La proposta della Lega di selezionare i nuovi insegnanti sulla base della conoscenza della storia e delle lingue locali sta scatenando la canea, assolutamente bipartisan, del giacobinismo italiano. Eppure si tratta di una misura assolutamente giusta e legittima. Qualcuno vi vede un bel po’ di antimeridionalismo (sospetto alimentato dalle dichiarazioni di qualche leghista preoccupato dalla “invasione” dei meridionali nelle scuole del Nord). Può darsi e, francamente, questa discriminazione non sarebbe tollerabile, tanto più che nessuno impedisce ad un insegnante meridionale di studiare e conoscere la storia, il dialetto o la lingua, le tradizioni della regione dove vuol andare a insegnare.
Ciò non toglie che la proposta è giusta e va in direzione del rispetto delle diversità. E spinge i futuri insegnanti a rispettare il diritto dei bambini e dei ragazzi ad una istruzione non approssimativa, indifferente al loro interesse a conoscere la terra in cui vivono. Sapere che in Sardegna si sono sviluppate civiltà autoctone e allo stesso tempo aperte a intensi scambi internazionali è indispensabile alla crescita culturale di futuri cittadini; negare loro queste informazioni a scuola significa farne cittadini dimezzati, costretti a considerare la scuola un non luogo, buono al massimo per trascorrervi parte del tempo.
Lo stesso, in maniera ancora più grave, succede con la lingua che molti bambini (anche se sempre meno) parlano prima di entrare nell’edificio scolastico e poi all’uscita: la scuola diventa, così, una parentesi fra la vita reale del prima e del dopo insegnamento. Quattro o cinque ore di sospensione giornaliera dove disimparare ad avere relazioni con il proprio mondo. Si può dire che gli insegnanti, usciti da università anch’esse a volte non luoghi, non hanno imparato la storia sarda né la lingua. Possono sempre imparare l’una e l’altra, soprattutto se una legge obbligherà le università sarde a insegnarle ai futuri professori.
Le reazioni alla proposta leghista sono per lo più improntate alla difesa dell’esistente, quando non a un rifiuto giacobino delle lingue e dei dialetti, considerati una zeppa messa nel corpo dell’unità della Repubblica. La stessa opposizione centralistica (di più, accentratrice) c’è nei confronti della storia locale che, ovviamente, dà un quadro della storia italiana diversa da quella costruita per dar conto di una realtà che o non esiste o è piegata ad esigenze politiche.
Ma ci sono reazioni a livello diverso da quello politico-parlamentare, come alcuni sondaggi promossi da quotidiani. Nel suo sito, l’Unione sarda ne aveva uno fino alle prime ore del mattino, quando il risultato era 50% favorevole alla proposta leghista, 50% contrario. Poi è scomparso. Forse, quel 50% di favorevoli era considerato un brutto segnale di interesse a una questione, quella della lingua, che al giornale, invece, non interessa affatto. I giacobini di ogni tendenza saranno invece soddisfatti per il risultato del Corriere della Sera, anche se il 71% di contrari di stamattina sta lentamente diminuendo.
Solo un consiglio: io ho già votato a favore della proposta. Se qualcuno volesse seguirmi, il sondaggio è all’indirizzo: http://www.corriere.it/appsSondaggi/pages/corriere/d_5548.jsp
PS - A metà mattina, il sondaggio dell'Unione è riapparso con i risultati che vedete nella foto. Un risultato desolante, ma assai in linea con l'opera di disinformazione e di mistificazione che quel giornale attua da tempo nei confronti della lingua sarda e di qualunque lingua non sia quella usata dall'Unione. Il link al sondaggio dell'Unione è http://unionesarda.ilsole24ore.com/Sondaggio.aspx?id=136655
PS 2 - Qualcuno "confessa" di aver votato più volte nel sondaggio dell'Unione. Non importa, al fine del segnale che credo si volesse dare. A me non è riuscito: compare la scritta che ho fotografato.
Votato! Ora è 69 a 31
RispondiEliminaE como 68 a 32. Larentu
RispondiEliminaIn s'Unione apu agatau s'iscumbatu a pitzus de sa proposta de sa Lega:
RispondiEliminahttp://unionesarda.ilsole24ore.com/Sondaggio.aspx?id=136655
Creu ca ddu ant torrau a inghitzai, ca agoa de su votu miu est 70% po su no.
