Forse, il movimento trasversale che in questi anni ha combattuto per lo scorporo della Sardegna dalla Sicilia per le elezioni europee ha commesso un errore: quello di aver chiesto lo scorporo e basta. La mia è più che una critica, è un’autocritica per aver appoggiato la richiesta ogni volta che ho potuto. Il fatto è che, se pure il Parlamento italiano avesse creato la circoscrizione Sardegna e le avesse assegnato i due deputati parlamentari spettanti, con tutta probabilità non avremmo eletto nessuno.
Cerchiamo di capire perché. Anche per le elezioni europee vale il quorum statale che si ricava dividendo il totale dei votanti per il numero dei deputati da eleggere: 72. Poniamo che voti il sessanta per cento degli elettori italiani e cioè 33 milioni di persone: il quorum sarebbe 458 mila. Se in Sardegna votasse la stessa percentuale (il 60%) andrebbero a votare 840 mila elettori e molto difficilmente uno schieramento riuscirebbe a raggiungere il quorum, neppure da immaginare che possano raggiungerlo in due.
Il problema, quindi, non era e non è tanto quello della creazione della circoscrizione sarda. Sarebbe necessario un sistema che comunque assicuri alla Sardegna due deputati europei. Dopo di che, si aprirebbe una questione squisitamente politica. Il sistema bipolare in atto in Italia e in Sardegna premia, per definizione, i due poli e lascia poche speranze ad altri schieramenti, neanche nell’ipotesi che tutti gli altri si unissero in un solo polo. Cosa molto più che peregrina, se pensiamo solo al fatto che persino il mondo nazionalista e sardista è diviso da questioni difficilmente comprensibili a chiunque.
A che io sappia, neppure la proposta, avanzata da Giorgio Cannas su questo blog ma rilanciata in molti altri siti internet, dal mondo a cui era principalmente rivolta si è meritata qualcosa in più di un’alzata di spalle. Tutto si gioca nel campo del minoritarismo, nella speranza di potersi accreditare le astensioni o le schede nulle. Il quaranta per cento delle astensioni? E’ merito della campagna del Psd’az e di Sardigna natzione per non andare al voto. Sessanta mila schede nulle? E’ merito dell’Irs che ha invitato ad annullare il voto.
Paradossalmente, è proprio l’accorpamento della Sardegna e della Sicilia nella circoscrizione Isole a rendere possibile l’elezione di uno o due deputati sardi degli schieramenti maggiori, Pdl e Pd. Al di là dei sondaggi che assegnano due deputati al Pd e quattro al Pdl, è certo che la circoscrizione Isole sarà rappresentata in Europa da otto deputati. I siciliani, dato che sono tre volte i sardi, hanno la possibilità di eleggere tutti gli otto deputati. Ma se i sardi vogliono e riescono a concentrare le loro preferenze sui candidati con maggiori possibilità (Barracciu, Calia, Dettori) è nell’ordine delle cose che uno o due di loro superino gli ultimi dei candidati siciliani. Essi sono sei nel caso del Pd e sette nel caso del Pdl (visto che Berlusconi se pure eletto dovrà lasciare il posto al primo dei non eletti). I candidati siciliani dovranno necessariamente farsi concorrenza l’uno con l’altro per avere il maggior numero di preferenze. Quelli sardi sono o due (Pd) o uno solo (Pdl): la conflittualità interna o non esiste o è limitata a due persone che, teoricamente, potrebbero avere lo stesso numero di preferenze, dato che quelle esprimibili sono tre, e avere un resto più alto di quello del primo dei non eletti siciliano.
Gli altri schieramenti minori, a sinistra, al centro, a destra presentano in Sardegna candidati senza possibilità di riuscita, a meno di miracoli che con la politica hanno poco a che spartire. La loro è una testimonianza utile solo a raccogliere voti a favore del partito di appartenenza e alla elezione di un candidato forestiero. La testimonianza è un fatto importante ma nulla ha a che vedere con la questione che riguarda la Sardegna e la sua possibilità di essere rappresentata a Strasburgo. Serve a far superare lo sbarramento statale del quattro per cento a un partito e a consentirgli di eleggere deputati nelle circoscrizioni in cui sono più forti, non nella nostra isola. In teoria, e anche nella pratica, il voto a un candidato sardo servirà ad eleggere un pugliese o un molisano.
