di Herbert Sauren
È impossibile leggere tutto il testo fintanto che le lettere scritte sul margine del disco non siano interamente visibili. Ci vorrebbero molte foto o un disegno fedele fatto a mano. In più, prima di legge e interpretare un testo del genere, bisogna disporre delle informazioni disponibili concernenti ritrovamento, scavo archeologico, acquisto in un mercato di antichità, etc, misure, materiale, tecniche di incisione, gli strumenti, ferro o bronzo, luogo attuale di conservazione.
Se l’oggetto si trova in mano ad un ricercatore di testi etruschi, desidererei tanto contattarlo o essere contattato. Se questo testo è etrusco, tutte le iscrizioni dette etrusche sono in lingue semitiche. Mi limito a indicare lettere e parole a partire dalla lacuna.
Il testo corre dall’esterno verso il centro in scrittura destrorsa. Questo fatto mi fa considerare la data dell’iscrizione intorno al I secolo aC/I secolo dC. Si constata l’influenza della scrittura greca. L’epigrafia conferma la datazione stimata, si può comparare l’epigrafia dei testi di Glozel, pubblicata in Internet. La linea esterna prima della lacuna deve raggiungere il disegno delle lettere.
Comincio la lettura dopo la lacuna e questo fatto potrebbe provocare modifiche in futuro. La mancanza di informazioni concernente il materiale, ritrovamento etc, limitano anche la spiegazione.
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Carissimo professore,
molte delle condizioni da lei poste perché sia possibile dire qualcosa di definitivo sulla scritta nel dischetto che ha esaminato (ritrovamento, misure, materiale, etc) sono state, come dire?, ottemperate sia da questo blog sia dal mio sito sia dalla coraggiosa rivista di un assiduo collaboratore di questo blog, Paraulas, di Franco Pilloni.
Ma lei ha ragione: uno studioso ha forzatamente come riferimento le pubblicazioni ufficiali. Fra lei e me può esserci una, spero reciproca, stima, ma lei è tenuto a fidarsi dei suoi colleghi che sono pagati per studiare, pubblicare, dare risposte a chi consente loro di avere uno stipendio. Il fatto è che suoi colleghi hanno fra le mani da un anno il dischetto che lei ha con perizia decifrato e da un anno tacciono. Non solo, non hanno neppure detto che cosa sta capitando intorno al dischetto e agli altri reperti trovati nell'invaso della diga sul Tirso.
C'è chi è certo che si tratti di reperti etruschi, altri hanno subito detto che si trattava di falsi. Lei dubita che il dischetto sia etrusco. Se lo sia o no, è cosa che può essere decisa da chi se ne intende. Ma una cosa di straordinaria importanza, caro Sauren, in questo articolo la dice: il reperto è autentico.
A chi, come me, si è messo in testa di stanare quanti ritengono proprietà personale ciò che i nostri antichi ci hanno lasciato, questo basta e avanza.
Ho chiesto ai lettori di questo blog di sottoscrivere una lettera al ministro italiano dei beni culturali, denunciando lo scandalo. Purtroppo solo una mezza dozzina lo ha fatto. Chi sa che il suo articolo non convinca altri che questo appello al ministro non è fondato su dicerie, gusto per lo scandalo o prevenzione nei confronti della Soprintendenza archeologica della Sardegna.
Basta mettere il proprio nome, la residenza e il proprio indirizzo elettronico in un commento a questo articolo. [gfp]
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