Diversi lettori di questo blog mi hanno inviato, da qualche mese a questa parte, annunci sul ritrovamento di scritte su nuraghi o nelle loro vicinanze più o meno prossime. Naturalmente, ogni volta, viste le fotografie allegate (spesso fatte con cellulari), li ho ringraziati, ma ho detto no alla loro pubblicazione per due ordini di motivi.
Il primo è che io non sono notoramente un epigrafista, ma solo un giornalista desideroso che si faccia luce su cose pelesemente oscure.
Il secondo è che, quindi, non ho gli strumenti culturali e scientifici per accreditare la bontà e autenticità dei ritrovamenti.
Resta comunqe un fatto. Da quando l’archeologia sarda, grazie ad Internet, ha preso ad uscire dalle torri eburnee della Soprintendenza e dalle pubblicazioni a circolo chiuso, la questione della scrittura nuragica ha preso il rilievo che le si confà. Anche questo blog ha fatto la sua parte contribuendo a denudare il re. È stato, a volte, sospettato di indulgenza nei confronti della “Archeologia misteriosa”. Una sciocchezza. Semmai ha nessuna indulgenza per i misteri sparsi sui ritrovamenti, da quello davvero incredibile sui reperti trovati nel Lago Omodeo e sequestrati dalla Sopintendenza nel gennaio 2008, a quello del silenzio sulle scritture trovate in Sardegna su conci, massi, architravi, oggetti.
Il silenzio è stato di tanto in tanto rotto per dire, pubblicamente o anche privatamente, che quella trovata non è scrittura nuragica, ma mai per dire: “Quella lì è una scrittura di quest’altra civiltà”. Mai. Con tutto l’affetto che mi lega al professor Gigi Sanna, che ha rintracciato la scrittura nuragica su una quarantina di reperti, sarei disposto a dirgli che ha sbagliato, il giorno che un altro epigrafista dimostrasse scientificamente che si tratta di altra scrittura. Ma questo non avviene mai. Non viene neppure contestata la dottoressa Maria Rita Piras che in segni tracciati da malatti di Alzheimer ha rintracciato molte delle lettere di scrittura nuragica come individuate da Sanna. Semplicemente si ignorano lei e i suoi serissimi studi.
Che ci sia la speranza che, passato l’interesse, tutto entri nel dimenticatoio? Che ci sia il timore che troppi libri debbano essere riscritti insieme alla demolizione di certezze preconcette? Si tratta di una difesa d’ufficio della prevenzione secondo cui in questa parte del Mediterraneo la scrittura è arrivata solo nel IX secolo con i fenici? Le domande possono essere a loro volta nidificate, e la risposta per ora è zero. Ma ce n’è una ancora più intrigante: non è, per caso, che la scrittura nuragica non è stata trovata perché non è stata cercata e, se vista, ignorata per non caricarsi di problemi?
Di qui, da questi dubbi che si fanno strada nella mente di moltissimi, l’attenzione per segni conosciuti da molti, ma mai presi in considerazione per tener fede al pregiudizio: “I sardi antichi non scrivevano perché non sapevano scrivere” o, all’altro: “I sardi antichi non avevano bisogno di scrivere”. Di qui il timoroso annuncio che, di tanto in tanto, ricevo di ritrovamenti di testi scritti sulla pietra. Di qui anche una mia risposta ricorrente: “Statevene zitti e non spargete notizie. Un giorno o l’altro cambierà il vento”. Ma, dentro di me, sento l’onta di una sconfitta della scienza archeologica e delle altre ad essa connesse., per ragioni, queste sì, misteriose.
La scrittura dei nuragici è argomento che merita tutta l'attenzione degli studiosi, troppo spesso impegnati invece in scavi alla ricerca di prove del passaggio dei levantini (ho deciso di non nominare più i fenici perché ritengo sia un termine fuorviante). E' impensabile che la civiltà frequentante i nuraghi nel II millennio a.C. non conoscesse la scrittura, non fosse altro per la ormai certa frequentazione in suolo orientale. Certamente i levantini portarono segni utili ai commerci e indispensabili per tenere il conto di pesi, misure e quantità (ogni popolo aveva valori ponderali differenti). I sardi frequentavano popoli evoluti e a mio parere utilizzavano una lingua e una scrittura adeguata alla tipologia di integrazione che si attuava volta per volta. Se si trattava con gli Ittiti si comunicava in un modo, con gli Egizi in un altro ma la "lingua ufficiale" era il portolano...quella lingua mista che ancora oggi utilizzano le genti di mare. Sappiamo tutti che i sardi fra 1400 e 1700 parlavano e scrivevano almeno in latino, spagnolo, italiano e sardo, e oggi se non conosci l'inglese sei fuori da mezzo mondo. Questo ci fa capire che chi vuole essere protagonista nel mondo deve adeguare le proprie capacità di comunicazione.
RispondiEliminaRitengo che la grafia della Stele di Nora sia attualmente la più utilizzata lingua scritta dell'età del ferro mentre i segni studiati da Gigi Sanna sono i più fedeli interpreti di ciò che era la lingua scritta nell'isola prima dei levantini. Non bisogna però trascurare l'ipotesi che più lingue scritte e parlate fossero in uso fra XV e X a.C., anzi è la teoria che con maggiore probabilità si avvicina alla realtà di un popolo che viaggiava per mare già da qualche millennio prima dei levantini.
In conclusione: i sardi hanno da sempre avuto la capacità e l'esigenza di comunicare con l'esterno, pertanto furono portatori di quelle innovazioni (anche nella scrittura) che si resero indispensabili per la sopravvivenza e per il benessere. Non mi stupirebbe se un giorno Prof. Sanna o chi per lui scoprisse che il "fenicio" derivi da quel portolano che contraddistinse chi si muoveva per diffondere (spesso inconsapevolmente) la cultura.
Pierluigi Montalbano
Caro Montalbano, ho più volte sottolineato, anche in questo Blog, che, stando almeno all'attuale documentazione (a questa bisogna rigorosamente attenersi) la scrittura nuragica è scrittura del 'tempio'. E' scrittura sacra non laica. Tutti i documenti prima del Mille a.C. e di qualche secolo dopo lo dimostrano. Se poi spunterà qualche documento di natura diversa allora vedremo. Quanto poi alla scrittura della Stele di Nora e ai suoi contenuti ti prego di attendere ancora un po'(Settembre) e di rimandare per quella data la discussione. Credo che le risultanze (che espongo in un lungo saggio, tradotto anche in inglese)ti colpiranno.
RispondiEliminaSpero sia lungo (il saggio) ma...economico. (faccina sorridente e speranzosa).
RispondiEliminaComunque la Stele di Nora è sarda, questo nessuno può più metterlo in dubbio.
Un caro saluto.