Penso però che se ci fosse un sondaggio reale posto con domande mirate alle varie regioni italiane l'esito potrebbe essere vicino alle comuni istanze leghiste. Figuratevi se Veneto, Puglia, Calabria e tante altre realtà si farebbero sfuggire l'occasione di promuovere di più il loro territorio con tale norma. I centralisti si guarderebbero bene dal farne uno. - Adriano Bomboi
RispondiEliminaFurbacchioni siete, o ingenui. Il sondaggio non vale una mazza: si può votare quante volte si vuole!!! Supponiamo che Pintore abbia votato 300 volte...
RispondiEliminaGià bos cherzo 'idere a insegnare sa limba sarda chena la connoscher nois matessi... Abbaidade cudd'ischifu de LSC.
RispondiEliminaNel sondaggio sull'unione si può votare quante volte si vuole e mi sono divertito a far salire al 50% la parte favorevole alla proposta leghista. Invece il sondaggio sul corriere permette un solo voto...
RispondiEliminaOh anònimu-filius, fortzis diat esser menzus chi comintzes tue a imparare su sardu comente s' ispetat: "insegnare" non si narat in sardu.
RispondiEliminaA currezer sa zente non mi piaghet, ma da chi bio carchi isastuladu bogande barra cando no ischit mancu ue tenet sos pees tando mi benit sa gana de l' isungreddare pagu pagu...
Maura M ha scritto:
RispondiEliminaCagliadebos, conchimacos.
I giornali hanno lanciato l'amo e voi avete abboccato subito, dichiarandovi d'accordo con le istanze più provinciali che si potessero immaginare, e che nessuno, per fortuna, aveva mai proposto. Quelle per cui un insegnante sardo in Lombardia, dove io e tanti altri docenti sardi siamo tantissimi, ora secondo voi non potremmo più insegnare perché non conosciamo il Lumbard (che per la verità oggi non conosce più nessuno). Per fortuna nulla di tutto questo, era una clamorosa bufala, come ha spiegato il leghista Roberto Cota.
Nessun esame in dialetto, la proposta era solo quella di fare dei test pre-selettivi sulla conoscenza della cultura locale per consentire l'accesso agli albi regionali degli insegnanti. Perché c'è troppa gente che ignora la storia e la geografia del luogo che ha sotto i piedi.
Maura M. ha scritto:
RispondiEliminaAggiungo un'altra cosa: che a differenza del Lombardo, del Veneto e del Calabrese, il Sardo è una minoranza linguistica riconosciuta dallo Stato, e che le norme per la sua salvaguardia esistono: sono la legge Regionale 26 del 1997 e quella nazionale del 1999, solo che noi siamo i primi a non volerle applicare. E' inutile che aspettiamo che siano i leghisti a farlo.
Cara Maura, il fatto che la Lega abbia "precisato" che la «selezione [dovrà essere fatta] sulla base delle radici di appartenenza del docente e sui problemi che potrebbero derivare dall'avere un insegnante con un'altra cultura, altre tradizioni e altro dialetto rispetto agli alunni che invece provengono da altre realtà regionali», che cosa toglie alla giustezza di una legge che, invece, avesse puntato alla valorizzazione dei dialetti e delle lingue?
RispondiEliminaNessuno è abboccato, solo ha sperato che la democrazia linguistica diventasse fatto di governo. Lei tira un interessato sospiro di sollievo, io rimpiango una mancanza di coraggio. Buon per lei e peggio per noi.