In Valle d’Aosta, l’autonomismo si è guadagnato il primo posto in due liste, l’una appoggiata dal centrodestra l’altra dall’Italia dei valori. Esistono serie possibilità che uno dei due candidati arrivi a rappresentare la propria terra. Naturalmente, questo posto in lista i due movimenti autonomisti l’hanno conquistato perché in Valle d’Aosta rappresentano quel “valore aggiunto” che li rende necessari alla buona riuscita del Pdl o dell’Italia dei valori. Certo, è un’altra storia quella della Vallé: il fatto è che questa storia diversa l’Unione valdostana e gli altri movimenti autonomisti hanno saputo costruirsela, sia attraverso uno Statuto il cui Titolo VI è interamente dedicato alla lingua e all’insegnamento di essa sia attraverso una radicata identità nazionale.
Purtroppo in Sardegna non esistono condizioni almeno simili e non esiste un partito o un insieme di movimenti che possano pretendere dall’uno o dall’altro schieramento un’alleanza che li veda protagonisti.
Se davvero è per i sardi questione prioritaria essere rappresentati nel Parlamento europeo, l'obiettivo è a portata di voto: basta che il centrosinistra e il centrodestra concentrino le loro preferenze sui candidati sardi. La rappresentanza nazionale sarda potrebbe essere assicurata. Certo, nessuno dei tre è in grado di rappresentare tutte le sensibilità politiche esistenti in Sardegna, ma questo è un discorso diverso e non c'entra con l'urgenza, che abbiamo sentito e sentiamo, che la Sardegna possa parlare a Strasburgo e a Bruxelles.
Caro ZF, mi auguro che l’attuale momento, che vede la Sardegna aprirsi a 360 gradi, con giovani sardi che studiano o lavorano in Spagna, in Francia, in Germania, in Inghilterra, Irlanda e anche negli USA, sia l’inizio di un cambiamento di prospettiva radicale per la nostra isola. Realtà in evoluzione che forse tu sottovaluti e che porta e porterà qui nuove idee di riscatto sociale ed economico.
RispondiEliminaMa vengo a commentare brevemente il tuo intervento, che riassume bene il dibattito avvenuto ultimamente, al quale ha contribuito il sen. Massidda.
Secondo me, le ragioni del voto nullo non si esauriscono nel "Tutto si gioca nel campo del minoritarismo, nella speranza di potersi accreditare le schede nulle", come tu osservi, ma trovano motivazione anche nella valutazione che la tutela degli interessi dei Sardi non è all'odg, tant'è che niente si è sentito sui risultati ottenuti dalla Calia per i due(?) anni a Strasburgo, né sui passi da fare. Di sicuro un improbabile eletto garantirebbe per se medesimo emolumenti mi pare doppi rispetto ai colleghi europei, assurgendo al rango di "caddu de istalla" (mentre a noi continua a rimanere "sa palla"). Di sicuro l'improbabile eletto si esprimerebbe per l'Italia anche contro la Sardegna, per il partito di riferimento anche contro la Sardegna. Come hanno fatto Pili, Nizzi, Fadda, Schirru, Calvisi, Melis al Parlamento italico quando hanno votato lo sbarramento del 4%, dimenticandosi di proporre per tempo modifiche alla legge elettorale capestro per la nostra isola.
I partiti minori italiani non m'interessano, come non scaldano te, perché, come hai giustamente osservato chiedono i voti dei sardi per eleggere candidati di altre regioni.
La prospettiva che dovremmo scegliere in questa fase è quella di delegare alle altre minoranze linguistiche e nazionali la nostra rappresentanza negata. Questa delega la devono costruire i movimenti nazionalitari, che, nel contempo, dovrebbero abbattere gli steccati e lavorare per costituire un movimento territoriale sull’esempio dell’MPA di Lombardo, che è riuscito in pochi anni a unire i siciliani e a tener testa alle logiche partitocratiche.
