di Gigi Sanna
Per il professor Herbert Sauren, quello della stele di Nora non sarebbe un alfabeto arcaico di tipologia fenicia, come universalmente affermato, ma un alfabeto tardo (con sillabe, vocali e consonanti), occidentale ed ‘iberico’, addirittura del I secolo a.C. Con un contenuto, in lingua semitica, davvero bello e gioioso: un canto autunnale di vignaioli che pestano l’uva facendo, addirittura, ‘quattro passi avanti e quattro indietro’. Che dire? Il canto festoso e ritmato dei vignaioli sardi non ci sorprende dal momento che sembra essere consequenziale alla gioia vorticosa di chi ‘muove la tazza (di Alessandria) stando nel mezzo’.
Credo che Nora ed Alessandria debbano gemellarsi al più presto per questo gaudio bacchico, così antico e pieno di mistero, o se si vuole di ‘r(u)z’ dal momento che per la nuova epigrafia norense i vecchi ‘nun’, gli eredi snelli dei simpatici serpentelli protosinaitici, vanno trasformati in ‘zeta’, più giovani di quasi un millennio.
Gentile prof. Sauren, mi perdoni, ma uso volutamente l’ironia per due motivi: perché non trovo affatto giusto che lei ironizzi gratuitamente e, direi, incoscientemente (ovvero senza rendersi conto che l’ironia può rimbalzarle malamente in faccia) sulla Prosper che parla (certo sbagliando) di ‘porci’ riguardo al contenuto della Stele di Nora e perché, francamente, devo dire che non mi rimane altro modo per dire quello che correrei il rischio di dire in maniera per niente garbata.
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