Ancora per Maura
RispondiEliminaNon ostante la rettifica leghista, continuano i sondaggi sui giornali. Segno che la questione interessa e divide l'opinione pubblica. In Italia vincono quelli che la pensano come lei, in Sardegna, anche grazie ad un'azione di lobbing, no. Qualcosa, forse, vorrà dire
Maura M:
RispondiEliminaCaro Gianfranco, ha presente quel film di Aldo, Giovanni e Giacomo dove i due lumbard cercano di smascherare il terrone chiedendogli che cos’è la cadrega? In un momento come questo una selezione degli insegnanti sulla base del dialetto sarebbe dettata da una chiusura d’animo e avrebbe scopi molto più ampi di esclusione (vedi analoghe proposte di legeg della Lega), lasciamo perdere parole come valorizzazione di lingue e dialetti. In Lombardia poi il dialetto oggi è ridotto ad un dato folclorico del passato, non c'è interesse a garantirne la vitalità da parte di nessuno, a parte pochi docenti sensibili. Comunque il mio sospiro di sollievo non è interessato, è solidale verso i miei colleghi di tante regioni e di tante origini geografiche, io graziaddio sono rientrata a lavorare in Sardinia, e credo che qui sul Sardo o ci muoviamo noi opuru amus a buffare abba dae sos corros.
Dàvide, ses fantàsticu. Insègnami su sardu, pro piaghere, anzis, impàrami su sardu, imparamilu e gai e goi. B'hat resone Maura M, cuddos imbetzilles de leghistas han bettadu unu 'uccone 'e petta e totta s'intellighentzia nostrana autonomista-indipendentista lestra brinchende famida...
RispondiEliminaIo sono stato solidale con i docenti ma loro non lo sono stati con me e la mia identità: Da piccolo a scuola avevo ben tre maestre siciliane, non mi facevano parlare il Sardo e non facevano altro che parlare di Manzoni. Tutto ciò è stato traumatizzante, qualche notte ho sognato persino Don Abbondio che con la sua viltà voleva impedire qualcosa di naturale e spontaneo come l'amore tra due disgraziati. Al risveglio le cose non sono andate meglio: nella realtà abbiamo tanti Don Abbondio che vogliono negare qualcosa che invece dovrebbero tutelare con i denti. Nel concetto del federalismo si presuppone che ogni lavoratore del pubblico impiego possa trovare occupazione nel suo territorio, in quanto non si tratta di professioni che possono essere qualificate sulla base della libera circolazione di mercato. Eccetto alcune. Il centralismo italiano invece, retaggio dell'unificazione Cavourniana, tendeva a miscelare le persone di diverse aree della penisola al fine di omogeneizzare una nazione che allora esisteva solo nelle loro teste. Una dinamica che hanno applicato senza sconti nella macchina militare ed anche parecchio nella pubblica amministrazione. Questo meccanismo accentratore si è rinsaldato durante il fascismo e per inerzia fino ad oggi in epoca repubblicana. L'impianto politico della proposta Leghista è molto positivo sig. Maura, ma una parte dell'establishment e di chi opera nel pubblico impiego maschera il timore di perdere la seggiola con le accuse di separatismo alla Lega. - Bomboi Adriano
RispondiEliminaSalude Anò, torradu a ti fagher intender ses? Ti torro gràtzias pro totu su chi m'as nadu, bidu as chi carchi cosa l' as imparada oe puru?
RispondiEliminaMi dispiaghet chi no sias a brìnchidos fintzas tue, at a esser chi ses giai mascadu? Narat su ditzu: "Pilloni chi no bicat at giai bicau!"
insanlar cosmus...saygi sevgi terbiye diye birsey kalmamis bu dünyada....yazik cok üzülüyorum ve bazende diger insanlarin yapdikalri ayiplar icin, hele türk milletimiz yapdimi, utaniyorum...allah bizi her türlü pislikten kötülüklerden korusun, günahlarimiz affeedsin ve bizi asla dogru yoldan sasirtmasin!! sarki süper!
RispondiElimina©å∫∫¨ ∂€ Ÿå∑∑¨ Ω⁄ƒŸŸª ©ÂÂfl‚‚‚‚‚Ífiflfifl fifiÛÎtrr∆∆Ÿ√∆¶Çæ@µ@¬π¢∞¶¶ªªªª†††††††¥¥}Ǩ‘¥¶¶¨†Ÿ‘ ∞Ç¥““““Ç∫ ««}}†∆Ω Ÿ∫Ƕ}¨‘¿¶¥Ω⁄ß√«}~∆††™Ÿ‘{Ç}∞¢¢¢¢©
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Qualche scioccherello si diverte a sfogare il suo astio (contro che cosa non si sa) con facezie paralinguistiche. Lo lasciamo fare?
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