ZF, a nos biére a Monte Prama sa die 7.
Caro Piero, io ho grande aspettative dai nostri giovani che, come mio figlio, sono sicuro apportino idee e fatti nuovi. Ma, en attendant Godot, io vecchio che dovrei fare?
RispondiEliminaCi siamo presi in giro, dicendo che bisognava rappresentare in Europa la Sardegna? O intendevamo dire che a rappresentarci o era il tale o meglio non farne nulla?
Serei felicissimo - e nel mio piccolo a questo lavoro da anni - se il mondo nazionalista sardo trovasse il coraggio di unirsi e di farsi alternativa credibile o almeno coprotagonista. In attesa di questo evento epocale e dai tempi biblici, mi preme essere onesto con me stesso. Ho sempre sostenuto che la rappresentanza sarda in Europa è indispensabile, non che è indispensabile mandarci tizio e caio. Per questo andrò a votare. E poi verrò a Monti Prama.
"Al di là dei sondaggi che assegnano due deputati al Pd e quattro al Pdl, è certo che la circoscrizione Isole sarà rappresentata in Europa da otto deputati."
RispondiEliminaAhimè, esimio Pintore, anche questo dato è tutt'altro che certo, anzi, è certo che la circoscrizione isole sarà rappresentata in Europa da meno di 8 deputati, presumibilmente 6.
Questo perché la Sardegna, oltre ad essere penalizzata a causa dell'accorpamento alla Sicilia, si trova all'interno di un collegio penalizzato dalle legge elettorale italiana per le elezioni europee.
Se va a vedere nel 2004 al collegio isole sarebbero toccati 9 rappresentanti, invece ne sono saliti solo 7, tutti siciliani. Sempre nel 2004, poco prima delle elezioni, Pisanu diceva:
"Il responsabile del Viminale si è poi soffermato a valutare il meccanismo dei resti, un sistema da rivedere per le prossime elezioni, spiegando che attualmente i seggi per le elezioni europee sono così distribuiti: 20 per il nord-ovest, 15 per il nord-est, 15 per il centro, 19 per il sud e 9 per le isole. Ma a scrutinio avvenuto, ha aggiunto il Ministro, vi sarà un'attribuzione diversa degli eletti a causa di un meccanismo, quello appunto dei resti, da correggere. Un meccanismo che al momento sembrerebbe ''favorire i collegi più forti''; il collegio delle isole, invece, al quale sono attribuiti 9 seggi, potrà eleggere al massimo 6 candidati. ''E' una questione - ha detto ancora Pisanu - che il Parlamento dovrà pacatamente affrontare per giungere alle decisioni più opportune''. Il Parlamento, comunque, non ha avuto modo di correggere queste ''imperfezioni elettorali'' perchè ''ha discusso del problema, anche se con puntualità ma non avendo trovato le condizioni per decidere. Forse perchè - ha concluso - si è trattato di un argomento a carattere elettorale affrontato troppo a ridosso delle elezioni. Penso, quindi, che è stato giusto rinviarne l'esame ad un momento più tranquillo''."
http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/notizie/elezioni/notizia_19591.html_592425694.html
Evidentemente il momento più tranquillo non è mai arrivato perché non mi risulta che il meccanismo dei resti sia stato cambiato. Questa volta potremmo consolarci del fatto che pure la Sicilia viene penalizzata, ma a ben vedere lei i suoi 7 rappresentanti li ha mandati a Strasburgo, mentre la Sardegna è rimasta, come sempre, a mani vuote.
Si tratta dell'ennesima beffa a danno dei sardi, ma tanto oramai ci siamo abituati, quindi tanto vale andare a votare per legittimare chi continua a prenderci in giro che, almeno, vedrà gonfiarsi le casse del proprio partito grazie ai contributi elettorali.
