di Alessandro Martometti
Seguo questo blog ormai da tempo, dati il mio interesse verso le sue tematiche e il mio apprezzamento riguardo il livello e i modi che in generale caratterizzano gli interventi qui ospitati.
Pur essendo maggiormente interessato alla materia linguistica che non all'archeologia, mi è capitato ultimamente di lambire i confini proprio di quest'ultima, essendomi stata mostrata, alcuni mesi fa, una lastra di pietra che a occhio e croce parrebbe meritare attenzione in quanto “testimonianza avente valore di civiltà”, come recita la legge sui beni culturali.
Stante la mia scarsa competenza in materia di epigrafia e di paleografia, ne segnalo qui l'esistenza, rimettendo qualunque valutazione in merito a chi abbia conoscenze a riguardo. Si tratta di una lastra litica delle dimensioni di 47x43x10 cm., ritrovata nelle adiacenze del nuraghe Áiga, in agro di Abbasanta; chi la conserva mi ha raccontato di averla già mostrata in passato ad esperti in materia, che l'hanno ritenuta del tutto priva di interesse.
In quanto a me, ritengo invece – spero fondatamente – che alcuni segni che la pietra presenta sulla faccia superiore corrispondano ad altrettanti grafemi del tipo definito da Gigi Sanna, sul suo Sardôa Grammata, proto-cananeo.
Secondo lo schema a corredo di questo post, il numero 1 dovrebbe rappresentare un “serpentello proto-sinaitico”, ossia la lettera nun; i numeri 2 e – verosimilmente – 6 due cosiddette Tanit; il numero 3 la lettera shin (simile, mi pare, a quella presente sul “documento di Pitzinnu”); i numeri 4 e 5, infine, due chiare lettere beth.
Ringrazio il curatore del blog per lo spazio che mi vorrà dedicare e passo la parola agli esperti.
La foto meglio dettagliata è nel mio sito [gfp]
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