosei promosso dall’Assessorato regionale alla Cultura e Pubblica istruzione del 11/12 luglio, dove si è parlato di toponomastica e di politiche linguistiche alla presenza di studiosi locali e internazionali, ha messo in evidenza l’esigenza urgente che la regione deve dotarsi al più presto di una politica linguistica di valorizzazione, tutela, promozione e uso diffuso della lingua sarda. L’attuale maggioranza che guida la Regione non dovrà dimenticare che nel programma elettorale che ci ha portato alla vittoria delle elezioni, l’inserimento del Sardo nelle scuole era uno dei punti programmatici qualificanti. Pertanto alla luce anche delle dichiarazioni rilasciate qualche giorno fa dalla presidente Lombardo sull’Unione Sarda, dove si rivendica la giusta esigenza di costituzionalizzare la lingua sarda ponendola come centrale nella redazione del nuovo statuto regionale, il Partito sardo d’azione chiede che venga convocato al più presto un tavolo di maggioranza per individuare i punti strategici della discussione e per stendere un programma di interventi immediati, sia per istituzionalizzare il sardo nella scuola, sia per valutare il ruolo e la posizione degli sportelli linguistici comunali”.
Sarebbe comunque un brutto segnale se, alla fine, la maggioranza dovesse dare un’occhiata alla lingua, solo perché un alleato glielo ricorda in maniera brusca.
Ripropongo in questo ottimo sito alcune mie considerazioni già espresse nel sito di Maninchedda.Credo che la timidezza della politica di turno al governo della Sardegna sia la diretta e più ovvia conseguenza della debole identità nazionalitaria sarda,della debole coscienza di appartenere ad una etnia diversa,anzi unica.Esiste molto forte un sentimento,una sensibilità diffusa di sardità che resta però quasi inespressa,nascosta,in quanto non accompagnata dalla consapevolezza e dalla conoscenza delle ragioni oggettive che fanno della sardegna una nazione,che si identifica a dirla con una parola con la sua civiltà,la civiltà dei sardi appunto,e che risulta della sua storia,sarda e non fenicia punica greca romana o quant'altro,della sua lingua e scrittura,dei suoi monumenti architettonici espressi probabilmente in misura percentuale maggiore di qualunque altra civiltà,della sua religione monoteista,dei suoi usi e costumi e organizzazione sociale.Ridurre il tutto al solo problema della lingua e del riconoscimento del bilinguismo mi sembra insufficente,per quanto comunque positivo e da sostenere,;ma essendo consci di fare un passo in avanti senza perdere di vista l'obbiettivo finale e cioè l' affermare la nazionalità sarda e la cosapevolezza e la conoscenza delle ragioni che ne stanno alla base.Altrimenti può capitare come in corsica a Talamoni,sconfitto in aula sulla legge per il bilinguismo,nonostante le tante battaglie anche efferate dei corsi indipendentisti.Anche lì,tanto per restare in tema, con qualche approssimazione storica,che certo non ha aiutato:la civiltà nuragica in corsica chiamata stranamente e riduttivamente "torreanea"!.
RispondiEliminaCome prevedevo con la Giunta Cappellacci, svaniscono sogni e spariscono, soprattutto i denari! Stanno scemando anche le idee e le esternazioni di Maninchedda, le trovo assolutamente patetiche. Ricordo ancora il suo furore, la sua rabbiosa voglia di distruggere l'ex governatore Renato Soru. Ora si prenda ciò che il suo Convento offre. Il Psd'az non è che un lontano ricordo di un Partito Autonomista che oggi non ha più la forza di ammainare la Bandiera dei 4 Mori regolarmente bendati, issata nelle stalle di Arcore! I soldi per la cultura? Ancora è presto ma guardatevi con attenzione i documenti di programmazione economica sia regionale che nazionale: solo briciole per i Sardi e la Sardegna!
RispondiEliminaFondi Fas, la Sassari-Olbia, il G8, Portovesme, Portotorres, continuità territoriale, Università di Sassari e Cagliari, PPR, sim sala bim, spariti nel nulla! In compenso ci hanno lasciato gli incendi, quelli dolosi, quelli appiccati appositamente per far spazio a nuove costruzioni, alle mafie del cemento e dei mangimi. E non trovo nemmeno conforto dai buoni dati del bilancio Sanità della Sardegna anno 2008.
Il deserto mi dicono avanza, ma intorno vedo solo terre nere e bruciate, turisti che scappano (in netto calo rispetto allo scorso anno)e nubi grigie che offuscano l'orizzonte dei Sardi!
E mi chiedo e vi chiedo, se questo caldo possa essere l'effetto piuttosto che la causa degli incendi che in questi giorni hanno letteralmente divorato la Sardegna. E le modifiche al PPR c'entrano invece qualcosa?
Bisi caru giuanni, in custa situazioni cummenti podisi penzai a su sardu (intesu cumment 'e lingua) funzionali a su sviluppu. Candu non c'esti nimmancu su logu e su modu de tutelai i Sardusu, intendiusu cummenti de Popolu.
Saludi e trigu a tottus
Carlo Carta
Oi! Oi! " A bisu meu b'at bennidu zente a che leare sa teracca a furra... mama mia su Moro oi su Moro". E sos moros naschidos in sardigna ite fachen? Che lassan furare sa limba e sa Sardigna intrea? Caru Juanne Frantziscu, oe prus de deris apo su sentidu chi inoche b'at calicunu ch'est rebusande e chi pro cuare s'imbolicosu unu facat su maccu (su Psd'az) e s'ateru facat su sapiu (su Pdl), complice sa minoria, e gai sa limba sarda, chena dinare e volontade politica, podet torrare, siscura, a su limbu de s'ismenticu. Nd'at asiu Maninchedda de iscrier in su blog articulos bellos... tantu in sa majoria sua nemos lu lezet e nemos l'ascurtat. Larentu
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