Non mi interessa, almeno per ora, Strasburgo. Mi interessa l'occasione, il pretesto. Ovvero la possibilità della nascita di una politica moderna ed incisiva di contrapposizione, magari con i primi cauti passi, che i sardi sardisti (e non) uniti potrebbero riuscire a realizzare. Bisogna eliminare le maledette virgole e i punti e virgola, quelli che ci rendono perennemente ostili l'uno all'altro. E interessarsi solo dei punti fermi. A Monti Prama non si va solo per queste elezioni (chè sarebbe ben misera cosa): si va anche e soprattutto per il domani, per sentire la gioia di stare uniti, di guardarsi in faccia e tendere la mano: il più possibile. Se poi, come dici tu, caro Gianfranco, qualcuno fa spallucce, si prenda pure tutta la responsabilità della sua meschina indifferenza. Bisogna saper guardare - si sa - oltre il proprio naso. Una volta lo facemmo e riuscimmo in breve tempo a conquistarci la fiducia di moltissimi. Quella strategia vincente, rivoluzionaria e movimentista, bisogna riprendere. E presto. Altra possibilità per uscire da un rigido e paralizzante bipolarismo, ormai d'antica data, io proprio non ne vedo.
RispondiEliminaUna delle più grandi assurdità di questa situazione è che infatti i nostri movimenti che convergono su una data opinione, divergono sui mezzi di applicazione...Ci sarebbe materiale per un libro sulla lana caprina....- Adriano Bomboi
RispondiEliminaCaro Addis,
RispondiEliminaQuello che dici è assolutamente giusto anche in merito ai resti, ma sai com'è: se non si va a votare, è possibile che i deputati delle isole saranno ancora meno.
Il problema è, secondo me, quello su cui ho scritto: o la necessità di essere rappresentati in Europa è sentita e giusta, o, io per primo, abbiamo scherzato in tutti questi anni. E, in più, non esiste mai un candidato che mi possa rappresentare in pieno: neppure se è un indipendestista o un nazionalista o un sardista. Si sceglie sempre il "meno peggio". Ed è quello che farò io.
Per saltare di palo in frasca: ho letto in un forum che secondo te avrei irriso alla mozione del Psd'az. Quando mai: ho solo posto una serie di domande.
Per Gigi Sanna
Fratello mio, sono d'accordo in tutto con quello che scrivi. In più, a me interessa anche Strasburgo: non c'è contraddizione
Caro ZF, la decisione di annullare la scheda deriva dalla volontà di non delegare chi non dà nessuna garanzia, in corrispondenza della volontà di unione con tutti coloro che vogliono riprendere in mano il destino dell'isola. Sarà un azzardo, ma io conto sulla nuova volontà di riscatto dei sardi. Può darsi che a sbagliare sia io, che questa volontà sia una mia illusione, spero di no. Certamente non potrò pentirmi di aver contribuito ad eleggere chi è succube delle logiche partitocratiche.
RispondiEliminaA Pintore e Piero: Non condivido Zuanne il tuo discorso del "meno peggio", è quello che ha portato spesso molti elettori tra le braccia del centralismo. A volte a destra, a volte a sinistra. Condivido di Atzori la volontà di pensare ad una classe dirigente autonoma da logiche partitocratiche esterne, perché in queste ultime la storia ha dimostrato che quello del "meno peggio" è un discorso molto scivoloso e con scarso profitto per lo sviluppo territoriale. L'avrei potuto condividere se, come affermavi nel tuo scritto, vi fossero stati magari preventivi accordi tra realtà politiche locali e centrali (come in terze parti d'Italia), ma quì siamo ancora ben lontani da quel tipo di concezione politica. Pertanto: Talvolta parlo dell'esigenza di un "Partito Nazionale Sardo" o di un fronte compatto, lo scopo ovviamente non è quello di imporre l'ennesiva (e manco innovativa) teoria nel controverso e scadente dibattito indipendentista, quanto quello di far capire che prima di risolvere i problemi nella nostra terra, I NOSTRI DIRIGENTI devono prima capire che servono gli strumenti politici per farlo. Non si può avanzare in ordine sparso e senza alcun criterio cercando qualche volta nel "meno peggio", qualche volta in una sigla contro un'altra, la risposta a problemi molto complessi. Si tratta di un fantino che procede a tentoni nel buio sperando di svalcare bene la staccionata col cavallo... Ad esempio dico a Piero: personalmente trovo l'idea di IRS interessante ma, come ti ho già detto in altra conversazione privata, essa contiene purtroppo la solita polpetta avvelenata contro l'autonomismo ed il PSD'AZ. Basti leggere i contenuti della cartolina. In buona sostanza, il problema non è solo la Calia in Europa o la scheda di IRS nell'urna elettorale. Il problema è: La nostra politica è coesa nel capire che serve una vera rappresentanza in Europa per il territorio? Nei partiti centrali forse nò, nei territoriali sì. Questi partiti territoriali hanno una strategia comune o che in qualche misura condizioni programmaticamente o magari integri le scelte dei partiti centralisti? Nò. Allora i punti politici su cui orientarci sono abbastanza ovvi. Poi capisco Zuà che alla tua età tu ti chieda se ha senso attendere avvenimenti biblici come quelli dell'intesa indipendentista senza fare nulla, ma questo non giustifica l'oliare indirettamente politiche centraliste discutibili. Un saluto - Bomboi Adriano
RispondiEliminaCaro Pintore,
RispondiEliminaper iniziare dalla fine, a quale forum e a quale intervento si riferisce? Certo il suo appunto alla crisi dello stato nazionale come fattore avverso all'indipendenza mi ha lasciato piú che perplesso, come anche il suo "declassificare" il gesto come una "esigenza di lotta politica" (per quanto riguarda l'integritá territoriale ho giá spiegato come la penso al senatore Massidda)... ecco, questo non sará irrisione, ma mi sembra comunque un modo per minimizzare una doverosa iniziativa da parte di chi si dichiara indipendentista.
Per quanto riguarda la rappresentanza il Europa è un suo diritto pensarla in questo modo, ma io piú che un'esigenza la vedo come il diritto di un popolo ad essere rappresentato. È una questione di punti di vista: se la si considera un'esigenza si cerca il modo piú efficace per ottenere lo scopo; se invece lo si considera un diritto lo si reclama e si protesta sino a che non lo si acquisisce.
Visto che molti si riempiono la bocca parlando di "popolo sardo" io sono piú propenso a considerarlo un diritto... se invece ci si considera "piccola parte del popolo italiano che, magari, se non crea disturbo, vorrebbe un po' piú di autonomia (ma se non la si concede non vi preoccupate, noi siamo generosi e non ci arrabbiamo mai)" allora la si puó anche considerare un'esigenza.
Saluti
Noto con piacere che c'è chi impartisce lezioni, gratis spero. Certo, se si tenesse conto di chi dovrebbe essere l'alunno, sarebbe meglio. Così, tanto per la curiosità, mi si potrebbe dire, fuori delle fumisterie ideologiche, da che cosa nasce il diritto di un popolo? Dalla benevolenza di chi glielo riconosce o dalla rivendicazione del soddisfacimento di una necessità sentita?
RispondiEliminaQuanto a chi parla di popolo sardo, mi contento che si usi appropriatamente il concetto; lascio volentieri ad altri il setaccio che separi i sinceri dagli insinceri, i fedeli dagli infedeli. E poi, fra i sinceri, quelli sinceri sinceri da quelli solo sinceri. Consiglierei la lettura di Nekrasov di JP Sartre.
A me pare che si possa contare di più in Europa rifiutando di passare sotto le forche caudine imposteci da una legge elettorale iniqua. A patto che ci si mobiliti e ci si unisca tra indipendentisti e autonomisti non di maniera. Se rinunciamo alle minime probabilità di eleggere la Calia (gli altri non hanno reali possibilità), che, ripeto, non so cosa abbia fatto a Strasburgo per la Sardegna, è solo per puntare più in alto. Con questo spirito andrò a Monti Prama per incontrare chi ha votato e chi no. Massima sfiducia nei partiti romani, massima fiducia nei Sardi. I partiti devono sapere che è l'ultima volta che ci gabbano.
RispondiEliminaCaro Pintore,
RispondiEliminaspero che quando parla di qualcuno che impartisce lezioni non si riferisca a me, anche perché mi sembra di aver sottolineato il fatto che sto esprimendo solo delle opinioni.
Comunque, per rispondere alla sua domanda, a mio parere il diritto principale di un popolo dovrebbe essere quello di autodeterminarsi, ma questo mi sembra giá di per sé negato ai sardi, per questo storco un po' il naso quando sento parlare di "popolo sardo" persone che non metterebbero mai in dubbio la propria appartenenza allo stato italiano, neanche di fronte ad evidenti ingiustizie.
Ci sono altri popoli in Europa che, pur non avendo uno stato, godono di una forte autonomia, quindi ci ponsiamo consolare del fatto che non siamo il solo popolo a non avere diritto all'autodeterminazione... meno consolatorio è invece il fatto che, a differenza di quei popoli, noi viviamo su un'isola e ci sono molti meno esempi di grosse isole cosí distanti dalla "madre" patria in cui vive un popolo non avente diritto all'autodeterminazione, ma noi siamo buoni e pazienti e ci accontentiamo di quello che passa il convento.
Certo, quegli altri popoli senza stato godono di un'autonomia nettamente superiore alla nostra, e non se la sono certo guadagnata confidando nella benevolenza di chi gliela ha riconosciuta, se la sono presa facendo capire che se non gliela avessero "concessa" molti sarebbero passati dalla "richiesta" si autonomia alla "pretesa" di indipendenza.
Se catalani o baschi si fossero trovati senza rappresentanza in Europa a causa di una legge spagnola, non credo che si sarebbero mai sognati di votare un rappresentante del PP o del PSOE, partiti responsabili di quella legge penalizzante, pur di avere in Europa un rappresentante catalano o basco, perché sarebbe stato come premiare coloro che gli negavano quel diritto.
Sull'ultima frase di Addis concordo con lui e mi chiedo come mai allora alcuni di IRS alle ultime elezioni (seguendo lo stesso ragionamento) abbiano potuto votare anche Soru nel voto disgiunto. Come se lo Sinn Fein consigliasse ambiguamente ai propri simpatizzanti (qualora vi fosse stata analoga legge elettorale) di dare un voto a loro e magari l'altro ai Laburisti.....Misteri di Sardegna....Dev'essere questo virus pestilenziale del "non-nazionalismo"....Ecco anche perché non mi trovo d'accordo con la scelta (che rispetto) di Zuanne, un conto è votare qualcuno con cui a limite un partito locale ha fatto un accordo politico con i centralisti (e su questo gli esempi nel mondo non mancano), altra cosa è votare direttamente i centralisti ritenendoli il meno peggio. - Adriano
RispondiEliminaAdriano, io non ho mai sentito Sale consigliare di dare un voto a IRS ed uno a Soru, gli ho invece sentito chiedere di dare almeno un voto ad IRS usufruendo della possibilità di disgiungere il voto.
RispondiEliminaL'invito non era certo rivolto a quelli di IRS, ma a quelli di PD e PDL che, per un motivo o per l'altro, volevano dare un voto al presidente, ma non alla lista o viceversa.
Il fatto che alcuni elettori abbiano dato un voto a Soru ed uno alla lista è derivato da una scelta personale di quegli elettori, non da direttive di partito... se avessero voluto avvantaggiare Soru ed eleggere un loro rappresentante sarebbero potuti entrare nella coalizioni di csx, invece hanno scelto diversamente.
Lo so che questa cosa del non-nazionalismo non la digerisci, ma fattene una ragione, non rovinarti il fegato per questo.
Ciao
Non la digerisco perché fa male, e solo in Sardegna abbiamo questa stupidaggine ideologica del "non-nazionalismo" che nelle scienze politiche non si è neppure mai vista. E' come inserire un elemento estraneo all'organismo e pretendere che gli faccia bene. Ad esempio, se ingeriamo il Polonio 210 non è che ci faccia così bene....- Adriano
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